Legioni di Schiavi

Legioni di Schiavi IMBARCO DI AEROPLANI A NAPOLI PER L'AFRICA ORIENTALE Legioni di Schiavi .,„„„ ?.^'^a.«J?jrP?A^?.lc:\,PF?.y Orbene, con la dichiarazione.firmata al momento della sua am-\etiopkSSi'è obbligato "JlStepieread un impegno formulato |dall'art. 11 della citata convenzio-i ne di San Germain en Laye i\ vi settembre 1919. In questo ar- ticolo, è detto fra l'altro che « lei Potenze si sforzeranno, in particolare, di assicurare la completa soppressione, della schiavitù in tutte, le sue forme e della tratta dei negri, per terra e per mare ». Tutti i numerosi rapporti che il Governo italiano ha ricevuto periodicamente, negli ultimi 12 anni, dalla R. Legazione e dai R. Consolati in Abissinia, corredati con un abbondante elenco di fatti specifici, e talora con fotografie, concordano nel constatare la in- EffiM.!^! »T 1r*bo"ziT schiavitù e io stato generale (3 V1'"" mentalità abissina e degli ISte,J CR?i'stici dclln m,?£?}«ì ..^ sono 'Tllil1''. » 2'n.lfoas repressione del regime sc£V_ J. ?: Sta di fatto che gli editti di Ras ;„.• ,. , ,. . , <■■■■»■>• MarJ 1 abolizione della schia l„U T ha,1"° trovalo, in Mio pia, alcun consenso ed hanno invece provocato notevole opposizione. Il Governo italiano possiede un elenco dettagliato di 26 cn- pi locali, i quali a? 30 settembre 1932, soltanto nell'Harrar, possedevano 237 schiavi, mentre il Governo possedeva in quella regione, nella stessa epoca, 4M6 schiavi. Si calcola che, alla fine del 1932. nelle case e nelle campagne cir costanti alla città di Barrar, esistessero 10 mila schiavi. Il 24 maggio 1932, sulla carovaniera, a due ore dal ponte in muratura del fiume Dessa, tre europei si imbatterono in una carovana di 20 schiavi tra i quali era- no 6 bambini di 15, e 12 bambini di sette o otto anni, incatenati ai polsi, a-coppie. La carovana era!S»™limlK scrvitu!ut^ii.i uui lb impellale. ,Il 15 settembre 1934, in Debrai Marcos, nel Goggiam, dove pure|era slato pubblicato il bando di Ras Tafari per la liberazione c la denuncia degli schiavi, un infer- mit:re d,pl Consolato italiano, reca- 1tosi.a f!lrp "na iniezione al Capo I non In nnn nrn mn in In cennn nnl^^*™^ vcr impedire che andassero a de nunciarsi all'Ufficio di liberazione, Nell'ottobre 1934, il Consolalo di Gondar segnalava il rincrudirsi regione. Correva anche voce che 11 Cantibal avesse restituito quasi tutt> gli schiavi agli antichi padro- in, facendosi rilasciare un compen- varlant0 dai 10 aj 100 ta„e^ Nonostantc gli cditti non vi c Capo „ granc]c casa .abissina che non sia fornita di schiavi di ambo i sessi, a cominciare dal Ghebi Im perlàio. Tutti i Ras ne possiedono n migliaia. L'autorità di un perso«aggio etiopico e il censo della fa migIIa «^misurano dalla quantità ^cfCStt101ueU^etÌ]on^! T^Ltt^ct^%^^ chiùdono gn gassare le carovane Mentre si parla di abolizione della tratta degli schiavi, si continua a pagare i tributi con si'hlnvi e coi. Ih cessione di donne c di bambini del traffico degli "schiavi "nella sua occhTc"'si0fasc'iano di schiavi., Continuano tuttora i rapimenti di schiavi. I Capi profittano del traffico. Ancora nel 1931 il Fit.ainai'i Telerrà, sottocapo di Ras Hailù per l'Eghaumeder, percepiva una regalia per ogni carovana ili schiavi, e lasciava, in cambio, un lasciapassare convenuto per i posti do- uosaaic uuiivciuui liei i inm) uu- ganali dipendenti. In GoÀdar, nel dionale della città. Gli.., allevamenti privati 1932, su 5000 abitanti, si contava- no ancora, come sette anni prima, 900 schiavi. Un mercato di schia vi funzionava nel quartiere musulmano, situalo all'estremità meri Caratteristico è il concetto che to schiavo liberato appartenga allo Stato, cosicché la maggior parte delle pratiche giuridiche_ finiscono con 1 incameramentoideilo schiavo a profitto dello Stato o del capo giudicante