La seduta del Consiglio

La seduta del Consiglio La seduta del Consiglio La seduta deGinevra, 5 notte, idLa giornata ginevrina è stata! mtpsgtnlmmane come proseguimento della liseduta della notte scorsa, che era gterminata a tarda ora senza alcun ai risultato positivo, si è nuovamenteifcaanaI dominata dal discorso pronunzia'to stasera dinanzi al Consiglio dal : baione Aloisi, che ha additato con [spietata chiarezza le responsabi \ ma della situazione attuale, tndi | vicinandole nella Lega, li Comitato dei tredici, che aveva tenuto una nuova riunione sta¬ riunito alle ore 16. Stavolta il rap porto e stato definitivamente adot 'tato. ! . , , ,.,T. ,. j II delegato dell Italia 1 u consiglio ha iniziato la sedu ta pubblica alle 18. 11 presidente , Ruiz Guinasu ecsnha preso innanzi [tutto atto del rapporto del Comi-1 s | tato dei Tredici avvertendo che d | un voto in Pr0Posito 1,011 potrà p '■ aver luogo Prima di hnicdì; que- d i sto per tener conto delle riserve d fatte in seduta pllvata e ripetute b ; in seduta pubblica dal delegato a italiano circa l'impossibilità di da- 'q ! re un immediato giudizio su un i documento reso pubblico solo al- sl'inizio della seduta. In queste con- rdizioni il presidente del Consiglio wha creduto bene di aprire il dibat- [sa a tito sullo sviluppo attuale del conflitto italo-abissino. In proposito il barone Aloisi ha fatto le seguenti testuali dichiarazioni: La riunione odierna è determinata dalle comunicazioni che sono state inviale in questi ultimi giorni alla Società delle Nazioni tanto dal Governo italiano quanto dal Governo etiopico. Il Governo italiano, per parte sua, non può che ' 'riferirsi al suo telegramma in data Z-10-19S5, ». 176S-9 R., nel quale sono siate prospettate le ultime fasi di una situazione denun- o - \^'drllc Kazioni avesse preso - )lt(;„ debita considerazione il conn l a . I cjlc prescindevano dallo studio del - j male, e quindi non potevano ufa \frontarlo alle radici gds| m\ mj nf{ai serasciala e documentata ampiamente. ,dal memoriale italiano del J, set-\Atembre. Se il Consiglio delia So-, ta e l è a ; a e e e tenuto di detto memoriale nonché le dichiarazioni del Governo italiano che lo accompagnavano, e se ne avesse approfondito tutti gli clementi, si sarebbe reso conto che la situazione esistente in Etiopia era già tale che non si potevano più nutrire illusioni sulla possibi- I lità di modificarla con proposte ; Il Governo italiano ha apprez- \ zato gli sforzi fatti dal Consif/lio con ogni buon volere, ma non si è reso però e non si rende tuttavia conto delle ragioni che lo hanno spinto a non premettere ai suoi sforzi conciliativi un esame re<t/istico delle condizioni dell'Etiopia tanto in se stessa quanto come Stato partecipante alla Società delle Nazioni. E' su tali condizioni e quindi sul contenuto del suo memoriale che il Governo italiano drrr insistere ancora oggi. Gli ultimi sri- - ;„„.,; della situazione sono fucili mente comprensibili ed appaiono a inevitutiili quando si tenga presen- lo che l'Italia non è da oggi .soZ- ! t""to '''"'"«' d< «»« aggressione e d? pa,'*'f *?Ifiti°Pfa',WM cke «"e" sto stato di aii'irexsionc. ampia- -. mf,„,c doruìtl,;lltfltfh perdura da -|wo;ri „,,„;, rìle l'armamento etioo pico si è effettuato 'dal 1928 al ri e\paro del trattato di amicizia con\rol o ti | confinanti. se nni n na (7fniir( e con ingenti forniture di' armi liberamente fatte dui Governo ituliuno per il mantenimento dell'ordine pubblico interno e che questo armamento non era e non | poteva essere diretto contro altri che non contro le coloni', italiane Discussione fuorviata Trascurando l'esame particolareggiato ed approfondilo ili questa ! situazione e fuorviando la discusi