Golestan: enorme scrigno

Golestan: enorme scrigno "VielcjcjjLo nell' Iretn Golestan: enorme scrigno Ricevimento in famiglia -- « Moli », la luna e i giardini -- Lo storico palazzo degli Scià - Brillanti, rubini, smeraldi... - Il trono del Gran Mogol Da Pietro il Grande a Napoleone -■ Miliardi in un salone a l i a i o o i o a o a r e e a ? o i . n e o mi o - m J di i oaen i ot a o. i- e (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE] TEHERAN, agosto. Nella- modernità a oltranza di Teheran il cercatore indigeno si trova, a un certo momento, come a. disagio. Dove sono, all'infuori delle grandi Moschee policrome, i ricordi del passato persiano? Che e rimasto della Persia di Firdusi e di Saadi; la Persia dei poeti e degli usignuoli.' Questi innegabili tesori, clic testimoniano di una. preziosa tradizione, non sono perduti. Teheran racchiude ancora, entro fascie di cemento armato e di laterizi, i suoi gioielli. Sono i giardini. Quasi ogni casa- ha. il suo: lo i custodisce entro mura gelose. E ogni giardino ha, grande o piccola, la sua vasca, intorno alla quale c'è una balaustra di marmo o una ringhiera, su cui vengono a posarsi le tórtore e gli uccelli di frasca. E' in questi giardini e intorno a queste vasche che le famiglie persiane si adunano la sera, per la cena. Ed ai rami degli alberi i Persiani appendono le amache, sulle quali si culleranno negli afosi pomeriggi estivi e dormiranno durante la notte, temperata dalle brezzo della montagna. I Il sonno sotto le stelle è unch'cs-l so una tradizione asiatica, o stret- tomento persiana. Il popolo, che\non ha- amache, porta i suoi letti c i suoi giacigli sotto gli alberi delle' vie remote. Pranzo in giardino Sono stato invitato, un pome-1 riggio, nella onorabile casa di una dottoressa di Teheran, che lui stu- d'iato ginecologia a Parigi. Una . signoru, sotto ogni aspetto della ine/ mlsl^TuTMto alamno ' nei misieio ai un jouo gioiamo, tuno suonava ancora rispetto al- la tradizione ai rcisia. ta^Z^^^là ' vasca, che il tramonto comincia¬ l>a a iridare. Sull acqua tersa gal- leggiava qualche foglia di rosa e di ta»**"0' , ■ Il giorno cadde Sulla tavola fu Z7c\elu !!tTt,léCanZhe' 1 " (onc, nella stile delle a ntc he lu- \ cerne di Hnmadan. Tutt intorno era già seduta la famiglia tu «£-tesa della cena. A rispettosa di..stanza (l'aggettivo ha in questo \caso i, suo vero significato/ ac coccolata sopra un tappeto, intor- : no a una lucerna più piccola, era la famigliola dei domestici. ,.„,„.,.,.„ ;„ appaile la Sui grandi alberi lima, una grande luna d'oro puro. ■— La Luna, in persiano, si dna- ma moh - mi spiegava la dotto- ; ragonc per tutte le cose belle'. Per |ressa. — Essa e il termine di pa¬ rfire di una donna che è beltà si di a 3 dice infatti « bella comc la Luna ». Era'il ritorno al paese delle favole e delle «Mille e una Notte». Mi vennero offerti i dolci e le be- \ vande dell'ospitalità rituale: —I lukum di pasta morbida e profu-] mata, pistacchi, noccioline aro-' maliche, e una bibita dall'odore e' quasi dal sapore di rose. JLa dottoressa mi mostrò quin- "rf,i l'Interno della sua casa. una\dellc più antiche e conservate ca-[se di Teheran. Discesi per scali- ni di antica, ceramica a colori, fra ' pareti pure ceramicate di motivi,decorativi, un po' logori come vecchi tappeti. Fui introdotto nel,«salotto degli specchi», ambiai- te tipico della casa iranica. La mia immolline appariva riflessa e spezzala in mille sfaccettature,che, al lume della lampada, da-]vano scintilla multicolori, conte diamanli. Nelle vetrine brillava-.no gli antichi oggetti di famiglia: anfore da vino, dal collo di cigno;\vasi di maiolica dipinta, gioielli. jVisita al GOleStan Questa visita avrebbe meritato no ne ane ei oodi o a nta ra maggior tempo: il suo godimento fu Troppo iJevc. Il giorno dopo dovevo visitare il palazzo impc- rìale del Golcsla per noi riparli- naie ati uoil.