L'Italia allinea sotto le bandiere un milione di armati

L'Italia allinea sotto le bandiere un milione di armati L'Italia allinea sotto le bandiere un milione di armati Oggi si iniziano le conversazioni tripartite Le Forze armate Roma, 16 mattino. Il richiamo recentemente ordinato, che si effettuerà il 23 settembre prossimo, interessa i militari a ferma ridotta di terso grado delle classi 1911, 1918 e 1914, ohe furono dispensati dal servizio di leva al tempo della chiamata normale delle rispettive classi. Complessivamente una aliquota di 150 mila uomini. Si raggiungerà così lo scopo di completare l'addestramento dell' intero contingente delle classi in questione, elevando la forza totale alle armi a un milione di uomini. Aloisi e Cerniti a colloquio con Lavai ' Parigi, 16 mattino. 11 barone Aloisi, accompagnato dal suo segretario particolare Lanza D'Arita e da Luigi Cortesi addetto al suo Gabinetto, è arrivato ieri mattina alle 9.40, ricevuto, al suo scendere dal treno alla Gare de Lyon, dal R. Ambasciatore d'Italia Cerruti circondato dal personale dell'Ambasciata, dal signor Becq De Fouquières capo del protocollo, e dal signor Rochat capo gabinetto del signor Lavai, dal Re gio Console comm. Camerani, dal commissario- del Fascio, Catalano Gonzaga, e da numerose personalità della colonia italiana. Al Quai d'Orsay H barone Aloisi si è recato immediatamente in automobile al palazzo dell'Ambasciata, dove ha preso un po' di riposo e alle il si recava al Quai d'Orsay. 11 signor Lavai, che nel frattempo aveva ricevuto l'Ambasciatore Cerruti, venuto in compagnia del primo consigliere signor Franzoni per consegnargli copia delle sue credenziali, accolse il barone Aloisi all'entrata del suo Gabinetto. La conversazione si intavolò subito. Nel frattempo il signor Lanza d'Arita e Luigi Cortesi si intrattenevano in un ufficio attiguo col signor Leger segretario generale del Ministero degli Esteri, col signor Rochat e col signor Bargeton. La conversazione cordialissima fra Lavai e il barone Aloisi durò fino alle ore 12.15. Nelle brevi dichiarazioni che 11 signor Lavai ha fatto ai giornalisti, dopo avere accompagnato il suo ospite fino alla porta dell'anticamera ministeriale, egli ha, come ieri dopo il suo colloquio col signor Eden, insistito sul carattere « preliminare » della conversazione. — Ho avuto stamattina — egli ha detto — una conversazione preliminare col barone Aloisi. Domani avrà luogo la riunione dei rappresentanti degli Stati firmatari dell'accordo tripartito del 1906. Ma le informazioni raccolte dal barone Aloisi sonò parse di tale interesse che il signor Lavai ha decise di intrattenersi di nuovo col signor Eden. Il ministro inglese per gli affari leghisti, accompagnato come ieri dal sottosegretario permanente al Foreign Office sir Robert Vansittart e dall'ambasciatore britannico sir Giorgio Clerk, è stato ricevuto alle 18 dal ministro degli Esteri. Presa di contatto con Eden Ritornato all'Ambasciata d'Inghilterra, il signor Antonio Eden, che nel corso del pomeriggio aveva visto anche il ministro di Etiopia a Parigi Teclé Hawariate, ha ricevuto la visita del barone Aloisi che, giunto al palazzo del sob: borgo St. Honoré alle 20,30, ne è uscito venti minuti dopo. Questa presa di contatto angloitaliana, che non era prevista, è commentata favorevolmente in questi circoli politici. Secondo quanto è stato ieri deciso, la Conferenza anglo-italiana si aprirà stamane alle 10,30 nel Salone dell'Orologio al Quai d'Orsay. Mentre la riunione italo-francobritannica sta per incominciare il Temps deplora che essa dia luogo ad una vivace ripresa della polemica di stampa anglo-italiana, non certo fatta per facilitare il compito dei Governi e creare una atmosfera favorevole ad un regolamento pacifico del conflitto itaio-etiopico. Rilevando la vivacità delle risposte della stampa italiana agli argomenti trattati dai giornali inglesi, il grande organo repubblicano ammette però che