La piovra e la gru di Curio Mortari

La piovra e la gru VIAGGIO NELL' IR A IN La piovra e la gru (Dal nostro inviato speciale) TEHERAN, agosto. Faremmo un grave torto al moderno Iran non parlando dei suoi tentativi industriali. Contrariamente a quanto amitene in altri paesi, l'industrializzazione può avere nell'Iran un futuro, perché anzitutto ha un serio presente, cioè un fondamento indiscusso nella formidabile quantità di materie prime che questo vastissimo paese racchiude ancora, allo sta¬ !>\to vergine, nelle proprie viscere. Ma quasi tutto è ancora da fare. Una attrezzatura industrialerichiede uno sforzo organizzalivonifeenorme; e in pari tempo deve tro varsi in grado di resistere pressioni demolitrici che può esercitare su di essa l'attuala regime mercantile del paese. L'era dei commercianti Fino all'avvento di Reza Scià, l'Iran era ancora la vecchia Persia, cioè un paese a carattere coloniale o semi-coloniale. Ora tuttii paesi coloniali sono — come os-serva L. Limon in uno studio snl-l'Iran pubblicato sulla rivista «.Europe» — essenzialmente commercìali. Vi si trovava in yio-co il binomio import-export, collun evidente straboccare del titolo« importazione ». ta vecchia Persia era quindiun vasto campo di penetrazionee di sfruttamento aperto a tuttele correnti, evidenti o clandestine,del commercio cosmopolita, con vasti e ondeggianti margini per la speculazione. A questo campas'erano venute tenacemente ag-qanciando e abbarbicando «flr-me» e organizzazioni di ognipaese. Alcune poi erano colossali piovre che aderivano all'epider-mide della Persia, ricercandoneavidamente le vene. Questo im-menso campo esotico tra Caspio eGolfo Persico — uno dei pochi'campi ancora pingui e aperti allo]sfruttamento — era scorrazzato da « esperti » e da avventurieri d'ogni parte del mondo, che covavano interessi grandi e piccoli, chiari o torbidi. Anche non calcolando lo sfrut-\tamento in grande stile che del\petrolio e delle pellicce — le due'più vistose risorse del paese —|paese esercitavano potenti capitalististranieri, la Persia si prestava atutti i traffici e a tutte le specula- !eioni possibili. Essa costituiva-una delle più imponenti fonti diquadagno per i grandi rapaci delcommercio mondiale; quantunque di cose persiane si parlasse e siscrivesse assai poco... (Ma quan- do mai i grandi speculatori Inter-nazionali hanno stimolato fatteti- sione del pubblico sugli argomentiche possano attrarre la concorrenAsa e nuocere ai loro interessi? E'forse per ciò che essi detestanotanto cordialmente gli scrittori e igiornali che non si occupino di pettegolezzi decorativi). « Do ut des » Cosi, alla chetichella, matura vano in Persia enormi interessi; e gente di ogni colore andava, veni-va, trafficava, guadagnava. Lau-tornente: beninteso E' soltanto al momento in cui Reza Khan Palhevi, divenuto poi Reza Scià, imprime alla Persia un movimento d'indipendenza e di rinnovamento, che l'epoca dell'avventura e dell'arrembaggio accenna a tramontare. Il Sovrano istituisce il sistema del contingentamento: do ut des. E', per i gruppi commerciali stranieri, un brutto momento! Ma facendo buon visoa cattivo gioco, essi cercano tut-tavia di mantenere, per via legale, i i ò é e, o o ¬ gli antichi margini di lucro. Ed\Eecco Giapponesi e Bussi in lottarsicome grovigli di granchi, pel mercato delle cotonate. I Tedeschi, che hanno già importato in larga misura materiale meccanico e le mastodontiche locomotive della futura «Trans-iranica», pur di continuare a esportare macchine, I comprerebbero ora — secondo la ! pittoresca definizione di un no3tro > tecnico — anche noccioli di cìlic\gie. Gli Svedesi, oltre a sfruttare ! li consorzio di appalto della ferro- e. I . e. ; vìa> continuano a lubrificare di- hmlacoirEziridleOde\speratamente due società di «Im-'fao]i'ort-E.rport » eJeì. importare ce menti e lampade da minatori uc- elcc"""" "uc',c /'litio secca. Senonchè il movimento rinnovatore iranico comincia a rivedere queste bucce. Man mano che l'Iran si libera dalle bardature straniere, viene affacciandosi il problema della industrializzazione, che sola — entro certi limiti — può dare all'economia di un paese l'indipendenza; o può co¬ e , tiìmunque sottrarla a gravose cccc-\denze d'importazione. Questa in-ldustriulizzazione appare tanto più a necessaria perchè i bisogni della e popolazione, sempre più moder-',nizzata, crescono e, in questo scnliso., l'Iran ha bisogno di tutto, o'' «Il quadro delle materie prime che il paese possiede, oltre la gi¬ iYgantcsca produzione del petrolio e\— dicono i partigiani