LE ARTI

LE ARTI LE ARTI Favretto Nella bella collezione eli Mondaori, >t t maestri delia pittura ita in ti ri dell'Ottocento», che già ha pubblicato i volumi su dandomenehi, Fontanesi, Cremona, Toma, "- Nittis, enee ora il Filmetto di Fnrioo Somare. (Milano, 58 pagine dl testo p011 numclT)si disegni, 72 tavnl(. cli cui a colori, L. 'irp. Libro sicul.0 equilibrato, esplicito, comP quello di chi, per lo studio della nostra pittura ottocentesca, ha o.onUumato circa ventanni di ricerche, cli osservazioni, di meditate o.onclusjonj La figura del veneziano è collocata nella' sua esatta realtà u- dolorl, delle dei rancori, nessuna, traccia ne e passata nella sua pittura, che narra, con un diffuso senso d'allegrezza, una breve commedia di affelti familiari, di co¬ mana (« Se patì dei disillusioni se nutrì Ktimii locali, di amori rusticani»); i, sua arte, che conobbe soprava- lutazioni eccessive della critica pei per alcuni pezzi di così detta «pittura pura » e svalutazioni irragionevoli a proposito dei quadri di reminiscenze settecentesche, repertorio goldoniano che rinasceva intorno al 1SS3, — la sua arte semplice, cordiale, ingenua, tipicamente vene- ziana anche per questa fedeltà al modelli forniti e definiti dai Longhl, dai Guardi, dai Canaletto, è considerata non a periodi o a Influenze o a maniere, ma nell'interezza di un gusto ch'era espressio- ne genuina d'un temperamento formatnsi e cresciuto nel popolo che ama raccontare, ama sentir narra- re Póse c fatt' cnp abbiano un si- gnificato certo (« Giacomo Fayret- to: un lieto narratore di aneddoti ambientati. Ma se in letteratura il cosi detto genere aneddotico e di poco momento esso è in pittura al- tnmenti importante e può ragglun- gere una forma di rappresentazione indefettibile, polche la pittura, quando è veramente pura, supera l'aneddoto che muta, rendendolo immutabile allo sguardo»). E' que- sto gusto del concreto, e del concrete popolaresco visto e colto nel suo ambiente tipico con «la densi- tà compatta, il timbro, l'evidenza della vita stessa » — dice bene il Somare — che ci dà infatti la mi- glior misura dell'arte favrettiana. Si potrebbe osservare che il niedeSimo metro vale anche per il Lega, poniamo, degli Sposi novelli o per il Signorini della Toilette del mat tino. Ma sia per l'uno come per l'altro è impossibile prescindere da quell'intellettualismo tradizionalmente toscano che quando non raggiunge il pieno e perfetto e se reno equilibrio coi valori sensuali della pittura — equilibrio concesso soltanto ai sommi, e. nei periodi dl eccezionale magistero d'arte — riaf- flora se non altro quale intento pc» lemico, come appunto si verificò con vivacissima dialettica durante » movimento « macchiaiuolo ». In Favretto invece, pure a quei pit o- ri pressoché contemporaneo, nulla, di tutto ciò. La sua semplicità, la sua immediatezza rappresentativa, " ns"° n?5 ™a ""REE man-'sl lmmunG cla qualsiasi velleità teorizzante, lo stesso suo rispetto per l'insegnamento accademico (dal Querona, dal Grigoletti, da, Matteinl appre^ l'arto del ri' tico la distanza e breve; ed an che per ciò la definizione del nc stro critico torna opportuna, per- „ $1 «piccolo maestro» iltildlomi 1 tratto e da Pompeo Marino Molmenti il disegno « largo e misurato »), e persino il sempre presente ricordo della paterna bottega da falegname dove «il bancone, le tavole ed i trucioli sparsi sull'ammattonato, dovevano formare un ambiente lucido e preciso che destava nel futuro artista il senso degli oggetti», giustificano