Protagonista di civiltà

Protagonista di civiltà Protagonista di civiltà Mai forse dai tempi dell'antica Roma il popolo italiano era stato più alto e degno protagonista della storia della ci-, vilt^ umana rnmp in empii i 1 vnta umana come in questi giorni di prova decisiva. E' la (vera lotta della civiltà contro ! la barbarie, anche se essa c \ „ . .. ,. , c . ' camutfata di perfide formule j giuridiche. Roma inaugura il più vasto centro di studi del tenta nello studiare la formula migliore per strozzare ed affa-i mare la Nazione che ha tutto ! donato per millenni al mondo e che anche oggi è maestra e guida di civiltà. Non con leggerezza, nè coni spavalderia il popolo italiano' guarda all'esperimento che giustamente il Duce ha definito l'assurdo crimine; esso sa che si tratta di un programma covato e manovrato con freddo cinismo; esso vede purtroppo fondersi in tale crogiuolo di ingiustizie, solidarietà e amicizie ! che credeva più tenaci ; ma il ; popolo italiano è profondameli- te convinto che la sua causa e la causa della civiltà e del diritto e questa persuasione gli dà la forza di lottare fino all'estremo. Nella coscienza della gravità dell'ora la certezza è una: lo spirito di Roma trionferà perchè in esso soltanto è possibilità di vita per l'umanità intera. Contro tante forze oscure che vogliono attentare alla nostra vita e al nostro onore ripeteremo un motto che è una parola d'ordine fiera e composta: Non praevalebunt! Non prevarranno! 1 rito inaugurale Roma. 31 notte. Un voto che risaliva alla proclamazione di Roma capitale dell'Italia unificata, è stato sciolto stamane dal Regime. Dopo tre soli anni di fervido e intenso lavoro, lo Stiidium Urbis, soluzione integrale unitaria del problema uni ^I^lT™0' ««S^'SnWIgurato dal Duce. Roma non ha più soltanto un Ateneo: in una vera e propria città monumentale, moderna, ariosa e luminosa - ve-ro e nobile segno del nostro tem- po sul suolo augusto dell'Urbe — issa accoglie ^Università nazio- naie, centro elaboratore e diffuso- re dell'alta cultura italiana, della nuova civiltà della storia. Mentre a Roma si inaugurava quest'opera di civiltà, quest'alta creazione spi- rituale, a Ginevra si adunavano irappresentahti di molti Stati eu- ropei per deliberare la data d'ini- zio e i modi di attuazione dell'as- sedio della fame; ma Ginevra erastamane assente e lontana dallo spirito di coloro che assistevano alla cerimonia inaugurale dellacittà universitaria, una maschia certezza dell'immancabile avveni- re della stirpe splendeva in tutti1 volti, e la gioventù adunata nel- la civiltà nuova pareva veramen- te l'incarnazione vivente del mot-to mussoliniano « Libro e Moschetto ». Alle 10 precise un triplice squil¬ 10 c,ì tromba annunzia l'arrivo del puce, che indossa l'uniforme di Comandante generale della Milizia ed è accompagnato dal Ministro per l'Educazione Nazionale S. E. Cesare Maria De Vecchi di Val Ciamon, Quadrumviro della Rivoluzione. L'.: A Noi! » dei goliardi risuona tempestoso, mentre dalla folla prorompe tambureggiante il grido: «Duce! Duce!:-. Mussolini compie a piedi un tratto del viale, , 1 Pas3a >n rivista la Legione Uni ^eraitaria che presentale armi (mentre la musica intona «Giovi ! nezza »; poi raggiunge la grande \ scalea dove^viene ricevuto dal Ret ' tore Magnifico Pietro De tranci j acl| dal6Senato accademico, dal Consiglio d'amministrazione dei l'Università. La benedizione Sulla spianata che è in cima alla scala attende il Cardinale Vicario Marchetti Selvaggini in paramenti sacri, contornato da altri prelati. A un cenno del Duce egli impartisce alla nuova Città degli Studi la benedizione, mentre il grande portone si spalanca e la compagnia di volontari del battaglione » Curtatone e Montanara * spara una triplice salve di moschetteria. Terminata la cerimonia, il grido della folla si ripete a salutare ancora calorosamente il Duce. Nell'attimo in cui egli varca il limitare del palazzo, la. dimostrazione che aveva accolto il Duce al suo primo apparire si i ! i ' ! rinnova ancora più veemente e ap ; * L'internò dell'Aula Magna, con le sue tremila