Il Negus si fa forte del complice pacifismo britannico

Il Negus si fa forte del complice pacifismo britannico Il Negus si fa forte del complice pacifismo britannico per chiamare i negri alla riscossa contro i bianchi Roma, 26 notte. iIl Giornale d'Italia ha, dal suo : inviato speciale ad Harrar, un I na. Ciò è incompatibile con il nostro desiderio di libertà. E' ora che f^^^ll0^ voefene ^SSo^eme e?8i Òp^ng* completo e fedele resoconto del viaggio politico che il Negus ha recentemente compiuto nei suoi possedimenti sud-orientali e cioè nella regione di Harrar e dell'Ogaden, in prossimità della Somalia Francese ed Italiana. Alla riunione di Harrar hanno partecipato una sessantina di capi, tra cui, volenti o nolenti, 32 capi somali. La grande riunione ebbe inizio con una allocuzione del Negus, che dichiarò di voler conoscere la vera situazione del paese e tutta la verità, « anche se questa non potrà fare piacere ». Quindi il Negus disse che era venuta l'ora di combattere soggiungendo testualmente: « Io sono il solo imperatore di tutti i negri e tutti i neri sono miei sudditi. Voglio dire con ciò che a me debbono obbedire non solo i neri che abitano in Etiopia, ma anche quelli che attualmente sono ancora asserviti ai bianchi nel S-omaliland, nel Kenya, nella Somalia Francese, nell'Eritrea e nella Somalia Italiana. Essi sono sudditi stranieri di nome, ma non di fatto. Tutti gli europei debbono essere considerati non solo come stranieri, ma anche come nemici. Un tempo essi sono entrati nel nostro paese in veste di umili commercianti, oggi sono diventati tracotanti e insopportabili. Vogliono renderci tutti schiavi, vogliono distruggere la mia e la vostra religione, impadronirsi dei nostri averi, sottometterci ad una discipli no al pericolo che ci minaccia ». Il Negus, dopo aver annunciato che una potenza straniera minaccia gravemente l'Etiopia, rivolto ai rappresentanti dell'Ogaden ha cosi continuato: « L'onore di combattere in prima linea contro l'odiato nemico in difesa del nostro territorio vi sarà riservato. Non abbiate alcun timore: io sono ricchissimo, posseggo oro e argento in abbondanza. Aeroplani, cannoni, carri armati, mitragliatrici, bombe, ecc. non mancano all'Etiopia, come pure non le mancano potenti amici desiderosi di aiutarla ». A questo punto del discorso del Negus, ha chiesto la parola un capo somalo il quale ha detto: Gli italiani trattano bene e so- no larghi di aiuto e di doni verso 1 chi li serve. I dubat che a UaljUal si sono distinti sono stati elogiati e premiati. Le famiglie dei caduti sono state aiutate e soccorse. Qual'è invece il procedere delle autorità abissine? Esse insultano i somali chiamandoli cani, abusa' no delle loro donne, razziano il lo ro bestiame, incendiano le loro case. Queste solo le vere ragioni per cui i somali, quando possono, sconfinano e si recano nella Somalia Italiana, dove possono lavorare e vivere tranquillamente ». Con un cenno della mano il Negus ha allora troncato il discorso del capo e si è rivolto ad un altro capo somalo, chiedendogli perchè egli aveva voluto cosi bene agli italiani ed ha ricevuto la seguente risposta: « Perchè non mi hanno mai arrestato nè mai hanno rubato il mio bestiame. Al contrario, quando mi sono recato in Somalia per ragioni di commercio vi sono stato accolto benissimo e mi sono stati fatti anche dei regali ». « E se ora, — ha chiesto il Negus, — anche noi ti faremo dei regali e ti useremo gli stessi riguardi non ci tradirai più? Ci sarai fedele? ». « Da molto tempo, ha risposto il .capo somalo, sento ripetermi le stesse parole di promessa. Vediamo ora, poiché è lo stesso imperatore a farmele, se vengono mantenute. Del resto debbo dire che gli italiani della Somalia non mi hanno mai chiesto nulla in cambio delle cortesie che mi hanno usato ». Si è allora alzato a parlare un altro capo somalo, il quale ha detto: « Io odio l'Inghilterra perchè, con l'appoggio e la condiscendenza delle autorità etiopiche, si va realmente ed effettivamente impadronendo del nostro territorio ». L'Imperatore gli ha risposto: « Debbo dire anzitutto che noi e l'Inghilterra siamo molto amici. Gli inglesi ci hanno aiutato nel momento difficile di Ual Ual, ci | hanno fornito dei viveri e continuano