Le belve ci saranno ma non si vedono di Antonio Antonucci

Le belve ci saranno ma non si vedono Primi contatti con VAfrica. Le belve ci saranno ma non si vedono Un soldatino scrive alla mamma : « Cara mamma, ieri sera ho lasciato il rancio nella gavetta fuori della tenda ; è venuto un leone e se l'è mangiato ! » ADI UGRI, agosto. .pLe brevi d'incese dal piroscàfolnper visitare Mossami, non erano{pHnnora la. conoscenza dell'Africa; d[tult'al pili somigliavano al pru- dentò assàggio con un dito di cosa{pche scolti. Subito dopo il pirosca- */o ci riaccoglieva con atmosfera] amica ristabilendo la sensazione{l ,_ _j _„ _ ,.. „,.. _j (idi trovarci sempre in clima ed fiambiente nostri. Con abbondante{dllbertà alla, fantasia, ci si potcva{Hcredere in sogno; un soqno roseo.U?Proprio di fronte al piroscafo, in I liti, loggiatello di sapore quasi ve- Sueziano non sorridevano forse mi-!'che due bambini biondi, in brac-\ ciò a due mamme, bianche, che\dbattevano il tempo alla nostra' pmusica, militare mentre suonava ca poppa ' Ma una sera. la. discesa dal pi- rroscafo è stata senza ritorno. Ne.'abbiamo salutata la mole con un{ppo' di malinconia, forse, ma con >il canto ulte labbra. dQuello che si racconta t■.sDel cuore, stretto, un angoluc-herio non partecipava, alla malinco-{ nia. per la separazione definitiva{u *«M'ttMi»tui albergo italiano; ero cti» dai pescicani per nostra pru-Indeus» c perdìo, nel porlo, non se no era affacciato nemmeno uno ed ora bisognava- affrontare, insieme con la perfida aria della pianura, altri elementi della scu mì>rcoccuputo per suo conto dalla .t "f''^'' • ""'""""'-' 'l<J>»"to:ì uC,'?, % sc,"'im. *er m".rr"'' 1><«-t1"^'?™''''' T*" 2*"^? appena << salva- ,,damente. le iene, gli sciacalli, i!rfla. zoologica. Ci attendevano avi- \g■QIdT^VjS/r'"?,?Mf.r /°„r"™:'razzete come Per e vIZioso, a- ■Nvevano la pissima abitudine di preferire, ai ci t' y ' .ospugii, ni slittati,Nmaestra, in special mollo quando gera percorsa dai bianchi; allora saettavano tra i loro piedi, tiene ,,„■„,priccio e paura \sitcchiavano il nostro sangue ll's"'"""'. """"""',,„_,.. ! tigLe zanzare, abbondanti e roba ste, mentre rispettavano oli ease-l-/ , ! , , . ' ....'' ri in moto, si precipitavano ■"■»'i in sosta; indisp, llile ttomì^]prolungata siccità e dal digiuno.'. •. -, ... ., .,„,;,. ;, Le tene pubblicità sonora dell'Africa — circondavano gli accampamenti con i loro ululati esLjntót,.f. „jj sciacalli completava- lI\no l'armonia, ora da soli, ara \n\lSd duetto. Le scimmie percorrevano a frot-, !'e le montagne e non appena in,LtetaM /«ttorenole, giù sassi M razza bianca. Oani t incolleriva. I iwdMceHrfofc „ ,.,.,„,,, „. diaboliche]1]cuntro ,7 primo malcapitato An- "\che le loro bi--urrie rendi vano « pensierosi. Un 'guidatore d'auto- < carro, proprio il giorno prima, ":aveva abbandonata momentanea-.'ì^i' "< Propri» macchini, sulla . , inoltrandosi mila t"*'. inoiiiunao.si miai aliti * bosco olia; al ritorno, vide il sedile oc . K fo due'm„omr jn agita- : .iom. febbrile Si 'trattava di' una f, ;.cjmm;()m( (. 'lH „„„. scimmiotta,] / {probabilmente sua. fialia a giudi-\h care dalla selvatica amorevolezza ' con cui la più „russa tentava di\s{insegnare all'altra il funziona- *»'""» *»• '-arie marcie e del po- £ '««te. Srinl-ivi che non fosse una\!/, _ , „„„,. ,.„..,;„ 1 aci unii {mi ,„ i'tf»it- 1 unni wi.v in. «{diminuivano la sua autorità di p fronte al rampollo, si trovava al. p {massimo disappunto proprio men- b tre ritornava l'autista. Questi salì S eoraff'/iosaittettte ma — ciaf! f {ciac! — ricevette due schiaffi per- p !''"