Il Re inaugura sul Colle di San Giusto il monumento ai Caduti in guerra

Il Re inaugura sul Colle di San Giusto il monumento ai Caduti in guerra GIORNATA DI PASSIONE E DI FEDE A TRIESTE Il Re inaugura sul Colle di San Giusto il monumento ai Caduti in guerra Trieste: 2 mattino. 1 Sul colle di S. Giusto, ni co-\ spetto della Basilica romana, entro l'arco delle Alpi Giulie, allacciate all'Adriatico, il Re. sceso dal baluardo del Brennero attraverso la Venezia. Tridentina e il saldo Friuli, in una giornata clic era. un trionfo di sole splendente nel cielo di. un azzurro assolutamente italico. Ita. consacrato oggi con la sua Augusta, presenza, il monumento «i Caduti triestini. Dall'arrivo alla stazione, avvenuto alle 9,30. fino al suo giungere sul Campidoglio triestino, il Sovrano, che era accompagnato da S. A. R. il Duca d'Aosta, è passato fra due ali di cittadini che sembravano volersi stringere in tt» affettuoso abbraccio verso il Re Liberatore, che per la quarta volta e secso a raccogliere il grido di amore che a, lui ha levato Trieste, tutta un tricolore. Una selva di bandiere Siti colle di San Giusto, ove hit-' ta la, città avrebbe voluto essere presente nel fatidico momento, a causa della topografia del luogo, avevano potuto prendere posto sullo spiazzo solo le rappresentanze delle Associazioni combattentistiche e di Arma, delle Organizzazioni fasciste, le Gerarchie provinciali con vessilli c gli invitati. Ma tutte le vie di accesso al colle erano gremite di folla, sì che questo sembrava, visto dalle rive, una immensa piramide animata, al vertice della quale sorgeva la viva plastica del gruppo statuario. Accanto al gonfalone di Trieste, che era portato da valletti in costume trecentesco, sorgevano i gonfaloni di quasi tutte le città consorelle, con le rappresentanze. Sul torrione del Castello erano a mala pena, contenute e formavano una pittoresca selva di colori, le bandiere e i gagliardetti delle Associazioni. Alle 14,45, fra le salve delle artiglierie e i rintocchi dello storico campanone, le note della Marcia- Reale e le vibranti ovazioni della folla, il corteo reale ascese il colle. Nelle automobili del seguito figuravano i rappresentanti delle più alte Gerarchie nazionali e della Provincia. Per il Governo fascista, S. E. Cobolli Gigli, Sottosegretario ai Lavori Pubblici, per il Partito il dott. Perusino, membro del Direttorio nazionale, per il Senato S. E. Fcdcrzoni, per la Camera dei Deputati S. E. Costanzo Ciano; erano pure presenti il gen. Barbieri, vice-Presidente del Direttorio Nazionale del NDz l Nastro Azzurro, Von. Bcsozzì. del Direttorio nazionale dell'Associazione Combattenti, il vice-Governatore di Roma, marchese Denti-1 ce d'Aecadia. il Prefetto di Trieste Tiengo. il Podestà Salem, il' Comandante del Corpo d'Armata gen. Scala. Erano inoltre conce-, fiuti numerosi senatori e deputati. Il rito inaugurale e stato aperto dalla benedizione del monumento, impartita, dai Comandante dei Cappellani militari don Rubino che pronuncia parole toccanti di fede patria e di carità cri-' stiana. I Il discorso di Del Croix Dopo che il Podestà ebbe letto' il saluto della città, Von. Delcroix, fra la commossa attenzione della folla, amorosamente accompagnato dalla medaglia d'oro Slata per si avvicina al Sovrano e pronuncia la. seguente orazione: Sire, Dal giorno del Vostro ingresso nella città, voi sapete l'animo di questo popolo che oggi, con lo stesso amore e con un'altra ansia, è stretto intorno al suo Re. Quel giorno, era la felicità di chi vede sciolto il suo voto e l'impeto di chi sente liberato il suo cuore; oggi è la fede di chi aspetta un nuovo annunzio e l'ardore di chi si prepara a un'altra vittoria. L'aria che si respira è di vigilia, e nel salutare i morti, noi sentiamo che il loro destino non è compiuto ancora, perchè la promessa che sarà mantenuta domani, è quella che essi garantirono con la vita. Questi morti, con il loro numero, e più ancora con i nomi, testimoniano che la città si è redenta da sè stessa e veramente ciascuno di essi fu un eroe da fare storia a parte, da ayere a parte il suo monumento. Anche se la città non avesse avuto nel suo passato, di municipio romano e di comune italico, i titoli della più antica nobiltà, sarebbero bastate le figure e le gesta dei volontari a farla riconosce, re del nostro sangue e della nostra storia. Erano mille e non li aveva chiamati l'Eroe, nè avrebbero dato il nome all'impresa; ma dovevano separatamente partire e separatamente vivere la loro avventura, soli e un poco estranei, in : mezzo ad un popolo cui andavano a offrire la vita