-.ii, pei pui upuiii re verso i confini dell a ganistanmisterioso. Ftt appunto la visita dcl Gole-sto», Ù giorno dopo, a confermar-mi, comc anche lo storico edificio impcriale ripetesse, in proporzio- ni gigantesche e con una ricchcz- za 'favolosamente più grande, il motivo della semplice 'casa di Teheran. fi mr/cstoso palazzo ichc sorgequasi al centro della Capitale' e vide l'incoronazione, or sono dieci anni, di Reza Scià) è il gigante-sco forziere in cui sono racchiusii tesori dell'Iran, comprese Ze gemme del Gran Mogol, conqui stato dallo Scià Abbas il Grande nella sua spedizione nel cuore dell'India. Accompagnato dal Duca Tele-sto di Toriìto, Incaricato d'affaridella R. Legazione d'Italia a Te-heran, e da un alto funzionariodella Imperiai Casa, ho potuto avere al Golestan lina nuova at- testaaione della tradizionale aspi- talità iranica e penetrare in un amoiente che nessutt profano, tan-ito pm occidentale, avrebbe potuto *Hrt/c"C f" P'—^' ^ s,fore. l (jiardini dc[ G(licslll), prcml. rane degnamente la visione di Gli alberi in fol-la sono curati e quasi levigati.Aiolc immense appaiono, rasate comc vejiuti. Le. acque delle va- ,c;.c j,riHa«o enfio cornici mar- marce. Il fondo delle vasche è lu- sMratn „j ccramiche ^ "à'"w ""'"">"" Grazimi e ir- radiazioni di zaffiri. /„,,„.; aej ,,iardini dilaniati ad„,.„,„. „,„,,,. „ „«,.„^;.,i Jt„„,«>ehi ciechi, sono affrescali, dircimet?1 0■«*««« atK °JJ dece- ^'^«"^'''f ^Ttloral Ta »» <™&> ÌZildiclc^a scene \. >"u'la- acene ai caccia, scene *«>nore scene di gloria: castelli alberi, tende; uomini dalle prolis-u„:.u„ j„...„ , ,./ ,.se barbe, donne dai lunghi occh- j :~~ìd atl'Ìavorìtc"7Ìah-onieii „ U„,\S. ìi f Clit!c. e bch'c: « «"« la 0«~'f-la, il leopardo di Persia, così tre-|iMe^e «»<;"?, nelle jungle dcCaspio; la tigre dcl Mazanderanesentativa. perche èrcana» degli antichi. sfossa di quella del Bengala t c. '" }"H Ia «n»'e »"cl L3 Sala del tTOnO „«„„„,,„„, „ „ Doccino, affinandosi, scopre composizioni piu delicate, dove la Joglia di loto predomina come tra-"!« decorativa. Si osservano « na-\ture morte» di squisita colorazionc: meloni succulenti, il coltello piantato nella polpa d'oro; uve' violette di Sciraz; palme dcl Sudfiori favolosi, strani, dai color Quasi immaginari, e poi melogran,e melograno dovunque, con il loro spacco purpureo e colmo di minu (issimi rubini... ,neon/inalo palazzo, agguerrendo ]gli occhi per renderli più atti a so stenere il barbaglio dei tesori na..scosti. Si accede ai saloni immens per una scalca fiancheggiata da \ colossali vasi di celadonio verdeEcco il salone del Trono. Ne serj berò per tutta la vita un ricordo d{sogno. Sembra di entrare nel paese,, Mi accwuo a entrare ora nellodei diamanti.' Tutto paieti ^S tuàf^ ma,mBt,ra è verso il fondo I ne "u'-'",rf"." ? lr'Sf " fondo. 1 ne^ramanti dicono che le pietre pie. ,,;/i,„„„ ron tn,-r miste ;,: "f e cosi , ., ], L""!"" c 0 '' "'t"!°' """ c " ''°"°'' "."'<" Parecchi. Il pxn gran „r' " !"" famoso e il «Trono de Pavoni», conquistato dagli eser rl" Pe,sianì " Dchli. ove era cu «todtfo come il più bel «pezzo rfr' tcsoro rfr' G''f"' Mogol. E' tutt\a'oro massiccio, minutamente ce sellato e fittamente incrostato di &riKanti grossi come nocciole, d-\smeraldi e di rubini fenomenali. iì —Quésti rubini, questi smeraldej—osservo attonito — orosst cern e - uova di piccione cono dunque autentici ? — Autentici! risponde la min guida. — E questo smeraldo grosso come una piccola melagrana, in¬ i -\eastonato al centrof o - — Autentico, o' Dietro il trono di Drilli c'è una sdpvgiib-.rosa, tutta tempestata di grossi ,i- diamanti. Un nascosto movimento' in di oroloi/ieria le imprime una re-: r- - gelata rotazione. eo Pierre Daye ha notato in un suol fi^ . ^ * Plus , ^ m .quo de bon gout... ». Ma bisogna' . mettersi anche dal punto di vistai ci dell'arie indù. E poi bisogna tot- s- T^Z^tJj^0^.."' migliaia ai aoppien, e i caci e,\ te "' mondo di riflessi e di scin-\C- tmì< Quale ebbrezza di splendori - Possn rappresentare questo trono,'. ,-^he ora ha