I cuori chiusi di Francesco Bernardelli

I cuori chiusi I cuori chiusi Solitudine, cuori chiusi e inco-' municabili; se ne paria spesso, se ne scritto assai; ma l'originalià di questo romanzo — / cuori | chiusi - Vallecchi Ed. — sta nel non averne fatto, assolutamente, un motivo romantico, sen.imen-j ale. L'autore. Leo Pestelli, che, i giovanissimo, è al suo primo libro, ha cercato di vedere meglio, ucidamente, ha cercato di comprendere il meccanismo vero di questa universale condanna, di' questo mistero di lontananze, spesso irreparabili; è vi è in gran parte riuscito — con acerbità doorosa, con distacco arguto. Il meccanismo c questo: che la vita si svolge come se quel dramma interiore, permanente, come se quell'incomprensione non esistessero; la coscienza della tragica frattura tra fatti e sentimenti, la coscienza di non far. presa nella realtà, di non riuscire a una realtà, chiara e conclusiva, di affetti, di pensieri, di re-; ciproca conoscenza, non appare quasi mai in primo piano. I sentimenti 3ono rappresenta'i da unaj loro astrazione, Incapa?? di agi-i re sulla vita, sono sc.L!I.uiti dai una deformatrice necessità o ur- ! genza pratica, e la vita è travolta, da interessi, passioni, egoismi centrifughi. La dominante nascosta, inafferrabile del des. ino di ognuno, è pur sempre l'impossibilità di formulare pensieri netti, sentimenti decisivi, impossibilità di comunicare sé stessi agli al-; tri; ma tutti gli sforzi vitali prendono poi la fuga su piani diver-j genti. Vi sono cuori chiusi nel- : la bestialità: ignoranza, vanità,1 lussuria — la famiglia Bacci —; v'è il cuore chiuso per una specie di fallimento idealistico, di dilettantismo che toglie ogni serietà al pensiero e all'affetto — il pittore Cranàc —; v'è la barriera che l'amore stesso crea, cieco, esclusivo — la signora Cranàc. per il figlio —; v'è questo figlio, Albertino, tutto preso da una me-, diocre avidità di vivere mediocre-, mente, di godere e soddisfarsi per; via di calcoli piccini, di conquiste indolori. E v'è poi un'altra legge, curio- ! sa, bizzarra; ed è che quanto più! i cuori dovrebbero essere e sentirsi consoni, accordati, vicini, tanto più si creano asprezze, si innalzano nebbie opache, onde proprio tra madre e figlio, tra Laura Cranàc e Albertino, proprio in questo amore lato, primitivo, si avverano le più inspiegabili, le più insoffribili incompatibilità. La madre ammette che forse essa esige troppo, il figlio è senza carila per quella donna che gli ha dato la vita, ma non il dono di esser felice; e qui è il centro dolente del libro. Pagine bellissime: e si veda, ad esempio, quel dialogo che inizia 11 capitolo XI, cosi vero di una verità soffocata, sottintesa, e che si rivela a tratti, seccamente, senza lagrime. Fino a che, ad avventure terminate, la vita pratica, la vita materiale non più ingom| brando, non più frapponendosi, anche quella madre, anche quel figlio ritrovano la pace. Albertino sta per esser padre, attende la creatura, che corregga la sua vita di fallito, le dia un senso' pieno e affettuoso. Amicizia paterna, esser compagno del figlio! E non sarà anche questo un sogno? pensa la madre. Perchè con la vita si dà qualcosa che non si possiede; « com'è un delitto limitarla, cosi è inutile mettervi il sale della propria esperienza Rifluisce nella madre tutto ciò che essa ha sofferto, ma immacolato e pacato, senza quella presunzione, quella superstiziosa passione di proprietaria: nel nipotino ella già scorge una nuova linea d'amore, libera e tranquilla. E tra madre e figlio, ora che è av-lvenuto un più profondo distacco, !ora che. per quel distacco, le ' J..!. ' .,„■•„ inere sono cadute ha corso un in-;timità nuova, tutta naturale e senza sfoghi: e l'un cuore, incon- sciamente, ha entrata continua ] d[nell'altro. La vita, nel profondo,, si propaga: oltre gli accidenti e le] avversità del vivere. A questo aspetto acre e patetico della verità, il Pestelli è giun-l to con certi modi recisi, con fare| un po' rotto, dai trapassi bruschi, venato spesso di comicità; nei momenti migliori il suo stile, aspretto, non sempre sorvegliato, acquista vissuta e pungente naturalezza. Stile e aspetto della verità che presuppongono, che lasciano intuire un patrimonio di affetti delicatissimo: nell'impegno, nella serietà morale e del sentimento, dis-simulati dall'acerba freschezza dell'osservazione e dell'umore, si rivela il temperamento poetico dello scrittore. Non sempre egua- le; che, di tempo in tempo, il Pe- stelli dà in quella sottigliezza di scrittura cosi comune, oggi, ai gio vani, per cui si ragiona la cosa anziché esporla o rappresentarla. E vi sono anche, nel libro, alternanze un po' meccaniche di argo-menti e avventure, qualche dispersione tra i vari temi, qualche Inogo illustrativo e discorsivo che x buca » la narrazione. Ma ecco i personaggi compiuti, tratti, co-me si diceva un tempo, dal vero: prima di tutti Laura Cranàc, la madre, di un'estrema, ammirevole- interiorità: e Matteo Maria — più intelligibile forse che visibile -; e il signor Bacci — figura eccel-lente —; e Donna Aurelia. rap- : esentata con cruda maturità di ri arte, e Albertino, e Piera; e. intorno, la folla dei minori, i pae-saggi intensi, un senso del pitto-resco oltremodo piacevole e ame-110. E poi quell'addensarsi dellapsicologia, quell'infittirsi del racconto che. da soli, testimoniano l'istinto dello scrittore. Cogliere e sollevare alla luce quel che v'ènel cuore — e sia pure un chiusocuore —, fissare atmosfere, intonazioni, accenti, far sentire che siviene di lontano, con una esperien-za fresca e profonda, con un mon-do nostro da liberare, è indizio, èaffermazione di scrittoi- vero; è latraccia viva che ci attrae in que-sto nuovo romanzo, retto da unaautentica, folta trama di intelli-genza e di fantasia. Francesco Bernardelli

Persone citate: Bacci, Donna Aurelia, Laura Cranàc, Leo Pestelli, Matteo Maria