e a domandare la ' guerra di cui portavano la passione nel viso; essi, partendo, sapevano di precludersi la via del,ritorno, dì perdere ogni contatto con la citta e con la casa, cui non avrebbero potuto restituirli nemmeno la morte, se non fosse stato abbattuto l'impero. Centottantaquattro caddero e quasi tutti nei primi combattimenti, cui fornirono le pattuglie di punta e i guastato, ri; gli altri, scampati alle stragi I e ai patiboli, hanno chiesto oggi di partire, perchè sanno di ritrovare al di là dal mare la giovinezza. E' questo il tesoro che ognuno di noi vuole andare a cercare laggiù nelle terre lontane, dove un'altra generazione, che vi tentò la sua avventura fu tradita dall'oscurità dei tempi; i suoi morti giacciono invendicati, nascosti e non sepolti, sotto le pietre che una frettolosa pietà lasciò cadere, quasi un peso di oblio sul loro capo. Sire, noi fortunati, cui fu concesso di vivere sotto il terzo dei Re, che tre volte ci avrà chiamati alle armi e tre volte ci avrà guidati alla vittoria, di cui porta il destino nel nome! Senza diminuire l'entusiasmo della gioventù, che nei figli del Duce ha il suo esempio, noi osiamo affermare che nessuno può sentire la necessità dell'impresa più di chi ha fatto la guerra. Per noi, non si tratta solo del nostro diritto di popolo, ma della nostra dignità di soldati, ai quali fu negata la gioia della conquista e barattato il prezzo del sangue; in noi è l'amarezza di avere lasciato spogliare i morti, e abbiamo temuto di non vivere abbastanza per vendicarli. Il Duce ha procurato alla nostra generazione una fortuna insperata: quella di vivere due volte la stessa età. Egli ha riaffermato l'ora che sembrava passata indarno, l'ora della vittoria, di cui il popolo ha ritrovato lo slancio come quando si dubitò della resistenza che gli fu opposta, tanto fu l'impeto in cui restò travolto un impero. Allora si potè arrestarlo poiché era uscito in campo senza aver fatto prima la pace in sè. Ma oggi, nulla può fermare un popolo, che dall'alto della conseguita unità, si getta sull'avvenire, con tutto il peso dei suoi bisogni, delle sue forze, e della sua virtù. La nobile, commossa, alta parola del primo mutilato, spesso interrotta ria fervide acclamazioni, suscita alla fine una vibrante e prolungata ovazione al Re a Casa Savoia e al Duce. Indi, sempre fra entusiastiche manifestazioni, il Sovrano, sceso rial paleo e accompagnato da S. E. Selva e rial seguito, ha deposto ai piedi del monumento una corona di alloro, ed esamina l'opera, degnandosi di esprimere il Suo compiacimento all' autore. Altre corone furono recate, tra 1 citi quella del Governo fascista, I de! Senato, della Camera, del PreI fetta di Trieste, del Comune e del Governatorato di Roma. Le altre visite del kg Il Sovruno lascia il eolle di San Giusto e, fra continue manifestazioni di entusiasmo popolare, si reca a visitare il monumento a Oberdan, ere'.to nella Casa dei Combattenti e il Museo del Risorgimento. Alle 11 ha avuto luogo alla Prefettura la presentazione al Sovrano delle Gerarchie provinciali, mentre dalla piazza dell' Unità, saliva alto e appassionato il i/rido della folla immensa. Alla fine il Sovrano ha dovuto affacciarsi numerose volte al poggiolo della Prefettura, suscitando deliranti acclamazioni. Non meno intenso è siatn il pomeriggio, che il Sovrano ha dedicato alla città e alle Sue truppe. Dopo un pranzo svoltosi nel castello di Miramare. in forma strettamente riservata dato il lutto di corte, il Re ha partecipato a una lesta solenne e austera, ronf si conviene a soldati, nella caserma della brigata «Sassari »; indi, passando per villa Opicina, ove si crono concentrati 15 mila fascisti del Carso, il Sovra no si e recalo alla caserma del ,">.ò Genio, dove non meno che tra i fanti, senti vibrare l'amore e la devozione dei suoi soldati e rendersi conto dello spirito che li anima e della perfezione del loro addestramento. Affettuosa e commossa fu l'accoglienza delle Piccole e Giovani italiane della colonia fascista dì Banne. che il Sovrano ha visita 0 accampai/nato dal Federale, dottore Perusino. Ai cantieri, dove il Re apparve nel pomeriggio inoltralo, la presenza del Sovrano ha suscitato ondate di entusiasmo irrefrenabile nelle maestranze, riunite intorno ai dirigenti. Una ultima, imponente dimostra zio;-e. ha accompagnato la partenza del treno reale, avvenuta alle 18,30, compendio veramente degno drìh't fervida e indimenticabile giornata, IL GRUPPO STATUARIO del monumento ai Caduti Inaugurato ieri a Trieste alla presenza del Re. Autore dell'opera è l'Accademico Attilio Selva.