La via più bella per traversare le Alpi di Guido Tonella

La via più bella per traversare le Alpi IN VOLO DA MILANO A ZURIGO La via più bella per traversare le Alpi ZURIGO, luglio. IIeri l'altro, dovendo passare I dall'Italia in Svizzera, ho voluto\scegliere la via dell'aria, sorvo-! landò così quella stessa regione alpina, che è stata teatro esattamente dieci giorni or sono della rovinosa caduta del grande trimotore D.E.G.A.A.I. della Compagnia d'aviazione olandese K.L.M. Non si è trattato di compiere una bravata: la linea scelta, quella Milano-Zurigo, esercita dalla Società Italiana Aviolinee, si svolge ormai quotidianamente dal 193Z per 5 mesi all'anno, da maggio a settembre, senza che mai si sia registrato il minimo incidente. Lo scopo era invece per me quello di esaminare alla luce di questo straordinario risultato di regolarità, che nell'evoluzione dell'aeronautica alpina è senza precedenti, la questione del volo attraverso la catena delle Alpi, e di cercare con la vistone diretta dall'alto di vedere più chiaro nelle cause della tragedia del SO luglio scorso, indubbiamente la più grave che mai sia avvenuta nella trasvolata delle Alpi. Incontro ai monti Ma questa mia idea di una specie di inchiesta suppletoria, che richiederebbe d'altronde cognizioni tecniche ben più profonde delle mie, doveva ben presto svanire nel corso del mio volo. L'aeroplano non permette infatti sguardi sul passato. Ed io so soltanto di aver acoperto la via più bella ed interessante per chi voglia traversare le Alpi, infinitamente più suggestiva di tutte quelle che passano attraverso i più celebrati valichi transalpini. Immaginate: partire da Milano nel più caldo mezzogiorno, arrampicarsi nel cielo sopra la città che il sole arroventa, puntare, al di là della massa candente del Duomo verso il Nord in un desiderio di frescura, veder apparire le prime onde collinose e alla loro base le prime macchie verde-azzurro dei laghi prealpini. Dopo poco più di un quarto d'ora dal decollo dal campo di Taliedo si passa sopra Como. Un idra si tuffa in questo stesso istante nel lago e ne incrina di colpo la gran lastra metallica. Un balzo al di là della Valle d'Intelvi e del Monte Generoso e già Lugano appare in vista. La quota raggiunta supera ormai i 3000 metri e si dominano nello stesso tempo i tre grandi laghi lombardi, Verbano, Ceresio, Lario, tutti di un'uguale profondissima Unta blu-scuro. E di nuovo il paesaggio muta: siamo sopra Bcllineona in una regione intricata, di grandi valli e alte catene montuose. La gran ruina del Motto d'Arbino, la famosa montagna semovente che qualche anno fa tenne in sospeso le popolazioni del Bellinzonese, è come un'enorme ferita del monte, che appena comincia a cicatrizzarsi col verzicare degli arbusti. Un laghetto è nato dall'enorme frana, rinserrato tra questa e le due pareti della valle, ed anche quel suo occhio ceruleo concorre a dare al monte una strana sembianza di cosa viva. I grossi borghi di fondovalle sono delle piccole macchie bianche individuabili dal nastro delle strade che corrono dall'uno all'altro, mentre occhieggiano arditamente, a noi più prossimi, gli umili casolari eretti sulle alture dagli alpigiani. Il verde dei pascoli cede alle petraie ed alle creste rocciose. La montagna ci appare come un aridissimo mondo percosso dal sole. E si immaginano serpi distese sui lastroni protendere sibilando il piccolo capo aguzzo verso questo gran falco che passa nel cielo. Ma subito l'alpe si rifa materna: dai nevat0 dai ghiacciài scendono in gran copia le acque a fecondare le valliOltre i quattromila Quota 4500; tutto il tumultodelle cime si è ormai placato, sola la sommità dell'Adula, il Bheinwaldhorn dei montanari di Valdireno, benché si trovi ad un migliaio di metri più in basso di noimantiene una certa imponenza con la sua corona di ghiacci, come saddice al più alto vertice di questo settore alpino. Il valico al disopra del quale passa la nostra rotta, il Lucomagno, evoca come l'Adula un altro bel nome romanoLucue a non lucendo... la fantasiosm etimologia a contrarila è dunque vera, sia pure in un altro seneo, dal momento che sul Lucomagno, a giudicare almeno dal nostro altissimo punto di osservazione, non vi è più traccia alcuna della grande foresta veduta dai nostri progenitori f Trasvolata la valle ladina di Disentis, ad occidente della quale il nodo del Gottardo e più in là ancora l'enorme catena delle AlpBernesi, si passa sul largo massiccio del Todi dalle grandi seraccateE quindi montagne e ancora montagne tutte sparse di piccoli