*• d'allora, in poi. si guardasse-s 'lap *' mettere ut imbarazzo un m\cttpogPimmia C0H giocattoli cosi] p\comvncati: ndDSosta a Dogali i La strada che allontana da Mas- sIsmin ha una prima parte in ter- lfreno sabbioso e desertico. Un cielo d'occasione, perchè sprovvisto di d *""" malgrado il tempo propizio,{d i'"''"P'*''e " paesaggio 0 i pensieri 'che, di chilometro in chilometro, ssi dirìgono cervo considerazioni pll-t ' strie." li' di'qui ch'ala ni ì 'anni pr sono, ima spedizione nostra in {cui abbondava solamente il co- {raggio, affrontò l'asperità di un continente ostile e l'incognita di l0"'*' fanatiche raccolte in uggita- ;'"- Sssa seppo avanzare e seppe ,moWrc> splendidamente. Ecco Dogali. j I Dalla colonna in marcia, nii«| pattuglia abbandona la stradaInidestra per riconoscere il postai preciso. Commossi, ne segniamo] d-eammiiio iteli'oscillare lento diì lampada rlie appare e scovi-{pare, affronta nitida una salita e\*i /erma, li' giunta. \ L" ''"'""»" 1" Ironie al piccata-l"me che, nella nostra anim.a, ha\(inm.mii iti. furo: suolili unii smallolfiamma di faro; suona uno squillo d'',Ue>ui >'< <* '"' comando rpbuHto> * soldati d'Italia presentano U? a,mi Caduti di Donali. N"» vorrei avere descritto queSt'attimo con una. parola di 'toppo. D« Dovali i chilometri fuggono d< taPPa "l tttPPa Nt"u prefissa, nè. lascerebbero al ero ■'<"•"' «Pl»<nti notevoli «e culi non fosse impennato dal do-rrre professionale di rendere con'" <n tnlte le fr'rori cì>o popolano la. fantasia dei viaggia>'"'' sedentari e in parte, a onor del Vero, l'interna della Colonia. Il mio amico-mulato-di-letteratura, trascurando i serpenti e le scimmie, attendeva con curiosità he zanzare e le :.ene. Le prime dovevano risolvergli un dubbio che gli infastidiva' il cornetto da tempo e che non¬ ne prima f viene dopai Nel porsi degli interrogativi tor-\mentasi non tutti possono rag-\tendeva eliminare ricorrendo a un'enciclopedia: se, cioè, il carat- teistico sirlìo che fa parte della 2?"l!'™ <'c'n"sr'"> '"' Ondo ,,, allarme o un inno di gioia. Vie- Una zanzara... rfj ^..^ ((„c7|f, sellza' risoIverloJgiungere la gravità di Amleto, Questo delle zanzare permetteva di vivere an '«»',fi c''c r'">"co è "'«°''« vivo-ìNon »U acc"dde *»/<"« * imbat- tersi ili nessuna zanzara benché ,.ii.. n.i... offrisse alla Imo perfidia una va- ]Nti/ Nramiciatura e. benché indù- giasse di proposito presso le lam-\i fuochi. Non mancò d'in-] . llril,amcl„e Vamieo. La vittima lo guardò stupefatta terrogure luti intorno ehi aveva interessato al proprio dubbio e gli estranei. Uno soltanto lumen- -/",*' .. '"l" ilu acuto bruciore e, )ir7 suo .,„.„ , ^^^i^ZT^ """ •'<»-"''<. maledicendola. \— Puma a dopo? — domando e. quando fu costretta a capire scosse tristemente il capo. Per lI"a>"" si sforzasse di ricordare, l%*™?rio "°' m »rima> nè d°P°- Si trattava di una zanzara munita di silenziatore. ,. Pef *' riferiva alla iena, Meo ne conosceva l'incapacità t1""'* od assalire l uomo. Non già I>^r l>oca orza, poiché le sue ma- 11™116 ••<'"'»'"'"' «e ossa più dure, ""' porohò, diceva don Abbonino. « " coraggio uno non se lo può <'<"«»• Alla iena, il coraggio non "''f'" >""'> '''"'« »e»»»*e»o lo scia- ''"""/ SM0 compagno d'orchestra, »'»'•« «aso/tttaittettte senza pre- teit0- Ma si parla anche di iene le rn/a»Vproprfo'ana"primn top ai:e«rfo avuta un'occasione fortuita di mangiare carne umana /'e*c« '—P«* eaetnplo aiti campo dihattaglia — portano seco un'acn- '<< nostalgia dell'avvenimento e ri- schiano. Non troppo, beninteso: *« « ter, nportamentopotreb- £far pensare,a esemplar, corag- !