La superiorità dei tennisti inglesi riconfermata dalla finale della Coppa Davis

La superiorità dei tennisti inglesi riconfermata dalla finale della Coppa Davis La superiorità dei tennisti inglesi riconfermata dalla finale della Coppa Davis Con grande gioia c sollievo dcl\pmondo sportivo inglese il torneo \ cmondiale di «.Coppa Davis» si c\crisolto con una completa vittoria pbritannica. In sede di bilancio è topportuna qualche considerazione.\tRisult<(ti sensazionali non se ne j sono dovuti registrare. Vincitrice adella zona europea è stata la squa-\ tdra della Germania che ha trovato nella nostra rappresentativa un troppo debole ostacolo e in quella cecoslovacca una resistenza inferiore alle aspettative. Si attendeva che i tedeschi rendessero la vita molto dura ai vincitori a vita della zona americana del nord: i tennisti degli Stati 17niti; viceversa la vittoria di Allison c compagni è risultata molto più facile del previsto. Quella che non era nelle previsioni, in questa finale interzone, è stata la inattesa sconfitta di Von Cramm per opera del giovane americano Budge. La rivelazione Budge E' stato, questi, l'autentica rivelazione del torneo di « Coppa Davis » 1935. Budge aveva avuto modo di mettersi in vivissima luce a Wimbledon; si tratta di un diavolone dai capelli di fiamma, non ancora diciottenne, californiano come quasi tutti i campioni americani della racchetta di questi ultimi anni. Un tipo di quelli che sparano forte, che basano sulla lspallblpnedscrpotenza tutta l'efficacia del loroìgioco. Un sistema, questo, che nel tennis non è sempre di sicura riuscita. Budge ha battuto Von Cramm, ovverosia il finalista di quest'anno a Wimbledon, il secondo o terzo giocatore del mondo. Il che significherebbe, volendo considerare superficialmente i risultati, che Budge è maturissimo pei- prendere il posto del tedesco nella scala dei valori mondiali. Nonostante il clamore della sua vittoria non riteniamo che la sconfitta meriti senz'altro questa retrocessione. ' *«"" resistitolo prio nella partita che sembrava da essi perduta in partenza: quella del « doppio ». Allison e Van Ryn, ovverosia l'accoppiamento che due o tre anni fa non poteva trovare rivali nel mondo, hati dovuto sudare le famose sette camicie per ridurre alla ragione gli avversari Ciò poterà indicare come la cop- pia tedesca fosse diventata all'ini provviso straordinariamente effì-1 ccieli te,-mentre invece è risaputo \ inche Lnvd non può essere un cònipagno da potersi mettere all'altessa del rendimento di un capiano quale Von Cramm. / tedeschi sono stati più volte ad un pelo dal conseguire la vitorta: con sette « match-balls » n oro favore non sono riusciti a spuntarla. Un po' la fortuna e uit po' la maggiore esperienza degli americani hanno fatto pendere al'improvviso da una parte la biancia che pure sembrava equilibratissima; sul terreno se non sula carta. Gli incontri di « doppio » / risultati della partita di a doppio » del « challenge round » han- sailcessleqtrcAavdgtno però chiaramente detto che non \ dera la coppia germanica che era diventata improvvisamente pressoché irresistibile, ma l'americana che non appariva più quella del... recente passato. Anche per Allison e Van Ryn — specialmente per il primo — .ali anni cominciano, per quanto non siano troppi, a farsi sentire. La coppia che quest'anno gli Stati Uniti ha messo in campo noti è apparsa ugualmente forte quanto quella della scorsa edizione. L'anno passato Lott e Stoefen avevano saputo dare ben altro rendimento. Errore dei dirigenti VddcspnBePdmscstennistici degli Stati Uniti* Puòìo.7 , A j_ _*A -1- - A 1 1 „darsi, tanto più che non è sembra-Ista neppure eccessivamente indo- \ vinata la scelta di Allison per il ! d«singolare», mentre invece il capi- j ftano americano aveva a disposi- \ Szione il più giovane Wood, che ne-{sgli allenamenti si era dimostrato!sin una forma quasi perfetta. La riprova che l'accoppiamento]mAllison-Van Ryn non è più sul me-'.desimo grado di potenza di due o\tre anni fa è stata appunto data I dalla sconfitta che ha subito con- \ tra una coppia forte sì, ma inferiore, almeno sulla solita carta. Hughes e Tuckey hanno vinto molto bene, come si vincono bene tutte le partite che nel quarto e quinto « set » si spuntano con punteggi di 6-3. Anche questo risultato ha un suo valore indicativo: cioè che gli inglesi possono ormai contare su un forte giocatore di più. Tuckey, che nel fisico e nella fisionomia ricorda stranamente un altro forte inglese in vista qualche anno fa: Gregory, ha confermato di essere un campione in continuo miglioramento. Que- sto giovanotto conta già al suo attivo risultati notevoli ed anche il nostro De Stefani ha dovuto recentemente piegare davayiti a lui. La vittoria di « Bunny » Considerando quale autentica sorpresa la vittoria inglese della seconda, giornata si può dire che le sortì della « Coppa » si sono quest'anno risolte al primo incontro della prima giornata: quello che metteva di fronte Allison ed Austin. Il fragile «Bunny» ha avuto ragione della resistenza del vecchio — magari per modo di dire — Allison. Il metodo, la regolarità e l'applicazione hanno potuto aver ragione della potenza e LFdpmrlsttcstfrdella combattività dell'americano. Vincendo la sua partita Austin ha deciso inconsapevolmente le sorti della disputa, poiché non si poteva credere, malgrado eventuale dimostrazione di pessimismo, che Perry potesse perdere davanti al giovane ma forse ancora inesperto Budge. Se nel tennis il californiano può essere paragonato ad un cannone, Perry ha il diritto, per il suo tipo di gioco, alla similitudine con il martello pneumatico: l'uno può sbagliare il bersaglio ma l'altro, con la sua opera instancabile, persistente, magari monotona, può ottenere effetti ugualmente di- „ J~..." stnittori. I risultati della « Coppa Davis » di quest'anno hanno dunque con fermato la supremazia inglese, Supremazia collettiva che non è soltanto basata sul fatto di possedere quel campione che è Perry (pare che il bel Fred possa final ]mente ritenersi conservato alle file '.del tennis dilettantistico del suo \paese, mercè una sistemazione a I sfondo sportivo-industriale che \ salva la faccia, ma in modo rc- FOlativo) ma è anche solidamente poggiata su quel suldo pilone che sa pure sempre essere Austin. Un giocatore questi che sa mirabilmente sfruttare le sue attitudini tennistiche mercè la saggia distri buzione delle non eccessive energie fisiche. Un giocatore che può magari piegare davanti ad avversari come lui forti in un qualunque torneo ma che nelle partite di « Coppa Davis » sa trasformarsi, battagliare e imporsi anche davanti a quegli elementi che nelle previsioni dovrebbero senz'altro superarlo. Anche quest'anno, dunque, la « Coppa Davis » resta in Inghilterra. Per dodici mesi almeno il passaggio di Perry al professionismo può ritenersi rimandato... Umberto Maggioli nnn « Bunny > Austin, il giovane «asso» del tennis britannico, ha conquistato due magnifiche vittorie nella finale della «Cappa Davis» che ha messo di fronte campioni Inglesi e americani. Particolarmente II suo successo su Allison ha causato sorpresa.

Luoghi citati: Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Wimbledon