Bimbi abbandonati e amati di Amerigo Ruggiero

Bimbi abbandonati e amatiNUOVA FIORITURA UMANA IN AMERICA Bimbi abbandonati e amati Creature accompagnate da un biglietto e da un rotolo di dollari o sole e anonime come la propria sconfinata miseria -- Il policeman forse ha torto NEW YORK, agosto. Si trovano nei corridoi bui dei casamenti popolari, sulle scale delle chiese, davanti alle porte degli orfanotrofi, negli angoli di stradette remote, nelle sale turbinose degl'immensi department stores, nelle hatts di case signorili. Vengono, alle volte, semplicemente depositati nei negozi affollati, mentre i commessi, nell'affaccendamento febbrile delle ore di grande accoramento, non hanno la possibilità di notare la fisonomia e i gesti degli avventori. In altri casi sono i proprietari di automobili stazionanti ai fianchi di strade poco frequentate che al ritorno sgranano tanto d'occhi nel vedere la loro vettura occupata da un piccolo ospite inatteso. Sé la dormono tranquillamente i bimbotti abbandonati nelle loro cèstine imbottito foderate di raso e adornate di trine, ravvolti nelle loro copertine calde, se d'inverno, o rivestiti di stoffette impalpabili durante la stagione calda. Rosei, paffuti, d'una bellezza di piccoli fiori viventi stringono nella manina la bottiglietta del latte ch'è scivolata lentamente dalla loro' bocca mentre il sonno li ha presi. Frequentemente hanno infilato dentro il corpetto un biglietto e non di rado un rotolo di dollari. Che un'anima buona — dice il biglietto — voglia adottare questo bambino e dargli una casa e «una famiglia. Chi lo farà può tenersi la somma che sarà trovata addosso al piccino. Lo si chiamerà Harold. Gli si lasci al collo la medaglietta che un giorno potrà servire come segnale di riconoscimento. Una mamma disgraziata. Che cosa nasconde questa tragedia? Un'improvviso rovescio di fortuna, lo spezzarsi catastrofico della compagine familiare, una colpa, o una di quelle situazioni strane così frequenti nella società americana che ricorda l'ondeggiare delle sabbie del deserto. Quello che abbiamo descritto è uno dei casi meno tristi. Si tratta di gente agiata che ha potuto provvedere di tutto l'occorrente la propria creatura fino al momento di separarsene. Ma sono gli esempi più numerosi che danno una stretta al cuore. Bambini ravvolti in pochi stracci, in una tela di sacco, perfino in vecchi giornali e lasciati in un posto qualsiasi, nella cesta del pano, in una vecchia valigia, nei barili delle immondizie. Saranno trovati la mattina dai lattai, dagli spazzini, da operai o dònne del popolo che si recano presto al lavoro. Gli abbandonati di questa categoria non se la dormono tranquillamente come i loro confratelli più fortunati i quali, nella beata indifferenza per quanto succede loro attorno sembra che dicano: Siamo qui. Provvedete per noi. I secondi strillano, si fanno sentire: hanno fame. Sulla loro persona non si trova alcuna indicazione: non biglietti, non oggettini per un, futuro riconoscimentp. Sono anonimi come la miseria. I loro visini appaiono patiti e scarni: in alcuni la vitalità è quasi all'estremo. Sembra che i genitori se ne siano sbarazzati in fretta dopo aver sostenuta una battaglia aspra e dolorosa per tenerli presso di se e non abbandonarli così piqcoli e senza difesa in un vasto mondo freddo e crudele. Hanno dovuto cedere quando sono stati sopraffatti dal destino in una risoluziO' ne improvvisa e straziante, fug> gcndo per non vedere. La depressione ha moltiplicato questi casi in maniera paurosa. Ma chiunque sia a ritrovare i piccoli abbandonati si rivolge al policeman perchè provveda lui a collocarli nel posto adatto. Ed è sempre il policeman gigantesco e spavaldo che si piglia in braccio le creaturine e le porta negli appositi istituti. Forse il policeman nell'attendere alla sua pietosa missione, si abbandona a considerazioni sulla sorte futura del piccolo essere che ha tra le braccia e scrolla tristemente il capo. Anch'egli è padre di famiglia e pensa ai suoi bambini. Ma il policeman ha