L'occupazione dell'Agamè

L'occupazione dell'Agamè L'occupazione dell'Agamè Asmara, 4 notte. Z-d fulminea avanzata che Ita portato, entro brevi ore, le truppe italiane dalle loro basi di paziente attesa in pieno Tigre è tale da riempire di entusiasmo non solo ma anche di ammirazione per il modo come la punizione italiana sulla tracotanza abissina è sfata rapidamente studiata preparata ed iniziata. Fanti e aviazione All'alba del giorno tre le truppe delle nostre Divisioni dell'Esercito, della M.V.S.N., e quelle formate da reparti indigeni hanno varcato la frontiera e sono penetrate nel Tigre. Avanzata rapida, e allo stesso tempo fatta sicura dalla collaborazione fra le colonne in movimento e le squadriglie e gli stormi dei volatori che, assicuravano una ottima osservazione o che intervenivano contro le formazioni armate di. quel nemico che il negus e i suoi emissari avevano dichiarato di aver ritirato a trenta, chilometri dalla linea di confine. La bugia è stata smascherata in pieno e rapidamente dai volatori italiani i quali hanno dovuto intervenire contro questi nemici che costituivano le forze di copertura del Tigre: la locuzione « forze di copertura» è esatta soltanto inquantoche il Comando Superiore italiano non si è lasciato sorprendere ed ha preso il tempo su quella che due giorni or sono era una minàccia imminente, da parte etiopica, sui nostri confini. Se le truppe italiane non avessero ricevuto l'ordine di prendere l'iniziativa, queste forze di copertura abissine sarebbero state destinate ad operare corno avanguardia contro di noi. Ieri ed oggi la loro posizione si è rovesciata... e non per merito o volontà loro o dei loro comandanti ma per la fulminea avanzata delle nostre valorose truppe. E che le forze incontrate dai nostri subito dopo aver superata la linea di frontiera, fossero effettivamente destinate ad assalirci è dimostrato ampiamente dai documenti che sono stati trovati indosso ai nemici uccisi e alle confessioni ed ammissioni di quelli presi prigionieri. Comunque queste truppe di copertura sono state rapidamente travolte dalla combinata azione dei nostri aviatori e delle nostre fanterie: nessun agglomcramento di armati sfuggiva prima, all'occhio vigile ed acuto dei nostri osservatori aerei, poi alle manovre con cui le fanterie mettevano in {scacco il nemico. Durante la prima giornata di campagna le truppe etiopiche hanno preferito, quando e finche potevano, ritirarsi piuttostochè impegnarsi in combattimento. I centri occupati Mentre le colonne italiane procedevano occupando centri abitati di maggiore o minore importanza — come Meda Canza, Adi Tzada, Tebai, Duro Taclè, Amba Cristòs, Debra Damo, Lezzat — le popolazioni, all'avvicinarsi delle truppe uscivano sul limitare dei loro villaggi o salivano sui tetti delle loro case sventolando verso le colonne italiane dei grandi drappi bianchi: segnali di resa, senza dubbio; ma anche, si può affermare con tutta sicurezza, segnali e manifestazioni di gioia per la liberazione dal giogo etiopico e da tutte le vessazioni e da tutte le angherie imposte per decenni da tutta la scala, dei ras: da quello locale al ras dei ras che ad Addis Abcba, si è recentemente conquistato — per dichiarazioni concordi di tutti i giornalisti colà riuniti — la fama di grande divoratore di ca¬ viale e di non meno grande bevitore di sciampagna. Lo popolazioni così liberate dall'Italia, — non bisogna dimenticare che queste stesse popolazioni andavano da anni invocando dal Governo dell'Eritrea clic questo portasse la pace e la giustizia romana che aveva assicurato nel vicino territorio, anche nel Tigre — si soho presentate agli occhi dei soldati italiani in uno stato di miseria spaventevo- padroglMcile: non e esagerato dire che le\grida di entusiasmo e di gioiaLche uscivano dai petti vittoriosi\ della nostra balda gioventù si de-1 vento essere per m momento ta-\ìcinte di fronte allo spettacolo di „miseria umana cui si trovavano \,l±e™*,Z^!