Una intervista di Mussolini all'"Echo de Paris"

Una intervista di Mussolini all'"Echo de Paris" Una intervista di Mussolini all'"Echo de Paris" eà Neil*ottobre prossimo vi sarà, memi milione di italiani sotto le armi, Mon avrò da temere nulla da nessuno o o l a . n a , a o n si o Parigi, 22 mattino. Z/'Echo de Paris, sotto il tìtolo « Il conflitto italiano-etiopico durante un'intervista sensazionale, Mussolini precisa le Sue vedute ad Henry de Kerillis. Il Duce non accetterà in alcun modo l'intervento della Società delle Nazioni. Il Suo scopo è di aprire le terre incolte e quasi inabitate dell'Etiopia al popolo italiano che ha bisogno di spazio. Ma Egli non perderà di vista l'Europa. L'indipendenza austriaca rimane la sua preoccupazione dominante. Egli mobiliterà un milione di uomini», pubblica un lunghissimo articolo riferendo l'intervista che il suo inviato speciale ha avuto col Duce, in cui si legge fra l'altro: — Eccellenza, domando al Duce, vorrei parlarvi dell'Abissinia. La S. d. N. tribunale dei negri e dei selvaggi? Un lampo passa nei Suoi occhi neri. So bene che, senza preamboli, tocco un soggetto che in questo momento domina nel Suo spirito tutti gli altri. L'affare di Abissinia è Suo. L'Abissinia... — mi risponde lentamente il Duce. — Ma vi è una questione pregiudiziale che si pone a suo riguardo ed è di sapere se l'Europa è ancora degna di adempiere nel mondo la missione colonizzatrice che da parecchi secoli fa la sua grandezza. Se essa non 10 è più, l'ora della sua decadenza è irrimediabilmente suonata. Egli si arresta e poi prosegue : E' per fare questa oonstatazione che la Società delle Nazioni è stata creata? Sarà essa il tribunale dinanzi al quale I negri, i popoli arretrati e selvaggi del mondo, trascineranno le grandi nazioni che hanno rivoluzionato e trasformato l'umanità? Sarà essa 11 parlamento ove I' Europa soccomberà sotto la legge del numero e vedrà proclamare la sua decadenza? 10 osservo il Duce. I Suoi lineamenti sono distesi, limpidi, sempre straordinariamente giovani e prodigiosamente espressivi, come già ho avuto occasione di scrivere. Con voce calma, Egli mi dice semplice mente : 11 momento della decisione è venuto. Avete letto i giornali di ieri? Ho mobilitato ancora due divisioni. — Eccellenza — continua il giornalista — noi abbiamo in Francia l'esperienza delle cose coloniali e dell'Africa in particolare. L'Abissinia, con le sue montagne temibili, le sue razze guerriere intrepide, ci ricorda il Marocco, con questa differenza che essa rappresenta dieci milioni di uomini invece di tre, quattromila chilometri di distanza invece di mille ed un clima molto più inclemente. Occorreranno grandi mezzi, grandi sforzi, grandi sacrifici, occorrerà del tempo. So tutto ciò. Ho molto riflettuto, molto pesato, preparo con cura minuziosa, non vado come uno stordito nè come ur. cieco. Tutto ciò che vi posso dire è che l'Italia è sicura di imporre la sua volontà. Dare Un impero a Roma Un istante di silenzio come per obbligarmi a ben ritenere e per incidere nel mio spirito qvitmbctnttaIgquEdtsssardpicassavVgMglnpddspdmEpn questa sola parola: Sicura. L'avere completata la nazionalità italiana, l'aver ritemprato l'animo del Suo popolo, l'avere stabilito un ordine economico e sociale nuovo, l'avere creato un tipo di civiltà di uno straordinario dinamismo, l'avere portato l'Italia al rango dei più potenti popoli della terra, dinanzi alla quale la maestosa e fiera Inghilterra deve oggi indietreggiare, non è abbastanza per questo Gigante. Egli vuol dare un'impero a Roma: Somalia, Eritrea, Abissinia, Libia, Isole del Mediterraneo orientale, tutto un mondo si cerca, si salda, si impasta sotto le Sue dita. Egli mi osserva e, intuitivo, segue il cammino del mio pensiero. — Vedete, Egli dice, ciò che noi abbiamo fatto in Libia su una terra ingrata ed in condizioni tanto difficili. L'opera dell'Italia è appena incominciata, bisogna andare innanzi. — Eccellenza, io domando, ciò che vi interessa non è una autorità nominale su razze non sottomesse che corrono nelle steppe brucianti e nei deserti aridi. Se comprendo bene, Voi !l— „...,.._..