A Praga dopo le elezioni

A Praga dopo le elezioni LE INCHIESTE INTERNAZIONALI DE LA STAMPA A Praga dopo le elezioni Conversazione col vecchio Kramarz su Panslavismo e Pangermanesimo (Dal nostro Inviato speciale) PRAGA, luglio. Non dimenticherà troppo presto la visita jatta a Carlo Kramarz, nella quieta sua villa in collina, da cui si gode la migliore veduta di Praga. Solo che volti un poco la testa verso sinistra, il vecchio cospiratore ammira, stando al suo tavolo, tutta Praga, e il corso placido della Moldava — che non è più azzurro e terso a motivo dei rifiuti delle fabbriche della sona industriale — e i ponti, e il verde che inquadra questa città abbellita dalla natura. Varcato il cancello della villa che tutti j praghesi conoscono, si sente l'amore di Kramarz per la sua terra czeca. Costruì quando l'indipendenza della patria era ancóra di là da venire, ma fiducioso. Ora è avanti negli anni; un po' malato, esco raramente, non fa più viaggi in Italia e passa le giornate fra libri e carte. Della schiera di coloro che crearono col sacrificio personale la Czeco-Slovacchiu è il maggiore: sorridendo, vi ricorda che s'è trovato ai piedi della forca. Nel '17 ebbe poi la grazia dal successore qgvdazdlfasodi Francesco Giuseppe, e quando.**..-» ; un alto funzionario austriaco andò a spiegargli che avrebbe fatto bene ad esternare la propria gratitudine all'Imperatore Carlo, rispose che non ne vedeva la ragione, dato che al processo davanti al Tribunale di Guerra l'alto tradimento non era risultato e dato che Sua Maestà l'aveva graziato evidentemente per giovare alla dinastia. Né aveva da dir nulla a Sua Maestà; per salvar l'Austria tra ormai troppo tardi. Ho trascorso con Kramarz una ora e mezza. Mentre lui parlava, mi accadeva di distrarmi; pensavo alla giovinezza di quest'uomo che ha amato la Russia e gli slavi con ogni forza, alla sua attività politica di nove lustri, sei dei quali vissuti nel Reichsrat viennese, alla sua prigionia, al breve trionfo del dopoguerra, quindi al lento ritiro dalla vita politica, determinato, piti che da altro, dai mali fisici e, per il resto, da certe qualità personali fra le quali gli stessi amici, che l'adorano, deplorano la caparbietà e l'angolosità. Ma per comprendere Kramarz bisogna, essere stati di fronte a lui ed averlo indotto a confidarsi. Lui confessa un torto abbastanza grave per un uomo politico: è un sentimentale. E poi non tollera insincerità, bugie. — Mi chiamano fascista, — esclama —; non lo sono, perchè resto democratico anche se vedo la democrazia rovinata da chi si spaccia per suo difensore, però ammiro Mussolini che ha il coraggio e la sincerità di dichiarare: « Questo non lo voglio e non lo permetto », mentre altrove si è democratici e si fanno uscire i giornali con gli spazii bianchi dei tagli della censura. Ma sul Fascismo ci sarebbe da dire più che questo; la mia democrazia non mi lui mai trattenuto dallo studiare, e dal consigliare di studiare, il sistema corporativo e l'azione sociale di Mussolini in genere. La mentalità a sociale » di Mussolini è indiscutibile... Un paio di giorni prima della mia visita, Kramarz aveva tenuto alla Camera di fresco eletta un discorso ascoltato con sommo interesse, perchè il venerando uomo di Stato aveva interrotto un silenzio durato quattro anni, volendo comunicare alla nazione i timori cagionatigli dal nuovo pangermanismo e dall'avvenire dei czechi. Non lo animava amarezza per il risultato dell'elezioni, « dato che con la sua morte egli non morirà, sia che abbia due oppure venti deputali dietro di lui », ma lo spaventava il veder dimostrato dal successo di Henleìn che i tedeschi sentono la solidarietà nazionale più dei czechi. Il fronte unico tedesco avrebbe perso