che lo prende per sè. nsistono perfino, nel Goggiam e nella regione dei Galla, degli allevamenti privati di schiavi. Gli schiavi fanno parte, come il bestiame, dell'asse ereditario, vengono portati in dote o spesso donati. Atroce, è il trattamento fatto agli schiavi. E' noto ad Harrar il caso di Ato Dagno, il quale nel 1929 bastonò a morte uno schiavo di sedici anni, lo sospese per i piedi al soffitto affumicandogli la testa col berberi e lo seppellì nella sua proprietà senza alcun intervento della giustizia. Nel 1930, pure in Harrar, in una casa appartenente al Ghebi dell'Imperatore, una schiava di nome Mirato, la quale pretendeva di essere liberata, fu annegata nel pozzo. Gli orrori della vita degli schiavi sono stali del resto narrati in due relazioni, l'ima del 1931 al Foreign Office e l'altra al Consolato britannico in Core (Etiopia), presentata da un medico, il dott. Lanzoni, il! quale visse per quindici anni nelle j regioni del Mar Rosso in Abissi-, nia, e fu addetto al servizio sanitario in Kamara. Fra i casi di atrocita ricordati vi è quello di donne! schiave che furono uccise dal pa-, drone con acqua bollente e con fer-i ro rovente applicato sul ventre. | Notevolissimo è il rapporto diì lord Noci Buxton e Lord Polwarth, sulla missione avuta dall'antica e autorevole « Antislavery and aborigenes protection society» di Londra, net 1932, per trattare coll'lm- ..paratore Hailè Sèlassiè, sui meni \per ia completa abolizione della ite"?**, prrleSm ^'^ |rf,f" >,r!mo' , ii " lungo rapporto presentato al : h'arcign Office ed alla 8, d. N.- contiene esplìcite affermazioni: ei La schiavili) in Abissinia è fondamento di tutto II sistema economico. I ricchi hanno mi- gliaia di schiavi. I preti ne han- no sempre e dipendono da loro per il nutrimento ed II rifornimento di acqua. Una parte del loro dovere, consiste nel seguire a piedi il padrone, il quale cavalca il mulo, portandogli il fucile; talvolta ne vedemmo cinquanta, ma ci si disse che i grandi capi fossero anche seguiti da snn schiavi. Il moretto dcgli schiavi si svolgo spesso eli nascosto. Non si può estirpare il traffico degli schiavi se non si sradica interamente la schiavitù. Ciò non è possibile, senza un'assai efficiente politica (non come quella, misera, che esiste) la quale possa far cessare la cattura di nuovi schiavi. Noi abbiamo anche la prova che si rubano fanciulli, figli di ncn schiavi, persino in distretti che non sono di negri (le regioni uomini che devono essere trasformati in schiavi). La relazione denuncia diffusa-, mente il rifiuto opposto dal govcr*no di Addis Abeba alla proposta di inviare una ispezione europea, j„ territorio etiopico, e prosante: !<<Lo mm„„po etiopico c così arre- popolate dai negri sono quelle che più alimentano la razzia di !(rreto. che non può ammettere un , .. , ....i.i.i._ ai sentimento contro la pubblico e|sc''f<,ui'ft c 1(1 ''"""»• i <-'" dispaccio al Folcigli Office a di sir R. Coryndon già governatore - drt Kcngu dice: «Quantunque raids abissini ini territori inglesi ricini siano intrapresi col princi- ' .: -■ ». _ . ■ ^ - però non mancano le catture di donne e bambini, quando si proseliti l'occasione ». Ma altri documenti esistono di carattere ufficiale contenenti ancora più gravi accuse contro il Governo Etiopico. tipa di catturare bestiame, Pagine di sangue e di morte Da un memorandum riguardante la schiavitù pervenuto da parte del Governo francese il 18 agosto 1923 alla Società delle Nazioni, desumiamo: «L'azione intrapresa altre volte dagli Imperatori etiopici Theodoro. Johannes, Menelik e gli sforzi dell'ai tnnln Ras Tafari non hanno potuto sopprimere questo flagello. Due sono le abilitali ma niere per Ottenere schiavi in Elio Alr""' "">'" ''" , canti di schiavi musulmani, ma' il numero più rilevante è consegnalo alle alte autorità