Antichi cavalieri di pietra e ferro di Ernesto Quadrone

Antichi cavalieri di pietra e ferro VAGABONDAGGIO DI SEI GIORNI CON MIO FIGLIO GIOCONDO Antichi cavalieri di pietra e ferro a , o , i è . o , e o , , l a e e e. mi o, o ri d o, a z a e, ie, e oi e ì e a el i a ha a, fiaase co fi nhe aolla e. alme ae la Ho di no te za e da il te olMERANO, luglio. Ridiscendiamo dal rupestre paesello di Eze ricostruito dai miliardari americani sulle stesse sue rovine storiche e poi dai medesimi abbandonato nel divino silenzio della sua riconquistata solitudine. I nababbi di oltre oceano, staccandosi dai nidi d'oro incollati alle roccie del vetusto paese e abbandonando quassù i brandelli dei loro dispersi sogni romantici, sono accorsi frettolosamente sui campi delle battaglie finanziarie, alla difesa del dollaro e della favolosa impalcatura capitalistica che scricchiola in ogni giuntura: Wall Street ha debellato la Costa Azzurra. Un serafico abate assistito da una perpetua che da anni ha superata l'età sinodale e la signora Rosalia, una giunonica ostessa che mesce vino e tonanti apostrofi ai ciclisti domenicali che salgono fino alla sua cantina, sono rimasti gli ultimi custodi delle favolose ricchezze inutilmente disseminate negli anni della follìa, fra le roccie del paese. La resistenza di Giocondo Giulia si precipita correndo per il sentiero serpeggiante e canta spensieratamente; il vispo Giocondo la insegue da vicino solleticandole la nuca con un rametto di ginestra e io chiudo la marcia invidiando mio figlio che non ha voluto invecchiare con me. Questo birbante di Giocondo ha mantenuto la parola: dal lontano giorno in cui mi ha abbandonato nel cantone di Appenzelle, uscendo improvvisamente da me e ribellandosi ai miei ragionamenti, si è mantenuto tal quale. E' rimasto lo stesso Giocondo che mi aveva fatto accompagnare Anna, la bruna proprietaria del bersaglio ambulante, attraverso la Svizzera. — Vedi babbo — grida Giocondo — io amo Eze di oggi. Ha l'aria di un antico guerriero in pietra grigia e ferro battuto. Finalmente anche lui è ridiventato povero. Ho sempre preferito Don Chisciotte ad un qualsiasi re moderno delle salciccie, dei fiammiferi o del petrolio. Eze adesso è un paese eroico. Nei lontani tempi era un meraviglioso scheletro di granito e tale è rimasto anche se attraverso al traliccio delle sue ossa sono filtrati fiumi d'oro. Io taccio ammirando in cuor mio la resistenza che mìo figlio dimostra nel dire delle cretinerie. Raggiunta la strada risaliamo in automobile e percorriamo la « media cornice » lungo la quale si allineano le venticinquemila proprietà in vendita. Da Nizza voltiamo a sinistra e infiliamo la strada di Pougetenier per poi risalire il colle Saint-Michel e rag giungere Barcellonette. Giulia, morta di stanchezza, ab bandona il capo sulla mia spalla e si addormenta. A notte alta attraversiamo il colle d'Allos ancora chiazzato di neve, scendiamo per una spaventosa strada militare Barcellonette e, prima dell'italico colle dell'Argenterà, apriamo le nostre valigie alla gentile curiosità dei doganieri francesi. In questo momento Giulia sì sveglia di soprassalto stringendosi a me con un fremito di paura. Peccato che Giulia non abbia la paura recidiva. Aprendo improvvisamente gli occhi che aveva chiuso su chissà quali sogni, la ragazza di mio figlio che non ho ha scorto attorno alla macchina una ventina di visi neri, stretti uno vicino all'altro come i chicchi in un grappolo d'uva. — Giulia non tremare — le dico approfittando del suo abbandono per passarle sulle spalle un braccio protettore — costoro non sono abissini ma fedelissimi soldati della Repubblica. Considera che cos'ha saputo fare la Francia delle popolazioni delle sue colonie che una volta erano semibarbare; dagli indigeni della Tunisia, dell'Algeria, del Marocco e del lontanissimo Sudan, ne ha ricavati magnifici soldati che servono fedelmente la nuova patria. Tali di venteranno anche gli uomini che l'Italia redimerà dalla schiavitù — Ne hai veduti tu degli schiavif — SI Giuliu e molti. Non parlo di quelli già liberati e che vivono nel pieno regime di civiltà istituì to nella nostra Somalia. Adesso quelli godono degli stessi nostri diritti anche se conservano ancora ai gomiti e sulle ginocchia le cicatrici delle pianile che t loro padroni di un tempo mantenevano costantemente aperte con un jer ro rovente onde impedire alla loro « mano d'opera » di accovacciarsi nei solchi di granturco per riposarsi. Parlo di quelli che ho veduto a Port Sudan. —» Veri schiavi? toe aiticisctipscchhiaqdricpdcèrlitovmpcMntnmczclclèelnndrldcnmieatFctdcErtdtvmdar ì — Al cento per cento, con tanto di catena ribadita alle caviglie e ad una cintura di ferro stretta ai fianchi. — Ma Port Sudan non appartiene ad una nazione civile f — Questo non implica che non ci siano anche le catene. Sono schiavi « legali », uomini cosiddetti liberi che la legge ha colpito per una banale infrazione alla disciplina o per il furterello di pochi soldi e che i tribunali coloniali hanno condannato a molti anni di iauori forzati. La