il suo carattere pericoloso solo se si fosse potuto opporgli un fronte unico nazionale czeco-slovacco. Nella giovane repubblica czecoslovacca, Kramarz ama sostenere la ingrata parte di Cassandra, già sostenuta nell'Austria Ungheria. Dice che l'addolora il continuo prevalere degl'interessi materiali dei partiti su quelli della comunità, mentre con l'egoismo dei partiti i grandi problemi non si risolvono. Per allontanare i pericoli che incombono, occorrerebbe una coalizione nazionale dalle basi morali abbastanza forti. Ma errori se ne sono commessi anche al principio, trascurando gl'interessi fondamentali dello Stato, che sono gli economici: fra gli errori più gravi in politica estera, Kramarz mette la mancata formazione d'una confederazione o intesa danubiana, che avrebbe dovuto comprendere anche Italia e Germania, mentre fino a ieri, cioè a dire fino a quando non è diventato troppo tardi, si so no propugnati progetti di confederazioni destinati a fallire giusto a motivo dell'esclusione di questi due paesi. Dal punto di vista strettamente economico, la mancata nascita della confederazione ha determinato lo sviluppo dell'autarchia negli altri Stati successori dell'Impero austro-ungarico, col risultato che la Czeco Slovacchia è venuta a trovarsi in una situazione difficile, quindi inasprita dalle pretese dei suoi agrarii. — E' falso ritenere che l'Au- stria odierna non sia per se stessa vitale, risponde Kramarz a una domanda suggeritami dai temi pangermanismo, autarchia, e confederazione. Ma Vienna è «ti altroproblema: Vienna è una testa troppo grande per un debole corpo, e su questo non bisogna Ulti-dersi. Nel passato, la funzione 4i,, ». , Vienna era quella di mediatrice della produzione industriale dell'intera Austria di :>0 milioni di abitanti, e nel dopoguerra la funzione è cessata, senza contare che gli Stati successori hanno avuto interesse a indebolire economicamente Vienna, allo scopo di attenuare i pericoli di restaurazione ubsburgica. Dato ciò, si può in certo senso capire conio a Vienna si sia delincata la tendenza verso qualche cosa di più vasto e di più grande, sebbene io sia convinto che i capi della vita economica viennese sajipiano benissimo quanto verrebbe a contar loro la concorrenza, di Berlino. Comunque, se la Germania potrà un giorno occupare o assorbire l'Austria, la marcia del pangermanismo non riuscirà ad arrestarla più nessuno, eccezion fatta della Russia. Il vecchio russofilo è sempre fedele al suo credo. Benanche la sua russofilia non si estende all'odierna Confederazione sovietica (che la Jugoslavia, sentenzia Kramarz, fa. benissimo a noti riconoscere), né va confusa col pansUivismo della antica maniera. L'antico panslavismo era prevalentemente russo e ortodosso: lui è un neo-slavo. — Agl'inizit, — commenta, — gli ideologia del panslavismo era no davvero degl'idealisti animati *" Vrofonda fede religiosa e che uni) rjrolvni</(t)/i nftnttn ti uniti.™ *>t - non pensavano affatto a sottomettere con la violenza gli altri popoli. Ma gl'imperialisti russi, con la politica adottata verso le nazionalità nella stessa Russia, compromisero il panslavismo. Quando io mi dedicai all'idea del neoslavismo, mi resi conto della necessità d'un riavvicinamento fra polacchi e russi, e credo d'essere riuscito in tale compito come forse non è riuscito nessuno. Fatta adottare per il ncoslavismo la formula francese « Libertà, eguaglianza, fratellanza », potemmo vedere nel 1908, al congresso di Praga, dei polacchi che stringevano la mano di membri della Duma. E una delle conseguenze del neoslavismo fu il riavvicinumento serbo-bulgaro, che.portò alla guerra contro la Turchia ed ebbe breve durata solo a motivo degl'intrighi della di' plomaèia