un aspetto puramente [n^-minerale. ìr-] Accanto ad esso, più piccolo, ma d\»on meno sovraccarico di gemme i pd [meravigliose è il «Trono dell'In- c,. dostan ». pure conquistato da' i Grande in India Anche „- ^ |1 f'"1™™fa ™'"• A" _ GTa ft Z"ssi come Ed ecco | e « «Tranello di Nassers-rd-din J'e . brillanti abbondano C'è da , S tóSfa JrtriW* ««e de - i "B/r ' B "IB a' aue ' : la Palco! i [i, -a' bbn»d"""' Cc <<'' ii Non è finito. Alle pareti, in altrottante veti ine, appaiono altri - - favolosi tesori. Ecco le armi degli l scià. Scimitarre indiane, iucro- gmvdn]**** dJ\ enormi brillanti. Unoscu- èdo porta, al centro a « cubochen ». è "" ntb'"n ^osso quasi come una ,mela. Una scimitarra è tempe- stata di zaffiri; un'altra di rubni. «di smeraldi, e di diamanti. Nel S\ piume!to di un turbante c'è uno t „ smeraldo grosso comc una melo e, a a-] - ; o e, ; i i o o si a e, r- di e ndcagrana nascente. Pugnali e jatarjan scompaiono sotto guaine ai dia-' manti, smeraldi, rubini, zaffiri, turchesi. Elmi d'oro massiccio sono sormontati da smeraldi e da brillanti grossi come noci. Al centro di una guantiera d'oro un enorme brillante sprizza scin-t tillii d'arcobaleno. Vasellami, anfore vinarie a bec-] co. specchi a impugnatura, scatole cesellate scompaiono sotto perle e pietre preziose di altra natura o ' ' , forma e colore. Doni d'imperatori La visione ormai abbaglia, stanca: direi quasi che dà un attimo di nausea fisica. L'occhio sente il bisogno di riposare sulla morbidezza dei tappeti, sulla dolcezza delle sete, sulla soavità degli e, ,■ rìle NOtw mo;ti e prcziosis- Sl™'1' Ma di ""oro "' "!"""do to? e- (h P ' Pr"rf""''' " C0PPe clm" s,,i e- /o)|rf occhieggiano enormi e- „,„' ,.' M, e. ò'"c"""'- Ed rrr"' ""*'"'' ' s'c""'' C archeologi. Sono i vasi rari e le " tace di Mcsccd, la città santa ai n- confiìli dell'Afganistan. Sono i vaei seH„wi oi rrtorfonio cinese; i vasi r- Cambra e doro di Hamadan; i u- bronzi del Lorcstun; i tappeti dcl »ÌKhorassan. to pni „pp„mno i regali degli /ni¬ e- peratori, dei Re. dei Califfi, degli di Emiri. C'è il vasellame da tavola di regalato da Napoleone. 1, a bordi (,;,-, co„ (■« Ar » fatidica. E ci sono di perfino i presenti fnon ccccziorne. na(t a dir vero) dell'ex-Kaiser. Ma i doni più belli, più Soii/,1»s'isono quelli degli Zar di fiftMfo. (Oji Sovicti offrono forse ac- dato per le ferrovie e dinamite per le gallerie...). Gli Zar, volta «volta minacciarono e blandirono gli Scià: la Persia era il ricino inàuietante Vei momenti delle inquiciante. *ci momenti acne blandizic giungevano le pendole ci candelabri di malachite di Pietro il Grande, le gemme di Caterina, r/li enormi vasi di celadonio rosso e di malachite di Alessandro I; fino ai presenti più moderni de' malinconico e ultimo Nicola. Splendore e ostentazione: tosto c truculenta; finézza e decadenza •sj alternano. Quanti milioni, dirò ^?^ »"' »<* ^ taire questo tesoro imperiale dl Cui io ho visto soltanto una parte/ a questo punto si sente il bisn- ,/ll0 dj ritornare nei giardini alla natura elio rasserena, sotto il me-ravigliaso ciclo. « i, più bel cielo dcl mmdo _ ofr0MO \ PeMttM _ perchè esso e il più vicino al cielo ». \v/to pace verde dei giardini dcl „ \,r'!" ' ' ""• "V "LI Golestan giunge un tubare di tòr- 1 ^ "C"." .'!''r" ' imperiale, immobili sull' attenti, attendono presso t/li alberi, comc idoli bianchi. — Si dice domando olla mìa guida — clic in un'ala di questameravigliosa residenza viva la So- vrana. la consorte dello Scià... Il funzionario imperiale tttce,discretamente. Usciamo. Tutto ciò ècertamente'indimenticabile , , «W0»1» :"'»" ali accendersi dei SL~^',..£'5^..:rt,.cr,5?^0 nonché una cosa ancora avrei rorimanere in all' ■se- e/Mesto fiabesco 'r""Mli /uiHi.mh l'accendersi de, dell'Iran si irida come, il collo delle colombe e gli usignuoli cominciano a cantare. M" "°'< bisogna chieder 'roppo "fi1' ■Dcl- Curio Mortori

Persone citate: Duca Tele-sto, Golestan, Mogol, Reza Scià, Saadi