a prestarci il loro appoggio. Noi non possiamo inimicarci l'Inghilterra, il nemico che abbiamo è già molto potente da solo, contro esso noi dobbiamo rivolgere tutti i nostri sforzi e tutte le nostre armi ». Il Negus ha continuato parlando del pericolo italiano, lasciando ] trasparire palesemente con mal celato livore, i sentimenti di rancore e di odio ed ha detto che la guerra non è lontana, soggiungendo: « Non lasciatevi impressionare dal piccolo forte di Ual Ual. Gli italiani sono dei ladri che io punirò. Basterà che io mi presenti dinanzi ad Ual Ual con i miei armati perchè gli italiani se ne va¬ dano immediatamente. Io dispon go di 12.000 mitragliatrici e mol ti cannoni che distruggeranno i carri armati ed un apparecchio speciale per distruggere gli aeroplani. Di cosa dunque potete avere paura? ». li nnunrnn innrlpco norcii9«niIl UUlGlllU WglBOC UBl0lla0U|dell'ineluttabilità del conflitto \Londra, 26 notte. Tokio recita da ieri in qua una commedia diplomatica in tre atti. con la quale vorrebbe nascondere il suo malumore. Al dicastero della guerra si dichiarava ieri — come sapete — che il Governo non riconosce necessità alcuna di annunziare se il Giappone esporti oppure no armi in Abissinia. Questo ay-,veniva in mattinata. Il secondo ìatto e stato reciato la sera al : Dicastero degli Esteri, ove un altolnalisti e lo stesso corrispondente della Reuter che nessuna licenza era stata diramata per la esportazione di materiale bellico in Abissinia. Oggi abbiamo avuto il terzo atto. Il Ministro degli Esteri dichiara di non avere informato l'Ambasciatore, d'Italia Auriti che il Giappone si riserva di vendere armi all'Abissinia « perchè il Giappone possiede questo diritto e quindi non ha bisogno di riservarselo ». Hoare in imbarazzo Su una linea rigorosamente pa-' rallela al malumore nipponico cor-1 re quello britannico. Lo si scorge | oggi nell'unanime insistenza dei'giornali nel far rilevare anzitutto j che le dichiarazioni fatte ieri alla I Camera dei Comuni da Sir Sa-|muel Hoare vennero accolte con silenzio, ma che dovranno essere ; discusse a fondo nella seduta di: giovedì prossimo; e in secondo I luogo che l'embargo posto sulla iesportazioni di armi e munizioni,, tanto in Italia quanto in Abissi-1 nia, è a tal punto provvisorio, che potrà essere rimosso entro i pros- ; simi giorni. Non si tratterebbe, ; dunque, secondo questi giornali, di j una vera e propria decisione, ma'semplicemente di una misura provvisoria, mirante in modo esclusivo ad agevolare il giuoco diplomatico di Londra a Ginevra. Qualche scrittore, evidentemente impressionato — come lo sono, d'altronde, tutti i corrispondenti romani di questi giornali — dalle manifestazioni dimoila nelle varie1città italiane, sostiene che le di-'■chiarazioni di Hoare sono state rese necessarie dalla violenta campagna anti-inglese della stam-;pa italiana, riflettente lo stato d'a-:nimo dell'intera Italia. \L'opposizione in Parlamentonon si dichiara battuta. Impres- sionata forse della propaganda esercitata negli ambienti laburisti dal Ministro di Abissinia Martin,essa ha chiesto e ottenuto che neldibattito di giovedì prossimo la de-cisione del Governo nei riguardi delle forniture di materiale bolli- co sia sottoposta a discussione, in quanto che essa appare ingiusta- mente discriminatoria, danneg- giando solo l'Abissinia e non l'I- talla. Vi è poi qualche altro deputato che si associerà a queste critiche poiché — come dice il collabora-tore politico della Morning Post — l'embargo governativo « poneIl'industria britannica in una posi-|zione svantaggiosa». Si ammette Ioggi senz'altro che una decisione finale su questo argomento verrà presa non appena il Governo bri- tannico potrà giudicare meglio la piega degli avvenimenti, in base !al corso delle discussioni in seno al Consiglio della Lega. Si sa qui a questo proposito che l'Ambascia- tore di Francia signor Corbin si1era recato iersera al Foreign Of-|fice per sottoporre al Ministro do- gli Esteri un piano francese, non di sistemazione della vertenza, co- me alcuni pretendevano stamane, ma una linea comune di prudente azione a Ginevra, onde evitare un conflitto capace di creare un pe- ricoloso distacco dell'Italia dalla Lega delle Nazioni. Non