sione verso argomenti teorici, si è perduta di vista la realtà, .si è venuti involontariamente a per- i- mettere che l'Etiopia si presentas a se alla Società delle Nu-.ioni in veo e di re no sic di vittima come se le misuri che l'Italia si è trovata costretta (irf adottare per mettere le sue co-lonic. in grado di difendersi fosse- ro stufo soltanto determinate da una situazione creatasi all'improv- riso e senza dei precedenti stori- ci ben stabiliti. Né d'altra parteco ÌEtiol><<1 6 stata considerata per r> cio che essa è veramente, cioè uno e stQto jn t.HJ - pericoti derivano ta dalle sue condizioni di anarchia, a- dalla mancanza di un effettivo no- lei ura ne rnnno- ie ai sistemi fendali. E' proprio invece questo stalo di cose che ha determinato c d< termina per l'Italia una minueciu continuata conti o la quale si è reso per cssu necessario di opporre una continuutiva e pregi cssiva difesa. L'Etiopia t stuta inoltre consi-dulia mancanza di un effettivo potere centrale e dalla mancanza di ii H controllo sulle sue forze mili-turi rimaste per la massima par- derata come uno Stato unitario,Imentre la maggior parte del suoi erritorio è costituito da vere e 'propric colonie di recente congni-Ista. Anche su questo punto, mal-' grado che si trattasse di uno sta-[o di fatto universalmente noto,'non si è tenuta nel debito conto''esauriente documentazione dell mcmorialc italiano e perciò anchc\» questo campo le proposte esco-1 gitate come rimedio sono rimaste ' al di fuori della realtà. Su questo]fuorviamento dei veri termini del',conflillo italo-eliopìco si e venuta' artificiosamente ad innestare una i agitazione allarmistica dcll'opi-t nione pubblica internazionale chc,\ alimentata da fattori del tutto \ estrànei al problema stesso, ha ondotto all'inconcepibile e all'as sur do; che cioè la minaccia immi ncnte dell'Etiopia contro l'Italia si è trasformala in una minaccia dell'Italia contro l'Etiopia. Si è preteso negare all'Italia il dirittoI di prendere le adeguate misure] difensive cercando invece di attri- b,,irc a quest'ultima un carattere arbitrario ed illegittimo. Contro questa deformazione della reali al governo italiano deve insorgere,] sia perchè cosciente delle propriej responsabilità, sia perchè tali mi-1 we ai legittima difesa dell'Italia^ sono state provocate da un atteg- \ giumento sempre più. minaccioso da parte dell'Etiopia. L'Italia si e mantenuta sulle sue posizioni difensive legittimamente create finché un ordine di mobilitazione generale del Negus non- ha concretato il proposito offensivo dell'Etiopia. Il carattere] aggressivo di questa mobilitazione e gli scofii che essa si propone sono stati apertamente confessati e proclamati. Ecco infatti le parole indirizzate dal Negus stesso alle sue truppe quali esse sono state riprodotte da corrispondenti imeric„nì e }r(l1lcciil da Addis Abeba: «Quando, coll'aiuto di Djo f(HCS.,,, IJWn.a sarà terminn. vittoriosamente, i mici soldati ta !j/ futti che ho esposti dannoima netta smentitu alle argome.n- ipetute dal Governo etio- seranno ricompensati coll'Eritrea e colla Somalia italiana per i loro servisi ul Re dei Re». Esigenze elementari lozioni pico ancora nella sua nota in data di oggi e mettono in evidenza co- rne queste argomentazioni nonpossono essere considerate eh e quale un tentativo mirante, con l'invocazione della lettera di al-cimi articoli del patto, a snatu-ràre la realtà storica quale si pre-.sedia e quale è stata documenta-ta dal Governo italiano. Preten-dere che l'Italia, (incora dopo initalc allo, avrebbe dovuto confi-t,ie. ancn^ "ci quadro del pattorsc manovre con- fermano ancora una volta che i movimenti ituliuui non potevanoessero più olire ritardati. La