certi giornali di Londra mancano di senso psicologico, quando si sforzano di fare pressioni sui negoziatori, osservando che, se non si riesce a scartare la minaccia di una guerra italo-etiopica e a mantenere l'autorità della Società delle Nazioni, l'Inghilterra si disinteresserà degli affari d'Europa e della politica di cooperazione, per ricercare altrove e con 1 propri mezzi delle garanzie per la sua sicurezza. « Questi argomenti — dice il Temps — producono raramente l'effetto che se ne attende, poiché gli stessi inglesi sanno perfettamente che un ritorno alla politica di isolamento o a una politica ir. ddPbtcbilaitLcpvlssnuzgtFrsFsrgetdsptrespfldgntsctcgccrsvrltsp a à i o e o i n a a à a , a l e é a dipendente di sicurezza all'infuori di ogni cooperazione con le grandi Potenze continentali, è impossibile per il Regno Unito, nello stato attuale degli affari del mondo *. Tuttavia il giornale si augura che l'impressione dei primi scambi dì vedute fra Lavai, Eden e il barone Aloisi, possa dissipare al più presto il malessere angloitaliano, poiché — esso dice —- se Londra e Roma non reagissero contro una controversia,cosl inopportuna, il compito dei loro portavoce a Parigi ne sarebbe singolarmente complicato. s Scarsa fiducia Sui risultati della riunione che sta per incominciare, il Jaur non scorge una soluzione possibile, se non viene da ogni parte esercitata una pressione energica sui negoziatori abissini affinchè si rassegnino allo stabilimento di un protettorato analogo a quello della Francia sul Marocco. L'Italia ne riceverebbe la maggior parte, riservando all'Inghilterra e alla Francia una partecipazione a questa tutela, dati i molteplici interessi che esse hanno in quella regione. In quanto all'Ami du Peuple, esso scrive che per la Francia si tratta innanzi tutto di conservare due alleanze che le sono preziosissime (in modo però ineguale, poiché l'alleanza italiana deve contare di più per la Francia per le ragioni che sono state spesso esposte) oppure scambiare queste alleanze contro un isolamento pressoché completo in Europa, di fronte ad una Germania singolarmente riconfortata. E ricordando che oggi stesso Lloyd George si slancia tumultuosamente nella mischia dichiarandosi pronto a stendere la mano ai difensori di Ginevra minacciata, conclude osservando che « la crociata prò Abissinia, essendo predicata in Inghilterra da Lloyd George, e in Francia da Marcello Cachin, il leader comunista, vi è di che decidere la Francia a prendere posizione. Decisamente si può scommettere nel successo di Lavai ». Per terminare segnaliamo una lettera da. Porto Sudan del corrispondente romano del Temps, P. Gentizon, nella quale, parlando del passaggio dei convogli militari italiani attraverso il canale di Suez, rileva lo slancio patriottico dei nostri connazionali colà stabiliti, e l'ottima impressione prodotta dai nostri soldati. « L'arrivo di ogni grande trasporto di truppe a Port Said — scrive il Gentizon — trova il massimo entusiasmo nelle migliaia di italiani che abitano in quella città e che abbandonano in massa le loro occupazioni per recarsi sulla riva del canale ad applauaire le Camicie Nere ed i soldati d'Italia. Ammassati a grappoli sui ponti, i soldati rispondono con il canto di inni patriottici e fascisti e con il gridò di: Duce! Duce! Lungo tutto il canale, queste truppe, tanto dal punto di vista fisico, quanto da quello morale, producono la migliore impressione. Essi sono fiduciosi e decisi ». tdscps—svldsLTibtnvcnstcgccdaalnldMrcvdcgdligI «si dice» di Londra Londra, 16 mattino. Tutti gli occhi sono fissi oggi su Parigi ma le informazioni che giungono dalla capitale francese a proposito delle conversazioni tra le tre Potenze non rivelano nulla per il momento. Si direbbe, a giudicare da una certa unanimità dei corrispondenti parigini, che Eden nel discorso fatto ieri a Lavai abbia posto in forma più o meno chiara questo dilemma: 0 la Francia appoggierà la poli tica