abissine dai capi indigeni meno importanti in pagamento delle lasse. Nel caso dei mercanti musulmani, la ventiita è quasi sempre occultata salto la finzione di un regalo ». E riferendosi ad alcuni articoli comparsi nel 1932 sulla TVestmittstcr Gamete, del maggiore britannico Darley. articoli il cui contenuto circa la schiavitù in Etiopia - - . ... — , aveva destato scalpore, il già menzionato memorandum franco se affermava : «Sfortunatamente essi sono sostanzialmente veri ». E da questi si rilevava che: «La situazione, invece di mi-' gliorare, è negli ultimi anni peg-1 gioruta a cagione della morte di Menelik (1013), alla quale seguirono tre anni di guerra civile, che P^ la cattura, di moltissimi prigionieri, Jecero accrescere (a corruzione ed il caos, sicché segul un enorme aumento di schiai;i. Nella stessa, capitale, Addis Alieba. vivono più schiavi che non uomini liberi... Se la medesima, proporzione vale in tutto ipaese, il numero degli schiavi, intotale, dovrà ammontare a qnalcosa come cinque milioni e non adue come abitualmente si stima»ti ™„o.~i„..„ n„^i„„ „„t..,.., „„ II maggiore Darley notava co?,„nnn,L.0SSh-«raSBni2artrn URVOD nti.i 7fino aniccina* Inattraverso una zona abissina: la prima volta k'ì si era presentata prospera, densa di popolazionedal suolo fertile, con colline e terrazzamenti per le coltivazioni; povi comparirono i razziatori dschiavi, e tutto fu cambiato. Oggè possibile marciare attraversonatc, senza incontrare un essere umano. I terrazzamenti restano ancora, ma la popolazione per seminare c raccogliere è morta, o è ridotta a schiavitù nella Capitale questo distretto per intere gioì L'intera regione e abbandonataapAltTdo™men"tempestanti pervenivano! alla S d N.La letteradell'» settembre 1923 del Delegato italiano alla stessa Società delle Nazioni, che narra come unacarovana di 150 schiavi, venutadi recente al mare per vie nascoste al fine di sfuggire al pagamento di trenta talleri per schia vn , t0 da] c;]po de]la la cia Aussa. era stala assalita daarmati dell'Aussa ad Instigazione del Degiac Jaio. Trenta schiaverano stati uccisi e mutilati, c le donne rapite per darle allo stesso Degfac. Il libro di Lady Simon Vi è pure un altro autorevolissimo documento, il quale (secon do quanto riferisce Lady Kathleenciimn» ~i ' rniosLintié della schiavitù in Ahis . . Simon, nel suo volume Slaverydi cui si tratterà qui appresso)fu dalla Società delle Nazioni fntto conoscere al pubblico soltantoin parte. Questa, nel 3922. avevanominato una Commissione pecondurre un'inchiesta su tutta la sinia. La Commissione, però, decise che questo non fosse pubbli cato per intero, sicché ne ò nota soltanto dai verbali, di essa, qualche parte. Molto probabilmente laenormità e gli orrori riferiti sulla schiavitù etiopica dovevano cs ~"If.™" 8 : 1 sere tali, che si ritenne prudentenon darli in pasto al pubblico. Nella sua conclusione, questorapporto dice che la schiavitùcostituisce un' integrale partedella religione del paese, sicchél'opposizione all'abolizione della schiavitù proviene principalmente dal clero, il quale considera se stesso guardiano delia Legge mosaica e riguarda lacome un'istituzione de-cretata da Yehovah. Quindi gl«abolizionisti» hanno da contare non soltanto su un sistemadi schiavitù, dal quale dipendela vita economica del paese, masu di un sistema intessuto non solamente col costume sociale ma anche con le convinzioni religiose del popolo. E più oltre il rapporto diceli II tentativo di abolire la proprietà degli schiavi e di porre in pratica i termini dell'editto. - . . , deve involgere un completo cam biamento nella vita sociale del popolo in Abissinia. Questo sarà fortemente avversato dai proprietari di schiavi, ed è fuor di dubbio che vi sarà una fiera opposizione alla sanzione del- l'editto, e questa opposizione,