rc-sponsabilità di una tale situazione w< attribuiti! all'incoraggiamento/he l'Eliopiu ha creduto di potert trarre dalle discussioni avvenute « Ginevra e dalla tentata defor- inazione di queste dinanzi all'api nione pubblica intemazionale. Il popolo italiano non riesce e'ioni in cui si scoine da parte del-„ *„„ nr.l„»i»nuure l'urto ad attendere a pie fermo di oltre un milione di a im¬ iiiuti supera i limiti della buona fede. E ciò anche se non si vogliatencr conto delle speciali copidi-l'Italia lu difesa delle sue Coloniecioc a molle migliaia di chilomc tri dalla metropoli. Da siffatte, esigenze di elementare sicurezza militare nessuno Stato ha mai potuto ni- potrà prescindere. Le operazioni effettuate dalle truppe italiane sono state determinate dullu mobilitazione etiopica e le misure militari italiane sono pertanto perfettamente legitti-poiché esse costituiscono in realtàuna reazione immediata e neces-sana ad un allo di provocazione.La malafede etiopica non ha esi-tufo ad accompagnare l'ordine dimobilitazione con un asserito ar-re/ rumenta di trenta chilometridelle proprie truppe. Un provve-dimento era destinato invece a co-pr'trc l'altro. L'Etiopia voleva con tale nnc-tramenio costituire una comodacortiua dietro alla quale predi-sporre meglio l'adunala e la /ì"«-(r- preparazione aggressiva delletruppe abissine. Non consta delrcsto, dalle ultime informazionpervenute, che tale arretramentosiu stalo nemmeno effettivo, Jimtulle queste dive I non riuscirà mai a comprendere\ perchè tale def orinazione sia stata' tenuta soltanto a suo danno, e c/ie\soltanto contro di esso si cerchi dmettere in moto dei procedimentrimasti inoperanti in altri casQucsti tentativi e gli ostacoli frupposti al riconoscimento delle bua' ne ragioni dell'Italia hanno imbuììdunzito l'Etiopia al punto che ess1 si è persuasa clic fosse questo buon momento per profittare del'" aitttagiotte c porre in atto i suoi mo'Jetn °stm contro Vltaìia. I precedenti Al Governo italiano non restano che i proprii mezzi per sventare tale manovra, (fiacche il Consiglio della S. d. N. non ha finora xroluto prendere in sufficiente considerazione la realtà delle cose. Se si fosse invece partiti dalla realtà comprovala della indennità della v*JTa- * "l"""""frc s- * N- U'Etiopta non avrebbe certo osato di proclamare contro l'Italia ìa mobi inazione generale. Il Governo ita liana deve perciò insistere nell'af fermare che i pericoli della situa '.ione attuale avrebbero potuto essere eliminati se l'azione intrapresa, si fosse basata sulle reali condizioni dell'Etiopia, anziché di continuare a considerarla come uno Stato avente parità di diritti con fili altri Stati che fanno parte dcl- ìaLega. In circostanze assai meno gravi delle attuali io ricordo di avere udito sostenere con calore nel Consi gito che l'esclusione prevista dall'articolo 16 del patto si sarebbe potuta pronunciare contro un membro che non aveva mantenuto fede all'obbligo imposto dall'articolo SS del patto, di assicurare cioè un trattamento equo alle popola zioni indigene sottoposte alla sua giurisdizione. Mi sia consentito vicordare le parole pronunciate dal rappresentante del Regno Unito, signor Eden, alla seduta del 1S mar/gio 1934: «fi Consiglio ricorda che, secon. do l'articolo 23 (B) del patto della avviso, e tiene a dichiararlo so lennemente, che la Liberia ha man- Società delie Nazioni, i membri della Società s'impegnano ad assicurare l'equo trattamento delle popolazioni indigene nei territori posti sotto la loro amministrazione. Il Governo del Regno Unito è di cato cosi gravemente all'obbligo che le incombe nella sua qualità di membro della Società delle Na- zioni, che quest'ultima sarebbe perfettamente in diritto