L'intorbidarsi dello situazione abissina per la impazienza dei Ras e la ferocia xenofoba delle tribù

L'intorbidarsi dello situazione abissina per la impazienza dei Ras e la ferocia xenofoba delle tribù L'intorbidarsi dello situazione abissina per la impazienza dei Ras e la ferocia xenofoba delle tribù Il meccanismo arbitrale per Ual Ual rimesso in funzione Il punto di vista italiano accolto a Ginevra. Ginevra, 3 notte. L'ottantcsima sessione del Consiglio della Società delle Nazioni che era —- ci perdonino il modo di dire gli auguri societari — in stato di incubazione fin dal 31 luglio scorso, è stata aperta ufficialmente in seduta pubblica oggi alle ore 19,20. Alle 19,55, non un secondo di meno non un secondo di più, il signor Litvinof, Presidente in carica del Consiglio, ha chiuso la seduta. Il tempo richiesto al cosidetto Esecutivo societario per l'avallo delle formule predisposte dalle grandi Potenze non ha richiesto più di 35 minuti, lettura dei testi compresa. La questione di frontiera esclusa Il primo dei due testi approvati è del seguente tenore: « Il Consiglio, riferendosi alla sua risoluzione del 25 maggio 1935, relativa al regolamento della vertenza che è insorta fra il Governo italiano e il Governo etiopico, in seguito all'incidente di Ual-Ual, regolamento che doveva essere effettuato secondo il metodo fissato dall'art. 5 del Trattato itaio-etiopico del 2 agosto 1928; constatando che i lavori della commissione di conciliazione e di arbitrato sono stati interrotti e che, allo scopo di assicurarne la ripresa, i Governi interessati si sono indirizzati al Consiglio per ottenerne che interpretasse l'accordo intervenuto fra i due Governi stessi circa la portata esatta della missione affidata alla commissione suddetta; senza pretendere di emettere alcun apprezzamento in merito all'atteggiamento degli agenti dei due Governi, davanti alla commissione in parola, e alle opinioni emesse dai membri della commissione stessa; considerando che la competenza della commissione si fonda sull'accordo intervenuto fra le parti in causa; considerando che risulta, sia dallo note del 15 e 16 maggio 1935 che dalle dichiarazioni fatte davanti al Consiglio nella seduta del 25 maggio che le due parti non sono state d'accordo ncll'accettaro che la commissione avesse ad esaminare le questioni di frontiera o a interpretare giuridicamente gli accordi e trattati riguardanti la frontiera e che di conseguenza questo argomento non rientra nella competenza della commissione; considerando inoltre che la commissione non deve con la sua decisione sull'incidente di Ual-Ual 1 pregiudicare la soluzione delle quo-1 stioni rientranti nella sua competenza e che essa la pregiudicherebbe se fondasse questa decisione sull'opinione che il luogo dove si è prodotto l'incidente rientrai sotto la sovranità sia dell'Italia,! sia dell'Etiopia; dichiara che— se la commis-i sionc può sempre prendere in con- ! siderazione, pur senza intavolare alcun dibattito in proposito, la convinzione che le autorità locali di una parte o dell'altra avessero in merito alla sovranità del luogo dell'incidente — risulta dalle considerazioni che precedono che la commissione non ha da fare stato della circostanza che Ual Ual cade sotto la sovranità di questa' 0 di quella delle due parti, ma che essa deve unicamente occuparsi degli altri elementi della vertenza I riguardante l'incidente di UalUal; prende atto del fatto che il rappresentanti delle due parti han-j no dichiarato la loro volontà di proseguire la procedura di conciliazione e di arbitrato nelle condizioni fissate dall'art. 5 del trattato del 1928; prende atto della dichiarazione delle due parti, in base alla quale i quattro membri della commissione di conciliazione 0 di arbitrato