Alpinisti italiani all' assalto dell' Aconcagua la più alta vetta della Cordigliera delle Ande

Alpinisti italiani all' assalto dell' Aconcagua la più alta vetta della Cordigliera delle AndeAlpinisti italiani all' assalto dell' Aconcagua la più alta vetta della Cordigliera delle Ande (DAL NOSTRO I K'VIATÒ SPECIALE ) Il nostro inviato nell'Argentina, dott.. f)c Zuani. illustra qui una reKioiie «Ielle Ande, che i Ritmiti della .Seziono di Torino del C.A.I, percorreranno tra alcune wpttimune. Come infatti è stato annunziato la caro, vana del C.A.I, si propone *in interessantissimo nrmrraDm:-. alpinistico, che comprende ascensioni sul. l'Aroni-ugiia e «ni Tronuilor, nella regione andina compresa fra l'Arsentina ed il Cile. PUENTE DEL INCA, dicembre. Il ponte dell'Ima, a metà strada fra Mendoza e il Cile, è la gran stazione di partenza per l'alta Cordigliera delle Ande; e quando si passa la frontiera col transandino poco dopo la fermata di Las Cuevas c'è Las Cuevas, c'è tanto di cartello che vi indica, là in fondo fra le nuvole dell'orizzonte, la cima dell'Aconcagua. 7150 metri, la montagna più alta di tutta la catena che comincia al nord dell'Alasca e, saltando il canale di Panama, continua poi quasi diritta fino all'estremo sud come la gran spina dorsale dei due continenti americani; le ultime vertebre sono quelle spezzate, corrose, frantumate, fumanti dei vulcani che stanno intorno ai laghi della Patagonia e del Cile. La montagna più alta, ma qui se ne parla poco; o tutt'al più se ne parla come dì un mondo distante, iibil inacceisibile• e se ali scalatori non 'vengono di fuori, fra la gente del paese sono pochi quelli che pensano di arrampicarsi fino a 7150 metri per il solo bel gusto di toccare una cima bianca di neve. Mi diceva il signor Felice Mondini, che da Genova e da Torino ha portato fin quaggiù in America la sua passione per la montagna (è iscritto al C.A.I. fin dal 1885 e ha pubblicato alcune guide e importanti studi to-pografici sulle nostre Alpi), die al Cile si dice comunemente: «vàyase a la punta del cerro », cioè « andate in cima alla montagna », come da noi si dice con bei modi a un seccatore di andare a quel paese. Ora tutti ne parlano In questi giorni però, da quando è giunta la notizia che una comitiva di soci del Club Alpino Italiano verrà prossimamente a tentare la scalata dell'Aconcagua, l'alpinismo è diventato di moda anche fra gli Argentini e i Cileni, e sì parla di ascensioni, di attendamenti, di cordate e di ghiacciai con un entusiasmo che prima d'ora non si era mai conosciuto. A Santiago sì è costituito un comitato pro-crociera del C.A.I. die è composto di Cileni, d'Italiani, di Svizzeri, di Tedeschi, d'Inglesi e di Canadesi, ed è certo che i nostri alpinisti troveranno qui le più cordiali e festose accoglienze; tanto quelli che andranno al sud, nell'incantevole regione dei laghi, quanto quelli die scaleranno VAconcagua. Gli s-port di montagna insomma non sono ancora molto popolari, ma ci sono già dei fedeli appassionati e coraggiosi disposti a portar sul « cerro » anche quelli che ora trovano più comodo starsene tranquillamente al piano. La stessa cosa è successa per gli sci; in un paio d'anni sono saltati fuori dei baldi campioni e l'inverno scorso tutte le nevi intorno a Santiago sono state rigate dalle corse più pazze e audaci. Ci sono state persino delle gare internazionali e in una delle più contese il primo premio se l'è portato