persone che la gre- miscono in ogni ordine, presentai un colpo d'occhio veramente gran-j dioso. E' un immenso salone dalle pareti rivestite di travertino lu-' cido e incorniciato di marmi rossi che copre una superficie di S50 metri quadrati. Quando il Duce entra nell'aula I dalla porta centrale che si apre sotto l'affresco del Sifoni — ai lati sono due busti in bronzo del Re e di Mussolini vicino ai anali' sono posti il Labaro storico della Università e le insegne del Uuf ®-orPJì;~ u!L^rJlIau.30tf»r,?f£l?.n te lo saluta, risuona sotto l'ampia .volta per molti minuti, si leva in una manifestazione travolgente di entusiasmo: tutti sono in piedi, salutano romanamente e applaudono. Centinaia di fazzoletti azzurri e insegne d'oro sono levati in alto. Da migliaia di petti erompe il grido: « Duce! Duce! ». Il Capo risponde col saluto fascista alla dimostrazione. Il Rettore Magnifico Pietro De Francisci tiene il suo discorso inaugurale. Dopo aver affermato che in comunione di fede e di propositi il passato si salda con il futuro, il Magnifico Rettore ha concluso: « Maestri e scolari di questi rinnovati studi romani che 3anno di WIFot" Parlare a'Vhe Per i loro coma £ . ^ ,, . r ij .v ,f^ it a P3^1 ^eJl% f,„°n,,„ ,!n „Jif~ i lla,ne'f !, °",C,e' £nri'mplV -,so10' una fi.amm* ?ola' E da la lo" - J'° am™a' m .««sto momento so— (tenne in cui balenano nel cielo di - R°mV Segm del destino, si leva - ardente una preghiera: Conceda !Wal° cne questa fiamma si mane tenga viva perche possiamo contia ! nuare a servire in fedeltà e disci- pjlna, perche possiamo accrescere ile temprare le forze del nostro spi- rito e tradurle in realta per la - grandezza della Nazione, perche si - rinnovino i giorni in cui il passo a'della nostra Minerva armata poso sa essere superato dal volo della o nostra vittoria», a1 • r\ ir ■ • a JJ Quadrumviro De Vecchi - i, Cessati gli applausi che hanno - salutato l'appassionata parola del - Rettore, si leva a parlare il Mi-lnistro dell'Educazione Nazionale, ¬ li quale dice: « Duce, l'Università di Roma trova oggi nella nuova Città degli I| j : j ! i: i j ' I ' studi, fra queste mura squadrate secondo il sistema antico e nuovissimo, una sua unità costruttiva in armonia alta e potente. Nella stessa armonia, seguendo il comando dato da me nel nome ■ vostro, come avete udito, gli studi trovano l'indirizzo unitario dell'ordine fascista nuovo-antico, per il quale la scienza e la dottrina possono vivere ed espandersi soltanto e non diversamente che come forze distìnte per il cammino del popolo italiano verso i suoi destini. v L'Università italiana trova in questa sua sede centrale la sua espressione più completa. Undici facoltà ormai la compongono e tre altre stanno per nascere. La unità della cultura, fondamento della nostra dottrina, trova in me un esecutore tenace. Ogni' equilibrato sviluppo di tutti i rami dello studio, troverà in questa completezza la sua vita di oggi e la possibilità futura di espansione. Per insegnamenti, per mezzi di studio, per uomini, questa Università diventa in Regime fascista il centro propulsore del movimento scientifico c culturale italiano. Inulta togliendo alle altre conso| relle che sono e rimangono gloria d'Italia e di ogni espressione di vita civile nel mondo. Con questo j sentire e con aperto cuore, la scuola e la cultura italiana accol: gono in una atmosfera di alta sej renità i rappresentanti degli studi universitari di tutto il mondo, ! e nel nome del Re, nel nome voistro, o Duce, e nel nome eterno : di Roma, li saluta ben augurante». Parla il Duce Accolto da nuovi applausi, si leva quindi a parlare Mussolini. La sua parola, calda, vibrante, giunge all'assemblea radunata nell'aula Immensa, sale alle tribune gremite dalla massa studentesca. Egli dice: Signori, Camerati, Professori, Studenti. Questa che viviamo stamani può definirsi un'ora storica, un'ora che rimarrà consegnata alla storia. Rinasce l'Università di Roma, evento di straordinaria significazione e portata. L'Università di Roma è nata il 20 o il 21 aprile (questa differenza non ha molta importanza) del 