Le superstiti illusioni di Londra sulle virtù risolutrici della diplomazia

Le superstiti illusioni di Londra sulle virtù risolutrici della diplomazia MENTRE SI AFFILANO LE ARMI A Le superstiti illusioni di Londra sulle virtù risolutrici della diplomazia Londra, 12 mattino. Si apprende che Antonio Eden si farà accompagnare a Parigi oltre che dal segretario permanente del « Foreign Office » sii' Robert Vansittart anche dall' esperto Thompson il quale appartiene alla sezione egiziana del dicastero. Thompson, come si ricorda, fu a Roma insieme a Eden recentemente quando fu lanciato il « ballon d'essai » del porto di Zeila. Le conversazioni di Parigi, secondo i calcoli che si fanno in questi ambienti governativi, dovrebbe durare almeno una settimana ed essere l'ultima occasione per giungere a una sistemazione pacifica della controversia italo-abissina sulla base del trattato del 1906, specialmente in vista buone disposizioni avrebbe di far concessioni soddi sfacenti. Ma non tutti credono che il governo di Addis Abeba abbia queste buone disposizioni. Nell'« Observer », Garvin lo esclude ed esprime il parere che gli inglesi, anche per altre ragioni, debbano mettersi a studiare la questione abissina nella sua prospettiva storica e nelle sue origini belliche e diplomatiche onde convincersi che essa non costituisce soltanto un problema economico ma è anche un problema psicologico. Un conflitto potrebbe essere evitato se il Negus facesse le concessioni che delle asserite | che il Negus I si domandano da lui, ma AddisiAbeba si rifiuta, dice Garvin, per- -, ! che essa vive nell'illusione della propria invincibilità. Garvin rileva che anche uno scrittore filoabissino come il tedesco Max Gruehl in un suo libro pubblicato nel 1932 mette in rilievo gli onori della tratta degli schiavi in Abissinia. Le tribù vin I te dagli amarici vengono imprigio|nate e come bestiame condotte al ! mercat0 con le catene ai piedi. Il j SOgno degli abissini non è vincere | g0lo g^ italiani, ma ugualmente l gjj inglesi e i francesi. Egli rileva I quindi come la storia diplomatica 'delle relazioni italo abissine nelj l'ultimo quarantennio dimostri la ! malafede dell"Abissinia. Molti ! povero Baratieri. L'ombra di Adua si è allungata fino ad Ual 1 Ual. L'Abissinia non potrà mai di- [ ventare uno Stato anche relativa- trattatl sono stati firmati con l'Italia, ma il vero trattato di amicizia concluso dal Negus è quello col Giappone. Il Negus è un sovrano astuto, ma sospettoso, dice Garvin, e per di più circondato da consiglieri miopi e adulatori. In una situazione come questa l'incidente dì Ual Ual doveva determinare l'incendio. L'attrito era già troppo forte e « nemmeno per un momento — egli termina — potrebbe il Duce tollerare l'accenno al ritorno di uno spirito che data dai tempi delle sfortune del I ma come la nazione meno favorita ! e qui è il nocciolo della questione mente civilizzato senza l'aiuto europeo. Senza l'ombra di Adua 11 Negus da tempo avrebbe accettato questo aiuto dall'Italia. Invece egli ha voluto trattare quest'ulti R. P. Eden a Parigi assistito da Vansittart e Thompson Parigi, 12 mattino. Sabato mattina il Ministro di Etiopia a Parigi Tekle Hawariate ha fatto una breve visita al signor Lavai. A questo proposi. ■ to il Figaro afferma che il mi|ntet» abissino che, come è noto, è nel tempo stesso delegato del suo paese a Ginevra, ha tenu- ,to a mettere il Presidente del I Consiglio e ministro degli Este- I nevrn ri francese al corrente delle intenzioni del suo governo prima che abbiano inizio le riunioni tripartite. Tekle Hawariate non ha fatto del resto che ripetere al signor Lavai quello che aveva avuto occasione di dirgli a Gl: l'Etiopia è disposta a lare certe concessioni di ordine economlco ma non può sottoscrivere a disposizioni politiche ten¬ denti ad alienare la sua sovra* nità. In quanto alle prossime riunlo* partite. Teklé Hawariate non ha 16 corrente, il giornale preveda che dapprima avranno luogo le riunioni plenarie; dopo di che gli esperti procederanno all'esame di