Carducci e Manzoni

Carducci e Manzoni Carducci e Manzoni Ricordi personali Non ero stato presentato a | rGiosuè Carducci se non nel 1899, ; pquando da Bologna andò a Firenze nper curare la salute già grave- zmente scossa. Prima d'allora m'a- uveva spesso veduto bensì alle sue clezioni di magistero alle quali di rtanto in tanto assistevo come ! pestraneo, ma gli ero rimasto j vignoto. La prima occasione poi di ntrattenermi alquanto con lui non]nmi venne che nel 1901, quand'egli cristabilito alla meglio volle com-vpiere effettivamente i quarant'an-, mni d'insegnamento, risalendo a più ' Friprese la cattedra. E quel primo ; dnostro colloquio riguardò Man-rzoni. ! lEro entrato da Zanichelli peri domandare al capo della Casa edi- : 'trice se Manzoni, nella famosa let-: mtera a Chauvet, avesse avuto ra- 'cgione o no di chiamar « postuma > 1 Mla pubblicazione del Misogallo d'Alfieri. L'interrogato mi disse: « ecco chi potrà risponderle meglio di me». Entrava infatti Carducci col passo oramai stanco, ma con ssuCin viso quel giorno l'allegrezza jsd'un giovùiotto convalescente, e nsedutosi esclamò: «oggi a scuola aho potuto parlare un'ora di Se-inguito, con molte citazioni, senza <una riga d'appunti ». Comunicata-1 gli la mia domanda, disse che pManzoni si era sbagliato. Il Miso- i cgallo era stato pubblicato, vivendo ql'autore, e ci narrò alcune partico- dlarità, che non ricordo bene, di ! zquell'edizione. Ma il discorso non gdeviò da Manzoni. Era allora tor-. dnata a galla qualche reliquia della svecchia polemica su quella anto- ; llogia, Letture italiane per il gin- ' mnasio, dalla quale Carducci aveva:tescluso ì Promessi Sposi, propo- ' to nendo che si studiassero per in- etero, non più a brani, e che lo si Cfacesse nelle classi liceali, non fnelle ginnasiali. Una simile esclu- esione era stata tacciata da molti ocritici, pur di vario colore, d'anti- pmanzonismo settario; taccia da tcui Carducci si era risolutamenteigdifeso. Gli rivelai, o ricordai, che qllagli uomini della mia parte prò- ' spensi a dar ragione ai detti cri- ltici, m'ero pubblicamente distac-, pcato, perchè i P. S., checché ne ; avesse pensato Manzoni stesso, :non erano alimento per stomaco di ragazzi Nonostante l'apparente nchiarezza'del libro, questi non ne possono andare oltre la sunerficie- puasuno diluire oiLie ia supeiriLii., se ne annoiano, lo pospongono a'libri minori in cui le avventure siano più attraenti, e dallo studio frammentario e precoce prendono pretesto più tardi a mente e cuore ormai maturati per non riaprirlo., Carducci, grato d'un consenso e, d'una sua giustificazione pur cosi poco autorevoli, usci in queste pa-1 role profonde, e diciamo rfure ina- spettate in chi, dopo la prima ado- r r- i i n . a i ¬ s e lescenza, con Manzoni non aveva1 mai avuto buon sangue; «quel.libro è fatto per adulti. Essi de- ; vono leggerlo di tanto in tanto, e secondo la maggior comprensione !che ne acquistino possono misu- !rare il progresso intimo dell'anima loro ». Dico che buon sangue da gran-dissimo tempo non c'era più stato. rro"V^scimrnìoTtaToiVe" gU adula- tori del lombardo, non propria- mente contro quest'ultimo, troppe volte egli avea deriso in versi «lo stil manzoniano », perchè non tras- ,Parisse un fondo d'antipatia verso ridolo stesso di ouesli idolatri un ìaoio stesso ai quegli laoiain. un idolo poi, che tenendosi appartato finchè visse e volutamente ignaro d'ogni lode o censura di cui fosse oggetto, poteva anche con ciò sti-!molare, a seconda degli umori al- trui, la venerazione o la stizza. Presto a dir vero, Carducci rese grandi e fruttuose giustizie alle poesie di Manzoni. Applicò a lui, alla sua maestria, alla sua originalità, ai « suoi colpi d'ala a tempo »,• il verso: In breve piazza fé mirabil cose. Lo stesso Cristianesimo, da cui Manzoni si fece dettare liriche, tragedie, e specialmente gli InniSacri, gli piacque, poiché s'illuse che nelle applicazioni alla vita umana quegli avesse battezzato in Cristo «gU immortali principi! »della Rivoluzione Francese. Ricor- do a questo proposito un aneddo- to raccontatomi da Severino Fer-rari. In un anno, non rammento quale, Carducci avea fatto lezio-ne sulla lirica universale, ma lastagione del corso si era chiusa senza che ci fosse stato tempo di parlare della lirica manzoniana, Dalla campagna, ov'era andato a rinfrescarsi, fece sapere che, non potendosi trascurarla, sarebbe tor nato per dedicare