Sparta e Ferencvaros in finale

Sparta e Ferencvaros in finale La Coppa Europa di calcio Sparta e Ferencvaros in finale La Juventus eliminata per 5 a 1 JUVENTUS: Valinasso; Rosetta e Foni; Varglien I, Monti e Bertolino Prendato, Borei n, Gabetto, Ferrari e Cesarmi. SPARTA : Klenovec; Burger e Ctyroky; Kostalek, Boucek e Srbek; Faczinek, Zanjicek, Braine, Nejedly e Kalocsai. ARBITRO: Fogg (inglese). (Dal nostro Inviato) > Basilea, 29 mattino. Sta scritto che le squadre italiane per venire eliminate dalla Coppa Europa debbano quest'anno aver bisogno di punteggi dalle forti proporzioni. Dopo l'Ambrosiana, dopo la Roma e la Fiorentina, fu ieri la volta della Juventus. Le ultime speranze dell'Italia sono così crollate. Due minuti decisivi La Juventus l'incontro lo perse effettivamente in quei 'due minuti disastrosi dell'ultimo quarto d'ora del primo tempo in cui il risultato, da un semplice e rimediabile uno a zero, passò rapidamente alla forma netta c deprimente del tre a zero. Quello che seguì non fu che una conseguenza di quanto avvenuto in quel periodo. I du-e palloni finiti in rete ebbero influenza decisiva sull'andamento del gioco e sul risultato. I giocatori della Juventus, già di per sè scossi e incerti, ricevettero in pieno il duplice duro colpo: ne rimasero scombussolati, ne riportarono la convinzione che nella giornata di vincere non era più il caso di parlare. Detto per inciso, i due punti di cui stiamo parlando parevano fatti apposta per deprimere, per avvilire: uno, il primo, sciocco, paratile, quasi un regalo; l'altro, il secondo, irresistibile, imparabile, una mazzata. ^ Detto questo, occorre ammettere die la Juventus si trovò ieri a dover lottare contro una compagine realmente forte, un avversario come forse non esiste l'eguale in Europa: una squadra formidabile. Quello che a Toritio sette giorni or sono aveva preso puramente la forma di un accenno, trovò ieri pieno sviluppo. Squadra dalla le vatura superiore, lo Sparta non diede mai in nessun momento dell'incontro l'impressione di potere essere battuto dalla Juventus. Mài, nemmeno prima che Valinasso raccogliesse il primo pallone nella sua rete. A volte, un'impressione di superiorità i bianco-neri riuscivano a destarla. Era quando i loro attaccanti si trovavano a stretto contatto coi difensori boemi. Impressione momentanea ed effimera, però, che, non appena gli avanti cecoslovacchi snodavano il loro gioco, netta balzava la convinzione che il risultato finale non potesse avere che una direzione, quella favorevole allo Sparta. Una grande squadra A veder giocare i vincitori di ieri, tornava alla memoria lo Sparta di anni fa, lo Sparta dei migliori tempi del calcio boemo, quando a Praga tutto era stile, finezza, bellezza tecnica e nello stesso tempo praticità, efficacia, potenza. La prima linea che fu, occorre ripeterlo, di gran lunga la parte migliore della squadra, svolse un'ora e mezza di gioco che rimarra impresso a caratteri indelebili nella mente di coloro che lo hanno visto. Gioco vario, gioco fluido, gioco tremendamente efficace. Una padronanza della palla addirittura strabiliante, che veniva impiegata a fare coinè fronzoli quel poco che era piacevole, e che veniva usata a svolgere temi utili quel tanto che era necessario. Una gran giornata di quelle due intelligenze del gioco che sono Braine e Nejedly, ma, in genere, una buona giornata per tutti e cinque -gli attaccanti. Posseggono il senso dello smarcamento questi avanti. Quando uno di essi ha la palla, gli altri quattro si muovono, si potigono in linea. La palla viaggia dall'uno all'altro degli uomini, veloce, precisa, a terra, dando ogni volta l'impressione di esattezza e velocità straordinaria del gioco. E' la palla che fila veloce, non gli uomini. Proprio come deve essere. Gli uomini, il lavoro lo fanno prima con intelligenza, smarcandosi e piazzandosi. Di fronte ad avversari di simile levatura e in simile stato di grazia, la Juventus uscì alquanto malconcia. Una squadra gioca tanto bene come l'oppositore le permette di giocare: è una vecchia verità. Verità nei due sensi. La squadra bianco nera non era a posto ieri, non era registrata, era in una di quelle giornate in cui per fare che facesse non riusciva ad azzeccarne una. La scelta del campo le fu sfavorevole. Sole diretto negli occhi, vento forte in viso. L'offensiva iniziale, tentata con vigoria come a Torino, non le riuscì; il primo punto dello Sparta la scosse, la gragnola dei due punti la scombussolò e la forza dell'avversario fece il resto. Vincere non poteva. La partita, come abbiamo detto, fu, per i torinesi, persa nel primo tempo. Il secondo portò a lungo le tracce di questa sicurezza dette due squadre che il risultato non sarebbe