— —• "Ivolete molto di più, non e vero?Voi volete gli altipiani, le re-gioni ancora inabitate ove Vita-* _ _ _. _. Mano potrà, a fianco dell'indi-geno, costruire la sua casa sul libero suolo, arare e ricercare nella terra, guadagnare il prò-prio pane, piantare la sua bandiera. La situazione in Europa Io so bene che un altro Uomo di Stato non mi avrebbe risposto, ma Mussolini non è di quei piccoli diplomatici che tremano dinanzi al proprio pensiero. Nel modo più naturale del mondo Egli lascia cadere queste semplici parole: lo penso per l'Italia, come hanno pensato per l'Inghilterra i grandi inglesi che hanno fatto il suo impero, come hanno pensato per la Francia i suoi grandi colonizzatori. Credo di avere risposto chiaramente alla vostra domanda. Ed io, prosegue il giornalista, supplico gli uomini. di Stato e l'opinione pubblica del mio Paese di comprendere la determinazione risoluta che anima Mussolini. Nulla ormai Lo farà in' dietreggiare. Il Suo partito è preso, i dadi sono gettati. Non siamo noi francesi, conquistato' ri dell'Algeria, del Tonchino, del Madagascar e del Marocco che possiamo formulare obbiezioni sentimentali o altro, e non lo possono nemmeno gli inglesi che hanno preso metà della ter [ra e stabilito la loro tutela su j popoli come l'Egitto e i\ Trans-1 vaal mille volte più evoluti di i quello che è il popolo etiopico. I — Eccellenza, domanda il ! giornalista ma Voi noti temeteI ciò che può avvenire in Europa1 , . . . • mentre Voi sarete occupato ini Etiopia? No; innanzi tutto l'Europa ha,jsenza dubbio, innanzi a sè ancora , due o tre anni di tranquillità re- latiya. II giornalista replica: — Forse possiamo compren-i lere noi in Francia che l'Italiae''rntitimiprà miahmmip min nr-i Connnuera, qualunque cosa ac i c™*> %^^^TtJ^^maenzaJae. AUSlrìa come » y«c . rnfo /liiwiii/iM t & nolifi 01/ fi Tirili- tore dominante della sua poli tica ? Sul calmo volto del Duce passa una espressione indefi nibile. Il Suo mento si protende ed Egli torce il labbro inferiore in un movimento di energia concentrata. Si, Egli dice. Poi riprende più dolcemente: « Gli atti significano !più delle parole e gli atti eccoli: alla fine di agosto farò fare le grandi manovre nel nord dell'Italia con 500 mila uomini. Nell'ot¬ tobre prossimo vi sarà in tutto un milione di italiani sotto le armi. Non avrò da temere nulla da ries¬ 5una:l'" Questa volta, osserva il gior-nalista, so ciò che, sopratutto interessa il mio paese. E De Ke rillis domanda: sv— Si dice che questo affare \ p' dBdell'Abissinia è Vostro e sola mente Vostro. Il popolo italiano Vi segue. La quasi totalità della nazione ha compreso ciò che io volevo e perchè lo volevo. Essa ha uno sforzo da fare, dopo di che avrà il suo -grande posto nel mondo. Nessuna precipitazione cdqUtssqoLe parole,, scrive De Kerillis, risuonano profondamente in me. Nella nostra epoca torbida, | m sconvolta, ove dei turbamenti I b sembrano schiacciare gli spiriti, s Mussolini decisamente riabilitale la volontà, riabilita l'uomo, mo- j i strando che l'uomo può anche ; dominare l'avvenimento e domi-1 t Confrontatelo ai vecchi capi ai stato della vec- chia Inghilterra, per non citare cne quelli! Guardate ove Egli vat Guardate ciò che ha fatto per ;i Suo paeSe! Miracoli dei la dittatura, direte voi. Ebbene, no. Senza dubbio vi sono Cami- eie Nere ed una polizia in Ita- ha, ma vi è, sopratutto, un do™™}0 morale, un Fascismo collettivo, una forza_ del _genio umano in azione. gtmr 'etuvo, tuia, luraa ubi gcaiu, umano in azione_ Dopo Bona- m^ ^Europa non aveva visto nulla di simile. Egli mi com- « __ _ .3 _ • • ■» . I muove auando aggiunge Al popolo italiano lo ho mostrato le cose a poco a poco, e l'ho Illuminato lentamente. Col mio metodo una volta presa la decisione non vi è precipitazione, lo ho voluto, sopratutto, che esso sapesse dove andavo. Ed infatti, commenta il De IKerillis, il popolo ama il suo ! 