Imponente manifestazione franco-italiana

Imponente manifestazione franco-italiana Imponente manifestazione franco-italiana Seimila persone riunite alla Sala Wagram riaffermano, tra grandi acclamazioni, la inalterabile amicizia tra i due popoli - Un fervido messaggio a Mussolini, a Lavai, a D'Annunzio \ Parigi, 10 notte. Il messaggio di D'Annunzio al Presidente della Repubblica Lebrun ha fornito stasera occasione al Comitato France-Italie di indire alla Sala Wagram, una manifestazione popolare di amicizia franco-italiana. La riunione, che in un primo momento poteva apparire relegata nel novero di una delle tante manifestazioni organizzate abitualmente dal Comitato suddetto, si è trasformata spontaneamente in una clamorosa affermazione di solidarietà latina. Circa seimila persone sono accorse all'invito del Comitato. La sala era letteralmente gremita. Parecchi oratori si sono succeduti alla tribuna. Filippo Da Zara, segretario del Comitato FranceItalie e direttore del Fronte Latino ha pronunciato una calorosa « risposta della Francia a Gabriele D'Annunzio *. Ha detto che la I Francia non può disinteressarsi delle sorti di una nazione vicina che tiene la chiave della civiltà, aggiungendo: « Si vogliono forse i delle sanzioni perchè una Nazione latina vigorosa e sana cada sotto il giogo di un popolo senza cuore? No. La pace vera la vogliamo noi; sinceramente, senza ipocrisia e per giustizia ». Quindi Italo Sulliotti, direttore della Nuova Italia, na parlato dell'opera redentrice di Mussolini e del Fascismo, che è valsa a ridare all'Italia un'anima nuova. Ha ricordato la civiltà di Roma che ha illuminato della sua luce il mondo intero. L'oratore cosi ha concluso: <: Si sappia che noi siamo pronti a tutte le eventualità e attendiamo con calma fiduciosa ». Tutto il pubblico ha accolto con grande entusiasmo queste parole ed è scattato in una calorosa ovazione quando l'oratore, a conclusione del suo discorso, ha salutato in Mussolini l'araldo della pace latina. L'uditorio, alzatosi in piedi, ha allora scandito lungamente il nome del Duce mentre i battimani crepitavano imponenti. Hanno parlato pure Roger De Saivres redattore capo del NatioI nel e presidente delle falangi unij versitarie delle « Gioventù patriottiche » ; Louis Follereau, pre¬ I sidente dell'Unione latina: Jean Pierre Maxenen dell'Ufficio politico della « Solidarietà francese », nonché un uomo di sinistra, Paul Jacques Reboul, i quali tutti hanno insistito sulla necessità assoluta del rispetto della Francia alla sua firma apposta in calce all'accordo di Roma e all'accordo di Stresa. Infine Filippo Henriot ha pronunciato un vibrante discorso, nel quale, dopo avere dichiarato che i Francesi debbono essere riconoscenti all'Italia di Mussolini per avere da questa ricevuto l'esempio di un salutare e energico e necessario risveglio nazionale e soprattutto por avere, nel nome della razza latina, tenuto testa alle prepotenze anglosassoni lavando l'onta di Fascinda, ha esclamato: t Se ci sono lezioni di moralità coloniale da ricevere, queste non possono mai venire dall'Inghilterra. Noi abbiamo fiducia nel buon senso del popolo francese e delle altre Nazioni, per un rifiuto a Ginevra di seguire l'Inghilterra, se questa commettesse la follìa di perseverare nella sua intransigenza ». Le ultime parole di Filippo Henriot sono state coronate da nuove entusiastiche dimostrazioni all'indirizzo del Duce. dell'Italia e della Francia. La riunione, durante la quale è stato ripetutamente fischiato anche il nome del leguleio Jéze, si è sciolta al canto di ■.: Giovinezza » e della -s Marsigliese ». Gli organizzatori del Comitato • : France-Italie hanno dichiarato di prender lo spunto da questa riunione per l'inizio di una pròpaganda del genere in tutto il Paese ed è stato approvato alla unanimità il seguente ordine del giorno che sarà inviato a Mussolini, a Lavai, D'Annunzio, Cerniti, Bottai e Pierre De Nolac: « Migliaia di francesi, appartenenti a tutte le classi sociali, riuniti alla Sala Wagram, senza distinzione di partiti politici, in uno stesso fervore di solidarietà latina, affermano la loro volontà di restare fedeli all'amicizia franco-italiana: e respingendo qualsiasi proposta che tendesse ad umiliare la Nazione italiana, in¬ tendono rimanere strettamente imiti alla Nazione sorella per la difesa della nostra comune civiltà. All'Italia di Garibaldi, di D'Annunzio e di Mussolini essi rispondono con riconoscenza: Presenti!».