via un giovanotto italiano, Orlando Dell'Orto, nato al Cile da famiglia comasca, che ha festeggiato la sua vittoria indossando la sua bella camicia nera sulle nevi delle Ande, a 3000 metri, tra la viva aìnmirazione e gli applausi dei compagni di gara. Naturalmente il Dell'Orto è dispostissimo ad accompagnare gli alpinisti torinesi nelle loro ascensioni; credo che sia il segretario del comitato cileno; e siccome non soltanto di montagna sì vive, nell'attesa si è messo d'impegno a insegnare l'italiano agli altri membri stranieri del comitato; senza tanta grommar teica, un po' di lingua alla" buona,.squel che basta per intendersi e perirfar più onore agli ospiti, come qui\nsi desidera. Confesso che io finora ho visto nVAconcagua soltanto dal belvedereìtsituato fra Las Cuevas e Puente del 1Inca, dove c'è il cartello che fa pun-\rtare sul grandioso scenario i binoc- ! dcoli di tutti i turisti che viuggiano\mcol transandino; ma il signor FelicelcMondini, che ha tanti anni di mon-\gtagna, di Alpi e di Ande, e conosce \Gbenissimo anche V Aconcagua, mi hai vdetto subito che l'ascensione del gi-\r sante nord che in suo onore è tutto-'rà indicato sulle carte argentine colìnome di ghiacciaio Guessfeldt. \ Dopo questo primo tentativo, le .nevi dell'Aconcagua rimasero intat- e per quattordici anni, cioè fino al 1897, anno in cui l'inglese Fitz Ge- rald, accompagnato da alcuni sta- diosi e da una buona scorta di ardi- j mentose guide, potè compiere la ri-ì cogni&ione di tutto il versante ar-\ gentino. Mentre infatti il dottor GuessfeUt era venuto dal Cile attru-ìverso la valle Hermosa, il Fitz Ge-'rald partì dalla provincia di Mencio-', potè dare la prova di avere raggiunta veramente la cima riportando la piccozza dell'inglese Vìnes che aveva ritrovato all'ultimo momento, men- tre già si preparava a discendere ; Za storica piccozza, che appare af ira-versata da un fulmine, è ora custod'ita nel museo alpino di Zurigo, ij ca(liito Dall'alto dell'Aconcagua, riferisce il dottor Helbling, « si vede un mondo di montagne che sì presenta in. forma di convulsione caotica della crosta terrestre. Gli occhi si stanca no nello sforzo di decifrare una cosi comjìlcssa topografia e la vista si perde nelle immense pianure della pampa e nello specchio dell'oceano Pacifico che si intravvede di lontano ». Fra gli altri audaci tentativi ricordiamo quello compiuto nel gennaio del 1909 dal francese Reynier, nsgleptpcloqPmnddNsdMamddall'inglese Heggie^ e dal nostro Felice^Mondini; i tre co- \ araaainai rilniniati Uraggiosi alpinisti erano già arrivati ta 6300 metri e a- terebbero con molta Unprobabilità r a g giunta la cima se non fossero stati costretti a retrocedere iti fretta per portar soccorso al Reynier al quale si erano congelati i piedi. cstvvlg gante della Cordiglicra, la secondalvetta del mondo dopo l'imalaia, selnon è uno scherzo, non presenta neppure eccezionali difficoltà tecniche, soprattutto prr un buon alpino abituato alle nostre montagne e ai nostri ghiacciai. Si può andar su- fino ai seimila metri a dorso di mulo, e anche dopo, vegli ultimi mille metri, non ci sarebbe niente di straordinario se non saltassero fuori dalle profonde gole del gigante dei venti terribili che soffiano furibondi a una temperatura di quindici gradi sotto zero e se non intervenisse la misteriosa e maledetta puna che fiacca le gambe e frena gli entusiasmi anche dei più ardimentosi. La puna, in .."foli^'mnèal^cheiì