austro-ungarica. Con lo avvento del bolscevismo sono però finiti sia il panslavismo die il neoslavismo, giacché le persone un tempo proclivi allo slavismo si sono rivolte alla cultura occidentale. Badi che nella vecchia Austria io lottai per il suffragio universale, perchè vidi anelli in esso un'arma utile agli slavi e soprattutto utile per impedire che la semplice composizione del Reichsrat confeiisse all'Austria il carattere di uno Btato tedesco: e infatti col suffragio universale si ottenne che la maggioranza del Reichsrat finì d'essere tedesca, essendoci noi slavi assicurati cinque voti di più. Alcuni di questi voti, è vero, erano di socialisti o di ucraini; ma insomma s'era avviata la realizzazione dell'idea della più vasta influenza slava. o o o i a a i l a a - i a o IdghpsdmzstdnnpnlsqvsrNbLQuello che Kramarz può dire sulla vecchia Austria, la cui politi ca definisce una sequela di erro ri che resero lo sfacelo inevitàbile, occuperebbe storici e tipografi per lunghi mesi. Le citazioni di fatti e d'incontri s'alternano con le smentite di versioni, con le ret tifiche di episodi e di frasi. Se il problema della responsabilità della guerra passata non avesse perso interesse e valore davanti al problema della responsabilità della guerra futura, si potrebbe ri mettere in discussione la tesi del Kramarz, avvalorata da deposizioni rese da personalità militari au striache, in seduta segreta, al suo processo per alto tradimento, eh l'Austria Ungheria nel 'U/ abbia tenuto a provocare il conflitto, sapendo che la preparazione militare della Russia era incompleta al punto da esigere ancora tre anni. In quello stesso processo, uno dei capi d'accusa contro Kramarz fu una certa sua misteriosa conversazione col console d'Italia a Praga, Sabetia: — Di che cosa io abbia parlato col signor Sabetta — esclama il patriota — posso dirglielo senz'altro. Io confessai al vostro console che il mio desiderio più ardente consisteva nel veder marciare gli italiani con i czechi. E quando nel '18, riacquistata la libertà, riunii a Praga i rappresentanti delle nazionalità oppresse, gl'italiani del Trentino ce li volli. Poi torna a parlaj-e dei tedeschi, ed afferma che nella Czeco-Slovacchiu essi hanno avuto tutto quanto era stato loro promesso, mentre durante la guerra i tedeschi avevano avvertito minacciosi i czechi che un bel giorno negli uffici si sarebbe finito di parlar czeco, né si sarebbero più visti degl'impiegati czechi. Ora, dopo il successo di Henlein, i tedeschi dichiarano che per la Czcco-Slovacchia è venuto il momento di risolvere la questione fondamentale « stiitn nazionale o Stato di nazionalità? », e mituralmente intendono risolverla con la formula numero 2. «Stato di nazionalitàt una Svizzerat — prorompe Kramarz: — mai! Se volevamo questo non c'era bisogno di distruggere l'Austriu-Ungheria. Il partito czeco che fosse disposto a soddisfare i postulati di Henlein con cementi lo Stato di nazionalità e l'autonomia si attirerebbe l'odio che spetta <ji traditori della nazio ne e dei suoi ideali ». Il vegliardo borbotta in < a - 4i\giardino. E infatti e quello unan- ,..-lr,,l,l T3 ri i1 n ti \ ri **Jt*3 ì**"IH1 O TUTTI e i e golo del Paradiso che, come tutti sanno, è posto molto al di sopra delle miserie umane. Italo Zingarelli - - - -.1 -— '-[qualche cosa comeGesummaria.a sentire che chiacchieriamo gin da un'ora e mezza, però mi lascia an-1dar via soltanto dopo di avermi\accompagnato al balcone, affinchè io capisca il segreto del quotidiano rinnovarsi della sua gioia davanti alla magnifica visione di Praga, e mi consiglia di non uscire dalla villa senza aver prima raggiunto un certo angoletto del

Persone citate: Carlo Kramarz, Francesco Giuseppe, Italo Zingarelli, Mussolini