ad essa una le zione straordinaria. Lo aspettava un grande uditorio. Sale egli in cattedra, e con quel suo modo di recitare che martellava le parole per trarne tutto il significato e il valore, dice la Pentecoste. Appe na.finito esclama: «Queste poesie non si commentano: chi non ne capisce l'altezza e la grandezza vada a fare il bifolco». Cosi ter minò la lezione. Mi aggiungeva il Ferrari che Carducci gli aveva ; detto più volte esser quella, a parer suo, la maggior lirica della ! letteratura italiana. i Ed erano manifestazioni in cui : 'a volontà d'esser giusto aveva il : merito di costargli alquanto, per'chè qualche volta la- stizza verso 1 Manzoni gli ritornava. Non ho sott'occhi il passo in cui dice « il settenario vile », ma ricordo aver udito da Ferdinando Martini che Carducci, richiesto da lui sul mo updbgacdgso« èsuimrmtradsqqimntanpnnttivo di quel «vile», gli aveva ri- P1 tvfsnztvszta jsposto: «mi fa rabbia il settena-id no- perchè Manzoni lo ha recato i a tale perfezione, che dopo di lui inon c'è Plu speranza di cavarne <ìualcne posa di singolare ». 1 Verso Manzoni prosatore e so pratutto verso i Promessi Sposi i continuò ad esser meno benevolo, quantunque nel famoso discorso di Lecco esaltasse lo spirito man ! zoniano di « verità » e le molte fi gure dei romanzo « balzanti su i . dalla vita*. Tra l'altro, egli s'era I ^ sempre accostato visibilmente al- j i ; l'accusa del Settembrini, che laic ' morale ivi attuata fosse debilitan-1 ":te. Mi fu raccontato che commen- ' tando egli un giorno 1 accoglienza! dtGdlCcsvpv e le raccomandazioni -fatte da P. I Cristoforo a Renzo e Lucia pro fughi, nella chiesa di Pescarenico! e lodandole, arrivò a quel passo) ove il frate li fa pregare per il, persecutore Don Rodrigo. Ad un] tal passo, ecco uno scatto di sdeigno e quasi di schifo: «no, no; questo è inumano, questo è mo ' struoso ». E chiuse irosamente ili n libro. Non ricordava che un tal ^, perdono evangelico'aveva avuto il g ; consenso del pm virile dei poeti, p :di Dante, quando nel Purgatorio, ! r tra le voci misteriose che canta-j s no l'amore del prossimo, l'ultima's comanda: «.amate da cui male; a aveste ». Bene ha detto Maria! f g'Sticco nella Vita e pensiero del| fascicolo di luglio: «La religione : l ia:ca della patria e del dovere ri- : a fuSge con ribrezzo (in Carducci) I a da quel dolore che ha per più al-U, Jj;*gg-£l *«f "aspetto S, quella yntu che piende aspetto! m a umiltà e ai rinunzia, da quella: s1 Chiesa Cattolica che gli si presen-. z ta come nemica della gioia di vi-1 l- vere. dalla forza e dalla libertà ». 1 i i a1 Tur, ^rr™-! Ma oggi, in tanto progresso del- l.la comprensione manzoniana nei1 - ; critici, fa meraviglia che in altri e tempi un uomo del polso di Care ! ducei, sopra orme altrui, taccias- ! se di debilitante un libro che in a Don Abbondio è la più profonda i condanna della paura, che di que- -|sta Paura fa la causa di tutto i^ . !maIe toccato ai protagonisti; cbelin P. Cristoforo, in Federico, nel-1 l'Innominato convertito personifi-1 - Zl^foU^ chetine l^erfni" ' - \>"le Cattolica, che cioè 1^adempì- : e mento del Vangelo richiede per lo.o P,ul la vl,rlu del coraggio; un libron- , che condannando non solo a tito- : o J° evangelico, ma a titolo di posi- \ n tlva sapienza umana, la vendetta ^n acomnoste sommosse: o P'™a « °tmP sommosse, o dl POP0'0, era stato cominciato, e,e con Piena coerenza, nell'anno stes-i-! so ln cui 31 sollevati del '21 per I - ''^dipendenza e l'unità della pa-;tria, aveva intimato: |I per l'Italia si pugna, vincete, li suo Fato sui brandi vi sta, '■ j Che volete! Più dei molti rico-jnoscimenti del valore di Manzoni fatti da Carducci in lezioni e di- ja cui s'ispirò; i iso-'scorsi; più della sincerità, talvol ta costosa a a j ii ' y. ' ! i pra delle riserve, che in certi mo-|e, | menti, per un'ira superstite e su-; i, perficiale alternò con essi, mi pare'e che il tributo più degno di Man-: a zoni e di lui stesso, sia stato in:n quelle parole sulla lettura dei Pro-; », messi Sposi da parte degli adulti,. - che gli udii pronunziare nella bot-; - tega di Zanichelli, -1 E il pubblicarle m'appare come o un atto di gratitudine verso il o-, grande uomo, che in tanta supeariorità di valore, in tanta diversia tà di principii da me, mi dette ridi petute prove di benevolenza, a, i a' Filippo Crispolti

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Italia, Lecco