nmldi'mon-tagna; ma mentre da noi si tratta (Uun malanno relativamente lieve chcsi può evitare con un buon allenarmento e lascia del tutto indifferentiquelli che hanno polmoni sani e cuo-re saldo qui sulle Ande è una cos'ipiù seria. Comincia intorno ai 3000metri e allora è un malessere che sipuò facilmente vincere (.i montana-ri delle Ande consigliano ai novizidi mangiare delle cipolle crude), maintorno ai quattro e ai cinquemilametri, se uno non è più che in gam-ba, deve fare zaino a terra e ripren-dere la via del ritorno. Un paio dianni fa il tedesco Reising ci lasciòla vita, quando ancora montava anlrìinn forma rratpifnrme e miei tipu-alcuna forma ciaieifoipie e qkcj pen-naeciiio Dioneo cne si veac sempreSKTKS^ non e «itomiìfHlnuvoletta che graziosamente sfioiale alte vette di tutte le montagne. Vittoriose scalate ... , , „ . , ,nJ P!2TXZ^«n «TirrI finT^^rJ^a'tZ\ ^tir\ilIteaesco dottor Guessfeldt, membrodorso di mulo a un'altezza di cinque- milacinquecento metri; bisogna direperò che i medici, sapendo che egliera un po' debole di cuore, gli ave-vano sconsigliato di tentare l'ascensione. In quanto poi alla struttura geo SoCc«e^^ „l°f f.'_ ;tlV™°J/'.l Aconcagua non fuma e non ha maifu>™to;la suujima non presentacrede, il ciclope delle Ande non è affatto un vulcano; se quasi tutti i monti della Cordigliera f umano,dell'Accademia delle scienze di Ber-lino; raggiunse l'altezza di 6600 me-tri, ma poi, costretto dal freddo in-tenso e da un forte dolore di dentiche lo aveva colpito dopo una interanotte passata in piena tormenta esenza alcun riparo, dovette tornareindietro; ad ogni modo, anche s'eglnon raggiunse la cima, potè compic-re importanti ricerche scientifiche escoprire U grande ghiacciaio del ver- dal Puente del Inca; stabilì un la, primo accampamento centrale a\4260 metri di fronte al ghiacciaio Horcones e un accampamento alto a .5700 metri, nella depressione nord-', ovest della montagna, e di là tentò ìpiù volte l'ascensioìie della vetta. Il punto più alto però fu raggiunto sol-] tanto dalla guida svizzera Mattia'.Zurbriggen il 14 gennaio del 1897. | Fitz Gerald, dopo aver tentato più volte di ripetere la scalata, fu costretto a rinunciare, ma nel febbraio dello stesso anno l'inglese Stuart Vi-\nes e la guida italiana Nicola Lanti di Macugnaga riuscirono a raggiun- '■ gere una seconda volta la cima sulla quale piantarono come una bandie- Wa vittoriosa una delle loro piccozze.'.\Dal camP° alto (5700 mctrì) all'l\ìvetta avevano impiegato circa dodi-, rci ore. \' Nella slessa epoca altri alpiwstil1 del Club atletico tedesco di Santiago 'tentarono l'ascensione seguendo la'.!«« che aveva già seguito il Gu?ss-\\feldt, ma dopo aver raggiunto i 6600 \metri furono costretti a ritomare, dal freddo e dalla puna. ] Nel dicembre del 189S «» altro m]"!^, sir Martin Conway, accompa\9nat° dalla a"lda valdostana Maqui\nas> O'mnse fin quasi alla vetta e se \»°n P°tc compiere gli ultnm metri fe l° separavano dal punto toccato dai precedenti sca.aton fu perche 'ì" V"*"""'"' «^»,u, i.i„.u, i^.ha lascUlto una reteione del suo co-e\raggioso tentailV0 che e certo ,ma T T,?"