per Favretto, meglio che la denominazione ambigua gliore e sufficiente di «grande artigiano » proposto dal Somare. Dal senso del preciso, essenziale ad ogni attività artigiana, al senso del pra- che sarà appunto il senso co ad affermarsi in Favret pratiretto do- Po la teorica accademica, ed a far si che nella sua pittura, a diffe ronza di quella di quasi tutti gli altri Ottocentisti i quali, chi in un modo chi nell'altro, interpretano lettica artistica romantica, non si il motivo realistico secondo la diale scorga « se non l'espressione ele mentare di una facoltà, sponta nea di dipingere ispirata da una visione semplicemente obbiettiva, che non poteva essere no vista nè dipinta altrimenti >. Ciò che, arricchito dalle sue altre note qualità, costituisce il tratto dominante della pittura favrettiana. • • • Alla « Seconda Quadriennale di Arte Nazionale» tenutasi quest'anno in Roma lui dedicato un fino volume Francesco Chllari, pubblicato come ■* 3o Quaderno d'attualità» dalla Rassegna «Conquisto» (Roma) nella quale già parécchie di queste pagine comparvero. Nesli articoli raccolti c rielaborati in questo libro il Calla ri passa diligentemcntc in esame le opere presente alla Quadriennale soffermandosi la special modo sulle mostre personali. Oludizio ed espressione risentono ta-Iota la stesura affrettata, ma il volume è ugualmente notevole come panorama pressoché completo della granrie cspopi'/.iono romana. •*• Xella collana «Itinerari dei musei o monumenti d'Italia» (Roma, Libreria dello Stato) a cura del Ministero dell'Educazione Nazionale, e della quale iriìi qui ropllcatamcnte sì parlò, è uscito or ora il volumetto su La li. Galleria Borghese in Roma» d-nn 90 illustrazioni, I„ 4,50) rompi lato da Aldo Pc Kinaldis, direttore del bel riordinatore della medesima cri autore Toma» tlella collezione tnoudadoriana cui si è accennato più so. pra. 11 De Rinaldi- non c soltanto un diligente funzionario di-Ile Antichità 6 llellc Arti: è un eritiro acuto, di rusti moderni, di sicura competenza. Questo suo libretto è un'introduzione eccellente alla comprensione e quindi al godimento del capolavori della raccolta. Bastcrelibo la pagina sulla celehcrrima <Danae» correggescu a darci la misura della sensibilità critica del Rinaldi.-: del qtialo piace poi anche la spregiudicatezza, Eccolo di fronte alla famosa «Caccia di Diana» del Domcnichino: ..Non si potrebbe certo imagi na re Una più onorevole congregazione di educanda ottimamente pettinate, che, nella innocente esibizione della loro acerba c non ammaliziata carnalità di « false magre» giocosamente 3' alleluino a frecciar colombi per essere Xinfc al comando della pedagogica Dea». Giudizio che sottoscriviamo -i toto corde ». K cosi avessimo tutti il coraggio della franchezza per tanto 0 tante opero del passato che »i continua ad additare per capolavori, solo perche «del passato . u solo perdio firmato da prandi nomi. (E peccato elio il De Rinaldi^ non abbia spinto il suo .-.0-;r_':i- ,1 dichiarare che la «Fornai-ina • L'alt.itilo e un mediocre ritratto...: mediocre, s'intendo, a paragone degli altri del Sanzio). • ■•\ proposito di Raffaello, vedere in «Pan ■ di ottobre l'a-sonnnto arrii-olo di l nilieito (inoli -ut rinvenituoni0 1 *-i-ii-iioiic oVl Lago del preteso Raffaello del 1 iOO. .Nel disirug. cere l'atintiuzione, Umberto Gnoli se»quel criterio estetico e non pura» niente filologico laute volto qui lavo» calo per simili indagini. mar. ber.

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