/Ì0SI. Se. una di quelle... infatti. nmiiWn ,iii„ .... « . -■- ■- —— •'• •■•»» ...... profumata di gaggìa da far sup poi re un giardino, d'improvviso balzò su nella notte il grido sini Stro della iena e si ripetette, a in fermili ugnali e con evidenza sem pie più vicina, come un guastasonno irreparabile. Poi tacque e m coincidenza con il silenzio, nel poco chiarore sì stagliò un'ombra nera che, dapprima: girò al largo degli accampamenti e scomparve. Di lì a poco riprese il grido sini- stro. poi silenzio e poi di nuovo l'ombra che, fatta più audace, tagliò la strada, si cacciò tra po- die tende che superò d'un fiuto per dirigersi, come un assalto, verso una sagoma umana che stava di sentinella o sognava. Ahi: Questo era proprio il brivido! """'.. •••'« quasi una Jena Chiudemmo gli ocelli e riaper- Mi vedemmo l'ombra felina sco- dimoiare gioiosa ai piedi e ad- dosso alla vittima. Si trattava di un ascari e del suo cane. Più lardi riudimmo gli stessij ululati e fu nelle tappe lontane.|A'oit ci facemmo più caso, ricor- . Idando il cane. Invece era proprio la iena. Ma le sur cardi: vocali si ] facevano di notte in notte più ìfioche. Forse si trattava di un ' {unico esemplare, costretto a pas- ! \sare di accampamento in accam-\ \puincnta, con maree sfibranti per -salvare, il colore locale. Forse, \F(Ulo Kla ,.hl, „„ fante, ìmpadro- l«jiosj </; 0Uf.i arido cominciò a ri-ì ' . ., : produrlo con tale comica evidenza, incontrato che \l'p"H """ ulMamo inconuato ne non s'interessa nè di serpenti nè di scimmie, io debito dedicar loro al- \ ché la povera iena, avvilita, non si fece udire mai più. j He Vumìco-mamo-di-letteratura rne»™ due righe, anche se la si- Inazione non mi ha ancora per-] messo di conoscerli meglio. Di sei- { una Inferitila. Una sola. Tanto che qualcuno osservò: Dev'essere d'importazione. Scimmie di quelle che prendo- jno a sassate i viaggiatori, .-erotAbbiamo incontrato solamente del-\te scimmie per bene, rispettose dell'uomo sino alla più coscienziosa paura. Un branco folto e compatto, munito di esemplari fragili e robusti, di veterani e di gio- vincelli, di barboni e di seni ex. a-1l'età, al sesso, alle varie tendenzapresero nota del fatto e scappa- reno all'unanimità. \ Non intendo privare l'Africa del. \suo fascino misterioso che corta-| . colli, avendoci risto sfilare all'ai- jtez:a della, loro ralle omonima] ,Valle delle scimmie) non fu teli- tato nemmeno dalla curiosila di contarci. Tutti, con indifferenza al- J ser„ ,'„ gran quantità salto gli] mente incontreremo più tardi. Sa rei però lieto se queste righe finisìocchi delle mamme, delle sorelle, delle persone care di tanti ragazzi attualmente in Africa e che fre- ..iiia*,, ,li n,-,-ii-,,ii riieeiin,ic-\ ]monoall'idea di pericoli raccapric- cimiti i quali insidiano ogni passo \dell'uomo. Vorrei vedere i loroI vedere i ] volti rischiararsi in un sorriso. Quei serpentari neri e bianchi i quali si arrampicano verso le vet , L'Africa non si bonifica con del- l'ottimismo, ma dove passa lina strada che taglia i monti, dove ferve la nostra vita cine, dove ' .. . • , '"i M.'/ilT '\motwe le bestie feroci e antipa- lidie si sono ritirate con panico.] te, che di notte brulicano d'occhi di fuoco che ucciecuno (i fari), bastano a spam-ire e far supporre cM :sa."\ai q"f' diav°lerje d"lle quali e bene tenersi lontani. In verità, questo po' d'Africa da Mas- sana ad Asmura, percorso sugi, fmrari comuni, non offre più incognite di una passeggiala in Abruzzo.w Sardegna a in una -"mi dell Appennino qualsiasi. L'unico pencolo grave da stipe- rare è la fantasia incapace ili fre- nursi quando le avevano prò,,,, s- so scene da Tm-.un. Un soldatino ha scritto a sua mamma, tra altri terribili quadri de la terra africa- na: a Ieri sera ha lasciata il rancio nella gavetta fuori della tenda; i della propria tenda, di notti " r<"<c'°> '"'« »olta distribuito, non venuta un leone e se le muugitt- t,J» (•''• EUti voleva forse cele\brarela bontà del rancio, tale da »»««.T« «j« carnivoro a preferirlo {oll'uovio diente ghiottissimo: ma Purtroppo la storiella ha un par- K^^^ fidato lasci ,1 ,anc„, n,o- ha che pochi istanti di vita Antonio Antonucci