^™?n\Ll'\}?!°J!ì™^\tcper un momento, ha lasciato po sto a un sentimento di compus sionc. Ma nel cuore generoso del milito romano è tornato presto l'entusiasmo e la gioia della vittoriosa conquisili. Del resto, a sollevare le condizioni e i bisogni più immediati delle popolazioni liberate, hanno provveduto, appena informati, i servizi di Intendenza: razioni di farina e di altri fprdviveri sono state largamente e'aprontamente distribuite alle p0-\cpolazioni benedicenti. La XV Squadriglia L'aviazione è stata attivissima: due squadriglie da bombardamento hanno iniziato brillantemente Ala campagna: gli apparecchi, che\puntavano su Adua, sono stati fatti segno a un vivissimo fuoco di mitragliatrici e di cannoni; non ostante questo fuoco, i nostri valorosi fra i valorosissimi aviatori, hanno volato con superbo e fascista sprezzo del perìcolo, sugli obbiettivi a una quota relativamente bassa in modo che le bombe da essi lanciate giungessero tutte e precise sui bersagli. Forze armate abissine raccolte intorno ad Adua e Adigrat hanno subito gli effetti di questo bombardamento. Ieri notte all'aeroporto di Asmara S. E. il capitano Galeazzo Cia \ [\<I lz'Uno, comandante la XV squadriglia^da bombardamento, che ha assunto ufficialmente il nome «Dispera-1 ta » e issato il gagliardetto nero! col fatidico teschio della generosa]squadra d'azione di Firenze, ha\squa riunito gli equipaggi ed ha comunicato loro che il mattino la squadriglia avrebbe effettuato il primo volo di guerra su Adua e Adigrat. Nelle primissime ore del mattino la squadriglia, in perfetta formazione, si è levata in volo ed ha raggiunto l'obiettivo di Adua ove bande armate abissine e presidi locali hanno aperto un vivace fuoco di fucileria, di mitragliatrici e can noncini contratterei. La squadriglia]ite! capitano Ciano ha immediata-Smente risposto e, individuato corneicentro maggiore dell'offensiva H ti Ghcln » imperiale, ha lanciato su\di e.s.so varie bombe. Quindi ha puntato su Adigrat e ha rovesciato il rimanente eurico di esplosivi sopra raggruppamenti armati e fortificazioni che avevano aperto un nutrito fuoco. Alle ore 10 l'intera squadriglia — compiuta, la sua missione — è ritornata alla base di Asmara senza alcuni incidente. La XIV squadriglia da bombardamento contrassegnata « Testa di Leone» e di cui fanno parte i sot-\totenenti Vittorio e Bruno Musso-, lini, ha avuto ordine di partire perì un obiettivo di oltre frontiera ed e partita in mattinata al comando, dcl maggiore Tessore. Brillante-' mente compiuta la sua missione, è\rìentrata — nella mattinata stes-\sa — all'aeroporto dell'Asinara, [Mentre le truppe procedono ini-1 pegnando le coperture abissine, alcune squadriglie di apparecchi da ricognizione hanno, per così dire, allungato il loro obiettivo di osservazione spingendosi in rico gnizione verso sud-ovest, sorvolando e oltrepassando la città di Mucullè a sud-est, e il fiume Ta cazze, verso nord-ovest. Bicogni itone di carattere tattico come quelle, con viaggio più limitato, che gli aviatori hanno compiuto sulle posizioni più immediatamen \te antistanti alle nostre colonne e L„He loro direttive di marcia, \ Le opc,azioni della giornata si 1 „ogso|to cosi riassumere: le truppe \ìtaliane occltpaHdo talune postelo „, amnSttte oltre le nostre Unee> \,mnno }(cfte aorpaasttto a torren. \tc March, affluente del Case Setit, che per 39 anni ha segnato la frontiera fra la Colonia Eritrea e il