Sulle rovine degli Incas

Sulle rovine degli Incas o aereo Sulle rovine degli Incas (Dal nostro Inviato speciale) LIMA, luglio. Poco dopo Guayaquil, mentre ancora si profilano all'orizzonte le cime bianchissime del Chimborazo e del Cotopaxi, incontriamo le prime ''ovine incaiche. Si tratta di Tumbes, già in territorio peruvia"°' c"e7 01 tempi dfa c?»a»'sta spagnola era ti centro più importante della regione settentrionale del grande impero di Tupac Yupanqui. Noi non scendiamo perchè Tumbes, di cui ora resta solo qualche dente di sasso che vien su dal-to sabbia del deserto, non è più ***». fermata facoltativa; maquando ci arrivò Pizarro, che ve-V^»» come no» d" Guayaquil, «poese era pieno di meraviglie,tanto che ufUrbo spagnolo e i suoicompagni si rallegrarono e fecerofmw festa pensando di esseregiunti finalmente nel sognato El-*0™00'. olt':e le "ra"di We%e 6 il tempio col monastero delle Ver-gtni /el SolBi c>era un giardino incui, invece di piante vere, non svedevano che alberelli e cespugld'oro e d'argento. Non solo, ma fu proprio a Tumbes che Pizarro fece per la prima volta conoscenza col lama; e siccome gli Spagnolavevano nel loro esercito anche dei soldati neri, gli Incus credettero che i barbuti avventurieri che venivano dal mare portassero con sè anche i figli del diavolo. «Ma cosa venite a fare da queste parti? — domandarono gl'ingenuadoratori del Sole a Pizarro e asuo seguito. — Non potevate restare a casa vostra f ». Ad ognmodo furono molto cortesi con glospiti e, specie quando sentirono come sparavano gli archibugi, misero a loro disposizione tutto l'oro e l'argento che volevano e spalancarono anche il convento delle Vergini; un greco, tal Pietro Candia, vi s'installò come in un suo feudo. Dopo Tumbes, Talara; anche questo sarebbe paese da rovine incaiche, perchè siamo sempre sulla strada dei conquistatori, ma qui si è trovato il petrolio, uno depiù grandi giacimenti del Sùdamerica (naturalmente sotto il controllo dei Nordamericani come tutte le principali industrie di questo continente) e nessuno ha più pensato alle rovine. A Talara invece noi cambiamo apparecchio; lasciamo il piccolo anfibio, non senza commozione perchè in verità- si è portato molto bene in questi due giorni di volo equatoriale, e c'imbarchiamo su un grosso trimotore che è arrivato poco fa da Lima. Ormai il mare lo vedremo soltanto in distanzatutt'intorno è deserto giallo e biancastro, butterato di macchie nere oleose come se la terra fosse coperta da una crosta di lebbra Siamo alla stessa altezza delle Guiane; ma quanto le coste dell'Atlantico erano boscose e gron danti d'acqua, altrettanto qui ideserto di Talara, che per centinaia di chilometri arriva fino a Piura, è arido e sassoso. Dopquindici minuti di volo intravediamo un po' di verde e qualche rivolo d'acqua luccicante presso ivillaggio di Chira; ma è soltantuna piccola oasi che subito sparisce avvolta in una densa cortindi nebbia. * * A Piura salgono due meticccon un gran cappellone bianco dpaglia e una sigìiorina che ha viso color cioccolato tutto bucato dal vaiolo e due labbra così rosse che sembrano dipinte col sangue. Anche qui come nel Brasile e in Colombia non si viaggia che in. aeroplano e il trimotore bisettimanale è l'omnibus del deserto. Chiclayo, Pacasmayo, Casagrande; se si facessero tutte le stazioni dovremmo scendere ogni mezz'ora; la bianca tettoia dell'aeroscalo e intorno il vuoto immenso; non si sa di dove venga, dove abbia le sue case la gente ch'è lì ad attenderci ad ogni atterraggio; ' nella