Praga, i suoi vicini e la politica di Benes

Praga, i suoi vicini e la politica di Benes Le inchieste de "La Stampa Praga, i suoi vicini e la politica di Benes (Dal nostro Inviato) PRAGA, luglio. Quanti anni sono che Benes dirige la politica estera ceco-slovacca? Venti all'incirca; ufficialmente egli è ministro dal 14 ottobre del 1918, effettivamente s'è dedicato agl'interessi internazionali della sua Patria quando ancora i confini amministrativi dello Stato non si vedevano, nè si osava giurare che il vecchio Impero absburgìco se ne sarebbe andato in malora. Correva l'anno 1915, Eduardo Benes era un giovanotto di trentun anni: capitò in Isvizzera prima ed a Parigi poi, senza conoscere a sufficienza francese o inglese. Aiutato da Masaryck, trovò lo stesso il mezzo e il modo di varcare le soglie dei gabinetti dell'Ovest. Nata la Repubblica czecoslovacca (col tempo il trattino di unione s'è consumato ed è sparito), Benes, una volta, è pure stato Presidente del Consiglio, dal settembre del '21 all'ottobre del '22; ma quella carica non lo deve avere troppo sedotto, e della sua opera di primo ministro non si può dire che abbia lasciato profonde traccie. Praga e la Piccola Intesa Della sua opera di ministro degli Esteri avemmo occasione d'occuparci spesso; i lustri hanno provveduto a dare a ciascun fattore della politica europea il posto che gli competeva avuto riguardo alla posizione geografica, militare ed economica, e oggi potremmo non avere difficoltà a riconoscere che anche il dr. Benes è in chiaro circa possibilità e scopi dell'Italia fascista. Però se questo riconoscimento fosse avvenuto prima, e se i viaggi, quasi dimenticati, del dr. Benes a Roma, fossero risultati da un desiderio di sincera collaborazione, quanti problemi dell'Europa centrale la cui soluzione è ancora di là da venire non avrebbero potuto essere eliminati con vantaggio di tutti! Ancora oggi, del resto, Praga pensa che fra la politica della Piccola Intesa e la sua esista un'identità assoluta, e che l'accettazione di tale tesi debba costituire la premessa d'ogni accordo internazionale da essa stretto. In ciò noi restiamo dissenzienti come nel passato, nell'attesa di vedere gli alleati pronti a battersi per tutto quello che sta a cuore di Praga, mentre Praga pur esita a battersi per quello che sta al loro cuore. Sono cambiate, della politica estera ceco-slovacca, anche la fac ciata e la cornice: il Ministero sì è trasferito nel bellissimo palazzo che il conte Czernin di Chudenice fece nel 1669 costruire dall'italiano Francesco Caratti, e quando vi aggirate per i corridoi e per le sale dell'imponente edificio avete la sensazione d'una grandezza e d'una volontà che superano le proporzioni della repubblica, e che i muri, i portici, i corridoi e le sale abbiano il compito di farvi apparire enormemente rimpicciolito il Ballhaus viennese. La giovane repubblica prende qualche aria di dama aristocratica, ed io — che vi ho da dire? — me ne compiaccio. Chiedo anzi scusa d'essermi estivamente presentato a Palazzo Czernin senza cappello. La politica estera della CzecoSlovacchia è dettata, oltre che dai principii di cui si parla nei discorsi e nei brindisi, da certi fatti fondamentali che giova esporre, a meglio comprendere e, magari, giustificare. La Czeco-Slovacchia confina con un amico — la Romania — per un breve tratto soltanto; guarda poi con diffidenza in direzione del pòlacchi e degli ungheresi, dei tedeschi e (di riflesso) degli austriaci. La Polonia pare non si sia mai reso conto della necessità dell'esistenza di questa Repubblica; la Germania assilla con lo spauracchio dell'Anschiuss e con la forza d'attrazione esercitata sui tedeschi dei Sudeti; l'Austria un po' con tribuisce a far crescere i timori che emanano dal Reich e un po' ne crea di nuovi ventilando a tratti progetti di restaurazione absburgica; l'Ungheria è il paese fiero irriducibile orgoglioso che da quando gli hanno strappato la firma sotto II trattato del Trianon si rifiuta di dichiarare che dell'aver firmato si rallegra. Provate un po' a darle torto. Una situazione internazionale simile è di delicatezza e gravità evidenti, perciò se la politica estera czeco-slovacca non è finora riuscita a stabilire rapporti di amicizia almeno con uno degli scontrosi confinanti, si può, anzi si deve, criticarla, ma riflettendo sul prò e sul contro. La questione dell'Anschiuss Perdute le speranze di riconciliazione, non avendo mal voluto sentir parlare di revisione dei trattati, Praga — e qui dire Praga è dire Benes — ha mirato a costruire un sistema di patti, utile a stringere da ogni lato i minac ciosi vicini. L'alleanza con la Francia è il frutto del timore teutonico, quella con Jugoslavia e Rumania deve arginare le aspirazioni ungheresi e le absburgiche, quella, di fresca data, con la Russia deve tenere a bada la Polonia, col guaio, però, che la Polonia è un'alleata della citata Rumenia e che fra Czeco-Slovacchia e Russia le frontiere, se pure non lontane, non son contigue. Urtarla in modo eccessivo la Polonia d'altro canto non si può, perchè Varsavia avrà anch'essa da dire la sua parolina il giorno in cui un'avanzata tedesca verso il sud rendesse attuale ciò che oggi è ipotetico. Siccome 1 