La terra nuova di Enrico Emanuelli

La terra nuova La terra nuova Giunsero al porto d'imbarco seri e gravi, sfoggiando timidamente abiti domenicali e stanchi sorrisi quasi volessero salutare in quel silenzioso modo le cose che lasciavano, le strade che avevano conosciuto, i campi che avevano amato, persino il cielo ed il sole temendo di ritrovarli diversi nei luoghi a cui erano diretti. Fecero poi il viaggio di mare immersi in un continuo stupore e trasognati come.se vivessero una parte irreale della loro vita od un'avventura che dovesse sconvolgere tutto, anche i loro istinti. Stavano sempre coi. gomiti alle murate sino a quando il ritmico moto delle onde ubriacava gli occhi d'acqua e di spuma biancastra. Durante la navigazione ebbero poche parole : con le donne, che di continuo avevano al fianco, s'accontentavano di occhiate o di teneri gesti; ed ai ragazzi non dicevano nulla, quasi invidiassero quella straordinaria facilità alla dimenticanza dei luoghi abban donati per subito adattarsi al nuovo ambiente ed ai nuovi giorni. Quando finalmente apparve una linea scura all'orizzonte, che pareva arginasse il mare, e seppero dai marinai che quella era la terra, si abbandonarono a discussioni senza fine: e chi diceva che avrebbero trovato terra grassa e chi invece argillosa ; chi la paragonava a quella lasciata temendola peggiore o sperandola migliore. Le donne, attorno, stavano attente ed in ascolto come se quelle chiacchiere decidessero la loro sorte. Dopo qualche ora il piroscafo attraccò ed i discorsi finirono. Un tramonto indiavolato, tutto rosso e giallo, oro ed azzurro, li accolse ; ma erano troppo preoccupati per lo sbarco, per i bagagli, per i documenti e nemmeno pensarono -di alzare gli occhi per un attimo. Le donne chiamavano ad alta voce i mariti ed i figli mentre, sulla banchina, montavano la guardia alle loro cassette di legno, alle valigie slabbrate, ai variopinti pacchi. Gli uomini non rispondevano ai richiami, camminavano un po' impacciati quasi avessero dimenticato la loro andatura e confabulavano, scioglievano il segreto delle prime impressioni-. Cercavano con gli occhi qualcosa che fosse loro abituale, semplici punti di riferimento, magari soltanto qualche nota di colore o qualche voce. Ed invece trovavano attorno un'architettura leggera, ad archi, capricciosa; scoprivano tonalità diverse di verde, di rosso, di giallo; e persino la lingua che udivano parlare aveva per loro accenti nuovi e parole mai prima di allora sentite. Si lasciarono guidare dolcemente, un po' spersi e spaesati. Misero i loro bagagli sul tetto della corriera e poi salirono, sedettero pesantemente nelle strette poltroncine. Il pesante macchinone, tra la benigna curiosità degli indigeni, si mosse immediatamente. Attraversò la città, uscì da una porta merlata, ronzando come un calabrone bordeggiò un'oasi : e tutti guardavano, gridavano al vicino di osservare óra una cosa ora un'altra terne'ndo che l'amico non vedesse".ìf più bello, rapiti all'improvviso da -.una gioia bambinesca. Soltanto le donne con la loro avarizia di cuore restavano guardinghe e quasi sospettose. Al primo pozzo con l'asino bendato che tirava su acqua, ai primi baraccani cenciosi, e poi al cammello con l'arabo che lo teneva per la coda e si faceva trascinare, lanciarono alti saluti, ritrovando di colpo la loro vecchia baldanza, e sulla bocca di molti fiorirono motteggi ed allusioni. Pareva marciassero alla conquista del paese dopo una vittoria, vogliosi di mettere le mani sul bottino. Quel tragitto, che le meriti dei viaggiatori s'auguravano non dovesse mai finire tanto era vario ed impensato, durò un'ora e non di più. Dopo d'aver lasciata la strada maestra, la corriera percorse pochi chilometri e si fermò su uno spiazzo contornato- da case basse, semplici e decorose, dal candido e sereno aspetto Da una di quelle case spuntò un uomo alto e dritto il quale fece ad alta voce un gran saluto come se già da tanti anni fossero tutti amici. I contadini contraccambiarono il saluto, ma subito con gli occhi corsero alla terra. Vasta la vedevano, si estendeva da est ad ovest, leggermente ondulata, aperta da ogni lato come un regno senza confini. Qualcuno mormorava: «E' questa?». Qualche anziano si era curvato, ne aveva presa una manciata, la soffregava tra pollice ed indice, taciturno e flemmatico come se eseguisse una esperienza in un gabinetto chimico. Attorno a loro era un silenzio immane al quale non erano abituati e che incuteva negli animi un rispetto religioso. Avrebbero