Gli impegni nell'Africa Orientale tra Italia, Francia e Inghilterra

Gli impegni nell'Africa Orientale tra Italia, Francia e Inghilterra Documenti dia, non dimenticare Gli impegni nell'Africa Orientale tra Italia, Francia e Inghilterra Map to Illustrate PROTOCOL BETWEE^ GREAT BRITAIN AND ITAL.V or 15* Aprii 1891 Dopo l'interruzione dei negoziati di Parigi tra l'Italia, l'Inghilterra e la Francia, può essere interessante fare il punto su un aspetto della situazione per stabilire quale sia, dal lato contrattuale, la posizione delle tre Potenze, nel riguardi della influenza che con una serie dì accordi di quasi 50 anni esse determinavano di esercitare In Abissinia. L'esame dei testi giuridici è quanto mai edificante specialmente se viene messo in relazione con le proposte fatte alla nostra delegazione a Parigi. Infatti, poiché tali proposte si limitavano a concessioni di carattere economico in Etiopia, può dirsi che, in certo senso, fossero ben poca cosa nei confronti dei trattati precedentemente intercorsi tra l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna a proposito dell'Africa Orientale. Quanto verremo dicendo ha un valore molto relativo in confronto di altri aspetti e problemi della situazione: il problema dell'ora è il problema militare e la realtà della storia, che urge alla risoluzione definitiva del complesso dissidio italo-abissino, sta per superare la immobilità dei testi scritti che, anche in questo caso, non rappresentano che momenti di una cronaca già troppo lunga. Nel 1906 e nel 1905 L'Italia, la Francia e l'Inghilterra hanno dunque tra di loro una serie di impegni per l'Africa Orientale, impegni che iniziatisi nell'ultimo ventennio del secolo scorso, sono culminati nel trattato del 1906, del quale costituiscono un codicillo fondamentale le lettere scambiate nel 1925 tra Mussolini e Sir R. Graham. Che cos'è il trattato del 1906 Un accordo tra l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna, firmato a Londra da Sir Edward Grey, dal l'Ambasciatore francese Cumbon e dal nostro di San Giuliano e che divide tutta l'Etiopia in tre zone di Influenza. L'art. 4, che si può considerare come essenziale, fissa la loro estensione come segue, impegnando le tre Potenze a concertarsi per salvaguardare: a) gli interessi della Gran Bretagna e dell'Egitto nel bacino del Nilo e più specialmente per itEalditopriAEramtepdAacaamIsltembpdmmbOdfidmaprquanto riguarda la regolamenta zione delle acque di questo fiume e 1 del suol affluenti (dando agli in-1teressi locali la dovuta consideratone) sotto riserva degli interessi a n e e ò a n o r italiani menzionati al paragrafo b; I db) gli interessi dell'Italia in Etiopia in relazione all'Eritrea e alla Somalia (compreso il Benadir) e più specialmente per quanto riguarda l'hinterland dei suoi possedimenti e l'unione territoriale tra di loro ad Ovest di Addis Abeba; c) gli interessi francesi in Etiopia in relazione al Protettorato francese della costa dei Somali, all'hinterland di questo protettorato e alla zona necessaria per la costruzione ed il traffico della ferrovia da Gibuti ad Addis Abeba. Per l'interpretazione di questo articolo bisogna ricorrere a precedenti trattati che nello stesso accordo del 1906 vengono citati e ad impegni intercorsi, successivamente, tra l'Italia e l'Inghilterra. Innanzitutto, per fissare l'estensione della zona di influenza italiana, ci si deve riportare ai Protocolli anglo-italiani del 24 marzo e del 15 aprile 1891, entrambi firmati a Roma dall'ambasciatore britannico Lord Dufferin e dal presidente del Consiglio e ministro degli Esteri di Rudinl. Con il primo di quegli accordi la linea di demarcazione delle sfere italiana e britannica di influenza in Africa Orientale era fissata in partenza dall'Oceano Indiano e seguendo il fiume Giuba fino al 6" di latitudine Nord (Chisimaio, successivamente ceduto all'Italia, restava allora britannico), quindi dal sesto parallelo di latitudine Nord fino al 35" Ovest di Greenwich che la linea seguiva fino al Nilo Azzurro. Tutta l'Etiopia Con il secondo Protocollo la sfera di influenza riservata all'Italia partiva dal Capo Casar e seguiva, presso a poco, l'attuale frontiera tra l'Eritrea e il Sudan (Cassala, successivamente ceduta alla Gran Bretagna, restava allora all'Italia) e raggiungeva il fiume Atbara in nsce 1 che discendeva -1" i fino fluenza col Rahad. linea, avendo seguito te il Rahad tra la un punto che sulle carte era indi-cato come un guado (ford), situa- to al 14", 52 di latitudine Nord.La linea che delimitava la sferadi influenza .italiana risaliva quin-di l'Atbara fino alla confluenza delKor Kakamot (Hahamot).da doveseguiva in direzione occidentalefino ad incontrare il Kor Lemsenalla con-Infine labrevemen-confluenza lintersezio del Kor Lemsen e o e l o e a a l a o o a . a , a , n ) n ne del 35° di longitudine Ovest, s'identificava, in direzione sud, con questo meridiano fino all'incontro del Nilo Azzurro. In tal modo tutta la zona di influenza italiana, dalle foci del Giuba al Capo Casar era delimitata ed essa corrispondeva, tranne