L' Inghilterra, l' India e il conflitto italo-etiopico

L' Inghilterra, l' India e il conflitto italo-etiopico L' Inghilterra, l' India e il conflitto italo-etiopico Una rivista americana, il rime,] qche si stampa da ventisei anni aj'Chicago, in un breve, acuto arti- Fcolo sulla vertenza italo-inglese al proposito dell'Etiopia (a malgrado 12dei cavillosi sforzi della diploma- e zia britannica non si trova chi sottoscriva la opinione che si tratti di una controversia tra l'Italia e la Lega, e tutti continuano a parlare di conflitto tra l'Italia e P Inghilterra), fa un interessante parallelo tra Patteggiamento assunto in questa vicenda dall'Italia di e fu tradìzio-1tMussouni, e quwip cne tu traaizio- „naie della Inghilterra vittoriana. Preme-so che il denreeato imncrii- "• remesso cne 11 acprccaio imperia lismo è una legge eterica e immu-'Blabile di vita, in quanto è, in so- i™stanza, null'altro che il bisogno, ili*desiderio e la volontà di espansio- Pne che ogni individuo, ed ogni po- nolo vivS e vitale possiedono ia Irivista americana afferma che u dprYnl^rXTuoCmana'aHa! dcolonizzazione dell'Etiopia, è quel-'?10 stesso su cui l'Inghilterra fondò ì*11 suo Impero, e che valse a un'in- afinità di popoli il contatto benefico : 'della civiltà. \CI w™. ~i„„ó..„„, 1 „„, f , , ' qL~rfa S™I contenuto di L:,"r'?_LU'^L1^^.am_-,:i.'lanasc ctqvdtIggsrcBbttnon fosse per mostrare come siano ormai divenute di pubblico dominio, in tutto il mondo, certe verità 1 che, fin dal primo delincarsi del conflitto diplomatico italo-inglese, ! si posero ben chiare e nette alla, intelligenza italiana. La tesi della rivista, di Chicago è quella stessa Ln r oe ao oe si che l'Italia affermò fin dalle ini-1 lziali battute della polemica poli-'ptica 0 giornalistica accesasi sur dcaso abissino, e che osservatori o-'^Vssd..torci, ma iK,veramente sorprendente, dovrebbe nleggere nel carteggio della Re- , gma Vittoria (John Murray, 1908., vol. II, pp. 190-1117), il rapporto inviato il 30 settembre 1S48 dal | conte Dalhousie, governatore ge-1 nesti e imparziali, cioè non asser-, Cviti al giuoco britannico, accetta- nrpno ed esposero in tutte le lingue ndell'universo. La tesi è che l'Inghilterra, nell'ostacolaro l'impresa I italiana in Affrica, può si ritenere TIdi servire i proprii interessi. ma|dnon può obiettare nulla in linea di , principio, senza rinnegare la propria storia, cioè le opere con cui si formò l'attuale Impero inglese, e di cui esso gode tuttora indisturbato, senza crisi frutti copiosi. di coscienze, i Un documento Chi. del resto, a conferma della asserita coincidenza di direttive, volesse ricercare nelle ricche avventurose vicende della Inghilterra vittoriana un episodio la cui analogia con il * caso abissino » è nérale dell'India, sugli incidenti iavvenuti alla frontiera del Pun a iab. Il rapporto, sottoposto alla Sovrana con una nota esplicativa di Lord Russell, diceva testualmente: eo^e|=0!!u^e S£|le lunghe e ansiose meditazioni su,questo importante argomento. hanno definitivamente e Friwoca- tempo si era in me formata inio- bilmentè confermato nel mio spi- t-1 rito la convinzione che già da lun- e- go tempo si era in me formata in i seguito alle prime fasi deH'insur-! ' rezione a Mooltan, che cioè non a a I vrSnrà rjàee"npr pf'nrtia" na'^TiPiino stabilità di mv^o Mi Kune^ a j nè alcun sollievo dalle nostre^pre-'l • per l'aggressione non nrovorata e a- proditoria nuovamente'perpetrata e-|a suo danno dai Silth, provveda ra di fatto a premunirsi contro loia di fatto"a^re1inùliii£*'e(^ìtra|ti del futuri pericoli, rovespiando per '«-'scmPre !a dinastia dei Sing, con- hu v?llondo « Pungiab in una prò- ou vincia britannica e adottando Pu- » ■ njc0 provvedimento clic potrà as- c- ' sicurare l'osservanza della nac< osservanza della pace da parte dei Sikh, privandoli cioè, er I completamente, di qualunque mez- iri la aui sò ara mo 7.0 per fare la