Juventus e Sparta degne rivali

Juventus e Sparta degne rivali DOMINA L'INCERTEZZA SULLE FINALISTE DELLA COPPA EUROPA Juventus e Sparta degne rivali L'Austria può superare il Ferencvaros I distacchi di due punti son di prammatica nelle semifinali della Coppa Europa di quest'anno. Finora, su tre gare giuocate, tutte re vennero vinte per tale margine dalla squadra ospitante: a Praga, Sparta batte Juventus per due a zero, a Torino Juventus batte Sparta per tre a uno, a Budapest Ferencvaros batte Austria per quattro a due. Andando avanti di questo passo, 'Austria che giucca a Vienna contro il Ferencvaros domenica, dovrebbe colmare lo svantaggio di Budapest. Rimane a vedere, dato che il favore del campo parla in modo cosi uniforme per i padroni di casa, cosa verrebbe allora deciso su terreno neutro, precisamente come già fin d'ora resta ad attendere il verdetto che verrà dato dal campo neutro a definizione della contesa tra la Juventus e lo Sparta. La squadra che rappresenta il calcio viennese nella competizione, ha giuocato a Budapest in condizioni di assoluta inferiorità. Dalla sua formazione solita mancavano tre uomini: il terzino destro Andritz, il centro mediano Mock e la mezz'ala sinistra Jerusalem, il primo perchè ammalato, i due ultimi perchè malamente azzoppati nella gara collo Slavia. Da rilevare, per inciso, la differenza: mentre lo Slavia, campione cecoslovacco, ha seminato di feriti la via percorsa nella Coppa di quest'anno, lo Sparta secondo classificato, non ha dato luogo a lamentele. Contro la Juventus gli « spartani > sia a Praga come a Torino giuocarono in modo complessivamente corretto; gli stessi terzini, Burger e Ctyrock, che non godono della miglior fama in fatto di scrupolosità, combatterono forte, ma non violento. I due falli di Burger che diedero luogo a tante discussioni per mancato « rigore » furono rimedi! estremi per salvare situazioni disperate, non atti sleali. Ritornando alla menomata Austria, essa dovette anche affrontare uno speciale svantaggio, quello della natura del terreno del Ferencvaros. Il Comitato della Coppa Europa si era occupato a fondo dell'argomento appunto il giorno prima, proprio a Budapest. I campi delle grandi società della capitale ungherese non sono al momento attuale adatti allo svolgimento di incontri internazionali. Si trovano in condizioni pietose. Non un filo d'erba — un giuocatore della nostra Nazionale raccolse, e tiene tuttora come raro ricordo, l'unico stelo che, timido timido, fu ritrovato sul campo del Ferencvaros accanto ad una bandierina d'angolo due anni or sono — una superficie pelata, polverosa, dura sotto il sole, fangosa e vischiosa sotto l'acqua. Un vero tranello per squadre ospiti che siano abituate all'erba ed a regolarità di condizioni e che abbiano tendenza a lavorar su linee tecniche. Se a ciò si aggiunge l'ostilità dell'ambiente creata dalle ultime diatribe, non reca meraviglia che l'Austria non abbia potuto imporsi. Perdeva per un solo punto di distacco ad un minuto dal termine, e lo svantaggio venne portato a due punti per una « punizione » sul limite dell'area di rigore. A Vienna domenica prossima, sul proprio terreno, davanti al proprio pubblico e forte di tutti i suol uomini, l'Austria ha ogni possibilità di ricupero. Che l'Austria, occorre ripeterlo, è delle quattro squadre semifinaliBte quella che è tecnicamente e spiritualmente meglio attrezzata per gare ad eliminazione diretta. Se si volesse parlare invece di attrezzatura tecnica pura, di forza di squadra in senso assoluto, forse occorrerebbe dare, tra le quattro semifinaliste, la preferenza allo Spafta. E' una bella squadra lo Sparta. Esiste innanzi tutto un grande equilibrio nella compagine. Tutti undici gli uomini han già vestito più volte la maglia nazionale, Bralne s'intende pen> il Belgio. lNNessuno di quei distacchi di va lore, di quei dislivelli di rendimento che saltano all'occhio in tante squadre, Inceppandone per cosi dire, saltuariamente i movimenti. Nulla che urti o che strida nel funzionamento generale. Classe, e più ancora semplicità di mezzi e di atteggiamenti in tutti. Klenovec, il portiere non era preceduto da gran fama. Le due parate del primo tempo su tiri di Borei e di Ferrari furono viceversa ottime. I due terzini passano per la coppia più dura che esista in Europa. Sono in realtà due difensori che quando vanno sulla palla non fanno complimenti: non conoscono indugi, sono la decisione personificata. Ed i mediani hanno una bella mobilità, una grande facilità a passare dal giuoco d'attacco a quello di difesa. Kostalek è uomo di classe. Tutti, mediani ed avanti, han tendenza a fermare la palla ed a guardare in giro, prima di iniziare un'azione, prima di fare qualche cosa. Come fanno gli uomini che amano operare a ragion veduta. Come fa Ferrari. Il che rallenta in certo qual modo il giuoco, ma lo fa preciso, sicuro, ordinato. Ed il che non esclude che qualche elemento sappia pur lavorare al volo, di taglio, di sorpresa. A questo proposito l'attacco è la vera forza della squadra. Nejedly è un tattico che ricorda certe mezze ali austriache scomparse da anni dall'agone. Il suo passaggio sa trovare dì precisione ed al momento in cui sono smarcate, l'ala vicina come l'ala lontana. Ma l'uomo più interessante della squadra è il centro avanti Braine. Quest'uomo diede delusioni alla sua patria alcune settimane or sono. Per un incontro internazionale di cartello, il Belgio forzandosi di risalire dalla morta gora, lo fece rimpatriare d'urgenza da Praga in aeroplano. Braine rispose « presente >, ma sul campo npEnptrasjvvftmNsstlvvnlUL non concluse nulla nè per sè nè per gli altri. Non lo si comprese, E Braine, uomo dallo stile personale, ha bisogno di essere compreso. Lo si comprende allo Sparta. Lo si vide dal repentino trapasso alla posizione arretrata operato nel secondo tempo. Bralne ama questa formazione a «V» semplice. Fu quella che diede del filo da torcere alla seconda e terza fila juventina nella ripresa. Brancicavano nel vuoto, i bianconeri da vanti a questo spostamento del fronte, mentre Braine, più indie' tro, lavorava libero e metteva in moto i compagni a piacimento. Nel giudicare questo settore della squadra torinese sull'operato del secondo tempo — il primo fu ottimo — occorre tener conto dell'imprevista difficoltà tattica dovuta affrontare. L'attacco da parte sua fece un ottimo primo tempo. Avrebbe potuto e potrà fare ancor meglio. Quando Borei sfodera quella decisione, frutto di volontà e di convinzione delle proprie forze, di cui a sprazzi diede prova domenica, l'attacco juventino sfonda, lacera, perfora qualunque difesa. Un dinamismo slmile dovrebbe ripetersi nella gara decisiva. Allora l'Italia potrebbe avere il suo rappresentante in finale. La forza per diventar finalista la Juventus la possiede. Vittorio Pozzo

Persone citate: Braine, Burger, Classe, Jerusalem, Mock, Vittorio Pozzo