1303, essendo Papa Bonifacio Vili. Ha quindi 632 anni di vita. Ci sono in Italia delle Università che hanno una anzianità molto maggiore: ad esempio Pavia, Bologna, Pisa, Padova, Napoli. Tuttavia, 632 anni rappresentano un lasso di tempo rispettabile. Il problema del riassetto edilizio dell'Università di Roma si pose immediatamente dopo il 1870. Conformemente alla pratica dei vecchi regimi, il problema si trascinò da una {generazione all'altra. Si allacciarono delle soluzioni di compromesso, ma poiché nella vecchia e venerabile « Sapicntia » gli studenti non potevano più esservi ospitati, il problema andava affrontato e risolto integralmente. i Tre anni fa diedi la parola d'ordine e, accanto alla parola d'ordine, i cento milioni necessari. Chiamai l'architetto | Piacentini, il quale raccolse attorno a sò gli architetti di diverse Provincie del Regno; agli architetti si unì uno Stato Maggiore di valentissimi ingegneri, diecine di tecnici, migliaia di operai. A tutti coloro che hanno tradotto nella realtà dei marmi e delle pietre la mia volontà, va rivolto in quest'ora il nostro saluto. Ma il nuovo « Studium Urbis» si inaugura in un particolare momento della vita italiana. Non si può fare una celebrazione come questa, senza inquadrarla necessariamente nel momento storico che la Nazione attraversa. Si inaugura l'Università di Roma nel momento in cui i nostri soldati, portatori di civiltà, avanzano con il loro coraggio, con il loro ■sacrificio, senza chiedere niente a nessuno. Nè si deve ignorare che j l'Università di Roma rinasce oggi, 31 ottobre, mentre a Ginevra le coalizioni j degli egoismi e delle plutocrazie tentano invano di | fermare il passo alla giovane Italia delle Camicie ;Nere. Davanti a un assedio economico, del quale tutte le genti civili del mondo dovrebbero sentire la onta suprema, davanti a un esperimento che si vuol fare oggi per la prima volta contro il popolo italiano, sia detto che noi opporremo la più implacabile delle resistenze, la più ferma delle nostre decisioni. Voi, camerati goliardi, sarete sulle prime linee (si I si 1) farete di questa, come di tutte le Università d'Italia, una palestra, un baluardo, una fortezza dello spirito e delle armi che, quando siano associati, 'assicurano la vittoriaI Il discorso del Duce, più. volte i interrotto dagli applausi che, nei punti più salienti, sono assurti ^ una grande dimostrazione, suscita 'alla fine l'entusiasmo travolgente della vasta adunata. Erompe ancora e più alto il grido di invocazione, lo scroscio degli applausi. Tutto il pubblico è di nuovo in piedi e la manifestazione si protrae sempre intensissima fin quando il Duce, seguito dalle autorità, lascia la sala per iniziare la visita degli edifici compresi nella città universitaria. I Egli sale da prima al secondo Ipiano del palazzo del Rettorato, dove è ospitata la rinnovata biblioteca universitaria Alessandrina, capace di circa seicentomila volumi e fiancheggiata da due grandi ;sale di lettura e da altre sale minori. Passa poi, attraverso la galleria interna, nel palazzo dedicato alla Facoltà di lettere e quindi, via :via, visita tutte ha altre costruzioni. Continua, incessante, giunge incanto dai viali, l'acclamazione de- igli studenti, che diventa ancor più vibrante, quando il Duce attraversa rapidamente le strade che congiungono le varie costruzioni universitarie. La visita si conclude n.-.lla Casa dello studente, nella Caserma della Milizia Universitaria e nel Dopolavoro dell'Univer- : sita. Al suo uscire da questo ultimo edificio, il Duce è passato tra due fitìe ali di Camicie Nere universitarie che, al suo passaggio, hanno elevato il saluto, ed è risalito in automobile mentre una immensa folla, in cui si confondevano studenti e popolo, e che si era andata raccogliendo sulla via adiacente a questo ingresso secondario della ritta universitaria, si è stretta intorno a Lui, levando le più entusiart'che acclamazioni. Lentamente la macchina, aprendosi un varco nel cerchio della moltitudine, ha superato la massa acclamante, e si è allontanata tra l-li echi della grandiosa dimostrazione.