Dall'odissea del "Celiuskin,, al tentativo polare di Levanievskij

Dall'odissea del "Celiuskin,, al tentativo polare di Levanievskij Audacie «fi aii e di motori Dall'odissea del "Celiuskin,, al tentativo polare di Levanievskij , ; e n e e e i e e ù - Mosca ha seguito con un'ansia in cui l'orgoglio si alleava quasi ad un senso mistico che è caratteristico della spiritualità di questo popolo, il volo di Levanievskij sulla, distesa polare. Non era solo la speranza che questa nuova impresa aviatoria valesse ad aprire una nuova importante via. di comunicazione tra l'Unione delle Repubbliche dei Soviet e l'America ma altresì il fatto che organizzatori e fittoti della spedizione — cui nel volo di sabato non è arrisa la fortuna — sono uomini la cui figura ha lasciato una profonda impronta nell'anima popolare specie ai tempi dell'epica odissea del Celiuskin. Vivo è infatti nella memoria quel giorno dì febbraio del 193!i — precisamente il giorno Ih — in cui la radio di Mosca riusciva a captare dall'Oceano Glaciale il seguente radiogramma: « Il 13 febbraio, alle 15 e SO minuti, a 155 miglia da capo Nord e a Hih miglia da capo Wellen il Celiuskin è affondato, stritolato dalla pressione dei ghiacci. - Il capo della spedizione Schmidt ». Cominciò da allora quella drammatica conversazione attraverso lo spazio, conversazione che doveva conservare il contatto dei 105 naufraghi accampati sull'insidia del ghiaccio e la patria lontana sino ai giorni del magnifico salvataggio; ed è da allora che il nome del prof. Otto Schmidt acquistò una popolarità commovente. Quest'uomo che presiede all'attuale impresa del Levanievskij è uno scienziato con tutte le caratteristiche dell'uomo d'azione. « Commissario dei ghiacci » lo chiama, con cordiale caratterizzazione, il popolo. Libero docente di matematica a 25 anni, dopo la rivoluzione ne è stata utilizzata la. scienza e la esperienza in una quantità di pubblici incarichi che culminano con la nomina a Direttore dell'Istituto Artico. Nel 1928 egli partecipa alla spedizione russo-tedesca all'altipiano del Pamir che ha lo scopo di esplorare i ghiacci della regione nordoccidentale del « tetto del mondo »; quindi, tornato, si dedica interamente alle esplorazioni polari. Sulla figura di Schmidt alpinista, lo scrittore sovietico Kassil, dice: « E' un alpinista temerario. Ha confpiuto delle ascensioni arrischiatissime, e in più d'una soltanto la sua presenza di spirito e la sua calma perfetta lo hanno salvato da una morte sicura. Un giorno ruzzolò in un burrone e solo all'ultimo momento, trovato un crepaccio, fece in tempo a piantarvi la piccozza ed a fermarsi nella caduta. Egli era precipitato da tanta altezza, e la sua morte immediata sembrava un fatto così certo, che la guida, non vedendo alcuna possibilità di lieto fine per quella brutta avventura, si mise tranquillamente a divorare tutte le provviste e restò molto turbata quando rivide Otto Schmidt ancora in vita. Egli ama e capisce profondamente il mare e in casa sua sente sempre un po' la nostalgia della fredda uniformità delle acque artiche... Coloro che sono stati nell'Artide, che hanno veduto quelle grandiose solidificazioni di acqua, quei trasparenti cristalli lunghi molti chilometri, comprenderanno Schmidt e sospireranno con lui ». Anche la figura fisica dell'uomo è tale da sollecitare la simpatia delle masse. Alto, diritto, con una gran barba fluente che gli incornicia il volto dai lineamenti regolari e gli dà un aspetto patriarcale, una fronte alta e spaziosa, con un'espressione di bontà e di energia nei grandi occhi grigio-azzurri, fermi e sicuri. Questo è l'uomo alle cui cure si deve la preparazione minuta, paziente, meticolosa dell'impresa aerea ora tentata purtroppo senza fortuna e del quale ci dà un vivo ritratto il volume da cui abbiamo fratto questi dati, dovuto ad A. Poliedro e L. Galletto, i quali hanno offerto una completa e commossa documentazione dell'impresa del Celiuskin (L'odissea del Celiuskin, Ed. Mondadori, L. ZZ). Il pilota cui è affidato il compito di aprire la nuova via dell'aria è Levanievskij, uno dei sette aviatori alla cui audacia eroica si dovette il salvataggio dei naufraghi del Celiuskin. Il primo salvatore, intorno al quale trepidò tutto il dcmbvmtntmevdcvAscbctvctccsr1csmondo sentendolo nella magnificaimpresa, fu il pilota LjapìdievsUji che il 5 marzo IDJ.'i portò sul continente dieci donne c. due burniti- l I che per poco non lasciò la vita nel - | generoso tentativo o\ar i n Quest'ultimo 193S la gr bastopoli - Chabarovsk con un grande idrovolantc c il volo dae e - , a i è e e -\be a raccontare -\drammatwq volo n j Dopo circa tre ore e mezzo dal- .,-<, partenza da Nome, dopo avai\att>rtoersata gravi pericoli per la - laccidentalità delle terre monta-\ qnose, la densità delle nebbie, le ì'tempeste di neve, accadeva l'incia dente più grave. «Ci trovavamo, èUta narrato Usakov, all'altezza di ne; il secondo. Kamanin. che colsuo apparecchio mise in salvo 35 na.ufra.ghi; il terzo, Levanievskij, >eva già, compiuto nell'estate del135 la grandiosa trasvolata Se-Chabarovsk ad Anadyr quando il noto aviatore americano Matteracadde presso quest'ultima località,per raccoglierne le spoglie e por. tarle, come fece in condizioni atmosferiche perigliosissime, in America. L'invito a partire per la penisola dei Cittdki, ove accampava il resto dei naufraghi, gli giunse a Nome nell'Alaska e il 2H marzo 19,ì.'i egli partiva per il campo Srltmidt insieme all'esploratore polare Usakov che poi eh le vicende del-lzsoo metri, allorché io, guardati-- do dal finestrino della cabina, no e] tui che le ali luccicavano. Era : chiaro che l'aeroplano cominciava i a incrostarsi di ghiaccio. Si potei '■ va vedere la crosta diventare sem- pre più spessa, e ben presto ragì giungere lo spessore di due dita .' L'apparecchio, che aveva perdutoI velocità, cominciò a « insaccare ». [Coperto di ghiaccio, appesantito, r e e a e a à e o o dopo aver volato per quattro o cinque minuti in posizione normale, si inclinava con la punta in basso. Nel momento critico Levanievskij poteva raddrizzare la macchina, ma subito dopo essa tornava inevitabilmente ad inclinarsi. Non ricordo più quanto tempo durasse questa lotta veramente eroica dell'aviatore con gli elementi. « ... Sotto l'apparecchio comparve il ghiaccio. Al primo contatto di un lato del carrello col ghiaccio uno dei pattini si staccò. Levanievskij si. levò di nuovo in aria. Atterrare con un solo pattino non si può, ma anche volare a lungo con un solo pattino non è possibile. L'aviatore voltò l'apparecchio e, dopo aver sfondato il vetro del finestrino che, essendo rivestito di gelo, era diventato opaco, fece un nuovo tentativo di atterrare. Ma appena l'altro lato del carrello toccò a sua volta il ghiaccio, perdemmo il secondo pattino. « Levanieusfctj risali. Volammo senza pattini sopra il punto di atterraggio, costituito da una sottile striscia di ghiaccio. L'aviatore per la terza volta tentò di atterrare e spense il motore quando già sfiorava il ghiaccio. L'appai recchio scivolò rapidamente per 150-200 metri scricchiolando terribilmente e si arrestò accanto a un blocco di ghiaccio. « Io mi guardai intorno. Il meccanico era illeso. Allora mi volsi a Levanievskij: egli rimaneva sul seggiolino, immobile. «— Sigismondo! — lo chiamai. «Egli taceva e non faceva un movimento. «—■ Sigismondo! — Gridai di nuovo. « Credevo òhe Levanievskij fosse già morto. Gli balzai vicino, lo presi per un braccio, lo scossi. Egli fece un profondo sospiro e voltò lentamente Jl viso dalla mia parte. Allora vidi che la sua guancia destra era rigata di sangue». Estratto l'aviatore dalla cabina e fasciatolo alla meglio, Usakov lo lasciava insieme al meccanico e con una marcia penosa d'una decina di chilometri raggiungeva un piccolo villaggio di Ciukci dove poteva procurarsi due slitte tirate da cani, e cioè la salvezza. Queste vicende e quelle più fortunate e non meno eroiche dei suoi compagni sollevavano l'entusiasmo della Russia oltreché una vastissima eco in tutto il mondo. Stalin deliberava dì erigere a Mosca un monumento in memoria della spedizione polare del Celiuskin e stabiliva, come grado supremo di distinzione per atti di eroismo, il titolo onorifico di « Eroe dell'Unione sovietica », attribuendolo appunto agli aviatori Ljapidievsfcji, Levanievskij, Molokov, Kamanin, Slepnlev, Vodopjanov e Doronin che avevano preso parte diretta al salvataggio dei naufraghi. Si comprende come si sia formata intorno a questi uomini una atmosfera epica di leggenda e come in Russia si guardasse all'impresa organizzata dal capo della spedizione del Celiuskin prof. Schmidt e tentata da uno dei più valorosi salvatori dei naufraghi, Levanievskij, come ad un gesto destinato a dare una maggiore nobiltà a tutto un popolo come quello che riconsacra le audacie e gli eroismi di cui è capace lo spirito umano. Se l'impresa, per ora è fallita, non importa. Le conquiste più alte non sono quasi tutte l'ultimo fortunato tentativo di una serie di tentativi falliti? V.

Persone citate: Doronin, Schmidt, Stalin

Luoghi citati: A. Poliedro, Alaska, America, Artide, Mosca, Russia, Unione