guerra. Io continuo ad essere sempre perfettamente convinto che la costituzione di un forte e amichevole governo indù nel Pungiab sarebbe la soluzione migliore da adottare negli interes- si dell'India britannica, dato che la cosa fesse possibile. Ma io sono anche convinto che un governo sif- Ifatto non possa essere formato. I Capi del Pungiab sono as solutamente privi di potere e dcstituitl di qualunque valore. La n- gran massa della nazione è ponel.trarla a qualunque forma di conr- trailo e non dà la minima prova ta di sottomissione all'autorità di co-, r- lor0 cne affermano di essere i suoi he governanti. el-' : Sia Purc ammettendo, cosa oh, ch? 10 "on. sono affatto disposto ^tel! • Sirdar non siano prò- j gficizia «er^ ffiffiS^ o domanda quale vantaggio, quale difesa possa rappresentare per e- noi la fedeltà dei Capi, se costoro sono evidentemente incapaci dilesercitare un controllo sull'eser- cito che. tutti lo riconoscono, ci è ostile. Quello che noi desiderili-mo di assicurare è un vicino pa-ca re eitico e ben governato, ed una g- frontiera libera da situazioni al ra jesercito ò capace di disturbare z- desidera vivamente di disturbai s-|in ogni occasione la pace die noi ispiriamo *hlt!m.J'"™,S^'U'n Si rl*guarnigione pernia- i nenie di 50 mila uomini. Se il loro s-1 aspiriamo a e- di quale vantaggio può essere per i- ",oi. 1;l l"vs"nta fcdo,là dei C*P} tà do, , Io non cili assolutamente ai cuti valore alle assicurazioni di di fedeltà dei Capi, data la prova i ■ rendere permanente, che non riescono a reprimere In '* otte^rne^'obbSz!.rltlatÌ ° " Irno uo- dei tatti che abbiamo dinanzi ai nostri occhi... « A tutte queste proposte i miei colleghi del Consiglio hanno dato prontamente il loro consenso. Io ho sino all'ultimo cercato u-i^ scongiurare o di evitare questa ui necessità, dato che fosse possibilene di evitarla prudentemente o con venientemente. c-\ U mora,e de, moraUsta - Il popolo Sikh ci ha imposto ion nn e, to questa necessità. Avendo decisodi affrontarla subito e pienamen-te, io procederò con la massimaeendo*5£t&SSUtutti i mezzi che sono in mio po- tcrc, cercherò di tradurre enei' ta •camente in atto i provvedimenti decretati dal (joverno dell India eche, come io ne sono in coscienzanei ; persuaso, sono imperiosamente ri-re, j chiesti per !a pace dell'India, per da sicurezza del nostro Impero in ] quella regione e per il benessere ! dj'iel popolo da noi governato. F-to: DalhoUsie». l 12fiwd.°^lJ™™t_?.a!1* JI^'J* I *™"| gsCome si vede, basta sostituire ■ inggmRRba1tcre responsabile, capace di assi-1 „ il'mantenimento dell'ordine1 ' v , , M "iterilo c l'osservanza degli unric- .internazionali- in ronfimi» mi S'Bm '"tei nazionali, la continua mi -, * i™c"* derivante da questo stato, vi* cose all'India Britannica; la im- b P?f«"«II» d. perseverare nella po- t l"ca df,Ia tolleranza e della col-1 r Iaboraz,on?. tutto 1UGst° insieme d dl "lomenti, illustrati nella letteraìd! del Governatore alla Sovrana, pre- d'?enta l,na affl,llta impressionan- s ì*?™ la situazione dell'Italia In e affrica, ne. confronti del sedlcen- c : '° lmPu,'° etiopico. Orbene, quale N \Cx>< ln tali frangenti, l'azione di e' quell'Inghilterra che oggi si erige a L condannare Vezzosamente Iaf condotta dell'Italia fascista? I let- ctori, che non avessero presenti mquegli istruttivi avvenimenti, tro-j vvcranno la risposta a pagina 220 ! tdel citato carteggio, dove è ripor- ctata questa breve nota : s«Osborne, 26 maggio 1849. — tIn risposta alla comunicazione di triguardante giab i> la parola ' Abissinia leggere <r. Affrica Italiana » dove 6 scritto ' India Britannica . p il rapporto potrebbe essere pubblicato con la firma del gon. De Bono, e la data del 1935. La turbolenta, aggressiva attività delle tribù di frontiera; la nessuna lealtà dei capi; l'inesistenza di un podi 1 ! , Lord John Russel 1 l'India, la Regina dice che essa ap-l 'prova perfettamente l'annessione1 èr del Pungiab, ed è soddisfatta nel! s'^2"^a^^,^..