Vita e dottrina fascista

Vita e dottrina fascista Vita e dottrina fascista o a e 2 , i l a, - - o I i o. ai a o n o 5 r n a a e, a ri ¬ e o o, o si e o n 1 - i o i e a i l i n i L'ampiezza della letteratura fascista è tale da render difficile il seguirla con completezza di. informazione. Necessariamente monografica per l'impossibilità di costringere un fenomeno grandioso In continuo divenire ne>lle strettoie di un qualsiasi tentativo anticipato di teorizzazione, essa età tuttavia accumulando gli elementi del quali si servirà a suo tempo lo storico e il sociologo e che ora servono a precisare posizioni ed a chiarire indirizzi oppure anche semplicemente ad esprimere e rinsaldare quelle posizioni spirituali che rendono il movimento fascista permanentemente dinamico e fecondo. A quest'ultima tendenza ubbidisce il volume Politica fascista di Ettore Ovazza (Sten - Torino - 1933-XI). L'autore, raccogliendo in esso gli articoli pubblicati su giornali e riviste dal 1931 al 1933, non ha certo inteso darci l'esegesi compiuta di un periodo di storia così intenso e complesso, ma solo contribuire alla conoscenza di esso. Contributo, diciamolo subito, assai interessante dal punto di vista psicologico perchè l'Ovazza, anziché attardarsi in complicate interpretazioni o ricostruzioni ideologiche, esprime con vivezza e semplicità il sentimento di un milite fedele che segue con entusiasmo inesausto i comandamenti del Capo e ne osserva con ammirazione il realizzarsi vigoroso nella nazione e nel mondo. L'espressione del sentimento dello scrittore è quindi espressione di quello di milioni di Camicie nere: onde il volume dell'Ovazza è documento pregevole d'uno stato d'animo collettivo. Ma una nota sulla quale l'Ovazza insiste, e che perciò caratterizza 1 suol scritti, è quella della profonda umanità del Capo. « E' la prima volta — egli, ad esempio, racconta In occasiona di una udienza concessa ad ex-combattenti a Palazzo Venezia — che posso vedere da vicino il volto del Duce. E' profondamente umano; lo sguardo è penetrante e dolce, le linee del viso, severamente segnate, hanno pure qualche cosa di sciolto, di armonioso, e formano quel volto di condottiero che l'iconografia mussoliniana ha il torto di sapere di rado rendere fedelmente. S. E. Mussolini — continua lo scrittore — ricorda di aver letto un mio libro : « Diario per mio figlio », e mi chiede: «E suo figlio?». Rispondo « Ha sei anni. Eccellenza ». Non è an cora un Balilla, ma quando saprà che il Duce mi ha chiesto di lui! Meravigliosa facoltà di un Uomo cosi assorbito dalle gravi cure di Stato, che ricorda nitidamente e segue l'opera dei suoi fedeli! ». E' un piccolo episodio, accennato con sobrietà, quasi con ingenuità, ma come poi, partendo da questo dato di cronaca minuta, da questo istante di commozione inattesa, si giunge facilmente ad abbracciare la fi gura del Capo, a intravederne la grandezza, a sentirne la potenza, tanto da concludere : « Tale è l'Uomo che la Provvidenza ha dato all'Italia! ». E questa posizione spirituale di commozione e di ammirazione è costante nello scrittore il quaSe è portato dal proprio temperamento a rilevare con immediatezza nello sviluppo della politica fascista quanto in essa coincide con le grandi leggi morali che dovrebbero essere norma all'umanità: sicché, sia che l'Ovazza esamini le soluzioni che il Fascismo ha dato ai problemi economica e sociali, sia che indaghi sulle ripercussioni e gli svolgimenti internazionali della politica mussoliniana, sia che segua gli aspetti più vari della politica interna, egli trova sempre un punto fecondo di coincidenza fra un realismo limpido e volontario e un criterio morale sano e saldamente poggiato alla tradizione. D'altra indole e portata è il volume dì Sergio Panunzio Rivoluzione e costituzione, pubblicato nella