La riorganizzazione bancaria

La riorganizzazione bancaria La riorganizzazione bancaria Mentre le questioni di portata politica internazionale sono più vive che mai ed in esse si esplica la più vigorosa tutela di fondamentali interessi italiani, prosegue meno appariscente ma continua e sicura quell'opera di riorganizzazione della vita economica italiana che è alla base stessa del regime corporativo. Delicata e complessa è stata specialmente quella svoltasi nel campo dell'attività creditizia, in cui l'Italia ha segnato vie ed ap plicato metodi che sono stati poi seguiti, per quanto con minore sistema e completezza anche da altre Nazioni. Belgio, Austria, Germania, Cecoslovacchia, Stati Uniti, in parte la Francia e la Svizzera hanno dovuto in questi ultimi anni sia rivedere lo statuto giuridico dei loro istituti di credito, sia creare organismi di coordinamento e rafforzamento delle loro banche, sia far intervenire più direttamente e intensamente lo Stato a tutela del risparmio privato. Ed in questa molteplice opera è facile ritrovare lineamenti e principii proprii dell'azione già svolta in questo campo da noi. Ora di quest'azione non sempre sono state conosciute appieno la difficoltà, la complessità ed i risultati. Eppure è solo attraverso ad essa, che, sia pure collettivizzando perdite che in tempi normali avrebbero dovuto andare a carico degli interessati diretti (azionisti, creditori, depositanti) si è riusciti a mantenere intatta la nostra ossatura creditizia, ad evitare perdite ai risparmiatori, a non far mancare • all'attività economica del Paese la linfa fecondatrice del credito, ad ovviare a turbamenti nel regolare ritmo della nostra vita produttiva. Di questa azione statale si possono distinguere due fasi: la prima diretta a far fronte ad emergenze manifestatesi in modo acuto coll'aggravarsi della crisi mondiale. Durante le crisi i nodi vengono al pettine: e vennero allora al pettine anche quelli dovuti a visioni sbagliate e ad errori di uomini, oltre che quelli derivanti dal mutamento della congiuntura. Non vi furono dubbi ed incertezze da parte del nostro Governo: alcuni gangli basilari del nostro sistema creditizio dovevano conservare la loro efficienza per evitare alla Nazione danni e turbamenti assai gravi. E così fu fatto coll'intervento di enti appositamente creati dallo Stato (specialmente dell'I.R.I.) i quali trassero gli istituti di credito ordinario da quella situazione di congelamento o di immobilizzato che costituisce 11 pericolo più grave e più temibile per qualsiasi attrezzatura bancaria. Ma portata a compimento con grande energia questa prima fase, bisognava iniziarne una seconda non meno importante. Bisognava cioè provvedere ad una revisione completa della nostra organizzazione del credito, in modo da evitare il ripetersi di errori del passato, e da dare al complesso degli istituti, che raccolgono depositi e li distribuiscono nelle più diverse forme, un coordinamento ed una efficienza che ne garantissero la vitalità e la solidità. In questo campo vi era tutta una serie di situazioni da esaminare. Bisognava anzitutto assicurare che l'organizzazione del credito a breve scadenza fosse separata da quella del credito a medio e lungo termine. Per quest'ultimo si costituirono o si rafforzarono istituti speciali: mentre alle banche e agli enti affini (Istituti di credito di diritto pubblico, Casse di Risparmio), che dei capitali ricevuti in deposito potevano in parte servirsi per servizi bancari, venne limitata la funzione creditizia alle operazioni a breve termine. Senonchè questa limitazione dell'azione bancaria, se ne riduceva i rischi, ne riduceva anche la possibilità di guadagno. E questo in un momento in cui la diminuzione nel volume degli affari e la politica del denaro a buon mercato portava necessariamente ad una diminuzione dei margini sulle operazioni consentite ancora agli ordinari istituti di credito. Ora questi — più di ogni altra azienda devono — proprio per la fiducia che devono inspirare — avere una gestione attiva che permetta il rafforzamento delle riserve e una rimunerazione sia pure equa del capitale. Di qui la necessità di adeguare la nostra attrezzatura bancaria alla nuova situazione che si era creata dopo la crisi, in modo da compiere anche in questo campo quell'opera di coordinamento e di deflazione che desse modo agli istituti di credito di chiudere i loro bilanci con margini attivi. Quest'azione presupponeva la soluzione di un quesito. Se cioè l'attività economica nazionale offrisse possibilità sufficenti per mantenere proficuamente in vita tutti gli organismi di credito esistenti o se invece non si imponeva un'opera di riduzione nel loro numero ed una riorganizzazione di quelli che dovevano continuare ad esistere. Una revisione in tale senso era già stata intrapresa precedentemente in base a disposizioni legislative per le Casse di Risparmio ed aveva già dato i migliori risultati. Per gli Istituti di credito ordinario non furono necessarie leggi: nel nostro clima corporativo bastò l'azione del Ministero delle Finanze. E di questa è stata recente manifestazione la messa in liquidazione dell'Istituto di Credito Marittimo col conseguente assorbimento di ciò, che vi era di vitale nella sua attività, da parte delle altre Banche. L'ultima relazione della Banca d'Italia — che evidentemente non poteva tener conto di quest'ultimo avvenimento — contiene alcune rifre da cui si può dedurre la portata dell'opera di riorganizzazione creditizia sino ad ora compiuta. Vale la pena di riportare queste cifre perchè dimostrano il cammino percorso. 1932 1933 1g34Ist. di diritto pubblico 6 6 6Soc. An, di Credito Ordinario 249 230 220Banche Pop. o Coop. 467 442 398Casse Furali ed Enti Ausiliari 1902 1681 1514Istituti Rog.Ii di Credito Agrario 3 3 3Casse di Risparmio e Monte di Pietà di l.a Cateeoria 102 102 102Ditte Bancarie 208 197 1882937 2661 2431A sua volta il numero .degli sportelli aperti al pubblico subiva nei tre anni le variazioni seguenti: 9068, 8655, 8371. Le aziende diminuivano così di 506, gli sportelli di 697. L'opera di revisione è compiuta? Quando esiste la spinta verso un perfezionamento sempre maggiore, esiste sempre la possibilità di fare ancora qualcosa.Gino Olivetti

Persone citate: Gino Olivetti

Luoghi citati: Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Svizzera