?n recise. Interes-ìSantefra laUr0 c ilau0 9"'dizio sul- a,le diffUìoUà che presenta l'impresa : L Mentre S0ìl0 d'avviso — egli scri- \ve — c^e uomo di forze normali ,\e abituato a camminare in alta mon-iW« P'10 scalare facilmente VAcon-\\Myua>. pungendo senza sforzi ec-o \cesslvi ra[tezsa di 6500 meW, n0ni ito» volle abbandonare il suo compa- La terza scaletta vittoriosa fu compiuta nell'estate del 1905-06 (ricordiamo che col calendario australe la i*»}'' «* si erano congelati i i? l- '\ Q\[ ultimi cinquecento metri di V» corrirponde ai mesi didicembre, gennaio e febbraio) dallaspedizione Heìbling-Reichert; in reultà soltanto il primo riuscì a toc-\care la vetta, ma in compenso Ui\Beichert che' ju costretto a ccdereja so„ cinqua>lta metri dalla cima> Jiri -\es\to a dichiarare che i rimanenti -]^QQ metri possono essere compiuti -lSoltanto da uomini che dispongano i\di una energia e di iena resistenza aieccezìonali, poiché gli ostacoli deieh'ultimo tratto sono davvero insupee rabili ». Lo stesso Helbling, infatti, iìdurante gli ultimi duecento metri -]dovette procedere con estrema lette\tezza e riposarsi a lungo, com'egli -ìstesso confessa, ogni cinque passi; Negli anni pisuccessivi l'ascensio- nv fu tentata da alcuni norvegesi, in pieno inverno, e compiuta da tre inglesi nell'estate dei 1925; un altro inglese, l'ufficiale esploratore Bazil Marden, partì da solo il 15 luglio del 1928 da Puente del Inca col proposito di scalare VAconcagua, lasciando all'albergo la seguente laconica lettera che pare proprio il testamento di un suicida: « Nel cetso che io perisca, questa dichiarazione assolve da ogni responsabilità gli abitanti di Puente del Inca. Non ho fissato data per il mio ritorno, Non è necessario che si facciano spedizioni per ricercarmi >. Da quel giorno il disgraziato ufficiale inglese non si fece più vivo; il suo cada™rc fu ritrovato solo alcuni anni dopo e anche lo zaino fu rinvenuto l'anno scorso, sepolto nella neve, da tre membri del Club Alpino austrotedesco, Borchers, Schneider e Maas, che di pieno novembre, quando cioè ancora la stagione non è l'Aconcagua„»7 Ande li attenda coi venti chiusi MeZ-yi " '« ''"'""{m. 5430», il Vulcano San José (m58S0) e il Cerro Morado (m. 5060)Uneno quest'intimo, che è ancora ver ghie, Mondini li conosce tutti; Za passione, il desiderio d'avventura e^ù che altro forse la nostalgia rfe^ /e sue grandi Alpi piemontesi dove]ia lasciato i più bei ricordi (liovuni,^ Io hanm portato in giro pcr tutteIe cìme dcl Sud-America. Mondini rispmlde sempre aU'appello; lo trovate in tutte le s])edizìoni, anche nellemolto propizia alle scalale, riuscirono a toccare l'ardua vetta. Augurio Questo è in breve lo stato di servizio dell'Aconcagua; se le condizioni atmosferiche sono favorevoli, non,. • , ,. i• cc- *t • -, • c'e niente di difficile, assicura il gnor Mondini, ma se non vuole, se mette il broncio e s'in furia, calcandosi in testa il cappellino di nube che nei giorni sereni le sfiora appena la cima, chi osa più toccarla ' Auguriamoci che per l'arrivo dei nostri alpinisti splenda il più bel sole della stagione e che il gigante dellelc otri; ad ogni modo nel programma che qui si prepara non c'è sol tanto Aconcagua; c'è, al sud, il Tronador (m. 3360) fra il lago di Tuttn Santi c il Nahuel Huapì, che vuodire , lago delle tigri ». e ,to» lungi da Santiago, il Cerro del Piamopiù rischiose; alcuni anni fa, duran te uno dei suoi periodici viaggi in Italia, ha parlato delle Ande ai socdel Club Alpino di Torino, di Genova e di Milano, augurandosi tra l'altro di veder presto anche sulle vette del Nuovo Mondo latino le bandiere vittoriose degli alpinisti italiani ETTORE DE ZUANI LA CIMA DELL'ACONCAGUA (m. 7150) VISTA DAL LATO ARGENTI NO.