Trionfi di atleti italiani e americani nella riunione che ha visto il crollo di tre records nazionali di Enzo Arnaldi

Trionfi di atleti italiani e americani nella riunione che ha visto il crollo di tre records nazionali Venticinquemila persone all'Arena di Milano Trionfi di atleti italiani e americani nella riunione che ha visto il crollo di tre records nazionali Cinque campioni Milano, 26 mattino. Appena i dieci americani sono apparsi — candide maglie scudate dello stemma degli Stati Uniti — sul prato madido della pioggia recente, i venticinquemila dell'Arena hanno cercato, fra gli applausi, un atleta: Eulace Peacock, l'uomo che ha saltato più di otto metri e che ha corso i cento metri nel fulmineo volgere di tempo che da soli tre altri campioni e stato raggiunto. Peacock marciava in testa alla breve fila, leggero nel,passo, possente nella struttura fisica. L'uomo di colore fu il primo a salutare la folla col braccio romanamente teso. Nel gesto immobile apparve statuario. Appena accennò un passo di corsa ebbe la mossa morbida del felino. Nella batteria dei cento metri non s'impegnò: gli bastò esser primo d'un soffio. Ma fu proprio in questa corsa scanzonata che la sua « classe » abbagliò. La facilità con cui superò gli avversari arrancanti alle sue spalle rivelò il fenomeno. Dopo l'arrivo, Mariani, che s'era battuto flno allo spasimo per tenerglisi vicino, lo guardava sbalordito; pareva volesse toccarlo per convincersi che fosse un uomo. Nella finale, Peacock sciolse i muscoli, scatenò le forze; e fu subito primo, insuperabile. Ma la ìnula sorte correva al suo fianco. Lo si vide ad un tratto rompere la vertiginosa volata; balzare di fianco come una pantera ferita; procedere claudicante; gli altri superarlo. Per pochi secondi soltanto il pubblico italiano ha potuto vedere Eulace Peacock. Ma in pochi secondi ha visto un campione meraviglioso. lABcpdlZmlnsl<t[q'■l\lczBConieZio Johnson è un gigante di due metri. Tanti quanti ne salta. Ma un gigante stupendamente fabbricato, dalla muscolatura lunga e fluida, dal balzo dolce che si fissa negli occhi come una cinematografia al rallentatore. Non si tolse la tuta — striata in granata e grigio come to pelle d'un crotalo — che quando l'assicella fu elevata a uno e novanta. Mentre si preparava al balzo, un tecnico (quanti tecnici ci sono su un campo atletico!...) preannunziò: « Vedrete ripreso lo stile di' Osborne con le modificazioni apportate da Horin ». L'americano partì con sulle spalle il peso di questi due eccelsi atleti, rischiando di passare per un povero imi-' tatare Poche frazioniti secondo' durò il suo salto. Bastarono per far vedere che, come Johnson, ha saltato, salta e salterà soltanto Johnson. Tre passi lenti, un breve sgambettare sulle punte, una falcata, poi il corpo che si eleva dolcemente, che qu<isi si ferma sull'ostacolo, che ricade soffice sulla sabbia. Qualcosa del gatto, e della scimmia; il prodotto a"iiftssrar" * • -iI venticinquemila--erano"andati | all'Arena, sfidando la pioggia mi- j nacciante, e ci son rimasti, impa-j vidi, sotto il diluvio, attratti, sieò o a n » a , e e e l i i a a dalle dieci meraviglie americane, dai campioni di Francia, dai migliori italiani, ma, soprattutto, per Beccali. Beccali è per gli sportivi milanesi ed italiani qualcosa di più che un recordman del mondo, che un campione olimpionico e d'Europa, che il dominatore dello sfingeo Lovclock, dell'altezzoso Cunningham — Beccali è il simbolo del risorto atletismo italiano. Per questo, quando, tre settima-jne fa, l'americano Brìght ed il francese Normand l'hanno battìi-]to a Parigi, parve quasi che la sconfitta fosse dell'atletismo italiano tutto. Ieri Brìght era venuto a Milano e c'era anche Goix, che in Francia han giudicato miglioredi Normand. La folla chiese a Beccali la rivincita. E l'atleta l'accontentò. A metà gara ruppe gli indugi ed attaccò. L'americano e il francese gli tennero dietro, ma, presto, esauriti, ripiegarono la bandiera. E Beccali se n'andò via, il busto eretto, le gambe che mordevano il suolo con implacabile potenza, il volto contratto dell'atleta che vuole dominare. Sul fondo nero della pista, sotto gli scrosci-"della pioggia, il campione proseguì la sua corsa passando trionfante in l!i(»n gigantesca coppa di applausi jdeliranti. Sorrise solo dopo il tra-ol^M,r^Q- s"l"ta."d0. romanamente.- corn Hm voìta> compiuto, Vegli spogliatói indossò Passimid'un altro dovere, ti più alto: qkc(-Il sua dovere di atleta l'aveva, an- lo del soldato. Il trionfatore di Los Angeles tornò il sergente del XIlBersaglieri Luigi Beccali, pronto, come tutti gli atleti d'Jtalia tem- proti nel cuore c nei muscoli dailedure contese dello sport, a tutte le battaglie dell'ora che volge Vent'anni, una massa di musco- Zi stupenda, un torace che gli per- mette ogni sforzo, Mario Lanzi è l'uomo nuovo dell'atletismo italia- no ed europeo. Dopo le prime mi- schic con i campioni internaziona-li, si è accorto di essere il più for-te, ma anche il più giovane e,quindi, il meno esperto. I sotti-li misteri delle scaramucce inizia-li, i segreti della tattica decisivacostituirono per lui un rebus seti-za via d'uscita. Allora risolse la questione alla brava. Attaccare su-\cbito, tirare avanti finché c'è for-ila za e... sperare in Dio. E' un po' il ì cmotto dei vecchi calciatori nova-\c resi. E Lanzi viene da quel di No-\ | T(vara. Anche ieri fece così e la. gara dopo cento metri, non visse plùì lche dPlla «i. rm-«r nnw«i(p Al.m «*• rte«n sua co sa possente. Al-lm1 ame'(ca"° Wolf non resto che la. r amile lotta per il secondo posto. \ p #** [q Quante, gare ha fatto Luigi Fa- p celli nel nome dello sport italia- c no ' Non si possono contare in ven- j ti anni di carriera. Nei momenti, p più oscuri del nostro atletismo, so- vJo sul suo nome si raccolse ogni'^dsperanza ed ogni entusiasmo. Ora aBeccali e Lanzi l'han superato, ma j tFacelli scende ancora in campo con nel cuore, a trentasette anni, a stessa passione di un tempo, an-che se i muscoli non si tendono piùcome nel passato splendente. All'Arena si trovò di fronte aTony Moore, fra i jirimi « astaco-(isti» del mondo. Imperniò nellalotta tutte le sue forze fisiche emnmli Pii/sri a niunir „,.„„« „;morali. Riuscì a passa, avanti alrivale, a tenere il comando fino apochi passi dal traguardo. Maquando già la vittoria miracolosapareva ghermita, il biondo ameri-cono lo superò, Moore avrà capito perchè gli applausi della folla furono più per il vinto che per il vincitore. Lo studente Antonio Moore ha quindicanni di meno del soffiatori di ve-tri Luigi Pacelli Enzo Arnaldi

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