rapporti fra Czeco-Slovacchia e Polonia sono stati da noi illustrati di recente e i rapporti fra Czeco-Slovacchia e Ungheria in più occasioni, dedichiamoci un poco all'attitudine di Praga di fronte all'Anschiuss, ed alla amicizia di Praga con la Russia, non tralasciando di accennare al desiderio di questi ambienti di imprimere alla propria politica un carattere senpr? più nazionale: tale desiderio ormai si delinea intutaunSlstJuplciadecudie agtecoSlalAalBescpaadStziconeinfoMBunInceregstvmvae gdstacososocoNteputcdpreptznsBbpadtsrmEsdrscplsCspBcnsbfs o i a e a e , , è e utti gli Stati che prima si adatavano a prosperare all'ombra di n grande patrono, e la Czecolovacchia non fa che imitare la tessa Polonia, la Rumenia e la ugoslavia. Sintomatico, ad esemlo, il risentimento verso la Frania suscitato qui dall'espulsione egli operai czoco-slovacchi disocupati: la Francia non ha fatto ifferenza per i sudditi dell'alleata quelli della Polonia sottrattasi gli antichi vincoli, sicché la gene è portata a domandarsi a che osa si riduca l'amicizia. In linea di principio, la CzecoSlovacchia è ugualmente ostile lla restaurazione absburgica In Austria ed all'unione dell'Austria lla Germania. Mesi fa, il dr. Benes ha però ricordato in un dicorso che alla conferenza della pace non furono lui e Masaryck ad opporsi alla riunione dei due Stati tedeschi: questa dichiarazione, che diede origine a vivaci commenti, andrebbe interpretata nel senso che siccome nell'epoca ndicata si andavano escogitando ormule per il salvataggio della Monarchia danubiana, Masarick e Benes considerarono l'Anschiuss un male minore per 11 loro paese. In verità la teoria si regge in certo modo anche adesso, e per renderla accettabile obiettano che già altra volta, nel corso della storia, la nazione czeca potè vivere come una specie di isola nel mare tedesco, riuscendo a conservare lingua, patrimonio culturale e religione; se questo ve lo spiegano dei dilettanti di politica, o delle persone le quali non rivestono nessuna carica responsabile, allora potete riderne, facendo conto di aver sentito un paradosso. Se ve ne parlano invece personaggi al timone dello Stato, la cosa muta aspetto e preoccupa. Non crediamo che il dr. Benes intenda far dipendere l'avvenire del paese da lui creato dalla fiducia in un paradosso, tutt'altro: per quanto lui non ce l'abbia detto, noi crediamo piuttosto ch'egli parta dalla tesi che la Czeco-Slovacchia, per un complesso di ragioni di carattere geografico, militare ed etnografico, abbia a considerare 11 problema dell'Anschiuss dal pun to di vista d'una larga collaborazione europea, giacché da sola non può nè imporre nè impedire soluzioni. Se la mentalità del dott. Benes è questa, nessun uomo di buon senso oserà dirla errata: deplorevole è viceversa la riluttanza ad assicurare all'Austria le condizioni di vita necessarie per determinare, in modo indiretto, la soluzione del suo problema. Una catena difensiva Qualcuno Insinua che essendo riuscito a scambiare strette di mano con i russi, il ministro degli Esteri czeco-slovacco considera la sua posizione talmente consolidata, da poter far finta di disinteressarsi dell'Europa danubiana, e starsene tranquillo ad aspettare che si vada a sottoporgli delle proposte. Bisogna credervi? L'alleanza con la Russia rappresenta senza dubbio un'utilità per la Czeco-Slovacchia alla ricerca di sentinelle lungo confini dei suoi presunti nemici, ma il dottor Benes deve disporre di una troppo chiara conoscenza della situazione nel bacino danubiano per lasciarsi illudere dalla visione di una Russia che spunta a Vienna, in Piazza Santo Stefano o al Graben, per pronunziare 11 « Sic volo, sic iubeo... ». Scaturito da una fredda considerazione della realtà sulla quale il fattore sentimentale del panslavismo non ha influito nè punto nè poco, essendo il panslavismo morto e sotterrato, il trattato con la Russia è un arici lo di più nella catena difensiva che la Czeco-Slovacchia va forgiando in ossequio alle leggi che le vietano di pensare a una politica offensiva, ma non chiude la catena e per l'anello necessario a ovest, l'aiuto del fabbri d'Oriente, lontani nello spazio e nello spirito, non serve a nulla. E poi, la valorizzazione dell'alleanza con la Russia non è possibile, per la Czeco-Slovacchia, che se la Rumenia Io vuole: nei confronti di Benes, Titulescu vanta un'ottima carta. Dato che la Polonia sbarra le comunicazioni dirette fra russi e czechi, non c'è che la Rumenia in grado di far da ponte, di offrire binarli, treni e campi di aviazione. Quando la Francia ha chiesto alla Polonia favori simili per la sua neo-alleata Russia, Varsavia ha risposto picche: la risposta di Bucarest a Praga, mentre scriviamo, non è risaputa. E appena sentiremo che Titulescu, pur di garantire l'esistenza della Czeco-Slovacchia, è .pronto a ritrasformare la Bessarabia e la Bucovina In territori d'avanzata russi, ci picchiererao il petto, reciteremo il Confiteor e scioglieremo un inno alla bellezza di tanta insospettata solidarietà di popoli. Nell'attesa sarebbe utile che la Czeco-Slovacchia ricordasse d'essere soprattutto Stato centroeuropeo. Italo Ztngarelli dadiFtichnmesviver/chzidteraaovfucstiaqmsrRptseglesdtsapBsisdmcd