Sulla via delle carovane

Sulla via delle carovane VIAGGIO NELL'IRAN Sulla via delle carovane (Dal nostro Inviato speciale) KERMANSHAH, luglio. Si parte. Al di là della cancellata confinaria un cavaliere mesopotamìco, ravvolto di bianco, moschetto alla staffa, passa cavacollando sul suo Arabo puro, e rivolgendoci uno sguardo nero e indolente. Un maremoto immobile Per portare dell'Iran moderno, bisognerebbe cominciare subito da Teheran, che ne è l'espressione centrale e più aggiornata. Ma non si va dalla frontiera alla capitale dell'Iran in un salto. Sono circaì800 Km. Soltanto gli aerei potreb bero permettersi certi balzi. C'era una volta (anche il nostro tempo vertiginoso ha talvolta un anda-ìmento di favola) c'era una volta, ] da Baghdad a Teheran, una linea aevea con apparecchi Junkers. Da ,qualche anno ha cessato ogni at-,tività. Le ragioni sono rimaste vaghe. Motivi economici f Repu- gnanze nazionaliste al capitale straniero f Veti militari f La ri-, sposta è forse poliedrica. L'Iran, dpoi, non ha per ora ferrovie in vero e proprio esercizio, eccettua- ti i tronconi della « Transivani-, co», che sono ancora allo stato virtualc. Dal confine alla Capita- Ic si va, oggi, in automobile e oc-\corrono almeno due giorni. Tappa a Kermanshah; pernottamento a\ Hamadan; sosta a Kazvm. Questa prospettivo di un viaggio rotabile attraverso duri dislivelli (da 1000 .a 3000 metri) e superando una se- vie, quasi una catena di curve ad S, con l'aggiunta di temperature, ora scottanti ora gelide, non inco-1 raggia i turisti di lusso, che han-1 no appena lasciato le cuccette e i ventilatovi del trenino bianco che da Kerkup conduce a Kanikhin. Ma questi turisti hanno torto. Il viaggio è favolosamente interessante: un tuffo nell'iridescente oceano della atmosfera asiatica. La nostra 8-cilindri, d'altronde, è un eccellente prodotto dell'ultima tecnica automobilistica. L'autista iranico ispira fiducia. Non ha più di vent'anni e il suo volto, sforacchiato dal vaiolo, somiglia a una grattugia; ma egli guida con disinvolta autorità, fumando c parlando incessantemente. Ma- demista convinto, ha una fede en- tnsiastica nell'avvenire dell'Iran, E' impressionante la celerità con cni questa gente, che fino a ieri fo incotto uo o cavallo o ondeggia- ea slitte gobbe dei cammelli, si è impadronita dei segreti meccanici della civiltà occidentale: siano essi il volante dell'automobile o la punteria della mitragliatrice. Il mio autista mi parla continuamente dei progressi realizzati del proprio Paese, della modernità delle sue attrezzature, dei nuovi edifici pubblici di Teheran, delle sue vie asfaltate e anche dei suoi tabarins... Caserme e caravanserragli ... 3 Ma, quasi a contraddire queste affermazioni, il paesaggio sembra, di chilometro in chilometro, ini- magasi nel passato. Siamo sulla antica « 110 delle carovane », quel- to stesso che da Baghdad condii- ceva a Teheran al travaso una lenta, interminabile altalena di al- tipiuni, ove i cammelli affinavano ta loro pazienza e la lovo medita- zinne. Questo paesaggio sconfinato, da talvolta l'impressione di unì enovme maremoto, immobllizzatosi' d'improvviso per un cenno di Dio] e divenuto roccia, basalto, crisfat-jto, strapiombo, valle, pianoro. Non si tratta di una sola catena, ma di catene innumeri, ora parallele ,ed ora coni tastanti, talvolta quasi azzuffali tisi in a corpo a corpo ci- dopici. E tutte hanno una colo- razione accesa, esòtica, che le di- ^stingile dai sistemi orografici di! altri paesi; sono di una tinta pur- , o, a e n le purea con tigrature lilla e violacee. Nella limpidità