leghista dell'Inghilterra oppure l'Inghilterra si disinteresserà delle questioni europee che più stanno a cuore della Francia come ad esempio quella del bacino danubiano. Ma nessuno è in grado naturalmente di annunziare che le parole del ministro inglese abbiano prodotto l'effetto desiderato. Il collaboratore diplomatico delVEvening Standard dichiara anzi che se la Francia dovesse scegliere tra l'amicizia italiana e la Lega delle Nazioni sceglierebbe la prima di guisa che la Lega, a guardia della quale rimarrebbe solo l'Inghilterra, avrebbe un futuro meno glorioso del suo passato. Lo stesso giornale riceve da Parigi che Lavai avrebbe assicurato l'Italia che in nessun caso il Governo parigino adotterà un atteggiamento antagonistico verso l'Italia. Qualche giornale dice poi che Lavai agisce in questo senso sotto la pressione dei suoi esperti militari per 1 quali è di immenso valore di avere potuto ritirare dalla frontiera alpina le truppe che la guernivano. Secondo il Daily Express Eden avrebbe già illustrato a Lavai un progetto di sistemazione della vertenza di cui ecco quali sarebbero i punti salienti: 1) l'Abissinia accetterebbe la guida della Lega nel campo economico e finanziario; i consulenti europei dovrebbero essere in massima parte italiani; 2) l'Abissinia farebbe all'Italia concessioni compresa quella della costruzione di una ferrovia congiungente l'Eritrea alla Somalia e quella di un territorio ricco di risorse minerarie; 3) l'Abissinia cederebbe all'Italia un altro territorio oppure una provincia di frontiera atta alla colonizzazione. Il quarto pun- to riassume le famose offerte edeniane di Roma: infatti all'Abissinia verrebbe dato un corridoio conducente al mare col suo bel porto. « Questo piano — dice ottimisticamente il giornale londinese — darebbe all'Italia sotto gli auspici della Lega il controllo della vita economica di quasi tutta l'Abissinia. La parte che ne dovrebbe essere esclusa, a basarsi sempre su ciò che si dice a Londra, dovrebbe essere il lago Tana ». Eden, secondo lo Star, è stato infatti autorizzato a informare il barone Aloisi che se gli italiani traducessero in atto la loro minaccia di occupare l'Abissinia dovrebbero fermarsi dinnanzi al confine della concessione britannica del lago Tana « una concessione che sarebbe stata già fatta all'Inghilterra recentemente e che mancherebbe solo della firma». Come si vede, l'altruismo inglese è di un timbro purissimo! La stampa di Lord Rothermere continua oggi la sua campagna contro i fautori del leghismo in difesa dell'Abissinia e attribuisce al fatto che l'Abissinia è stata accolta da pari nel consesso delle nazioni la cecità dimostrata nei suoi riguardi da tanta gente la quale non ha la minima idea delle realtà del paese del Negus. « E' il primo caso dice il Daily Mail, di un paese barbaro e arretrato ammesso tra le nazioni civili. E' incredibile che un Governo britannico giunga al punto di sposare la causa di una razza che tollera la schiavitù. Se la Lega delle Nazioni dovesse accordare il suo appoggio all'Abissinia la stragrande maggioranza degli inglesi domanderebbe che la Lega sia soppressa ». Nella sua edizione serale l'organo di lord Rothermere rileva poi la « nauseante ipocrisia » di coloro che non trovarono nulla a ridire quando era l'Inghilterra che si pigliava grosse fette di Africa ma trovano immorale il desiderio degli italiani di fare lo stesso. Dopo avere osservato che le esportazioni inglesi in Manciùria sono raddoppiate da quando quel paese è in mano al Giappone, il giornale dice che non vi sono interessi inglesi minacciati in Abissinia. L'Inghilterra ha venduto lo scorso anno agli abissini per sole 50 mila sterline di merci e «l'unica cosa che potrebbe aumentare questo commercio sarebbe l'occupazione italiana dell'Abissinia ». R. P. l ! LA RADIO RICEVE E TRASMETTE GLI ORDINI dei reparti di artiglieria del 18" Reggimento in esercitazione con i contingenti della « Gran Sasso ».