Moniti francesi di prudenza rivolti a Londra ed a Ginevra

Moniti francesi di prudenza rivolti a Londra ed a Ginevra Moniti francesi di prudenza rivolti a Londra ed a Ginevra Parigi, 27 notte. L'annuncio che il Governo di Roma aspetterebbe una risposta dell'Abissinia alle sue due note del 14 e del 23 luglio, prima di decidere se intervenire o no alla riunione ginevrina del 31 luglio ha diffuso stasera qui l'impressione che la partecipazione italiana all'accademia leghista sia tuttora problematica ed ha alquanto aggravato il pessimismo regnante da ieri. La loquacità del Negus Una nota Havas da Addis Abeba, lungi dal recare una risposta affermativa del Governo etiopico informa infatti che il Negus, in una comunicazione alla stampa, ha ribadito stamani le solite obiezioni del prof. Jéze contro l'esame isolato dei fatti di Ual Ual e ripetuto che la Lega delle Nazioni deve senz'altro avocare a sè l'intero problema italo-etiopico. « Tocca ormai al Consiglio della Lega — avrebbe detto Tafari — vegliare al rispetto del patto, all'osservazione del Trattato e al mantenimento della pace in Etiopia il cui territorio è stato violato dalle truppe italiane ed è ancora occupato da esse. L'Etiopia ha fatto tutto il proprio dovere in vista di una soluzione conforme al diritto e pacifica del conflitto. Tocca al Consiglio dire se un membro della Lega delle Nazioni ha il diritto di attentare apertamente all'integrità territoriale di un. altro membro, di minacciare apertamente la sua sovranità e la sua indipendenza e di ricorrere alla forza delle armi come strumento politico di espansione e di conquista. Per parte nostra non possiamo crederlo ed aspettiamo con fiducia la sua decisione ». Si teme qui che questo nuovo appello abissino, in così aperto contrasto con l'assunto italiano e nel quale è evidente il riflesso dei suggerimenti britannici oltre al desiderio di fare la corte al Patto Kellogg, abbia, come conseguen za, di accrescere le difficoltà della riunione del 31 luglio alla quale l'Italia non si è mostrata sin qui disposta a farsi rappresentare se non a patto che venisse anticipatamente posto bene in chiaro che la discussione non avrebbe contemplato se non la rimessa in azione della commissione arbitrale con o senza l'aggiunta di un quinto membro neutrale. Il Temps raccomanda agli ambienti ginevrini e britannici di procedere con prudenza e di star bene attenti ad evitare gli errori Hi tattica o di procedura i quali potrebbero avere per la Lega conseguenze gravi, vale a dire, in altri termini, potrebbero obbligare l'Italia a ritirarsi. Ancor prima di proporre progetti transazionali, la Inghilterra deve, secondo l'organo ufficioso, meditare sull'insuccesso della missione romana di Eden e non mettersi a rischio di cadere una seconda volta nell'errore, Daudet nell'Action Frangaise ricorda l'immenso servigio reso dall'Italia alla civiltà entrando in guerra nel 1915 a fianco dell'In te sa e l'ingiusto trattamento subito alla conclusione della pace, trattamento che attende ancora ripa razione; osserva che la protesta inglese contro l'espansionismo italiano in Etiopia è comica; dichiara inverosimile che il Duce affidi ad un organismo screditato ed impotente quale è la Lega di Ginevra le sorti di un'azione nella quale ha impegnato le forze ed il prestigio del Paese e conclude dicendo che la pretesa di legargli le mani è semplicemente scandalosa. Scudo contro gialli e neri Pierre Dominique nella « République » dopo esaminato con l'usata sagacia le ragioni che spingono Mussolini a prendere in Africa le difese dell'interesse non solo italiano ma dell'intera Europa minacciata dal pericolo di abbandonarsi inerte al soverchiare delle razze di colore, scrive che, effettivamente, se l'Italia abbandonasse oggi la partita abissina sarebbe una sconfitta di tutta, la razza bianca di fronte ai gialli ed ai neri e che se l'Inghilterra non lo capisce bisognerà farglielo capire. Accanto a queste voci nettamente favorevoli alla tesi di Roma altri giornali pongono innanzi come sempre riserve più o meno ampie sulla opportunità dell'azione italiana e sui pericoli internazionali che a loro giudizio potrebbero scaturirne. Il Figaro in un lungo articolo di Wladimiro D'Ormesson si professa seriamente preoccupato. Il Paris Soir, punto sul vivo dalle rimostranze della stampa italiana contro le corrispondenze abiss\nofile del suo nuovo inviato speciale ad Addis Abeba, risponde invocando come prevedevamo i diritti dell'imparzialità e dichiarando che seguite rà nella stessa linea di condotta « senza curarsi nè di ingiurie nè di strilli ». Il Petit Journal nel suo numero di domani pubblica anche esso l'ennesima intervista del Negus accusante l'Italia di voler civilizzare l'Etiopia a cannonate. La France Militane nel prendere alla lettera le velleità giapponesi parla addirittura di « urto fra Italia e Giappone » vedendo in esso circostanze aggravanti contro la campagna etiopica voluta da Roma e ricordando come nè l'Inghilterra nè la Francia avessero da lottare contro una difficoltà di questo calibro nella formazione del rispettivo impero coloniale. Il Journal des Débats finalmente scrive che è ora di pensare sul se rio al problema danubiano e chie de di sapere che cosa ci sia di vero nelle voci secondo cui un progetto pratico di prtto consultivo sasnesratgbgl sarebbe stato proposto da Roma alle Cancellerie interessate che lo studierebbero in questo momento. Lavai andrà a Ginevra Come sempre, insomma, l'opinione francese si dimostra agitata e ineguale nei suoi apprezzamenti sul momento internazionale. Lavai, a quanto si dice, si sarebbe deciso a recarsi in persona a Ginevra e partirebbe di qui martedi quasi certamente in compagnia di Eden che non è impossibile giunga a parigi lunedì mattina per avere seco un colloquio prima della riunione del Consiglio. Il capo del Governo francese ha ricevuto intanto l'ambasciatore di Germania von Koester di ritorno da Berlino e ha esaminato seco la situazione diplomatica generale. Dal colloquio sarebbe risultato che il Governo del Reich non è disposto a mantenere le promesse fatte al momento della Conferenza di Stresa. Queste impressioni pessimistiche hanno indubbiamente la loro parte nel malumore parigino. C. P.

Persone citate: Daudet, Duce, Mussolini, Negus, Petit, Pierre Dominique, Wladimiro D'ormesson