storia incaica questi erano grandi nomi, ma ora u deserto sx è mangiato anche le pietre delle rovine e sulla landasabbiosa arroventata dal sole non « vede che la nuvola di polvere sollevata dal nostro apparecchio Quando atterra e decolla. Ancora un po' di verde intorno a Trujillo, ohe Pizarro battezzò col nome della cittadina dell'Estremadura dov'era nato, e poi altre rovine: Chanchan e Paramonga; ciclopici altari a forma di piramidi tronche che vengon su dal fondo della vallata con lo stesso colore rossastro delle montagne. Anche qui siamo alle solite: Sole e Luna, templi e osservatori astronomici, fortezze imponenti e massicce che gli Spagnoli conquistarono senza sparare neppure uncolpo d'archibugio; qui, più anco- ra del Sole, si adorava la Luna; ma poi che si trattava di una dea, mi spiega il vicino ch'è Peruvia- no, le innalzarono un palazzo e non un tempio; i templi li avevano soltanto le divinità maschili. Tra le rovine di Chanchan sor¬geva la capitale preincaica del-l'impero Chimu, la più grande città del continente che duemila anni fa aveva lo stesso splendore di Menfi; ma bastò che alcuni secolitere alla luce quelle preziose e mi steriose suppellettili che formano la meraviglia dei musei peruviani; mondo fantastico, tutto luccican-dopo arrivassero dalle Ande, dal-le cime nevose che circondano illago Titicaca, gli uomini nuovi, ifigli dell'Inca, perchè il grandeimpero Chimu cadesse con tutti Vsuoi templi, le sue fortezze e i suoipalazzi. Da centinaia d'anni gliarcheologi frugano nel deserto fraChimboie, Euarmey e Paramongae ancora non hanno finito di mei- te d'oro e d'argento che sorgevo, sulle coste tempestose del Pacìfi co, nel paesaggio più arido e più squallido del continente sudamericano. Quando va bene, piove ogni dieci o dodici anni, ma le storte parlano di secoli interi senza una goccia di pioggia; la terra è tutta spaccata, non ha più umori, come se dentro avesse il fuoco, ed è ricoperta da macchie di licheni e da cespugli spinosi, duri come reti- colati di fil di ferro II pilota vola basso per farci vedere da vicino tutta questa maledizione di Dio; si sogna il ver¬ de, si sogna l'acqua, come se fosse entrata anche in noi la slessa arsura della terra; dappertutto è una luce abbagliante, bianchissi ma, e non si vede il sole.; poi co- 'wineiano i miraggi: fontane lim- spsofanascaasicigbsflopide e luminose, laghetti di smeraldo, fiumi verdi tra lunghe file di salici; poi le visioni spariscono \e resta ttfl cuore una pungente ìnostalgia di umide e fresche pn|mavere, di acquazzoni estivi, per\sino di paludi, dove almeno c'è V qualcosa che vive e fermenta. A poco a poco si perde anche la no- \ u\zione del tempo e della distanza e di, par che il nostro apparecchio sia da, immobile nel cielo sulla gran la- sp stra cinerea e sassosa dello scon- rifinato altipiano. UNon si parla più neppure di ro- e vìne incaiche; ormai, fra monta- cagne, fortezze, templi, altari, osser- ! levatori e sassaia, è tutto uno stes- soso inferno; si pensa solo che do- lavette costare ben caro agli Spa- vgnoli l'oro che portarono via dui aPerù ai tempi della grande con- pquista; oro che doveva avere in sè laanche un poco di maledizione, per- sche in breve tutto disparve e alla gCorte di Spagna, quando morì laFerdinando il Cattolico,non si tra- sovò neppure il denaro per fargli i pfunerali. \tiDopo circa un'ora di volo da,cParamonga appare in distanza lai iga azzurra del mare e solo allo-, fira ci si accorge che l'apparecchio'rfila velocissimo come se