abl \cinante del cielo, questo blocco di montagne ha la smagliunza e talvolta perfino lo scintillio della maiolica e del celadòne. Quando l'automobile giunge e quasi si aggrappa come un insetto a una cresta, ecco apparire un'altra cresta e un'altra catena più alte. — Arriveremo anche là in alto T — chiedo all'autista. — Arriveremo là, c anche più in là e più in alto! — risponde. Contemplando questo sterminofa ondulazione di marosi immobi- aìu e pietrificati (dove di quando b a o in quando si scoprono, intagliati nella pietra viva, bassorilievi dei tempi di Ciro, figure ieratiche di a-ìversonagrji mitici e simuiacri di a, ] tori aiati> freni dell'epoca di Creso a e carri armaii di Dario), si comina ,cia a comprendere che cos'è l'At-,si(lm Distesa sterminata e remotise simUi con le sue tempeste di po- poU e ; sl(oi en,flml) ie sue calate e barbariche e i suoi ripiegamenti -, improvvisi, le sue strane complin, dazioni e le sue contraddizioni, n stregonerie e miti; meditazioni al- tissime, abissi d'odio c di ferocia; -, poemi e fnosofic; Zarathustra e o Tamerlano, sono <jli sfondi, i ra- boschi, le tinte, le fitjure di que-\sto r,it/aniesco arazzo di stirpi e di a condottieri, di nature c di artifici, a\ passiamo Sarpol, Paytarjh, Kea mn<j, Shahabad: Km. 53, 68, 10J,, e 139.., Caserme nuovissime con 0 .scolte a baionetta innastata e co-' - ravascrragli di argilla rugosa e d decrepita si alternano lungo la e, via. Di quando in quando dà una -1 caponito, adorna nell'interno di n-1 tappeti dai colori squisiti, (il i ciai-kanè, o posto da tè, della e tradizione iranica) un ragazzo n. irrompe verso di noi col bicchieIl re di bevanda fumante, se a. e, iun Le splendide kurde Poi la marcia riprende in solitudini enormi, in silenzi ultissimi. La strada è deserta. Gli abitatori si tengono lontani dalle vie battute. Sono laggiù, negli altio, piani, nei villaggi dì creta ròsa a 0 sotto le negre tende del nomaa dismo. Talvolta ci attraversa il o cammino un gregge di pecore a- saltellanti; le grasse pccove asian- tichc che agitano, nella covsa, lo n, strano grembiule di vello e di n grasso che copre loro pudicamenri te le parti posteriori; oppure ina- contriamo una carovana di carn è molli dalle palpebre gravi e dal io a iti iolei muso riflessivo. Sulle soglie di qualche villaggio, le donne ci guardano e ridono. Sono magnificile donne di razza Kurda. che portano ancora turbanti vivaci, hanno il volto scoperto e talvolta quasi scoperti anche i seni color ambra, tondi e ricchi come frutti. Dì lontano, coi loro calzoni gonfi, sembrano uomini. Le madri recano i bimbi legati sul dor- i so.e sef'f A""e """'''lc vasie- !| cui ondulamcnto addormenta il te piccolo, quasi con un movimento di a, ndlu K„,:a /o).fCj Cl-cscìuta alln i- ,/)ul,d'(iria, nella sana fatica del a ,fu,0,.„ ugricoi0. Rn,,„ bellissima l- in rHÌ. il lavoro rude, spesso sposi- sn„tc, non ha intaccato il bronzo a magnifico delle membra, l'ovale l- puro e la finezza delle linee sulo le quali riposa la lieve architet- tura del volto: — sopraccij/lia, o, naso, bocca. Ma lo splendore canì po degli occhi, ombreggiati da cisi' glia prolisse, è il ricordo più pn,o] fondo che lasciano queste crea:t-j re, nate sotto un cielo che acetan de, la notte, astri meravigliosi, a le si i- Sorprese di Kermani.hah Viaggiamo verso ciità che hwi110 fuma di essere le più untici e o- dei inondo.- _ Kermanshah, Ha i- modo dea Ecbàtana. Come di| non lasciarsi indirne al sogno/ r- In fondo a un altipiano i/limito» Gli impianti petroliferi dell' : Anglo Persian » a Kermanshah

Persone citate: Junkers