Biblioteca di cultura politica edita a cura dell'Istituto nazionale fascista di cultura (Milano, Ed. Treves, 1933-XI). Da un piano ingenuamente empirico passiamo ad un piano severamente dottrinale. Si tratta cioè di un elevato sforzo di sistemazione che vale a fissare nel suoi elementi ideologici e giuridici il trapasso rivoluzionario da uno ad altro sistema ed a precisare la originalità di questola sua fecondità politica, la sua adeguazione al clima rinnovato. In contrasto con taluni che hanno voluto tradurre la loro avversione al dogmatismo gluridi co ritenuto infecondo e galvanlzzatore11 Panunzio crede nella fecondità delle dottrine formulate sistematicamente« Se si vogliono davvero — egli osserva assai assennatamente — far tacere i vecchi costituzionalisti e ridurlcon ragione al silenzio — dato che v'è un unico modo di trattare e di studiare il diritto, e privato e pubblico, ed è quel 10 di studiarlo e di trattarlo per quello che esso è, sia pure con i suol immediati e diretti rapporti con l'ambiente e il sottosuolo politico, col criterio giuridico, e cioè giuridicamente —, si trat ta di scendere sullo stesso terreno tecnl co dei costituzionalisti e di costruire una nuova dommatlea costituzionalisticaopponendo alla dommatica e al dirittcostituzionale liberale, la dommatica 11 diritto costituzionale fascista; eie vando e costruendo, sulla base della nuova realtà giuridico-politìca, nuovfigure, concetti ed entità logiche, in tutto adeguate e consustanziali allnuova realtà». Non si tratta adunque duna posizione conservatrice ma semplicemente di una posizione metodologicae, del resto, il Panunzio ritiene esplicitamente che l'idea da cui bisogna muovere in ogni ragionamento è l'idea d« rivoluzione ». « Perduta di vista questa idea — egli dice — si perde davvero la stella polare durante il cammi no» : e perciò sia che, nella prima partdel suo libro, si indugi sul metodo seguito dal Fascismo per creare le nuove istituzioni, sia che, nella seconda parte, analizzi queste stesse istituzioni, cura dell'autore di metterne in chiarla spinta rinnovatrice e rivoluzionaria E molti saranno d'accordo con lui neritenere che « il problema del problemi del Fascismo, quello che rappresenta e rappresenterà per gli anni i lustre i decenni sopravvenienti, la vita, lvitalità, lo sviluppo, la corrente inarrestabile e la piena del Fascismo, la suvera perennità, è il problema sindacale corporativo ». L'affermazione ha uparticolare valore in questo nuovo anndell'Era fascista che, per volontà deDuce, si è improntato fin dal suo nascere al perfezionamento degli istitucorporativi, perfezionamento al qualdovranno efficacemente contribuire coloro che, come il Panunzio, inseguonil concretarsi dell'idea in forme armo niose p feconde che abbiano In se stesse e cioè nell'adeguazione all'idea ungaranzia vitale ed operativa. E' in que sto senso che si può porre il problemdella durata della Rivoluzione. Essaosserva Panunzio, può durare un giorno, e può durare sempre, come dursempre il fiume che scorre, o meglio lcorrente perenne e vorticosa del fiumeLa Rivoluzione, se è tale, se cioè è unIdea, una volontà, un sentimento, è inesauribile, e dura fino a che vive lo sprito di essa. Quando adunque finiràquanto durerà la Rivoluzione fascsta? « Non dipende dal tempo, dal fa to, dalla forza delle cose; dipende dnoi, dalla volontà tesa come uarco dai fascisti, e, soprattutto, dala tensione e dalla passione pugnace, dall'odio militante e dall'amorinfiammato dei giovani ». Con questvibrante atto di fede nella giovinezzatermina il bel libro del Panunzio susctatore vivace e intelligente di discussioni e di problemi, teorizzatore elegante e sensibile della rivoluzione giuridica che ha a suo supposto costante lrivoluzione politica. y.

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