Duce afferma che il momento della decisione è venuto e ammonisce F Europa contro i pericoli della decadenza

Duce afferma che il momento della decisione è venuto e ammonisce F Europa contro i pericoli della decadenza Duce afferma che il momento della decisione è venuto e ammonisce F Europa contro i pericoli della decadenza Il ministro degli esteri di Tokio sconfessa sfrontatamente le dichiarazioni dell'Ambasciatore a Roma Per la civiltà contro la dissoluzione Le informazioni contraddittorie sull'atteggiamento del Giappone ci avevano lasciato fin oggi indifferenti; l'ambasciatore di Tokio a Roma in un'udienza col Duce era stato molto esplicito nel dichiarare la neutralità del suo governo nel conflitto italo-abissino; e da quando esiste fra i popoli un minimo di rapporti civili e diplomatici, un ambasciatore è la voce autorizzata del governo che rappresenta; non si deve metterla in dubbio per dar peso a indiscrezioni più o meno ufficiose. Ma il Giappone evidentemente non possiede questo minimo di educazione diplomatica; a pochi giorni, anzi a poche ore di distanza le affermazioni dell'Ambasciatore sono considerate nulle sotto dei pretesti assurdi, quale quello delle istruzioni dategli nell'autunno scorso, come se non, funzionassero telegrafo, telefono, radio. Non solo ma artificiosamente si scatena una campagna a favore dell'Abissinia, per la tutela del commercio giapponese in Africa, ecc. I gialli di Tokio hanno delle maniere loro speciali di valu tare i rapporti diplomatici e politici; ma noi per conto nostro non le ammettiamo assolutamente. Le subdole capziosità con cui si vuol provare oggi bianco quello che ieri era nero ci fanno soltanto sorridere di disprezzo, come delle forme di inferiorità congenita e irrime' diabile, come segno di una inciviltà perenne che non può essere modificata dal lustro di una organizzazione meccanica occidentale copiata alla lettera; esse non ci influenzano affatto. Le zioni dal Giappone che parla di Patto Kellogg, di pace da conservare, non le accetteremo mai. Se c'è uno Stato violatore di tutti i patti parziali e universali, da quello a nove del Pacifi co al Covenant, al Patto Briand Kellogg, questo è proprio l'Impero del Sol Levante che ha occupato militarmente la Manciuria, il Jehol, che ha bombardato e attaccato le popolazioni inermi di Sciangai, che ignaro di ogni diritto delle genti calpesta ed opprime milioni e milioni di cinesi. Nè c'è confronto possibile tra l'azione giapponese in Cina e l'azione italiana in Etiopia; là si tratta della Cina depositaria forse della più antica civiltà umana, qua è un'accozzaglia di tribù e di ras barbarici e schiavisti. Ciò per quanto riguarda i metodi di Tokio; che la presa di posizione del Giappone nella questione abissina solleva problemi politici internazionali dei più delicati e dei più gravi. Si confermano luminosamente le ambizioni, denunciate già da parecchi anni dall'Italia, del Giappone sull'Etiopia; a tale prova ogni obbiezione alla op portunità e alla necessità di un intervento italiano in quella zona dovrebbe cadere; ove non esistessero altri motivi, e ne esistono infiniti, basterebbe la immanenza di una simile minac eia perchè l'impresa dell'Italia sia pienamente giustificata di hanzi alla storia e dinanzi alla civiltà. Immaginiamo che i giapponesi abbiano preso direttamente o indirettamente piede sull'Etiopia ; è tutta la colonizzazione bianca sui vari continenti, è tutta la civiltà europea che si troverebbero tremendamente minate. Prima interessata, proprio l'Inghilterra che ingloriosamente indietreggia damari del Pacifico, che tenta dcostruire a Singapore l'estremo baluardo del suo impero e verso l'Australia e verso l'India; coGiappone piantato in Africa la sua trincera asiatica si troverebbe irreparabilmente aggirataGli interrogativi contenuti iqueste considerazioni di cui oggi constatiamo la fondatezza sono stati esattamente valutati Londra, a Washington, a Moscacioè in quei grandi Stati che più diretto contatto colla brutale, metodica avanzata dell'esercito giapponese hanno già intesl'urgenza della difesa contro unon più fantastico pericolo gialo? Oppure in Inghilterra spensa che anche il Giappone potrebbe essere un utile alleatl per quelle sanzioni della Lega che con somma incoscienza ed ipocrisia vengono rimesse su un piano di discussione da certi giornali ? E' l'ora che gli uomini responsabili della