cambiato più. Per una mezz'ora si lavorò in tona rassegnato da una parte, in modo blando e poco incisivo dall'altra. PoiAquando l'arbitro concesse un rigo- • re che fu convertito in punto do- gli italiani, e quando subito dopo j la Juventus mancò per un soffio di segnare ancora, allora l'attac- co boemo si scatenò nuovamente .e con l'irresistibilità del primo Jtempo segnò du" punti oh» par- vesuprcositeunsicepaunquidtudejuavtanonesusuarpesetuapntavcadundunfogpdelalozgcgvdpprtvcgtrriarvszfOglGsdsssfI \ glianza di Varglien da prima e a quella di Rosetta dopo. Rosetta, battuto in velocità dall'avversario, lo ferma con un fallo che in sè non ha grande gravità, ma che ba sta perchè l'arbitro conceda una .punizione a favore dello Sparta, JSlamo a circa una trentina di me tri, e forse piiit (tali», porta tori- ero due martellate decisive e ull'esito della partita e sulle imressioni della giornata. Pecche dei bianco-neri Vincere contro lo Sparta oggi, on la sua attuale squadra di tranizione, la Juventus materialmene non poteva. Sarebbe occorso n miracolo. Troppa debolezza fiica negli attaccanti, troppa inertezza negli altri reparti. Tropa stanchezza in tutti. Per di più na specie di annebbiamento in uei principi « tecnici », in quelle dee tattiche che una volta costiuivano una delle virtù peculiari e elle forze basilari dei giuocatori uventini. L'immobilizzazione degli vanti avversari a mezzo di streta e precisa marcatura fu cosa che on riuscì ai difensori juventini ella giornata di ieri. Braine, col uo giuoco intelligente e con la ua posizione ora avanzata, ora rretrata, fu come un fantasma er i bianco-neri; lo cercavano empre, non lo tennero mai. Ma utti, tre, quattro attaccanti cechi pparivano liberi, smarcati, padroni del campo, tante lacune presenava lo sbarramento difensivo juentino. Giornata nera, che la squadra ampione d'Italia farà presto a dimenticare non appena sarà uscita dal periodo di elaborazione in cui si trova. La gara ebbe luogo sul campo del Nordstern di Basilea. Campo un po' primitivo nelle installazioi ma regolare e ottimo come ondo e condizioni del terreno di gioco. La capacità del recinto suera le ventimila persone. Non più di ottomila-diecimila spettatori rano presenti, che la stagione e a giornata afosa avevano tenuto ontano la grande folla. La Svizzera offre troppi posti freschi e gradevoli a fine luglio perchè un campo di gioco possa attrarre il gran pubblico. Erano presenti, invece, numerosi dirigenti della federazione internazionale e delle più importanti Federazioni europee: Mauro, Meisl, Schricker, Gero, erano sul posto, perfino il lontano Belgio aveva mandato osservatori. Primo tempo: 3-0 Sparta vince (1 sorteggio del campo e subito prende il vantaggio del vento e del sole, vantaggio tutt'altro che lieve, come l'esperienza del primo tempo dimostrerà, che il sole obliquo impedisce in modo assoluto di veder chiaro a chi alza gli occhi e il vento spira forte, tanto da modificare ogni volta la traiettoria della palla. La Juventus tenta la sua offensiva in grande stile subito all'inizio della partita, come già aveva fatto a Torino una settimana fa. Ottiene, però, solo un calcio d'angolo questa volta. E' Burger che lo concede, pressato da vicino da Gabetto e da Ferrari. La priina situazione meritevole di menzione giunge a Prendato, la nuova ala destra juventina. La situazione stessa non ha esito positivo. Borei subito dopo tenta due o tre dei suoi sprazzi personali, venendo fermato ogni volta con rudezza dai di fensori boemi. Poco per volta l'offensiva torinese si smorza. Sono i boemi ora che prendono l'iniziativa, gradatamente. Essi comin ciano a ottenere un calcio d'ango 10 che non dà esito positivo. A un dato punto un malinteso fra Rosetta e Foni lascia libero Braine. 11 belga non esita un istante, sferra, anclie se da lontano, un tiro potentissimo. Questo tiro che picchia a lato di un palo è come il segnale d'allarme per quello che dovrà avvenire in seguito. Al I8.0 minuto, infatti, Braine stesso avanza a base di larghe finte e, con la palla a terra, serve l'ala destra Faczinek, la quale a tre o quattro metri dal palo sinistro della porta juventina rimette alla sua mezz'ala. La mezz'ala stessa, Zaiicek, si gira su se stes sa e da una posizione delle più difficili batte Valinasso con un tiro basso. Uno a zero. Immediatamente dopo questo insuccesso juventino, viene con cesso ai torinesi un calcio di pu nizione da fuori dell'area di rigo re. Tira Monti con una violenza inaudita. Il suo tiro colpisce uno dei pali ed esce a lato. Non è che questione di un minuto e subito lo Sparta torna all'offensiva. Un errore di Foni provoca una situazione pericolosa. E' l'ala sinistra Kalocsai che viene a