torto. L'America è uno strano paese, un paese di contrasti, un paese che riserva sempre delle sorprese. Si è detto che l'istituzione della famiglia è, qui, in pericolo. Che i suoi legami si vanno allentando fino al disfacimento totale. Che per l'egoismo e il nessun senso di responsabilità delle coppie maritate, lo quali rifiutano di aver figli, la popolazione tonde pericolosamente à. decrescere. Tutte queste cose sono vere. Di pari passo con questi fenomeni si nota un aumento d'interesse, una passione intensa per l'infanzia. Per l'infanzia, in generale, come se la cura di essa da familiare e individuale diventasse sociale. Nell'elaborazione di nuove forme di vita in piena attività in questo immenso laboratorio del mondo, l'istituto della famiglia, più che correre alla sua distruzione, si trova in processo di trasformazione profonda. Il periodo di transizione ch'esso attraversa presenta all'osservazione i lati negativi e meno simpatici. Ma ce ne sono altri meritevoli del più profondo studio. II policeman aveva torto, abbiamo detto, nello scrollare il capo in preda a previsioni pessimiste sul futuro destino della creaturina abbandonata. Perchè questa sarà immediatamente adottata da una famiglia agiata che la provvederà di tutto. D'una bella casa spaziosa, isolata e circondata di verde, di cure meticolose perfino esagerate, di affetto familiare intenso e, a suo tempo, dei vantaggi di un'educazione superiore. Nel novanta per cento dei casi la sorte dell'orfano o dell'esposto sarà superiore a quella che gli sarebbe toccata restando con la propria famiglia. Gradatamente e senza rumore s'è prodotto una rivoluzione di luminosità e grandiosità incomparabili nella coscienza morale e civile americana, una rivoluzione che la distacca dal concepire e dal sentire del Medio Evo più di qualsiasi altro fenomeno d'aggiustamento derivato dai progressi meccanici e industriali. Nella società antica, risultante di un aggregato di nuclei familiari che si regolavano autarchicamente e si esaurivano in se stessi, non c'era maggiore sventura per una creatura umana che restare senza genitori o essere da essi abbandonata. Equivaleva ad una vita di miseria infinita, di schiavitù, di avvilimento, di abbiezione: l'esistenza atroce a cui erano destinati gli esseri sui quali pesava come una maledizione la condanna di colpe non proprie. Era il terrore espresso da Ettore nel dar l'addio ad Andromaca, il terrore che alla sua morte si possa rimproverare al suo figlioletto: tu sei senza padre ! Quale sorte più atroce del rimaner senza padre? Senza protettore e senza difensore? In quei paesi dove le condizioni sociali giustificano simili terrori l'età passata fosca e crudele impera ancora! In America, grazie a Dio, ne siamo fuori. Et sentimento di bontà, di protezione, di amore vigile e premuroso verso l'infanzia è esulato dalla stretta cerchia familiare, ha cessato di essere chiuso ed egoistico e circonda come in una fiammata vitale tutte le piccole vite. Non è più consentito qui da una coscienza più progredita dei doveri umani prodigar cure e affetto ai proprii figliuoli solo perchè sono i proprii figliuoli e rimanere impassibili davanti al triste spettacolo del bambino della casa accanto che se ne va cencioso, sporco, affamato e malaticcio senza che nessuno lo ami e nessuno provveda per lui. Siamo spesso costretti ad esporre tristezze morali nonché le desolazioni e gli squallori della penuria, ma esaltiamo senza riserve il nuovo spirito di larga umanità che si fa sempre più strada, il sentimento di maternità e paternità esteso ai piccoli esseri che ne hanno bisogno e che fa accettare amare e curare come proprii i figli di gente estranea e mai vista. L'istituto e la pratica dell'adozione sono tra le cose più Belle d'America e ne faremo conoscere in un prossimo articolo i lati rifulgenti d'inesauribile simpatia umana. Amerigo Ruggiero dtgzclvnlmcsqmatavztdncpsapgmqltptdpltgnsmOgrutdncctlnscgiQcvidpnLteSt

Persone citate: America Bimbi, Rosei

Luoghi citati: America, Andromaca, New York