^»_'1_?.0lv_f!^"■0 ^_Fon i cpmVerissimo. Ma non basta la esi-isstenza della Lega ginevrina a "iu- cstificare la condanna dell'impiego'1della "uerr-L ctime mpyyn <ii i-laniii I v iKWZS^Eto Coniali I da parte di un Impero, che conti- vnua a tenere strettamente uniti'sterritori immensi, conquistati sol- qtanto con quel mezzo.'Fino a che j ml'Inghilterra dominerà centinaia udi milioni di popoli di altra razza rlo è precluso il diritto di predicare I suna morale diversa da quella, su!ccui vive orgogliosamente di ren- ', bdita. Nessun uomo onesto e in ! sbuona fede crederà mai sincera lai sconversione di quel razziatore, I che, mutatosi in propagandista di I scrupolosità e di correttezza, pre-i tenderà, contemporaneamente, di ,conservare i proprii magazzini col-i e mi di refurtiva. E' quello in so- i p , stanza, che rilevava la rivista di1 ., Chicago. I io l | -1 , C01,'Je "1, questP nlmto f,h' V'e nnf c'è?! T'", ,fUJ!W' non c e,a la feocleta delle Nazlonl' T',71'' ., |doUag' è Nobile lettera al Duce i idei padre dell'esploratore Nesbit a a £|g ^^«^«e u,,„ seo-ui»htP tetterào. ^ ,* ,- - «Duce,, unicamente perche sono forse il più anziano (di anni) a niri " di sRoma, 15 notte. I li suddito britannico Louis Ne-'sbit, padre dell'illustro viaggiato-1 re Ludovico, tragicamente perito, in un incidente di volo e che ha lasciato una pregevole relazione i iti iirin dia oonlnM v i r>vi n nnin r-ii 111 a I - no,IOSei' p- anz!a"° \a ,.anf - d,el clttadin' l"^1 .domlc"lat.i n ^?ìaT0tJli-,tar^HT^ii^^*« -!tuHa ,It3.lia- Padr.e. dell esplorato- n !'e ^l11"."^0 ^esblt; P°'?h.è 1 ""f o tre figli hanno combattuto nella ^ F80^ guerra che affratellò l'Ita -'1 e ininterrottamente, dal primo gior a no della guerra fino a un anno, a doP° e poiché, infine, mio figlio o Alessandro fece la Marcia su P*a ra|Alessandro fece la Marcia su Ro-lr 'ma, muovendo da Orte, io ascrivo - a mio dovere in questo giorno sa- - ero ai destini dell'Italia di dichia- - '"irmi pronto anche a partire per - l'Africa orientale nonostante i < e miei S2 anni che del resto porto è, benissimo. In mancanza d'altro io - posso servire nella Croce Rossa o per curare 0 fare compagnia ai e feriti anche di notte perchè dorn ino poco. Duce, sia sicuro che molù ti miei concittadini domiciliati in e Italia pensano e sentono come me. - Con profondo ossequio. — Luigi e Nesbit ». o II Duce ha fatto esprimere al - Nesbit il suo compiacimento per Ila significativa attestazione. Dichiarazioni suII'Abissinia di un noto antropologo tedesco Copenaghen, 1(5 notte. Il noto esploratore antropologo a na o-, oi tedes'coMax^Grueìii, venuto" a Co penaghen per tenere una conte- a renza suII'Abissinia, ha fatto imo portanti dichiarazioni alla stamò- pa. Egli ha detto che ritiene nul^ ll^f^LLlZ 1» e là dell'imperatore, sia perché egli!r è considerato com'è un usurpatore o sia per il continuo fermento di ri-Idi'belluine dei ras. L'esploratore, ilr- quale ha espresso la convinzione ci che Mussolini raggiungerà losco- i-1 po di assoggettare PAbissinia, ha a-; deplorato là" prof onda, spaventosa ignoranza europea intorno alla Abissinia; ignoranza che è causa a l oi l*ldi falsi preconcetti: ad esempio. a- ehe .i dima e impossibile, menu,; o er } idi a e tra i più sani ilei mollilo; che soldati bianchi debbono sostenere! inauditi strapazzi, mentre ogni soldato europeo può tollerare i\e, disagi cui va incontro. \II Grueh.1, ritenendo impossibi- le ehe gli abissini resistano alla tattica moderna italiana. Ha con- n " C,U8° che " ai ei o o perchè i ras ad uno ad uno pas-, scranno all'Italia. Egli ha insistito,su ciò, dicendosene assolutamenteipersuaso. ILe dichiarazioni hanno prodot-jto profonda impressione, data ìa grande esperienza dell'esplorato-1re tedesco e la sua conoscenza a\-\retta dell'imperatore, che lo ha decorato della Stella d'Etiopia.