punti particolari. I negoziati riprenderanno poi tra Lavai, .Eden e il barone Aloisi. Il fatto che il signor Eden sarà assistito oltre che da sir Robert Vansittart, anche dal signor Thompson, della sezione egiziana dello stesso dipartimento, la osservare al Petit Parisien che la presenza di questo specialista assume il suo pieno significato qualora ci si riferisca ai com menti dell'Obseruer di Londra re lativi appunto alla composiziono della delegazione britannica. Quell'articolo sottolinea infatti la preoccupazione britannica in caso di un conflitto» armato tra l'Italia e l'Etiopia e H timore che causa a Londra la possibilità di movimenti di truppe nella regione del lago di Tana, nelle vicinanze della frontiera del Sudan anglo-egiziano, in prossimità della sorgente del Nilo. Secondo l'organo ufficioso, il signor Eden affronterà certo tale questione durante i prossimi colloqui col signor Lavai e col barone AloisL A dimostrazione delle illusioni e della Ecarsa buona volontà del Negus ad accettare le sole solu zioni che possono evitare un'azio- ne militare, ecco le dichiarazioni che egli ha fatte all'inviato speciale dcìl'Havas in risposta alla questione di sapere se, per evitare gravi conseguenze tanto di ordine nazionale che internazionale che seguirebbero ad un conflitto armato con l'Italia, l'Etiopia non fosse disposta a fare concessioni di ordine territoriale in cambio di un-concorso finanziario destinato ad affrettare l'opera di civilizzazione e di sviluppo economico Intrapresa dal Governo etiopico. « E' nostra volontà dirvi tutto quello che pensiamo a tale riguardo — ha detto Ailè Selassiè. — Anzitutto noi teniamo a precisare che non vogliamo che sia toccata l'indipendenza del nostro paese. Noi non desideriamo neppure che il prestigio italiano subisca un affronto. Il nostro Governo ha sempre desiderato, è vero, di potere ottenere prestiti, per sviluppare il nostro paese ed accelerare l'opera di civilizzazione che abbiamo intrapreso. Ma uno del nostri mezzi suscettibili pure di concorrere allo sviluppo economico del nostro paese è di ottenere per l'Etiopia un porto. E se noi realizziamo queste aspirazioni noi non vedremo nessuna obiezione a cedere una parte dell'Ogaden contro vantaggi di ordine finanziario ed economico — ha aggiunto il Negus — come la concessione di un prestito o la cessione di un porto come il signor Eden l'aveva già proposto. Noi potremmo prendere in considerazione la cessione di un territorio. Si tratta di un principio. La realizzazione di una intesa su queste basi comporterebbe numerosi problemi sull'importanza del quali è inutile insistere e di cui ciascuno sarebbe da discutere». Circa le garanzie che l'Etiopia potrebbe dare ai capitali stranieri, all'infuori di quelle che si trovano nei Trattati esistenti l'Imperatore ha dichiarato: « La nostra prima preoccupazione è di migliorare e di riformare la nostra legislazione in modo da sviluppare il progresso dell'Etiopia ». Interrogato sulle speranze che egli fonda sulla Conferenza di Parigi e sulla riunione del Consiglio della Società delle Nazioni il 4 settembre prossimo, il Negus ha risposto: « La Conferenza di Parigi discuterà dapprima del principio del Trattato del 1906 del quale noi non siamo parte, ma, siccome uno degli oggetti di questo Trattato è di garantire l'indipendenza e l'integrità dell'Etiopia, noi speriamo che le Potenze salvaguarderanno l'Etiopia alla Conferenza di Parigi. Per quel che concerne la riunione del Consiglio della Società delle Nazioni il 4 settembre, ha concluso l'Imperatore, noi siamo, dato il grande desiderio di pace che ci anima, lietissimi di vedere che la questione italo-etiopica sarà affrontata completamente. « Noi teniamo fino da ora a inì sistere che saremo lieti di seguire 1 le decisioni della Società delle Nazioni, come l'abbiamo fatto fino a oggi, quantunque le sue decisioni non ci siano state sempre interamente favorevoli poiché abbiamo accertato che la Commissione di arbitrato non si occupò della questione della proprietà del territorio di Ual Ual ».