di pro spettare la sua esclusione, ai sen- si del comma 4 dell'articolo 10 ». Se il delegato della Gran Brc lagna non ritenne allora opportu- ] no di presentare una proposta far male di esclusione è ad ogni modo certo che egli aveva ammesso l'applicabilità di un tale provvedimento in un caso di gran lunga meno grave di quello dell'Etiopia. Fino a quando non saranno, eliminati i vari elementi che hanno spinto l'Etiopia ad assumere un contegno aggressivo contro l'Italia e gli incoraggiamenti che sono venuti a quel Governo dalla deformazione del conflitto italoabissino, non sarà possibile risolvere adeguatamente il conflitto fra l'Italia e l'Etiopia. Una nota etiopica Dal canto suo il delegato abissi! no si è limitato a leggere una noj ta già distribuita qualche ora prima che si iniziasse la seduta relativa alla richiesta del Governo di i Addis Abeba di una immediata ap I plicazione dell'art. 16, partendo dal i presupposto che l'Italia abbia vio j lato gli impegni contenuti negli ar j ticoli 12, 13 e 15 del patto. Il de¬ I legato abissino ha aggiunto che, di fronte alla proposta di aggiorna' mento del Consiglio a lunedi, do I mandava espressamente che fin da j oggi il Consiglio stesso indirizzastse al Governo italiano un appello , per la cessazione dell'azione guer\lesca. ' Accantonata questa richiesta e1 tiopica, il presidente ha proposto ;senz'altro la nomina di un comita; to ristretto di sei membri (l'im- ppcaarnppLsldLcpmaolpddres rdco,st'Uitimo organismo per mercoledì - , eli una immediata applicazione deli : l'art. 16, ha rinviato ogni decisioo |ne circa la definizione dell'aggres-jsore e lo studio dello sanzioni a e lunedi. Sono 48 ore di tempo di o più concesse all'aggressore », dicor | no questa sera i falsi puritani deie la delegazione inglese, da parte -,^ della quale non si nasconde il ri- sentimento contro Lavai accusato |di porre i bastoni nelle ruote a chi e credeva di mettere senz'altro in -! causa nonché lo sviluppo"attualeI »\ .,_„- , ... .i- r Io ¬ mancabile delegato inglese ed i rappresentanti di Francia, Dani- \ marca, Portogallo, Romania, Cilo i , con lo scopo di esaminare gli espo-jsti presentati dalle due parti in fitpnasmcncicnadcdsndcèlds.ltsnsfsfe'' della situazione, in modo da fareiea e - un rapporto al Consiglio al più tardi lunedi pomeriggio. Dopo un breve rilievo di Eden circa la necessità che il comitato dei sei inizi fin da questa sera il lavoro, il presidente ha aggiunto, prima di togliere la seduta, « a ti| tolo di informazione x-, che il si! gnor Renes, presidente in carica dall'assemblea, ha convocato que- ài venturo 9 ottobre -, La pr'eSsione esercitata sul ter-1'. venQ diplomatico e procedurale è - completata, come già si è potuto i'notare fin dalla precedente fase - ginevrina, dalle più equivoche fori mc di intimidazione svolte per vie -: traverse in particolare per mezzo - ' dei diversi uffici voci che parlano i addirittura di minaccia di rottura -|dc]le relazioni diplomatiche come a ì prima automatica sanzione. A giu- dicare dall'umore che spira que-jSta sera negli ambienti vicini al e 'signor Eden non sembra che per l n momento il successo sia da quei sti ritenuto molto soddisfacente. o II Consiglio, rifiutandosi all'inaum j dita pretesa del delegato abissino e moto il meccanismo della proceduai ra dell'articolo 16. e; Una fierissima reazione alle di- di,verse manovre anglo-etiopiche per ti f]a messa in stato d'accusa della i. Italia è stata però il discorso prop- nunciato dui barone Aloisi di frona--te al Consiglio, discorso nel quaì- le il tentativo di deformazione dclala, verità è stato messo spietata- il mente in luce.

Persone citate: Aloisi, Comi, Consi, Negus, Renes, Ruiz Guinasu