9a?V* haJldu.Sla «"^ft*' cile il Capo vuole, ed Egli ha delle ragioni per volere, perchè non seguirebbe esso il Duce che sino ad ora ha condotto l'Italia di tappa in tappa sempre più in alto? Questo fenomeno urna-, no, a noi francesi, sembra inau-jI dito, quasi incomprensibile. Noi ;! bruciamo un uomo di Stato qua-j! si tutti i mesi e l'Italia nostra orella, psicologicamente tanto cina a noi, si entusiasma semre più per il Duce, che la gui- a da quasi quattordici anni! isognerà bene un giorno cer- are di comprendere questo proigio, più profondamente di uanto non si sia fatto finora. Una prima spiegazione ci è daa dalla natura stessa di Musolini. Se Egli è tanto compreo dal popolo è perchè, innanzi utto. Egli è come l'incarnazioe vivente del popolo. Più lo guardo e più sono colpito da uanto da Lui emana di strardinariamente, di misteriosa- nmente popolare. Anche noi ab iamo uomini politici, ma nesuno è popolare. Mussolini solo terribilmente popolare. Egli è contadino che prende il for- one, il meccanico che per dis rarsi non conosce nulla di melio che inforcare la sua moocicletta e partire a fondo dietto sulla strada. E' meravigliava di più i bolscevi hi di Mosca quando mi interogavano su di Lui l'anno scoro con tanta insistenza ed aviità, essi che sono divenuti tani intellettuali, raffinati e borhesi! e io dicevo loro: ecco la rande dittatura del proletaria ciò che o rimasta proletaria, la vera, uella che ha costruito del co- essale senza avere bisogno di oprire un mondo di rovine e di _ . j _ i : j i tPensare a <lueste cose; è P'" utile che scrivere libri tracciare la pro-pria storia! pargere torrenti di sangue! Il Padre e i Figli — Eccellenza, — domanda De Kerillis — siete divenuto aviatore? Il Duce risponde: Avevo cominciato a volare nel 913, ho fatto del pilotaggio dopo a guerra da me ed ho continuato. Bisognava che dessi l'esempio. L'avvenire dell'Italia, l'avvenire del mio paese può giocarsi nell'aria, lo sono un pioniere, devo mostrare la via, l'uomo politico deveAncora una parola — diceDe Kerillis. —Si "dice che iVo-stri figli si sono arruolati per andare a battersi in AbissiniaL'Uomo terribile è definitivamente raddolcito. L'Uomo che si conosce è scomparso dinanzi al'uomo che non si conosce, il padie di famiglia, il buon italiano che ama i suoi figli. Tesori dtenerezza passano nei suoi occhi. — Si, essi si sono arruolati nell'aviazione. Vittorio e Bruno sono molto giovani, uno non ha che 18 anni, l'altro 17. Hanno chiesto a ch'essi di partire e partiranno. « Eccomi infine — scrive igiornalista — al termine di questa lunga conversazione. "Hoperduto di vista l'immagine del1' Etiopia lontana e del nuovoImpero che la Roma nuova costruirà sul suolo dell'Africa. Lascio questo grande straniero cheamo poiché non dimenticheròmai gli appelli magnifici da Lurivolti al popolo italiano ne1914 in favore della Francia invasa e poiché a fianco di Lui glorizzonti si sono di un sol colpoallargati. Egli dà la sensazionedi elevarsi al di sopra dell'urnanità mediocre e banale. Egli è per i francesi ammirati'una ragione di fiducia e di speranzadi speranza, poiché bisognerà bene che la Francia scopra un giorno il suo Mussolini », LA LIETA VITA DEI BIMBI DEL POPOLO NELLE COLONIE FASCISTE DELL'URBE.