I czechi a tu per tu coi tedeschi di Italo Zingarelli

I czechi a tu per tu coi tedeschi LE INCHIESTE DE « LA STAMPA » I czechi a tu per tu coi tedeschi (Dal nostro inviato speciale) PRAGA, luglio. Si potrà sottilizzare quanto si vuole: l'esistenza di un partito tedesco dei Sudeti, compatto e disciplinata al punto da assicurarsi alle elezioni lo stesso numero di seggi del maggiore partito czecoslovacco — l'agrario — è innegabile. Libero ognuno di ricavarne ragione di pessimismo o di ottimismo, sta di fatto che il disciolto partito nazionalsocialista aveva riunito attorno al suo programma qualche cosa come centomila persone, mentre Konrad Henlein, che non ha programma e non promette ai suoi seguaci nulla, avendoli anzi avvertiti che prima di raccogliere bisognerà patire, ne ha riunite quattrocentomila. Si danno del fenomeno spiegazioni molteplici e si dice, ad esempio, che, a differenza dello slavo, per troppo individualismo proclive a frazionarsi, l'elemento tedesco sfoggia solidarietà e disciplina. Ma i tedeschi di anteguerra, per la loro manìa dì suddividersi in cento gruppetti, non formavano oggetto di satira? Henlein ha del resto avuto dei competitori nello stesso campo dei tedeschi della Czeco-Slovacchia: il partito socialista tedesco (in realtà un'appendice dello czeco), la lega degli agrarii, i cristiano-sociali, il partito popolare cattolico ed il blocco elettorale tedesco-unghe rese. Il primo ha perso dieci seggi, il secondo sette, il terzo otto, men tre il quarto, grazie ad un'intesa con Henlein, ne ha guadagnati tre. Con un paio di argomenti non riusciremo a spiegare come i 14 mandati ottenuti dai nazionalso cialisti e dai nazionalisti tedeschi alle elezioni del 1929 siano diven tati, trasferendosi nelle mani di Henlein, 44. E se però ci si chiedesse di citare, per amore della semplificazione, almeno un argomento decisivo, diremmo che Henlein, a parte gli errori altrui^ ha vinto per essere riuscito a realizzare in larga misura l'idea per anni propugnata dal dottor Lodgmann dell'unione dei tedeschi d'ogni classe sociale. Henlein e il Governo di Praga Questa vittoria di Henlein, se fatti nuovi non sopravvengono a paralizzarne gli efetti, dovrà pure mutare un poco l'impronta della vita politica interna cecoslovacca, anche se tutti qui si ribellano al pensiero — e lo comprendiamo benissimo — d'una evoluzione a Stato di nazionalità, che Henlein invoca appellandosi a quel memoriale di Benes del 20 maggio 1919 in cui è detto esser proposito del Governo czeco-slovacco fare della Repubblica una specie di Svizzera, tenendo naturalmente conto delle caratteristiche della Boemia. Mentalità e linea di condotta, di Henlein lasciano intendere che la sua lealtà verso lo Stato czeco-slovacco ed il suo desiderio di svolgere un'azione utile al mantenimento dello Stato stesso possono dare dei frutti solo se si accettano i postu lati dai quali egli parte. Vittorioso, s'è irrigidito nella sua tesi: preso il treno, è partito per la Svizzera, non per incontrarsi con emissdrii di Berlino, o addirittura passare nascostamente in Germania, ma per studiare in modo quasi ostentativo le istituzioni elvetiche promesse nel '19 e dire ai giornali della Confederazione ch'egli considera chiusa l'epoca della fondazione degli Stati nazionali e che le nazionalità debbono imparare a vivere l'una a fianco all'altra, ed assieme, nell'interesse dello Stato che esse formano. Con la revisione delle frontiere, mai più si riuscirebbe a risolvere tutti i problemi delle nazionalità: molte questioni resterebbero in ogni caso insolute e nuove ingiustizie verrebbero in ogni caso commesse. Ecco perciò i tedeschi della Czeco-Slovacchia pronti a collaborare e ad intendersi coi czechi, a patto che lo Stato assicuri la piena parità dei diritti. In cerca di un modus vivendi Henlein, che non ha voluto entrare al Parlamento perchè dice di doversi prima impadronire bene della lingua czeca, ha fatto obbligo ai suoi deputati di completare la conoscenza dello czeco in breve termine: dei 44 eletti, 15 parlano czeco alla perfezione, 15 mediocremente e il resto studia. Henlein non è amato .dagli elementi radicali tedeschi di estrema destra, i quali si sarebbero atteso da lui dichiarazioni di diverso tono, ed evidentemente deve ammettere la possibilità che un giorno i radicali confondano la testa dei suoi, tuttavia è sicuro di mantenere i se guaci fedeli alla tesi del collabora zionìsmo, se i czechi lo pongono nelle condizioni da lui desiderate. I czechi, però, di Henlein diffidano, ed è a questo punto che il quadro si fa oscuro. Un « modus vivendi » bisognerà escogitarlo, magari per salvare il ricordo di quell'accordo fra czechi e tedeschi del quale pei- anni fu dato un pubblico saggio con la presenza al Governo dell'agrario Spina e del socialista Czech, che sono, è vero, rimasti anche nel Gabinetto postelettorale, ma è come se non ci fossero. Negare l'influenza, sia pure indiretta, esercitata