brevi tratti, all'intera Etiopia odierna. Con Ginevra, dopo Ginevra... Nonostante gli accordi avutisi poi da parte italiana, francese o inglese coll'Etiopia, la validità di questa delimitazione non veniva infirmata ed anzi, benché nel 1906 la Francia avesse voluto ricordare le sue riserve del 1894 e 1895, esse venivano praticamente a cadere colla garanzia data dall'Italia e dall'Inghilterra per la costruzione della ferrovia Addis-AbebaGibuti, poiché la Francia mirava appunto ad assicurarsi certi vantaggi ed influenze nell'Harrar, dove la ferrovia viene appunto a passare. La riprova del valore che la Gran Bretagna ha continuato ad attribuire a questa delimitazione delle zone di influenza l'abbiamo poi, sopratutto, nello scambio di lettere avvenuto il 14 e il 20 dicembre 1925 tra il Capo del Go verno fascista e Sir Ronald Graham, ambasciatore britannico a Roma. Con quelle lettere l'Inghilterra chiedeva e l'Italia concedeva l'appoggio ed assistenza presso il Governo abissino per ottenere una concessione che permettesse di costruire uno sbarramento sul |lago Tana, come pure il diritto di costruzione e di manutenzione di una strada per automobili, destinata al passaggio degli approv vigionamenti e del materiale, del personale, ecc., dalla frontiera del Sudan fino allo sbarramento. «Nel le lettere era chiaramente speci Acato che questa concessione era fatta all'interno della zona di in Alterna italiana. In cambio il Governo britannico si impegnava a sostenere l'Italia per la costru- nPds-1 zione di una ferrovia dalla f ron - j tiera dell'Eritrea a quella della So d. ! malia, e si dichiarava pronto, una a • volta ottenute le concessioni per il - j lago Tana e l'autostrada, a riconel j fermare « un'influenza economica eiitaliana nell'Ovest dell'Abissinia e e I nella totalità del territorio che n traverserebbe la ferrovia sud- n- ' detta ». a- L'importanza di questo riconon- j scimento, fatto due anni dopo che a!l'Etiopia era stata ammessa nella Società delle Nazioni, va sottolineata. Esso significa, da un punto di vista giuridico, che l'Italia e l'Inghilterra ritenevano che il trattato del 1906 era sempre in vigore, cioè non abolito dall'art. 20 del Patto della Lega che stabilisce che i membri della Società riconoscono, ciascuno per quel che lo riguarda, che il Covenant abroga tutte le obbligazioni o intese Inter se, incompatibili con i suoi termini e si impegnano solennemente a non contrarne in avvenire di simili ». E' dunque evidente, nonostante certi pareri di giuristi che non hanno tenuto conto del documento da noi citato, che gli impegni suddetti permangono e che non si può parlare di dare zone d'influenza all'Italia, di ferrovie da costruire ed altro, quando alcune di queste concessioni esistono da oltre un quarantennio! Ben altro è il problema e ben altre le soluzioni che esso comporta, come appare chiaro alla coscienza di tutti gli italiani attraverso le categoriche affermazioni del Capo del Governo. Ma il significato che gli accordi di cui abbiamo parlato hanno nel momento attuale non è tuttavia trascurabile. Storicamente essi significano che, nel corso di quasi un cinquan¬ tennio, ogniqualvolta le tre grandi Potenze occidentali si sono dovute occupare dell'Abissinia non hanno mai potuto considerarla come uno Stato indipendente, ma come un minuti hubens su cui sia necessario mantenere la propria influenza, diciamolo pure chiaramente, il protettorato. Da questo punto di vista la situazione dell'Abissinia non è cambiata: 1 tentativi più o meno in buona fede fatti dal Negus per l'abolizione della schiavitù, per lo sviluppo economico e civile del suo Paese, sono miseramente falliti. Politicamente quegli accordi creavano una solidarietà fra le grandi Potenze occidentali che, in Africa e in Europa, hanno interessi fondamentali al mantenimento dell'equilibrio e che perciò si trovano spesso a dover decidere dei destini del mondo. Se invece di tener conto dei legittimi interessi dell'Italia in Africa O., si preferisse la politica dello struzzo e si nascondesse la testa tra le carte polverose che ammucchia la Società delle Nazioni, si commetterebbe un delitto non solo contro il nostro Paese, ma contro lo spirito europeo che dalla culla della razza bianca ha soffiato redentore, nei secoli, sugli altri continenti. pfotte* yogtSSO RE J> Ras Ke set Lon£irude East ol ECCO UN INTERESSANTE DOCUMENTO INGLESE che prova in modo irrefutabile quale sia la sfera d'influenza Italiana dal Capo Kasar al Nilo Azzurro concessa fin dal 15 aprile 1891, e che dimostra come anche il famoso Lago Tsana si tnovi all'interno della zona riservata all'Italia. Per quanto riguarda la linea di demarcazione della nostra zona d'influenza a sud del Nilo Azzurro, essa era già fissata in un precedente protocollo (24 marzo 1891), come è detto sotto. Come è segnato sulla carta, la zona compresa nella linea tratteggiata è quella che l'Italia occupò in base all'articolo 2 del protocollo. In questa zona si trova Kassala. tpiu o a i a i mpq

Persone citate: Casar, Edward Grey, Mussolini, Negus, R. Graham, Ronald Graham