La manovra britannica muta lo stile ma non la sostanza

La manovra britannica muta lo stile ma non la sostanza La manovra britannica muta lo stile ma non la sostanza Anche Hoare a Ginevra Londra, 17 notte. Esaurita la maniera forte, dimostratasi comunque debolissima di fronte alla forza concreta di Roma, l'Inghilterra è passata alla maniera dolce. Essa consiste nel lasciare sottintendere che, a conti fatti, vi sarebbe modo di intendersi purché si deponessero le armi. E' cosi che da vari giorni in qua gli attacchi all'Italia sono scomparsi, non per ristabilire quel silenzio che forse sarebbe una delle più amichevoli tattiche, ma per rivolgere complimenti alla chiaroveggenza del Negus, alla condiscendenza dei negrieri e a tanti altri sentimenti che i loro cuori albergherebbero. Nel contempo ' si scorge il tentativo di esaltare altri nobili sentimenti, i quali, pure a giudicare da questi giornali, nascerebbero tutti in riva al lago Lemano. Non si esalta più l'autorità della Lega per evitare che il pubblico si metta a ridere, ma con strana insistenza si elogia il senso ginevrino della giustizia. Quando Ginevra è posta ii tronte ad un problema chiaro, essa lo risolve, animata da questo stesso senso con soddisfa-.ione di tutte le parti interessate. L'Italia dunque deve rivolgersi a Ginevra e può- stare certa che le sue doglianze saranno attentamente vagliate e che senza alcun dubbio il senno ginevrino escogiterà una di quelle soluzioni che confermeranno il prestigio societario e daranno modo all'Italia di essere soddisfatta di se stessa. Nel frattempo vi è chi prepara il terreno ad una chiara comprensione dei dati del problema, magnificando la chiaroveggenza del Negus e sostenendo, come ha fatto per esempio stasera lord Polwarth alla Camera Alta, che « l'imperatore merita tutta la nostra simpatia, perchè egli è un sovrano illuminato ». Persino lord Cecil, al pensiero del sovrano di Addis Abeba, si è sentito commuovere ed ha quasi commosso la stessa Camera affermando che fra il settembre del 1933 e l'agosto del 1934 « non meno di 3640 schiavi sono stati effettivamente liberati». Questa è la filosofia del leghismo. Senonchè, questo improvviso amore per Ginevra e cosi pure la non meno improvvisa sordina posta agli attacchi contro l'antile ghismo dell'Italia, odorano singolarmente di trappola. Non si può impedire di pensare che la vertenza italo-abissina voglia essere fatta arenare da alcuno sui bassifondi di discussioni interminabili da impiantarsi a distrazione del mondo su un mastodontico memorandum italiano, nel quale il governo di Roma dovrebbe elencare come su un libro di conti tutte le magagne del Negus e dei suoi Ras Ginevra rivedrebbe i conti, accogliendo alcuni capitoli di spese e respingendone altri, e l'affare sarebbe ridotto a eque proporzioni, senza bisogno di ricorso alle armi La manovra sarebbe infantile se non fosse in certo qual modo pericolosa. Vi è chi pensa sul serio qui che la questione abissina si possa risolvere con dei memorandum e con dei lunghi discorsi. Nel frattempo però Londra si accinge a mandare a Ginevra non solo il ministro degli affari leghisti sir Antonio Eden, ma financo il ministro degli Esteri sir Hoare, il quale ultimo quasi quotidianamente informa la Camera che la questione abissina non potrà non essere discussa a Ginevra. nstl'KvtatoCsadpmSdmzcOScoTcatieladzl'larptsildgaggfGpstcDuapsevctrIANcslectgL'annuncio della composizione .della delegazione britannica alla prossima Assemblea della Lega c stato comunicato da Samuel Hoare oggi stesso alla Camera Egli ha detto che ne faranno parte il ministro degli esteri, il ministro degli affari leghisti, il segretario parlamentare al Board of Trade, il segretario parlamentare al ministero dell'agricoltura, il visconte Cranborne segretario di Eden, la deputatessa signorina Graves e sir William Malkin giureconsulto del Samuel j Poreign Office. Il deputato Mander | ha poi chiesto al ministro degli j Esteri se fosse in grado di rife- rire alla Camera circa la domanda tala dal governo abissino della inomina di osservatori neutrali scelti dal consiglio della Lega, i quali dovrebbero essere mandati alla frontiera italo-abissina e se il Governo britannico intendesse appoggiare questa domanda. Sir Hoare ha risposto dicendo che non sarebbe corretto da parte sua svelare fin da ora l'atteggiamento che sarà assunto dal rappresentante britannico come non sarebbe neanche corretto il pregiudicare la posizione che potrebbe adottare il Consiglio della Lega. « Devo da ciò concludere, ha ribattuto l'interpellante, che la questione sarà esaminata alla prossima riunione del consiglio della Lega? » Il ministro ha cosi replicato: « Sì. Mi risulta che la questione sarà quasi certamente discussa ». Il ministro degli Esteri, rispondendo poi ad altri interpellanti, ha detto di sperare di poter fra breve fare* nuove dichiarazioni alla Camera sulla posizione del governo di fronte alla vertenza fra Roma e Addis Abeba. Il ministro delle colonie MacDonald infine, interrogato da un deputato, ha risposto che il governo non intende rafforzare le guarnigioni nella colonia del Kenya. Egii ha aggiunto che il governo ha ordinato soltanto una ridistribuzione delle forze militari in quella colonia per far fronte a qualsiasi eve- nienza. Egli ritiene inoltre che la spesa per queste operazioni militari possa essere sostenuta dall'amministrazione dello stesso Kenya. Sempre per mantenere alto il vessillo della propria equità societaria, lunedì prossimo un banchetto verrà offerto alla Camera dei Comuni al dott. Wargneh rappresentante diplomatico dell'Abissinia a Londra. Questi si laureò in medicina in India e fece ritorno in patria per assumere la carica di medico personale di Menelik. Scomparso quell'imperatore il dott. Wargneh ha abbandonato la medicina per darsi alla diplomazia diventando il più ascoltato consigliere dell'attuale Negus. Otto anni or sono fu inviato negli Stati Uniti per discutere colà la costruzione della diga del lago Tana e da molti anni occupa la carica di rappresentante diplomatico del Negus a Londra. Lunedì egli narrerà ai membri del Parlamento britannico le ingiustizie delle quali è vittima la sua nazione. Così non si potrà dire che l'Inghilterra ascolta più di sovente la voce bianca che quella nera. R. P.