procederanno senza ritardo alla designazione del 5.0 arbitro, la cui nomina potrebbe rendersi necessaria per il compimento dei suoi lavori. Contando j che la procedura avrà portato prima del l.o settembre 1935 al coro- I pimento della vertènza, invita i I due Governi a fargliene conoscerò 1 risultati al più tardi il 4 sottom- | bre 1935». Questa risoluzione è stata adottata all'unanimità. La convocazione pel 4 settembre ; Segue la seconda risoluzione, sul voto della quale il delegato italiano si è astenuto, che è del seguente tenore: < Il Consiglio decide comunque ] di riunirsi il 4 settembre per avo- j care l'esame generale, sotto i suoi diversi aspetti, dei rapporti fra] l'Italia e l'Etiopia ». Quale è la nuova situazione -remasi nei brevi istanti in cui, fra un colpo e l'altro del martello presidenziale, impugnato dal signor Litvinof, il sipario si è alza¬ td« ndluInzpsgzcaupCrv—mbatdcuasdstdnfdnnsAnlvrpCcisvdlicvrpprmlrzdmccefipics 1 1 i ! i ! ' I l j j I I | ; l e ] - j i a] o ¬ to — a delizia del solito pubblico degli ingenui e delle immancabili « preziose » ginevrine — sulla scena societaria? Conviene rifarci al dispaccio inviato in data del 27 luglio scorso dal Governo italiano. In esso, con mussoliniana chiarezza di linguaggio, si .precisava che per l'Italia « la riunione del Con-1 siglio non poteva avere altro og- [ getto ohe quello di studiare i mezzi più opportuni per mettere la commissione di conciliazione e di arbitrato in grado di riprendere utilmente i suoi lavori». La risoluzione fondamentale approvata oggi all'unanimità dal Consiglio precisa che la procedura arbitrale — interrotta per malvolere dei rappresentanti etiopici — deve riprendere senz'altro, fermo restando il principio, per noi basilare, che la competenza degli arbitri deve esercitarsi unicamente sulla questione degli incidenti di Ual Ual, Che importa se il Consiglio ha creduto opportuno di esaminare una seconda risoluzione relativa a un eventuale esame della questione di fondo, cioè il problema dei rapporti fra l'Italia e l'Abissinia? Noi, come la più importante parte interessata nella faccenda, non abbiamo per nulla ritenuto opportuno di legarci a questa formular convinti della necessità di giudicare al momento opportuno sulla base di quelle che potranno essere le eventuali nuove disposizioni del Governo di' Addis Abeba. In altre parole, la questione generale dei nostri rapporti con l'Abissinia è esclusa, per nostro volere, da ogni capziosa procedura societaria. Se mai, per illustrare tutta l'importanza della decisione presa al Consiglio circa la rimessa in marcia della procedura arbitrale e per illustrare compiutamente che cosa ciò significhi per la parte avversa, vale la pena di rileggere in dettaglio la cronaca della seduta. La seduta del Consiglio Dopo che Litvinoff ebbe dato lettura dei due testi di risoluzione, il prof. Gastone Jeze, il noto avvocato parigino assoldato dal Governo di Addis Abeba, ha dichiarato che « per delle ragioni di opportunità politica, il Governo imperiale etiopico è chiamato a fare, nell'interesse della pace del mondo, un sacrifizio considerevole » e che, comunque, esso dichiara fin d'ora che si inchinerà senza riserve davanti alla decisione degli arbitri e che vi si conformerà lealmente ». Dopo che il signor Jeze ebbe concluso con alcuni abusati voti circa l'instaurarsi di una nuova era di rapporti di amicizia e di fiducia fra l'Italia ed Etiopia, ha preso la parola il barone Aloisi il quale ha fatto la seguente concisa dichiarazione; « La Delegazione italiana dà il suo assenso alla prima risoluzione proposta dal Consiglio. Circa la risoluzione N. 2, che fissa una data per l'esame sotto i loro diversi aspetti dei rapporti fra l'Italia ed Etiopia, la Delegazione