Gran Bretagna rientrino sul terreno della realtà e reagiscano contro delle fossilizzazioni di formule, che, col pretesto di salvar la pace, aprono le porte alle forze della rivolta e della dissoluzione contro la razza bianca, contro la civiltà europea. L'Italia per suo conto è fiera della funzione che la storia le assegna e l'adempierà sino in fondo. Popolo giovane, popolo rinnovato da una guerra vittoriosa e da una rivoluzione feconda di opere e di ordinamenti, esso scuote i vecchi Stati europei che si adagiavano in un torpore di privilegi e innalza in Africa quella bandiera di civiltà che in Asia retrocede sotto la spinta cinica e crudele del¬ l'imperialismo giapponese. In noi e con noi la vecchia Europa potrà conservare i suoi primati e la razza bianca approfondire le sue conquiste; essere contro di noi equivale per gli Stati europei contrarre una cambiale di suicidio a più o meno lontana, ma sicura scadenza. Nella intervista del Duce che oggi pubblichiamo passa questa fiamma di rinnovamento e di riscossa necessaria per l'avvenire dei popoli bianchi di tutti i continenti; che essa non vada perduta, perchè stavolta sono in giuoco problemi ancor più decisivi di quelli prospettatisi nel decennio scorso. L'Italia, salda nella sua disciplina e nella sua unità, devota alla guida di un Capo che risolve ed agisce con attento esame, forte di un milione di armati, non si abban dona al fatalismo dei colpi del destino: li precede e li piega al- la sua volontà. Alfredo Sìgnoretti I « gialli » contro ì « bianchi » Hirota smentisce il suo ambasciatore Parigi, 22 mattino. L'Agenzia Havas riceve da Tokio: Secondo l'Agenzia Rengo, il signor Hirota, Ministro degli Affari Esteri, ha dichiarato che egli non ha inviato alcuna istruzione al signor Sugimura, Ambasciatore a Roma, relativamente all'attitudine del Giappone nel conflitto italo-etiopico. Tutta la stampa giapponese era molto irritata ieri contro il signor Sugimura ed alcuni giornali reclamavano il suo richiamo. Alcuni organi accusavano il Governo italiano di volere utilizzare 11 passo di Sugimura a scopo di propaganda. Dei cartelloni sono stati apposti nelle strade con titoli come questo: «Popolo giapponese, insorgi per soccor rere l'Etiopia >, Numerosi manifestini sono sta¬ ti distribuiti che dicono : « Noi | lgiapponesi, che apparteniamo ad \ Kuna razza detta di colore, non i possiamo permettere che le trup-1 pe italiane calpestino il suolo ] dell'Etiopia a causa della ingiù-i stizia degli Stati bianchi ». Gli osservatori giapponesi am-1 mettono che gli interessi del iGiappone in Etiopia sono insuf-j fidenti per intervenire. Essi ag- ] giungono tuttavia che non è pos- ; sibile che il Giappone dichiari di [diainteressarsj completamente del-1la, sorte dell'Etiopia. Essi stimano1 che ogni espressione di simpatia in favore del Governo etiopico aumenterebbe il prestigio morale del Giappone e la sua influenza politica e commerciale sui popoli neri ed asiatici. Questi stessi osservatori stimano che assicurare in precedenza che il Giappone non interverrà sarebbe un grande errore tattico poiché equivarrebbe a legare inutilmente il Giappone e ad escluderlo dal gruppo di na zioni che cercano di mantenere I la pace. Cosi il Giappone segue con grande interesse l'attitudine ! delle Potenze in ciò che concernei 'applicazione del Patto BriandKellogg, e della Convenzione di Ginevra. Il prestigio del Glappone, pensano questi osservatori, arebbe ancora accresciuto se le altre nazioni rimanessero inattive, Ed essi credono che il Gove-no giapponese si unirebbe volentieri ad un movimento internazionale. n portavoce del Ministero de-gli Affari Esteri ha dichiarato nfine che il Giappone non ha ricevuto fino ad ora alcuna co- municazione a tale riguardo. Altri fogli volanti sono del se-guente tenore: « L'Etiopia atten- de l'aiuto del Giappone. Italia eFrancia congiurano ai danni del 'esportazione n'pponica. A parte e misure olandési e inglesi si sta organizzando il blocco economico bianco contro il Giappone. Opponendoci alla guerra aggressiva difenderemo i diritti commerciali del Giappone. Combattiamo efficacemente il blocco. Gli italiani si pongono di fronte agli etiopici e ai giapponesi che non possono restare indifferenti alla questione di vita o di morte della razza di colore e devono salvare l'Etiopia».

Persone citate: Alfredo Sìgnoretti I, Briand Kellogg, Duce, Hirota