Ripetuti colloqui di Laval con gli Ambasciatori d'Italia e d'Inghilterra

Ripetuti colloqui di Laval con gli Ambasciatori d'Italia e d'Inghilterra Ripetuti colloqui di Laval con gli Ambasciatori d'Italia e d'Inghilterra L'opinione pubblica britannica profondamente divisa Parigi, 27 notte. Di ritorno a Parigi e riprendendo immediatamente le udienze diplomatiche, il signor Lavai ha avuto stamani una breve conversazione con l'Ambasciatore d'Italia Vittorio Cerruti, che prima si era intrattenuto col signor Rochat, direttore del gabinetto del Ministro degli Esteri. Nel pomeriggio. Lavai ha ricevuto l'Ambasciatore britannico sir Giorgio Clerk. che lo ha messo al corrente delle conclusioni del consìglio di gabinetto di giovedì scorso. Sir Giorgio Clerk ha ricordato al Ministro degli Esteri francese che il suo governo è desideroso di non trascurare nulla per dare il massimo di efficacia allo sforzo di conciliazione, che può essere compiuto prima del 4 settembre ad opera delle Cancellerie; il gabinetto inglese desidera, altresì, mantenere una stretta collaborazione con la Francia. Dopo questo colloquio il signor Lavai ha ricevuto nuovamente S. E. Vittorio Cerruti. La conversazione ha avuto per oggetto la vertenza etiopica e le prossime discussioni di Ginevra, ove l'Italia. I come è noto, sarà presente. Domattina, nel Consiglio dei! Ministri che si riunirà all'Eliseo j sotto la presidenza.del signor Lebrun, Lavai farà al Capo dello Stato e ai suoi colleghi una esposizione della situazione, e preciserà le circostanze nelle quali si è svolta la riunione tripartita di Parigi nonché le ragioni per le quali essa dovette essere interrotta. La spedizione e le manovre Si afferma, intanto, che Anthony Eden, nel recarsi a Ginevra, si fermerà un giorno a Parigi per intrattenersi col signor Lavai, data la necessità per il governo britannico se non di assicurarsi la completa collaborazione della Francia, per lo meno di adottare una posizione che non gli alieni completamente quest'ultima. Tutta la stampa parigina continua poi ad occuparsi diffusamente delle grandi manovre italiane, soffermandosi principalmente sul significato politico che esse assumono nel momento attuale. Delle impressioni che esse suscitano in Francia si fa eco Jacques Bainville, scrivendo sulla Libertà che Mussolini si era promesso di fare dell'Italia una grande Potenza e che è la politica di una grande Potenza quella che egli persegue in questo momento. Alla sua decisione di condurre a fondo l'impresa etiopica, egli aggiunge la dimostrazione che per lavorare alla espansione del suo paese in Africa, egli non rinuncia all'Europa. « Nel momento in cui egli invia sotto i tropici il fiore della gio ventù italiana e persino i propri figli — serive il Bainville — cinquecentomila uomini stanno manovrando davanti al Brennero. L'Italia è in grado di sostenere una grande spedizione coloniale e di salvaguardare i suoi grandi interessi europei, come il Marocco non impedi alla Francia di vegliare alle sue frontiere. L'Italia intra prende questa duplice missioni con spirito risoluto. Ad ogni mo do. non vi è più da dubitare che essa ben presto compia in Etiopia fatti di guerra. La preparazione della campagna, le cui difficoltà non sono misconosciute, è stata minuziosa. La superiorità del materiale è schiacciante; noi non tarderemo a sapere se il valore dei guerrieri del Negus non sia stato esagerato, poiché conviene dire guerrieri, piuttosto che soldati ». Il leopardo e la lupa Riferendosi, poi, all'atteggiamento della Gran Bretagna il Bainville si chiede che cosa farà ora, dopo avere cercato in tutti i modi di prevenire la conquista dell'Etiopia da parte degli Italiani. « Nulla è riuscito: né le intimidazioni, né le promesse. La volontà di Mussolini non è stata né infranta né intaccata. I risultati svedono subito. Persino nella comunità britannica è una gara a chi si dichiara neutro e l'Australia segue l'esempio degli Stati Uniti piuttosto che quello della metropoli. Ciò significa che non sonopiù i tempi nei quali la Gran Bretagna non aveva che da pronunciare una parola per essere seguita. Il signor Lansbury predica la guerra alla guerra e la crociata contro il Fascismo; ma è una irrisione quando si sono fatte campagne su campagne per il disarmo. E l'Inghilterra si accorge ordi avere lasciato cadere il livelldelle sue forze militari aeree navali un po' troppo in basso, nosoltanto per imporre le Bue idee le sue vedute, ma anche per preservare gli immensi possedimensparsi su tutta la superficie deglobo >. Sullo stesso argomento la London Paria Agency scrive che Londra si comincia a riflettere: « La potenza militare italianabruscamente spiegata, riempie dstupore; 200.000 uomini in Ertrea; 500.000 in manovre verso Brennero; un materiale formidabile; una aviazione di aquile; delriserve massiccie. La Lupa è fote, e feconde furono le mammelche nutrirono quel popolo che degno continuatore dei soldacontadini di Cincinnato. Il Lepardo ha pensato ad un tratto non essere in grado di resisteralla Lupa e pensa di scaricardelle sue responsabilità sul GallL'Italia sa perfettamente che essdarebbe scacco matto all'Inghiterra due giorni dopo l'aperturdelle ostilità. La sua flotta nelStretto di Gibilterra bloccherebbla rotta delle Indie e paralizzerebze metà del traffico imperiale ». « L'Inghilterra ha aspettattroppo per mettere le mani sTangeri, e i\eri padroni del Canale di Suez sono la Francia e sovratutto l'Italia la cui flotta concentrata interamente nel Mediterraneo. In un conflitto con Fascismo, essa arrischia il prestigio e la metà più ricca del suimpero. 2 leopardo britannico forte ed ^s:uto; la Lupa romanè intrepida e ardente, e il combattimento sarebbe funesto pe! una di esse. Ma la Lupa ha duemila anni ed è Immortale. Guai a chi l'attaccherà ». Segnaliamo, infine, che la Nuova Italia, nel suo numero di domani, pubblicherà un articolo di uno scrittore di sinistra Edoardo Crocilda, già capo di gabinetto del presidente del Consiglio Chautemps e membro dell'Esecutivo del Partito radicale socialista, articolo in cui sono vigorosamente affermate e sostenute le ragioni di giustizia che militano a favore dell'azione italiana in Etiopia.