Esplorazione offensiva verso il Tacazzè

Esplorazione offensiva verso il Tacazzè Esplorazione offensiva verso il Tacazzè . e ¬ a , l I Zona di Hauista, novembre. Due giorni itopo la doppia vittoria di Maculiti e. di iiorruhei, U 1(1 novembre, la 3.a Divisione. Camicie. Nere XXI Aprile già, da tempo ili pi ima schiera, iniziava una esplorazione offensiva in forza, nulli Dimisi ti sulla direi ti ice di marciti che porta al fiume Taea:-.c. Il compilo renira affidato allo 2(13.a Legione «Aspromonte» che alle prime luci del giorno lasciarli il campo di (piota 2000 Meliti sima 1/1 Ghebbelà e per Ernia Jesus, M. Lucilia, Dereni Hat zebù, Zumimi, Deroga, ragghingeva l'obicttivo lille ore 13 del giorno 11. \ll tinisole Vincenzo Spinosa, comandante In Legione, marciava in testa utili colonna; io ho aiuto l'onore di marciare al suo fianco. All'avanguardia All'ulto drilli partenza il generale Appiatti, accompagnato dal vice-coma minute generale Mischi, ha assistito all'ordiuatissimo, perfetto movimento iniziale delle Camicie Nere: soltanto l'alto spirito di disciplina delle truppe riusciva a frenarne l'entusiasmo, felici di essere prescelte per portare oltre l'insegna legionaria. L'equipaggiamento ed il vettovagliamento di ognuno di noi consistevano in un telo, mia coperta, la mantellina, le munizioni e i viveri di riserva. Con le sulmei ie seguivano i Ditteri in //;> ili mini dozzina di zebiil. Tanto noialtri moschettieri qnan-\ tn 1 mitraglieri e tjli urliglieli por-] Il . tavuno munizioni per una gturnu- ta continuativa di fuoco. Ma iii^nKicme portavamo anche, someg- stgiati, «tenni sacchi di pasta, rìso, sesalc, sapone e scatole di me- \Si /Utili: dicinuli destinati alle popolazioni indiai ne: le Legioni di Mussolini danno piombo ai nemici e aiuto a coloro che uccellano di buona grazia il loro giusto governo. Devo dire subito (anche se sotto un et ito aspetto ciò abbia rappresentato una delusione) che, /i-is110 a questo momento almeno, ab-\nMarno cispa, minto il piombo e qua- V' . . ' . ' ImNddpdp2, ....imsi vuotato 1 sacchi: e codesto «"|snuovo, palese segno dell animo del- cle genti ahissine che accolgono gli s/^imii come i liberatori dalla hitiuudita miseria 111 chi la assoluta nincuria dei loro cupi e le cast«.iti bvessazioni dei medesimi li hanno. Pvostre ti d,i « „„„,. Tale P^^V^-'' stata abbondanti mente /""""'1 de durante la spedizione. Lasciata la se strada di Aksum e imboccala ei;iic//a ^Aspromonte» — opera di nromana grandiosità costruita ini ore dui militi della 2«#» — fino nalle pendici del monte Lucilia, /a!ecolonna per viottoli sassosi e a,Qeontiniii sbul-.i clic intersecano ter-\\reni fertilissimi, è giunta presso nDeren dove il Console ha ricevuto, sil primo omaggio dei capi locali glino espresso con loro ro- j r- aa- ns" ooi u h, ', f'""H l1"!"'", oe, a o rn- tonde frasi la più convinta gioia per l'avvento italiano. trstgal oa ea ic a ci osto eso 1ib «ostro console. ta Le sottomissioni Attraversata la pianura di Hat- zeba — coltivata per la più parte s11 cefi e dina — per sentieri dif-1 Gficili, a lastroni levigati, abbiamo gruggiunto verso le ore 16 del gior- no 10 la prima tappa di Deroga vilove abbiamo trascorso il resto]cdella giornata e la notte. Prima sche calasse il sole, i Cusci del Ino- nelle loro vesti policrome con i paramenti del rito, recando '.e auree o argentee croci aslate, e seguiti da frolle di altri indigeni, facendo innumerevoli inchini e anche ubbo-.zundo aliti meglio il saluto romano, si sono presentati al aei ei All'alba del giorno dopo si riparte. Il terreno e difficoltoso, soprattutto dopo il guado dell'Abaca t che mette a dura prova la tradizionale pazienza e adattabilità] dei muli. Per una stradicciola, che è piuttosto una pista malamente tracciata, saliamo, fra ripide gradinate e blocchi rossastri c| ferrigni, l'altipiano dell'Huuista; ta lasciamo a sinistra il villaggio, si-'■ l< stcmiuino a fontana una sorgiva] Ludi freschissima acqua, sostiamo ai.sull'ampio terrazzo di una codina. Sono le ore l'S titilli novembre.', n- Poco dopo, all'improvvisata mcnla sa, il Console alza il bicchiere in : iti onore di Sita Maestà. I nostri bic-' a..chini non contengono che acqua 'ina i nostri cuori sono tutti attor- : I i ' no al trono del Vittorioso. Il campo è in breve trasformato: trincee, piazzuole per i cannoni, antenne radio, tende per la infermeria, paglia per i nostri giacigli, cataste di legna per cuocere il rancio. Stamane un velivolo del secondo Corpo d'Armata è venuto ti chiederci li- novità. Le sottomissioni degli indigeni — semine guidati dui loro dignitosi e paludati Cosci — non si coniano più. I nostri sanitari — chc diversamente non avrebbero niente da fare lavorano di continuo a medica, i | "ili"abitanti cfte"a*ccorr^oi)ò"«nc/ie da luoi/hì lontani varie diecine di chilometri. Mentre scrivo. Li,,,,l'ena/è. notabile della -.0,1,1 dcj Tacazzè, arrivato con un seguito me ouida volontaria per ii(tteno-,c avanzata rti dodici persone, sta pregando il nostro console che lo accolga co- Capo Man. C. A. Avenatì

Persone citate: Cosci, Sita, Vincenzo Spinosa