su formazioiie e svllup2>o del movimento Henlein dalla formazione e dallo sviluppo del movimento hitleriano sarebbe assurdo. Una influenza non fu notata perfino sui tedeschi di Bumenia, abbandonatisi ad eccessi incomprensibili a motivo della mancanza d'una continuità territoriale ? Derivò, da tali eccessi, una reazione che qui Henlein desidera impedire. E questo, senza dubbio, può riuscirgli: il fattore a lui cantra rio non va tuttavia identificato nella semplice diffidenza czeca, bensì nella natura, stessa della repubblica, non organizzatasi alla maniera elvetica, e nella generale convinzione eh? in un momento di crisi internazionale neppure un iealismo «stagionato» impedireb¬ bvdflascBcndmdfisrfrsafilaccevlatSsmtincdstaddccddomelcitddlsmhgdpztalnpdpenicmdpnHr be ai tedeschi della Czeco-Slovacchia di ricordarsi che san tedeschi. Sulle frontiere Per formarsi un concetto della forza di attrazione esercitata, dalla Germania hitleriana sui tedeschi della Czeco-slovacchia, basta considerare che nei collegi della Boemia meridionale confinanti con l'Austria — siccome l'Austria non attira — i vecchi partiti tedeschi hanno subito perdite minime, e prevedibili dopo cinque anni di potere, mentre nei collegi confinanti col Beich le perdite sono state catastrofiche. Critiche del regime hitleriano attraverso la frontiera non ne passano, viceversa i canali della propaganda sono aperti. La politica tedesca di confine è molto abile e recentemente la Osthilfe (assistenza orientale), che prima funzionava soltanto al confine con la Polonia, è stata estesa alla frontiera boema. Nelle vicinanze del confine si ordinano lavori e si accordano sovvenzioni tenendo d'occhio i tedeschi dei Sudeti, e così questi vedono la disoccupazione diminuire in Germania e riflettono che nelle loro terre sono a spasso più di 400,000 individui, tanti quanti nella Francia intera. Nelle zone di frontiera del Beich beneficiano poi dell'assistenza invernale (cosa che altrove non avviene) pure i piccoli agricoltori. Insomma, la visione della Germania suggestiona i tedeschi dei Sudeti, e questi non cercano di sottrarsi al fascino anche per non esser detti cattivi tedeschi. Ma la suggestione è mantenuta da fatti di natura più grave: le opere militari eseguite dalla Germania nelle vicinanze del confine e le continue visite di ufficiali della Beichswehr son cose visibili, che generano la credenza in una impressionante macchina bellica tedesca, mentre ad intimorire i deboli contribuiscono le facili vendette compiute dal nazional-socia lismo sullo stesso territorio czecoslovacco. « All'indomani del rapi mento del Lampelsberger — mi ha detto un conoscitore dei tuo ghi — si sarebbe dovuto atten dersi uno scoppio d'indignazione popolare; si videro invece i na zionalisti alzare la cresta, appun to per il fatto che la loro potenza appariva cresciuta». L'incubo della forza tedesca incombe sulle zone di confine, e la gente, non sapendo giudicare delle possibilità d'una guerra europea, si limita a paragoni fra la potente Germania e la piccola- Czeco-Slovacchia. Certo, però, se le conflagrazioni non si verificano e i più agiati e i più colti hanno il tempo di riflettere su quello che in guerra e dopo soffrirebbero, qualche azione si potrà svolgere. II terreno economico Io mi guardo dall'identifìcare oggi il partito di Henlein col nazionalsocialismo, perchè desidero credere nella sincerità dell'uomo, ma sono convinto che non il solo disagio materiale interno abbia potuto determinare la vittoria del Sudetendeutsche Partei: i contadini che hanno votato per Henlein non l'hanno certamente fatto per ragioni di carattere economico (quanto alla possibilità che per Henlein abbiano votato alcune migliaia di ebrei, non la voglio né negare, nè chiosare). Esposte le ragioni sentimentali e politiche, rimane soltanto da dire, in materia economica, che la popolazione dei Sudeti, pur sapendo di dover soffrire del suo carattere prevalentemente industriale, che l'espone di più alle influenze della crisi mondiale, si chiede come mai le aziende industriali czeche, malgrado la crisi, continuino, in fondo, a prosperare. ■ Un industriale tedesco può aver sbagliato, e dieci anche: tutti no. « I czechi — mi ha detto un tedesco assolutamente insospettabile di antipatia nei loro confronti — i czechi commettono l'errore di calcolare le minoranze entro confini della Czeco-Slovacchia an zichè entro l'ambito europeo. Il loro compito sarebbe di risolvere la questione fondamentale di as sicurare ai tedeschi l'esistenza economica, ponendo al tempo stesso fine al sistema di sfruttare per scopi politici il controllo dello Stato, di cui dispongono. Nell'antica Austria, la Corona, istanza suprema, provvedeva a comporre le liti fra i sudditi: qui l'istanza suprema manca, ed uno dei partiti in lotta è anche giudice ». Verissimo, e tuttavia difficile a mutare. Italo Zingarelli

Persone citate: Benes, Czech, Konrad Henlein, Vittorioso