LA MUSICA

LA MUSICA LA MUSICA Polche un giornalista romano» 1 a ricordato il nome di Nicola Spielli, l'autore d'un'opera popolassima fuori d'Italia quanto scoosciuta fra noi, facciamo eco ala ricordanza, ma soltanto per op~'' ortunità giornalistica nel settan- j esimo anniversario della nascita' i lui a Torino, confessando che ulla conosciamo delle sue mùsihe, mai udite, mai lette. Caso veamente singolare, questo di A asso porto, un'opera in 3 atti, che : resentata a Colonia nel '94, fu oche volte replicata soltanto a Roma, a Modena, a Reggio, a To- » ino nel marzo 1902, e da quaran- • anni gode un ininterrotto favore ei teatri tedeschi, anche nelle sta- < ioni della radio. Se tale successo erivi da intrinseche virtù dello partito, la sorte sarebbe da consi- erare più che singolare ingiustisima. Certamente influisce sul ompiacimento degli stranieri, spe- : ialmente dei tedeschi, il caratte- :• e dell'argomento, la vita dei bas- ? ifondi napoletani, crudamente • i sposta, con la camorra, l'amore i iolento, il tradimento, la devozio- a ne alla Madonna, il colpo di pu- a : gnale, con i personaggi che si chiamano Picchino e Sesella, Luigino, . e Ciccillo. Non v'è Fuhrer duroh v die Opern che non descriva minu- : ziosamente le scene e le vicende di A basso porto. (Questo titolo è a traduzione, imprecisa del resto, , " d'una frase dialettale che allude ;, a una zona moralmente infima E della città di Napoli). Siffatti ar- t gomenti, degenerati dalla letteratura regionale e veristica di cin-, quant'ànni fa, sembrano ancor oggi pittoreschi, piccanti e saporosi • di napolitanesimo trucolento eo( ^olgare, ai tedeschi, che anche si compiacciono talvolta di ascoltare ì gioielli della Madonna del Wolf- . Ferrari, libretto analogo d'un tal ' Golisciani, * poeta per musica », _che già allestiva dozzinali copioni, quando lo Spinelli esordi. Nato a Torino, questi studiò.'1 dapprima a Firenze, vi dette un' primo concerto di pianoforte a set- . te anni, poi a Roma con lo Sgambati; si diplomò a Napoli, e nel teatrino del Conservatorio preseti- ' tò, secondo la tradizione, la sua" prima composizione, / guanti gialli, opera comica, libretto del Golisciani. Accompagnato dalla sti- '' ma di maestri quali Platania, Lauro Rossi, Mabellini, trovò liete accoglienze a Roma, a Firenze, come pianista e compositore, in concerti ai quali anche la regina Margherita recò il suo plauso gentile. Attratto dal teatro, compose Labilia, che, presentata nel '90 al concorso indetto dal Sonzogno, fu" dai giudici posposta alla Cavalle- ria ntstteana e dal pubblico ap- plaudita, sì, ma subito negletta, nel confronto con l'opera masca- 'gnana. In breve compi A basso porto, il cui successo fu preconizzato da un aristocratico salotto romano, cui l'autore stesso aveva offerto una lettura al pianoforte. Non un editore, nè un teatro italiano ebbero fiducia in A basso . porto, che una ditta dì Lipsia , acquistò volentieri e il teatro di Colonia rappresentò felicemente nel '94. Altri teatri tedeschi, austriaci, ungheresi, svizzeri, russi, s'aprirono successivamente a quell'opera. Per presentarla a Roma lo Spinelli assunse l'impresa del Costanzi e la vide dodici volte replicata. Pochi teatri italiani, dicemmo, l'accolsero più tardi, mentre, passata a un editore inglese, otteneva clamoroso favore anche a Londra e a New York. Un editore milanese, che s'era interessato alle rappresentazioni in Italia, s'ebbe dallo Spinelli proteste e accuse di negligenza. La composizione della quarta opera, Dori, libretto di Illica, restò interrotta per una malattia nervosa, che colpi l'autore nel trentacinquesimo anno e lo spense sei anni dopo, nel 1906, a Roma. E cosi passò al posteri. *** Quel dottor Werner Bollert, che abbiamo recentemente elogiato per lo studio delle opere comiancora . che dl Galuppi, dev esser una volta citato per il rinvenimento nella biblioteca del Ginnasio Joachimsthal a Templin, d'un'ope ra comica di Nicolò Piccinni, della quale si conosceva soltanto il tito lo, La serva onorata, e per l'ampia frizione Pubblicatane nell'I», sememe Musikzeitung. La Serva onorata interessa innanzi tutto per l'analogia dell'argomento con quello delle Nozze di Figaro. Forse fu Giambattista Lorenzi, che rimaneggiò nel 1792 il libretto del Da Ponte musicato da Mozart, serbò parecchie scene, e, come quel tempo usava, cangiò i nomi dei personaggi. Susanna è divenuta Livietta. Cherubino, che si chiama ora Michelino, dice anch'egli « Voi che sapete ». E Figaro, trasformato in Barracca, canta in napoletano. Specialmente la parte della ! servetta, è avvilita, nel confronto con l'originale. Spesso, dice il Bol- lert, l'intreccio non è comprensibi- le, tanto son lacunosi e sommarli ; ia sceneggiatura e il dialogo. La mrtitur "onst d „ s,nfo„., df : ^7 consta delia sinfonia, di undlcl Pezzl nel primo atto, di diecl nel secondo, fra i quali quel|ù' d'insieme e i finali, bene elaborati. La consueta distinzione dei per- « sonaggi aristocratici e plebei è rispettata. Il Conte e la Contessa rX^R1"e mel0dram ma' Fazl° e Barracca in quello buffonesco o farsesco. Le citazio ni recate dal Bollert confermano le sentimentali o argute caratteristiche, tipiche della vena piccinia na. Anche l'orchestrazione è quei quella consueta. Più importa nota- re che la mentalità di Piccinni restò tradizionale nella concezio- ne e nella composizione dell'opera comica, pur nella trattazione di "un intreccio, che tanta novità dispirito e di tecnica aveva inspirato a Mozart. E' la medesima relazione del Barbte-.-e di Rossini con quello di Paisiello. *** Con l'autorità di un nome come quello di Gustave Cohen la ristampa del Jeu de Robin et Ma- rion la famosa pastourelle dramatique di Adam le Bossu (ed. Delagrave), acquista importanza a pregio. E' una « trasposizione », che dell'antica lezione serba lai fresca grazia e il sorriso squisito.