laghiche si accendono improvvisamente per lo spazio di un secondo nemomento in cui li sorvoliamo. Pol'acrocoro alpino cala gradatamente. In un romantico paesaggio dpascoli e boschi, in mezzo al quals'intravede a sinistra il bel lagdi Lucerna, si drizzano improvvisamente i due denti dei MythenUn sentierino s'arrampica in vetta ad uno dei due torrioni fino ad un alberghetto, dove sventola un gran bandierone rosso-crociato. Su questa macchina italiana, guidata da piloti italiani in divisa, è questo il primo segno tangibile che cvien dato del fatto di trovarci adisopra del territorio elvetico. viaggiatori confederati — e sonoggi la maggioranza — ne soncommossi Siamo ormai in vista del lago dZurigo, che ci appare smorto come è smorto questo cielo nonostante la luminosità della giornata. L'apparecchio diminuisce rapidamente di quota e riappaiono come per incanto tutti i dettagli de la campagna, e i contadini intenti *°ro lavori. I vigneti di Meylen son° una macchia sola di verderame, siamo a due chilometri da Dubendorf. Il rombo dei motori si attutisce. Si scende senza scosse, come un treno lungo i suoi binari, fino all'aerodromo. Alle 14,10, poco più di un'ora e mezzo dopo la partenza, siamo di nuovo a terra. Il pilota /.' pilota che ci ha guidati con polso sicuro è il comandante Besch, preposto al servizio della Milano-Zurigo fin dalla prima stagione di esercizio sperimentale nel'estate 193B. Quest'uomo, che sembra prodigiosamente dotato di un'antoniana virtù dell'ubiquità (a mezzodì Resch è a Milano, poco dopo le due lo ritrovate a Dubendorf che sta sorbendo una gran caraffa di birra di Zurigo, e verso e cinque di nuovo a Milano, e questo salvo qualche . brevissima nterruzione da quattro anni a questa parte nei mesi da maggio a settembre) è un innamorato di questa linea. E a me che già ne sono estasiato, egli ancora ricanta le lodi del paesaggio variatissimo che da essa si gode, della zona dei laghi, del meraviglioso spettacolo montano. « Si, è una linea eminentemente turistica la Milano-Zurigo — egli mi dice. — Ma oggi voi l'avete percorsa nelle sue condizioni ideali. Una linea aerea transalpina è quella che è, legata cioè alla estrema mutevolezza del la situazione meteorologica in montagna. Quando i passi sono chimi e lo strato nuvoloso supera il plafond normale dei nostri RO 10, cioè i 5000 metri, occorre saper decidersi a tempo per sospendere la corsa. La navigazione sulle Alpi con tempo incerto è in fatti estremamente pericolosa, da te le variazioni di pressione o l'osi stenza di colonne d'aria ascendenti o discendenti e in modo speciale quando gli addensamenti nuvolosi sono di natura temporalesca. Per tutte queste ragioni il pilota deve avere il coraggio di tornare indietro quando ritiene che metterebbe altrimenti a repentaglio la vita dei passeggeri e dell'equipaggio. In altre parole, per espertissimo che sia della topografia della regione montuosa che sorvola, il pilota deve evitare di venire a trovarsi in condizione di dover cercare un campo di fortuna sul settore alpino propriamente detto. Le località propizie per gli attcrraggi non mancano nella regione prealpina sia a Sud che a Nord ed è in queste che noi ci arrestiamo di regola quando un improvviso cambiamento di tempo si verifica nella zona dello spartiacque dopo la nostra partenza dalla base ». E il comandante Besch mi cita il caso di un suo recente atterraggio a Coirà. Quello che il comandante Besch, valoroso quanto modesto, si dimentica di dirmi sarà completato da parte svizzera, dai tecnici della SwiBsair, a cominciare dal grande pilota Walter Mittelholzer. I rappresentanti della Compagnia svizzera che, come è noto, hanno esercito in comune con la Boc. Italiana Aviolinee, la Milano-Torino nel primo anno di servizio normale (1933), sono addirittura entusiasti dello sviluppo assunto da questa linea, che completa così utilmente quelle che s'irradiano da Zurigo verso l'Europa settentrionale ed occidentale, e particolarmente del suo record di regolarità. La media delle corse effettuate sulla Milano-Zurigo si eleva infatti su tre stagioni di esercizio al 70-80%. Nello scorso mese di luglio, che è stato notevole per la continuità del bel tempo, si è effettuato il 95% delle corse previste dall'orario. E' questo il massimo di regolarità che mai sia stato raggiunto nei voli transalpini e meritava di rilevarlo a nuova gloria dell'ala italiana. Guido Tonella dirletlicvds(qacdl'psdpgdpSmsppantcsplbcicripldzgned

Persone citate: Arbino, Da Milano, Lario, Monte Generoso, Resch, Walter Mittelholzer