italiana dichiara di astenersi. I molivi di questa astensione risultano chiaramente dalle dichiarazioni fatte nel corso della seduta del 31 luglio ». Questa dichiarazione del barone Aloisi, fatta con voce ferma, ha prodotto grandissima impressione. Subito dopo na preso la parola il signor Lavai, il quale ha messo in rilievo il carattere difficile e laborioso di. questi negoziati. Sottolineata l'importanza dell'accordo raggiunto sulla questione dell'arbitrato e dcllu conciliazione, il rappresentante francese ha dichiarato di sperare che la nomina di un quinto arbitro sia tale da portare a un regolamento definitivo dogli incidenti di Ual-Ual. Se ciò si verificherà, sarà ad onore del Consiglio ginevrino, che ha voluto il proseguimento di questa procedura. « Noi abbiamo assolto il nostro compito immediato ■— ha proseguito Lavai — tuttavia la gravità delle circostanze sussiste. Il mio compito come rappresentante della Francia non è terminato. Con tutte le mie forze e sotto tutte le forme contribuirò alia ricerca di tutte le possibilità di conciliazione. Fedele agli obblighi del patto e per rispondere sentimento unanime del mio Paese, è questo il dovere che io mi assegno e che compirò fino all'ultimo. Non lasceremo sfuggire alcuna possibilità di pace v. E' stata quindi la volta del si¬ gddspchLtz gnor Eden, che dopo aver detto di essere convinto che la procedura prevista nei due testi proposti fornisce le migliori garanzie per arrivare a un regolamento pacifico del conflitto italo-etiopico, ha soggiunto anche a nome di Lavai: * D'altra parte, i tre Stati partecipanti all'accordo del 1906 inizieranno senz'altro dei negoziati come già è stato comunicato al Presidente del Consiglio, per trovare una soluzione accettabile per tutti i punti del conflitto che separa l'Italia dall'Abissinia ». Terminando, il rappresentante inglese ha dichiarato che, cosciente della gravità del conflitto, il Governo britannico intende fare tutti gli sforzi per un regolamento pacifico, conformemente ai principi del patto. Rilevando quanto Eden aveva dichiarato a nome delle tre Potenze, Italia, Francia e Inghilterra, partecipanti al trattato del 1906, il signor Litvinof ha infine dichiarato, come Presidente del Consiglio, la sua soddisfazione per i progettati negoziati tripartiti, allo sccpo di facilitare una soluzione soddisfacente del conflitto italoabissino. Egli si è fatto interpre te del Consiglio, per augurare un felice risultato di questi negoziati e ha dichiarato chiusa l'80" Sessione del Consiglio. Negoziati tripartiti Circa la questione dei negoziati tripartiti si è letto con molto interesse il comunicato ufficiale trasmesso dai tre delegati dell'Italia, della Francia e dell'Inghilterra al signor Litvinof, comunicato di cui nel corso della seduta età stato dato un breve accenno da Eden: « I rappresentanti dei Governi d'Italia, Francia e Inghilterra — dice il documento in questione — dopo essersi riuniti a Ginevra in data l.o agosto 1935, tenuto conto che le tre Potenze firmatarie del trattato del 13 dicembre 1906 concernente l'Etiopia si sono dichiarate pronte a iniziare i negoziati tra di loro per facilitare la soluzione dello divergenze esistenti tra l'Italia e l'Etiopia si sono messe d'accordo per aprire delle conversazioni in proposito al più presto ». Resta chiaro anche da questo comunicato, come dicevamo fin da ieri, che il Governo di Addis Abeba è oggetto e non soggetto nel trattato del 1906 e questo senza dubbio è il fatto che più ha irritato il signor Jèze e i suoi mandanti. o a i LA CONSONA UllLA BANDIERA al solito reparto ui Addis Abeba che il Negus fa fotografare tutte le volte che può per far vedere che i suoi soldati sono vestiti all'europea.

Persone citate: Aloisi, Gastone Jeze, Negus