avesselngran fretta di uscire da questo, cmondo morto e desolato. Callao, dl'isola di San Lorenzo; sfioriamo elu costa in cerca di un po' di re fri-] Pgerio dopo tanta arsura. Nel gran m|porto, il più importante del Perù,; ffumano i piroscafi ancorati, si levano a volo nuvole grigie di gabbiani, le rive scogliose sono im- a pennacchiute dalla schiuma delle onde. Puntiamo diritti verso Lima, seguendo la bella autostrada asfaltata che unisce il porto con la capitale e discendiamo nella conca verde dell'aerodromo di Miraflores. La Ciudad de los Reyes ci accoglie con festa; giusto quest'anno compie quattrocento anni di vita e i Peruviani si sono messi d'impegno a celebrare e a commemorare con tutti gli onori i loro Santi e i loro eroi: Santa Rosa protettrice, Pizarro fondatore, Almagro gran capitano che per primo partì alla conquista del Cile, Fedro de Valdivia che gli tenne dietro ed ebbe più fortuna; feste per tutti, insomma, e do sei mesi qui è sempre domenica. Anche noi che scendiamo dall'apparecchio ancora storditi dalla visione di tanto deserto, di tanto mondo in rovina, dobbiamo tener dietro ai pellegrini e accettare la nostra parte di centenario. Che è poi davvero un centenario importantissimo, non solo per il Perù, ma anche per tutti gli altri paesi della costa del Pacifico, perchè Lima era ai tempi eroici il gran quartiere generale da cui si dirigevano le manovre di conquista verso il nord, verso il sud, verso l'altipiano centrale. Per questo Pizarro la vollo costruire ampia, grandiosa, regale, piena di colore spagnolo; bisognava che tutti sentissero che dietro la città nuova c'era il grande impero, che la Spagna non scherzava, che se portava via bastimenti carichi d'oro e d'argento, sapeva poi costruire chiese spettacolose, conventi, palazzi e soprattutto facciate, quelle belle facciate andaluse cariche di ornamenti, d'intarsi, di stucchi e di sculture che facevano apparire anche più tetre e funeree le nude architetture incaiche. Anche oggi Lima è la città più siilendida di tutta la costa del Pa-cifico, con un suo colore tra ilgiallo e il rosa che certe case sem-bran fatte di mandorlato, con unosfarzo di portoni decoratissimi, di logge, di finestre, di balconi, con un'abbondanza di patios, di giar ditti, di cortili, di chiostri, che le danno una fisonomia tipicamente spagnola: Spagna dei tempi glo riosi, Spagna monarchica, catto- Uca e bigotta. Un po' fuorimano, e per questo la vita della bella capitale peruviana non è molto al! legra, neanche quest'anno che ci son le feste del centenario, ma è la città ideale per chi voglia pro vare ancora la suggestione delle avventure coloniali; ed è facile per queste vie aprire gli occhi del la fantasia e immaginare proces- sioni di frati e di guerrieri, in- gressi trionfali di generalo/ti con la spada nella destra e il Crocifis- so nella sinistra, lunghe sfilate d poveri indios prigionieri, tremati-ti e sbigottiti fra le armature luc-,cicanti dei soldati di Carlo V. i Ma stasera la città è tutta fiammante di luci; gran folla si è'raccolta in Piazza d'Armi intor-lno al palco della musica; spalati-, cato è il portone della Cattedrale da cui escono luci rosse e fumose: entriamo a veder la mummia d] Pizarro, chiusa dentro un'urna d marmo bianco; un sagrestano me-; ficcio, color del pan biscotto, è lìaccanto che raccoglie le elemosineEttore De Zuani Il ii i i i Il viaggio è finito: si scaricano le valigie ta stazione dell'aeroscalo di Piura (Perù) l campo di aviazione di Arequipa alle pendici del vulcano Misti