dell'indùe\strialc — è ricchissimo:— carboe,ine, ferro, rame, oro, argento, n piomho, sale, ecc. Perchè queste r [materie non potrebbero dar oriali/ine <* "><« solida industria ira-\nica? Bisogna passare dall'epoca -\della piovra a quella della gru», i] « Ma lo sfruttamento di queste li materie prime — obiettano gli av-' versavi, specialmente meteci — e, non è «razionale», tanto più se è -\ considerato dal punto di vista del e\Profitto. E lo è ancora meno in i', questo momento di crisi supero] produttiva ». o ri i, -\re a ren l\P>'ia economia per q e'9»arda i consumi di immediata —'richiesta. A questo sorgere d'una tutedtol'zCementi, caviale, sigarette Si ribatte a queste obiezioni: | « L'Iran può comunque comincia nairsermpnbtrdsmfeCdpqcctmsarbivdsmnnde're indip"endenie"la'p^ nomia per quel che ri-1 pcddti, industria iranica di prima necesa\sita collabora il basso costo della - !mano d'opera, che se è ancora a-scarsame'lte allenata alle nuove i,'atiche industriali, tuttavia è nul| «erosissima e facilmente avviceli-. Ue dl,blle m turm dl lovoro. ' sii Si comincia già a uscire dalle - discussioni e si passa sul terreno -:della realtà. Una modernissima - ! fabbrica di cementi leva le sue citi] miniere e i suoi cubi appena fuoA ri di Teheran. Il cemento è una E'^ materia prima preziosissima, iit,soì'in paese che si rinnova, e vuole fi i'edifìci, ponti, strade! E' l'industria] ap! ilI si e dei Lavori Pubblici, | nCosì zuccherifici sorgono a Sci-]praz, nell'Estremo Sud; e a Tabriz,cncU'Estretno Nord dell'Iran. Se- j cterie sono allo studio in altre zone, e ancora fabbriche tessili, distai- „ : »r , - * ciene., ferrerie. Nel movimento. _-.sempre più febbrile della Capitale,, -,i consumi diventano sempre più\ ri danaro corre. Si-vive, i consumi avventano sempre più , intensi. L'Iran è un paese in cui ìli si circola e bi quindi, nel ritmo torrido degli u/- en [fari, si beve. La soda e la birra |ndi pi o costavano molto care, perchè erano importate. Ed ecco sorgere fabbriche nazionali di birra e di soda, che alleviano il peso delle importazioni. Le sorgenti d'acqua minerale di Abgarn e della zona caspica saranno presto sfruttate. o. La riva del Caspio e la patria del -, curiale e, pagato il caviale ricercatissimo e quasi favolosamente in agtohcredatiim Europa, in America, in tutti i paei della così detta alta civiltà, che a bisogno di afrodisiaci, per mantenere costante il livello dela propria eccitazione. Tutta la osta, del. Mazanderan e del Ghilan ranico ha caviale da buttar via. Ed ecco sorgere l'industria perfeionata delle ovaie nere degli stoioni, a- Mesced-Hissar e altrove. S'intensifica del pari un'altra inustria voluttuaria: — quella dele sigarette. Come tutti i paesi di Oriente, l'Iran è ricco di tabacchi olci, profumati, leggerissimi. Si abbricano sigarette ovunque: di utti i sapori e di tutte le etichete. Poiché non esiste monopolio ei tabacchi, ognuno è autorizzao a produrre tipi di sigarette. E' 'industria del fumo, del fumo azu.ro, che pure rende tanto... Ne. l'attività industriale persia-na si arresterà, qui. Progetti sono llo studio continuamente. Esperti ranici girano all'estero per oservare, approfondire, perfezionae. Tra Aprile e Maggio una commissione economica, inviata nel paese dei Soviet dal Governo iranico, ha visitato numerose fabbriche — ulliforni, officine eletriche, cotonifici. La suggestione dì un paese ad alta tensione indutriale quale la Russia di oggi, non mancherà di produrre i suoi efetti; buoni o cattivi essi siano. Comunque è certo che lo spirito del popofo iranico — più sottile, più. critico, più. selezionatore di quello russo, ancora in regime di caotismo spirituale, — saprà sce cerare il buono dove lo troverà e rarrà ammaestramenti indubbiamente utili pel futuro. Teheran sta diventando un grande focolare acceso sulle rive del Caspio. I suoi riflessi irradiano già su zone barbare e misteriose dell'Asia Cen r ale. Una cosa è certa: che una nuova civiltà è in marcia nel paese delle « Mille e Una Notte ». L'Italia, che vede tanto appasionatamente e disinteressatamente gli svolgimenti delle civiltà nuove e delle civiltà in ripresa, non potrà che seguire con iute- crescente l'asceiuiio- *,*uesto frande Paes^' '«»'° più che esso osserva, a sua volta con evidente simpatia l'ascensione dell'Italia nuova, sotto l'impulso del genio politico del Duce. Curio Mortari UNA MODERNISSIMA FABBRICA DI CEMENTI ALLE PORTE DI TEHERAN li, MINISTERO PEI LAVORI PUBBLICI

Persone citate: Aprile, Bussi, Duce, Fino, L. Limon, Maggio, Paes, Reza Khan, Reza Scià