legge diventa in questi casi una meravigliosa produttrice di lavoratori senza salario e con catene. — Ecco un'altra ricchezza — commenta mio figlio — che sta per sparire. Una volta il mercato della carne nera rappresentava un commercio assai redditizio e non è assolutamente vero che sia sparito. E' cambiato il sistema. L'Italia ha coraggiosamente denunciato al mondo intero il regime schiavistico che esiste in Etiopia, ma molti colonizzatori bianchi che pubblicamente lo biasimano, ancora lo coltivano sulle coste del Mar Rosso senza curarsi che i navigatori di tutti i continenti, transitando per quei porti, possano vedere quello che succede. Schiavi e cani GiuZia si copre gli occhi con le mani pregando Giocondo di tacere, ma mio figlio prosegue senza pietà. — Afolti pensatori americani e che sono all'avanguardia di quel la moderna letteratura a base so ciale-psicologica, asseriscono che la schiavitù, in fin dei conti, non è che la rigorosa, sorveglianza esercitata da alcuni individui sul lavoro forzato dei negri e soiridono al pensiero che nella « Capanna dello Zio Tom » tale sistema di vita sociale sia stato raffigu rato nella frusta flagellatrice delle carni degli schiavi o nella muta di cani inferociti (bloodhounds) che contro questi disgraziati erano sguinzagliati. Uno di questi moderni filosofi dice, per esempio, in un suo libro che « il semplice e puro fatto della sorveglianza di alcuni sul lavoro forzato degli al tri non è tale da commuoverei ». Fortunatamente il Duce ha prò clamato che la ricchezza costituita dal possesso di « carne nera » deve assolutamente essere cancellata dalla faccia del mondo Egli riprende la colossale opera di redenzione di Lincoln... Giulia prega per la seconda volta mio figlio di tacere e Giocondo, spingendo la macchina a tut ta velocità, prosegue la strada verso l'Alto Adige. La « tirata » è piuttosto lunga ma mìo figlio s'è messo in capo dì farci assistere, in Alto Adige, allo stesso fenomeno, anche se in minor misura, che si verifica sulla Costa Azzurra. L'abbandono, cioè, di tutte quelle favolose e inutili ricchezze che una volta tenevano gli uomini legati in un dato punto della terra, proprio come se, in quel dato punto, mettendo le radici, avessero trovato le uniche sorgenti della vita. La vita oggi è diventata un oceano e non una zolla: questa ve- rl'ddpglastcPstmvlrvfnIncctvidscsrGinm non Gar- rito soltanto le formiche l'hanno ancora compresa. Torino, Milano, Brescia, done, Riva di Trento... L'automobile corre sull'asfalto della Gardesana tagliando l'aria piena di profumi dei Zimoni e dei gerani. Giulia grida dalla gioia. A Riva mio figlio che non ho ha la delicatezza di avvertirmi che stiamo passando per i luoghi santificati dalla nostra grande guerra. — Stupido, c'ero anch'io! Trento, Bolzano, Merano... Ci fermiamo- finalmente nella città cosmopolita per eccellenza. Per le strade di Merano sono passate, prima della guerra, tutte le teste coronate dell'Europa, tutti i miliardari del mondo. Storie e ricordi da vendere Uomini psicologicamente ben diversi da quelli che hanno costellato la Costa Azzurra delle loro ricchezze; gente solida e ragionevole che veniva in Alto Adige per far la cura dell'aria e dell'uva e non del baccarà o della roulette. Innamorati platonici e non forsennati che regalavano alle loro amiche, invece che collane di brinanti, castelli con vigne opulenti, frutteti dai quali le mele partivano vestite di camicioline di carta per i quattro punti cardinali del mondo e pascoli per i quali vagavano sognando e ingrassando le mucche da esposizione internazionale. Dalla incantevole passeggiata sul torrente Passiria che i Meranesi hanno battezzato « fiume Giordano » per i molti e poveri israeliti che, cacciati dalla Germania, vengono qui a prendere un po' di sole e a respirare la libertà alla quale tutti gli uomini hanno diritto; si vedono, tutt'intorno, i monti che cingono e chiudono Merano come in una conca. — Ecco — dice mio figlio che non ho — i vecchi castelli meranesi ormai abbandonati. Ognuno di questi è custode di una storia o di una leggenda che vi racconterò. Sono quasi tutti in vendita, come quelli della Costa Azzurra ma la loro vendita è organizzata e ordinata dal concetto che regge l'istituzione dell'Opera Nazionale dei Combattenti, alla quale il Governo li ha concessi riscattandoli dagli squattrinati proprietari. Ora tu babbo va a riposarti. E' impossibile disobbedire ad un ordine di mio figlio, motivo per cui mi dirigo a malincuore verso l'albergo. Giulia e Giocondo risalgono la passeggiata che corre lungo la sponda sinistra del Passiria. Io so dove si fermeranno. Conosco un posto meraviglioso, una balconata gettata su un salto fragoroso e spumeggiante del torrente. Scommetto che mio figlio e la sua amica, che piace tanto anche a me, si fermeranno su quel terrazzo e quasi quasi posso indovinare le parole che si scamberanno... Giocondo fa male a trattare così suo padre. Ernesto Quadrone snvmsplorf1(lnlptrddmdcIdclEfgì(t

Persone citate: Don Chisciotte, Duce, Giocondo, Port, Port Sudan