Francia Austria Svezia

Francia Austria Svezia SULLO SCHERMO DEL LIDO Francia Austria Svezia Dalle visioni marocchine di " Itto „ alla Schoenbrunn de " Il re dei commedianti „ -- Il Premio Nobel protagonista di una piacevole commedia svedese (DAL NOSTRO INVIATO) 1 Venezia, 28 notte. Algeria e Marocco, legione straniera e berberi traditori, taverne di angiporti e languide danze: temi fondamentali dell'esotismo cinematografico. Parve che per non breve tempo fossero protettorato esclusivamente del cinema francese; Steinberg con / predoni di Hollywood varcò poi quei confini, fece la sua razzia, ne riportò la preda, Marocco; e da allora la fanfara e i berretti dei legionari ci furono ammaniti almeno cinque o sei volte ogni anno fra indigeni al nerofumo e ghibli mosso da immani ventilatori. Due francesi d'ingegno si sono ora accinti un'altra volta all'impresa. Sono Jean Benoit Levy e Maria Epstein, i registi, se ben ricordo, de La MaterneUe. Dap prima il Levy lavorò con Jean Epstein il fratello di Maria; poi nella sorella incontrò l'ottima collaboratrice e da allora in circa 10 anni i due girarono parecchi pregevoli documentari fra i quali ricorderemo un Pasteur. E' cosi la scuola del documentario che !i ha rotti, scaltriti. Una scuola protratta forse fin troppo a lungo cheinevitabilmente doveva costringe- re la loro attenzione, il loro tem-peramento e il loro stile per quan- do si fossero accinti a narrarci un racconto, a rappresentarci undramma _ „ . . Quante Afriche di cartone si sono vedute, non esclusa quella1del recentissimo Bosambo. Quan do si rinunzia all'artifizio e si vuol riprendere, ogni inquadratura sui luoghi, è però anche assai proba bile con l'aiuto di molta inespe rienza, che se ne riportino visioni di un'Africa assai poco africana. (E' allora che gli zelanti della cartapesta a ogni costo si strizzano una soddisfatta occhiatina). Il Levy e l'Epstein non potevano rinunziare a recarsi in Marocco e a riprendervi quasi tutto il loro film scegliendo fra gli indigeni parecchi attori: ma sapevano dì poter contare sugli insegnamenti del documentario, sulle loro intel ligenti esperienze; e raramente si è visto su di uno schermo un Marocco così inconfondibile. Sono i flabelli di centenari palmizi, è il sole a picco su torrenti riarsi, è il mareggiare immobile del deser to ; sono orde al bivacco, all'eso do, alla rapina; fra danze e su perstizioni, ingenuità d'amori qua si infantili e atrocità di odi senza perdono. Su ogni elemento aleggia un'atmosfera perfettamente raggiunta, ottenuta sfruttando l'inquadratura, il ritmo del montaggio, luci crude e radenti, ma schiere tipiche, episodi che della cronaca hanno ancora il sapore. E' uno stupendo albo di appunti, organicamente e saldamente in quadrati, con tono esattissimo, con scorci infallibili. E' già molto in un film di ambiente esotico. E tutta la prima parte ci dona così ogni tanto una sua intelligente sorpresa, fa presagire sempre maggiori armonie di sviluppi fino al concludersi del dramma. Pur troppo nella seconda parte la vi cenda talvolta s'attarda in ghirigori non necessari, anche se ciascuno di essi sia logicamente giustificabile; non si avverte quel mordente, quell'impeto che sarebbero stati indispensabili. La morte di Itto e di suo padre Hamou la si constata come una conseguenza, non ci soggioga come una catastrofe. Il film risulta così incerto e pesante, pur essendo sempre molto accurato e pur celando i suoi intendimenti di propaganda coloniale francese con una prospettiva assai abile: la vita del Marocco di oggi veduta dal campo di orde ribelli che infine si sottometteranno. Fra i protagonisti indigeni sono da ricordare Moulay Ibrahim e Ben Brick, di una spontanea ingenuità talvolta irresistibile. Fra i non indigeni il Prelier, il Bert, il Caillaux. , „ „ . ?eateT 0SPltef del *"* * BOhnw !fburf Lauenstein- E u" attor,e su>nt°: ìamera s'ozio • B*atet sposerà Schoenbur; <?uand° torneranno a incontrarsi '1 P°Pol° sarà m subbuglio per gli arruolamenti forzosi fatti compie- re dal duca per Inghilterra che II re dei commedianti, diretto da Erich Engel ha questo titolo: Niir ein Komodiant (Un attore soltanto) ; è la frase che fra sé ripete Florian, un giovane attore innamoratosi della contessina muove guerra e deve reprimere la ribellione delle sue colonie ame ricane, n giovane attore è accolto con bonomia dal duca. Ma il mi nistro l'offende; e durante il ballo mascherato Florian ne andrà poi alla ricerca, riuscirà a affibbiargli!un colpo di scudiscio. Beate lo sai- ! va dall'arresto accogliendolo nel ; suo appartamento. Intanto la folla minaccia di assaltare il castello. D'un tratto si scorge il duca in persona arringare la folla, promettere giustizia, la revoca degli arruolamenti. Ma chi parla è semplicemente e soltanto l'attore Florian truccatosi da duca. Quel gesto gli sarà fatale perchè poco dopo spirerà per un colpo di pistola sparatogli dal ministro e spirerà nelle braccia di Beate. H soggetto è un pretesto a una ricostruzione dell'epoca, assai accurata, con un rococò inappuntabile e a un'ottima interpretazione degli attori, dal Foerster al W"egener. Ma l'attore più imponente è certo il castello di Schoenbrunn che qui si prodiga senza temere alcuna papera, alcuna fatica, e regalmente offre il suo parco, i suoi colonnati, i suoi interni. (Se proprio lo volete sapere, ha persino acconsentito a lasciar smontare un suo cancello per un'inquadratura che assolutamente doveva essere ripresa in istudio. Le cose si fanno o non si fanno). U massiccio possente programma di oggi (circa sei ore di proiezione senza i formati ridotti) ci ha offerto anche una commedia svedese. L'anno scorso la Svezia si era presentata con un'altra commedia Un calmo idillio; e fu veramente un calmo, calmissimoidillio, sui sospiri del convenzio- ' , 7 j ■ naie, sui sorrisi del prevedibile. C'era uno svedese accanto a noiche sbuffava. Figuratevi noi altri! Oggl invece una vicenda ricca di sapore e di garbo e ottimamente condotta, in interni descritti con un'intima arguzia. Gli SwedeH-j,. : ,7 7* i e,ii„ si hielm è tutto imperniato sulla fi- gura dell ingegnere Rolf Swcden- hielm, uno scienziato distratto e geniale, vittima e despota di fi- glioli che spendono o spandono perche tanto papà prenderà il premio Nobel. Figuratevi che. ac- Lìe quando pare che il premiodebba toccare ad altri. Dispera- zioni e ripicchi, sotterfugi e sor- prese, non esclusa quella di pa- recchie cambialette che i figlioli,tanto per portare fortuna a papà, avevano fiduciosamente firmate. A,„ . „„i„ „„;,.„ - t,iHr. Ma poi il premio arriva e tuttosi accomoda. Il film ha anca? a-vuto il buon senso di presentarsicon i dialogati sovrimptv^i in francese; e per la grande misura e il parecchio buon gusto della regìa di Gustav Molander, per un Gosta Ekman che si rivela un efficacissimo attore, fra altri interpreti tutti lodevoli, la proiezione è trascorsa fra molte risate ed è stata infine accolta da un lungo applauso convinto, Mario Giorno.