è possibile sapere che cosa l'Ambasciatore di Francia abbia proposto; ma si ha ragione di ere- Fra tanta inquietudine e tantonervosismo giunge piacevole la nota comica dall'India. La reca, incredibile a dirsi, l'uomo più me- lanconico che viva in quell'immen- dere che il passo non abbia sortito effetto. Ghandi per il Re dei negrieri iso territ°ri°. jl Mahatma Gandhi |ii quaie finora aveva combattuto \ÌSbSiS^&^ ,no di Croce Rossa rAbissinia. ìCome si vede Gandhi propugna la : resistenza passiva in casa opria lper sbara2zarsi deirusUrPatore, e l'azione aperta in casa altrui pra e filando lana all'arcolaio. Oggi a difesa dei suoi cari abissini egli ha preso la parola dicendo che: « L'India non può ignorare la minaccia di Mussolini contro i popoli di colore », ed ha rivolto un appello ai suoi concittadini perchè contribuiscano alla creazione di un contingente india- ' Ad ora tarda si comunica che il Governo britannico ha replicato oggi alla richiesta di una opinione circa la data della riunione del Consiglio della Lega dichiarandosi pronto a partecipare alla riunione mercoledì o giovedì della settimana ventura. Parlando dello scopo di tale riunione straordinaria del Consiglio il collaboratore diplomatico del Daily Thelegraph afferma che il Governo britannico ha espresso al Governo francese l'opinione che non potrà intervenire presso il Negus d'Abissinia per per- 1 suaderlo ad adottare la tesi ita | liana dl una ripresa dei lavori deI 'Ia commissione di conciliazione, j Contemporaneamente si apprende I cne a Governo inglese, sempre |persuaso della ineluttabilità di un conflitto armato fra l'Italia e ; rAbissinia, sta attentamente esa: minando le misure da adottarsi I per la protezione della Legazio ine d'Inghilterra ad Addis Abeba , e dei residenti britannici in Abis1 sinia. Si afferma che sarà presto presa la decisione di aumentare ; le forze incaricate della protezio ; ne del rappresentante d'Inghil j terra mediante truppe tratte da 'unità indiane. R. P. Conflitto nella Somalia inglese tra ascari britannici e abissini Gibuti, 26 notte. Giunge notizia che nello scorso 1 mese di giugno, in località Pasto'■ vahei presso la frontiera fra la\ Somalia britannica e l'Etiopia è avvenuto uno scontro sanguinoso' ;/''« soldati abissini e la scorta mi-, : Mare del District Commissione)- di \Archeisa (Somalia britannica) j : 1 fatti «« ■<,°,1° svolti nel modo] \seguen te: il Distrìct Commissione!] di Archcisa aveva vicevuto dal go-> vernatole del Somaliland istruzia'»' di far entrare in territorio bri-] ' tannico, promettendo Imo l'amni-' stia, alcuni clementi della cabila] i «ornata Habcr Junis Saguilla, che', l'anno scorso, dopo avere commes-] so diversi misfatti, erano fuggiti] '» territorio etiopico, dove avevanoì trovato rifugio presso le autorità ; abissine. In ottemperanza alle i istruzioni ricevute il District Com-l missioncr provvedeva quindi a re-\ carsi alla Haber Junis, seguito dni !'""1 «coito armata di ascari, se-, nonché, in località Pastorahei, tale' I scorta veniva improvvisamente at- ' | taccata da soldati abissini e nello] I scontro che ne seguiva tre ascari britannici perdevano la vita. Veni va"0 «Motto chiesti rinforzi alle ap torità del Somaliland, che inviava-] "o sul posto varie centinaia di ! ascari e che davano istruzioni al -Districi Commissioner di farsi con .segnare dalle autorità etiopiche presso le quali si erano rifugiati 1 i due capi della cabila Haber Ju|ni«, Ibrahim Ali e Ahmed Jusuf. ritenuti responsabili del nuovo ec oidio. Appena ricevuti 1 rinforzi il Districi Commissioner si recava subito al campo abissino dove, sot fo '« miiinrriii di aprire il fuoco. venivano rilasciati i due capi somali, dopo di che ritornava con le truppe nel Somaliland, condii \cendo incatenati i due prigionieri. H grave episodio che ha solleva to qui molti commenti sembia do "eie avere delle ripercussioni. Infatti i somali della cabila Haber Junis. fortemente irritati contro le ] autorità ini/lesi del Somaliland ed [ancora di più contro le autorità o.etiopiche che non li hanno difesi ed Hanno ceduto alla richiesta di consegnare i loro due capi, minac i etimo di vendicarsi e compiere for j ti rappresaglie. LA FOLLA IN PIAZZA COLONNA INNEGGIA AL DUCE