Tigre. Il corso del Mareb forma un profondo avvallamento fra le terrazze di Adi Uala e quelle aditine. Superare tale avvallamento, era divenuta una necessità militare evidente e impellente, e infatti le nostre truppe lo hanno oltrepassato, andando con tutta certezza 'ad occupare le alture di Darò Ta\c}é (Jo scudo d'oro), dalle quali si domina per intero la conca di Adua e Axum, stendentesi fra quelle alture e le Anbe dalle forme irregolari di Abba Garima. Darò Taclè è a, circa venti chilometri dalla città di Adua, ed è un conqlomerato di capanne e di \casucce rfi pietra ud lm soio pia. no con S-unoo tignili. E dal Mareb a Duro Taclè corrono altri venti chilometri. Questo torrente per qualche \ tempo dopo la pioggia è in piena, [ma facilmente guadabile. In novembre si asciuga e non si \trova acqua che scavando nel let<to sabbioso, largo un centinaio di metri, dove la strada per Adua lo I passa. La strada in territorio tigrino è luna discreta mulattiera, in condizioni ordinarie percorribile anche 'd'aite vetture a motore, ad ecceUione del tratto che supera la ca¬ li torrente al guado ha una quota di 1200 metri. Il colle di Darò Taclè tocca i ^6'"1 di Daro Tacle 1 ! „ ,. , , . ]3?0?• la,co"m dt Adua è a 1900 \mctr> ^ mare. Sempre più avanti Durante la notte su oggi le truppe si sono accampate sulle posizioni raggiunte: all'alba, stamane, la marcia in avanti è stata ripresa su tutto il fronte. Il morale dei soldati è altissimo: scene di commozione e di entusiasmo indescrivibili si sono svolte continuamente da quando quaran ]*0"? "rc "/ so»° lu Parola del fluSe 6 '/"""" c,l"rl ed «»'»"'»« ifM,c "'"'Vf c,,e non aspettavano c non desideravano altroché l'or\'ì,>w <>' marciare in avanti I progressi della seconda gwr- nata di campagna sono continuati brillantemente: le nostre truppe avanzanti sul centro sinistro del nostro schieramento, hanno proceduto verso sud. risalendo le valli del torrente Belcsa, tributario di sinistra del Mareb e, dopo aver occupato i villaggi di Foca- i fa e Cherseber. Poco più oltre di questa località la nostra colonna si è trovata sul ciglione dell'amba che \domina la pianura sulla quale , sorge Adigrat. Questo ciglione ì nel punto più elevato raggiunge i 3000 metri sul livello del mare, , Adigrat e il capoluogo dell'A' game, una regione poco vasta, \che è come un distretto del Ti\grè. Anche l'Agame è molto [montuoso. Il paese di Adigrat 1 sorge sopra un'altura poco eie- vata nella piana, nella parte ovest di una fertilissima conca. L'importanza della località viene anche dal fatto che si trova sulla via che dall'Eritrea, per Senafè, conduce a Macailè, ed alla grande carovaniera dell'Abissinia orientale. La conca di Adigrat è famosa. A Adigrat fu il concentramento del corpo di operazioni comandato da Baratieri quando si credeva che Menelik sarebbe venuto a urtare contro la forte posizione di Edagamus. Bq.ratieri aveva stabilito a Adigrat la sua base di difesa. Dopo Adua il forte di Adigrat. seguitò a resistere scrivendo una pagina indimenticabile nella nostra storia coloniale. Esso fu liberato nel maggio 1896 da Baldissera. A. Minissale. TuculQ Àr£esa MiUgri \ \Digs3 Ad'Ce^h R I °T Mft^ Jg <iAc DeùraSe/asM090 oBadim&AM?£a) Anan/fr. -s / s ' JaV , 71.: \DebraMari3m A.Deb re, *28I8 ^~%//oddo/>a//A AdNebrìd o Cobgli xMasHas „ oBanaèh yunaGuna o / Caduta Aztorèri Me*3CanzaM?T*aSa DebnaDai.^ . _ . . -riessa .. pDebr&Sfo. Add/Dacnor, Je/ac/aca0 Addi Deeal0 Dem0e^^deio C£"< °™9a oneu#oCaooi Afa/ Tirncher oAddiffassi Wofamo ofÀfajcfela ?£ndeht- oHausiéh Otra%% AdiMocada"0 Dudassa ' c'/ o/ltender oAzbf °Lemo" °A/& Macailè Km IO 20 30 40 50

Luoghi citati: Abissinia, Adua, Asmara, Eritrea, Firenze, Italia