desiderato avere tra le mani una zappa e dar subito qualche colpo, aprire e frugare quella terra per sapere quale tesoro o quale delusione li attendeva, ma non fu possibile. Le donne, trascinate dal l'uomo che li aveva ricevuti, si erano incamminate verso le caie e gli altri dovettero seguirle,' tevedicol'achalneogtrerpravtesopagitavooge ricainpadicomil « legadlomceDcapredRmcotatie drrprotuliarleptrvsdsvgtnsgsrllmpvcIcgtpgddglzlcvmrrudgctmO a e n u o i o a d o o e e i a ò a , ò e i i a Ogni cosa era stata diligentemente predisposta ed in breve tempo le abitazioni vennero distribuite ai coloni. I bambini correvano da una camera all'altra, riprendevano i loro giochi ed i loro scherzi interrotti alla vigilia dell'imbarco; le donne misuravano con gli occhi ogni angolo, ogni mobile, mentre la lunga pratica e l'istinto erano guide infallibili a quei primi contatti. Intanto la sera aveva dolcemente coperto la terra, le aveva donato magre e sottili ombre violacee, come ap parizione di fantasmi. Soprag giungeva il direttore ed i con tadini risentivano per la prima volta il loro dialetto con cui ogni cosa facilmente era detta e compresa. Le mogli ed i figli rimiravano il direttore come per capirne subito difetti e pregi invece i coloni badavano alle parole, accoglievano le prime disposizioni e gli ordini e le raccomandazioni. Ma a chi domandava: «Com'è la terra?», il direttore rispondeva calmo : « La vedrete domani mattina ». Rimasti ancora soli, misero le lenzuolàai letti e subito i ragazzi, vinti dalla stanchezzadormirono col calmo respiro deloro giovani corpi ; ma gli uomini non riuscivano a far tacere, a placare la loro curiosit. Di sulle porte si chiamavano, camminavano poi verso i campi, sentivano la sabbia cricchiare sotto ai piedi. Terra avara d'acqua, terra ingorda d'acqua. Ritornavano alla loro casa, immersi nel buio, con passi cauti come s€ fossero cospiratori. Fu una notte tremenda, agitata, zeppa di punti interrogativi. Pensieri e pensieri, rimorsi e dolori, gonfiavano nella testa dei contadini togliendo loro il riposo, vietando il sonno. E se riuscivano a chiudere o'echio per un attimo, ecco che la terra riappariva nei travagliati sogni, opprimente come un incubo ; e tutti rodeva una impazienza che li faceva disperare. L'alba era ancora lontana, quell'attesa pa reva eterna e scrutando gli oro legi ritrovavano le lancette sem pre sulla stessa ora. Erano giun ti attraverso il mare per lavorare nuova terra e non potevano subito vederla, conoscerla, sapere quale mistero racchiudeva. Le donne, disturbate e sonnacchiose, stanche per il viaggio, davano placidi consigli, dicevano di dormire e di attendere. Parole vane. Qualcuno, allo sbaraglio di quei suoi sentimenti, rimpiangeva i luoghi lasciati, li rivedeva deliziosi, li trovava insostituibili. Altri ricercavano nella memoria quell'attimo in cui avevano decisa la partenza, s'incolpavano di mille cose, avrebbero persino pianto se non avessero avuto vergogna. Quel martirio finì soltanto con la prima luce del giorno. I contadini si vestirono velo cernente, le donne rimasero a guardarli mentre essi si allon tanavano col badile e con la zap pa sulla spalla. Camminavano già più sicuri, con la franca an datura d'un tempo. Sapevano dove andare, quali lavori eseguire. La terra s'apriva sotto ai loro colpi, rivelava una ricchez za nascosta e gelosa, dai pozzi l'acqua scrosciava e pareva dicesse parole felici. Tutti ritrovavano di colpo la scioltezza de' movimenti mentre si passavano rapide occhiate d'intesa. Lavo rarono con entusiasmo senza un attimo di sosta ed a quel modo le ore fuggirono, il mezzogiorno li sorprese quando ancora pensavano fosse lontano Stettero a rimirare per un attimo il lavoro di quel primo mattino, asciugando con le aperte mani il sudore della fronte Ora quella terra non li spaventava più. Tornarono alle loro piccole case, trovarono le don ne sulle porte e capirono che negli occhi v'era una domanda ansiosa alla quale bisognava subito rispondere. I coloni ride vano, scoprendo i loro forti den ti, ancora una volta intimiditi dalla gioia che avevano in cor po; ed accarezzavano la testa dei ragazzi, reclamavano scherzosamente ad alta voce da mangiare e da bere, sentendosi finalmente tranquilli, sereni, proprio come se quel primo sudore e quei primi colpi di zappa avessero sciolto ogni dubbio. Avevano trovato la terra nuova e cominciavano ad amarla. Enrico Emanuelli. cas«NtuzsVhfcgsfosdblpl

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