Una vita e un esempio

Una vita e un esempio Una vita e un esempio La tragica morte dì Luigi Razza è perdita irreparabile del Regime, del Fascismo, della Nazio> ne; irreparabile in quanto al Re girne, al Fascismo, alla Nazione sottrae un uomo che molto aveva cooperato e moltissimo aveva dato, ma la cui ancor fresca energia, la cui vivida intelligenza, il cui saldo temperamento-nel pieno rigoglio di un'esuberante virilità, grandi cose ancora promettevano per l'avvenire. Nato nel 1892 a Vibo Valentia Luigi Razza fu uno di quei pochi privilegiati che a fianco del Duce si ritrovarono ai lontani albori del movimento fascista per una specie di affinità elettiva. Quando il 19 marzo 1919 intervenne alla storica adunata di Piazza San Sepolcro e partecipò alla fondazione dei Fasci di Combattimento, egli era già noto come una figura di primo piano nel movimento di rinascita nazionale. Temperamento ardente di calabrese, l'animo aperto al soffio delle grandi idealità sociali e nazionali, era stato attratto al sindacalismo da un bisogno prepotente dello spirito e aveva militato nelle organizzazioni corridoniane. Interventista, volontario come semplice soldato, giornalista, era stato anche redattore' del Popolo d'Italia e poi redattore-capo della Libertà di Trento. Il Fascismo nasceva afiora. Luigi Razza si assideva accan to al suo Fondatore con dei tito li ineccepibili. La sua attività di fascista la svolse fino al 1922, sopratutto nel Trentino. Qui, propagandò gli ideali nazionali, organizzò Fasci e Associazioni combattentistiche, di resse il primo giornale fascista della regione, Il giornale di Trento. Poi venne la Marcia su Roma, a cui prese parte; ed egli tornò a dedicare la sua energia sopratutto al sindacalismo. Fu segretario del Sindacato fascista di Milano, organizzò e diresse il celebre sciopero dei metallurgici di Lombardia, resse la Corporazione del Teatro, impegnando un'aperta coraggiosa battaglia contro la piaga del mediatorato. Nel 1927 fu messo a capo della Federazione e, dopo lo sbloccamento della Confederazione dei Sindacati dell'Agricoltura, carica in cui egli portò tutto l'impeto combattivo e tutta l'energia animatrice del suo ricco temperamento, svolgendo un'opera mirabile di organizzatore e valorizzatore. Basterà ricordare quello che egli fece per le « mondine » a vantaggio delle quali fu creato sotto il suo impulso un sistema di istituti assistenziali dei più perfetti e meglio congegnati che fosse dato immaginare. L'esperienza che egli aveva acquisito del mondo rurale e la passione mostrata nel difendere e potenziare gli interessi dei contadini gli valse la nomina a commissario per l'emigrazione e la colonizzazione interna. Fervido e intelligente esecutore degli ordini del Duce, che in questa carica lo ebbe alle Sue dirette dipendenze, Razza seppe fare di questo nuovo e geniale organismo un poderoso strumento di politica sociale, Deputato per tre legislature, oratore che alla foga e al calore dell'eloquio accompagnava la signorile eleganza della forma, membro del Gran Consiglio e del Consiglio delle Corporazioni, delegato più volte alla conferenza internazionale del lavoro, Luigi Razza aveva in ogni campo e in ogni incarico lasciato una larga impronta del suo ingegno versatile e della sua viva operosità. La sua era una figura destinata a sempre primeggiare e a imporsi La sua nomina a Ministro dei Lavori Pubblici, disposta dal Duce il 24 gennaio di quest'anno, era apparsa a tutti come la giusta promozione data ad uno che da vent'anni seguiva e serviva il Duce senza tentennamenti, a viso aperto, in posti di fiero combattimento e incarichi di ardua e alta responsabilità. Luigi Razza aveva accolto la nuova consegna con una sola preoccupazione, quel ila di mostrarsi degno della fidu ! c'a in lui riposta e con assidua fa i ticar che varcava spesso le soglie 1 della notte, si era gettato a capo¬ a fitto nello studio dei nuovi problemi, impadronendosi in pochi mesi del complesso meccanismo dell'amministrazione a cui era sta. to preposto. Se ne era impadronito, se ne era anche appassionato: perchè a Luigi Razza, che era passato attraverso un lungo apostolato sindacale, non era sfuggita la sostanza squisitamente sociale della azione del suo dicastero ed egli aveva finito col concepire la sua nuova opera come una continuazione dell'antica. Si trattava ora, come prima, della prosperità e della potenza del popolo italiano volute dal Duce. Quest'opera è interrotta por sempre; ma di Luigi Razza, caduto come un soldato nell'adempimento dei suoi doveri verso la Patria, rimarrà vivo il ricordo nel cuore degli italiani e fruttificherà l'esempio fecondo,

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