trovarsi sola davanti alla porta e per poco non segna. In seguito l'ala sinistra stessa vede ripetersi la situazione; questa volta è Bertolini che, inter venendo « in extremis », riesce a liberare. Prendato, ben servito da un largo passaggio di Ferrari, riesce a un dato punto a farsi luce: trovatosi solo davanti al portiere mira al lontano angolo basso della rete. TI suo tiro coglie nel palo e la palla rimbalza a Cesarini. Ne segue un centro che genera una piccola mischia che non dà esito alcuna. Al S6.0 minuto giunge la fase decisiva dell'incontro, quella die col suo peso dovrà farsi sentire sull'andamento del gioco e sul risultato della giornata. L'ala sinistra Kalocsai sfugge alla sorve- radevecochnefaLacotomaracomadeaufilinnocioSala qucaspcampepopolorpadi dàtirladaGarespdechPasichdacal'avelaFzarituFcemtescacncersqvdvlbrcBlEdsebfdNnsfdttBrtdtfqnagmlrpvttf' spsllspntadcpcbmadnlanpiqmbiLpst nese. 71 tiro di punizione parte al- to, giunge nell'area di rigore do-ve tutta una massa di giocatorise per ricevere la palla.' Si salta in due o tre, Braine e Monti s/io-e i o n . o l e e e e a a o o rano ambedue la palla che viene deviata con maggior forza ancora verso la rete torinese. Valinasso, coperto dalla folla degli uomini che si trovano davanti a lui e, nello stesso tempo, dal sole, non fa che un movimento di parata. La. palla penetra in rete. Siamo, come abbiamo detto, al SG.o minuto. Passa un minuto e mezzo al massimo. Braine, sfuggendo ancora una volta agli avversari, serve con un passaggio raso a terra e magnifico di precisione la sua ala destra. Faczinek risponde con una autentica cannonata che passa a filo del palo traversale e penetra in rete. Tre a zero. Nulla più di notevole fino al secondo tempo. I goals della ripresa La ripresa s'inizia con un calcio d'angolo contro la Juventus. Salva Valinasso, deviando la palla sopra il palo trasversale. Passa qualche minuto e subito si verifica una di quelle situazioni che gli spettatori dell'incontro di domenica scorsa a Torino non hanno dimenticato: due o tre boemi sono perfettamente liberi davanti la porta. Per fortuna che il tiro in porta non corrisponde, come valore, al gioco di metà campo da parte dell'uomo che è incaricato di terminare l'azione. Un errore di Rosetta poco dopo dà modo a Nejedly di sferrare un tiro violentissimo: il tiro esce a lato. La Juventus si riprende gradatamente e prima Prendato e poi Gabetto hanno modo di impegnare il portiere boemo, il quale risponde ancora con parate di grande precisione. Il gioco si è infiacchito alquanto in questo tempo. Pare che in entrambe le squadre sia entrata netta la convinzione che più nulla vi sia da fare. A un dato punto la Juventus ottiene un calcio di punizione da fuori dell'area di rigore. I soliti tiratori piventini si rifiutano di assumere la responsabilità del tiro. Avanza Foni il quale spara con gran forza. Klenovec, il portiere boemo, risponde con la migliore parata di tutta la giornata. Questo tiro di Foni meritava, in sè, maggior successo. Subito dopo, e siamo al SO.o minuto, Borei tenta rabbiosamente di farsi luce da solo. Il terzino sinistro boemo Ctyroki lo ferma con una forte gomitata in piena area di rigore; l'arbitro ingleseche segue attentamente l'azionenon esita un istante e concede icalcio di rigore ai torinesi. Foneseguisce la punizione e batte irremissibilmente il portiere ceco slovacco. Immediatamente dopo questa azione, gli attaccanti juventini vengono a trovarsi un paio di volte in ottima situazione davanti alla porta boema. II rigore e lo scampato pericolo per le due situazioni a cui abbiamo accennato hanno la virtù drisvegliare di colpo gli attaccantceco slovacchi. Questa volta è Braine che s'incarica di terminarl'azione dopo di averla iniziataEgli riceve al volo un forte centrdell'ala sinistra Kalocsai, piomba sulla palla come una catapultaeseguisce in aria una mezza forbice e, di destro, depone con gran forza la palla, nell'angolo sinistrdella rete difesa da ValinassoNulla da fare per il portiere torinese. Subito dopo Prendato colpisce, mentre il portiere boemo fuori della rete, uno dei montantdella porta boema. E' proprio detto che la Juventus non abbia fortuna. Ultimo minuto dell'incontroBraine serve l'ala destra, questrisponde passando immediatamente alla mezza ala con un cambidi posizione e la mezz'ala, trovatasi libera davanti a Valinasso, infila irresistibilmente la rete. Cinque a uno. La partita è terminatDa menzionare che la gara venne giocata con correttezza dambo le parti e che i falli da registrare furono pochissimi. Ottmo e meticoloso l'arbitraggio del'inglese Fogg. Alla fine della gara i giocatori juventini furono primi a complimentare i loro avversari. Vittorio Pozzo