Il Dece riceve gli ambasciatori di Francia e del Giappone

Il Dece riceve gli ambasciatori di Francia e del Giappone Il Dece riceve gli ambasciatori di Francia e del Giappone La neutralità nipponica ufficialmente riaffermata Nuovi riconoscimenti della missione di civiltà dell'Italia in Etiopia La quadratura del circolo Il Comunicato N. 8 è stato la risposta "preventiva dell'Italia a manovre di colore oscuro; a quanto sembra dai primi commenti internazionali non si nota alcuna reazione verbaiola, se mai nei più accesi fogli c'è quasi un senso di rassegnazione. Si comincia veramente a capire come stanno le cose? Oppure ci si illude che sotto sotto si può continuare ancora a manovrare, a tentare la quadratura del circolo? Poiché di una vera quadratura del circolo si tratta nei progetti che accennano a concessioni parziali, ad un Negus che dovrebbe dare il suo assenso per dei compromessi conciliativi, ecc. No; i mezzi termini (i quali poi sono sempre concepiti al fine di rinviare le difficoltà a nostro esclusivo danno) devono essere rigorosamente scartati. Vi è una partita aperta tra l'Italia e l'Abissinia; essa va regolata. Chi non ha scrupoli universalistici può dichiarare la sua neutralità; così ha fatto il Giappone con una dichiarazione di carattere ufficiale, che risulta nel breve comunicato con cui si annuncia l'udienza del Duce all'Ambasciatore di Tokio. Se vi sono poi dei sinceri patrocinatori dei principi societari, la loro coscienza non sarà sconvolta qualora penseranno alla schiavitù e al feudalismo imperanti in Etiopia; le narrazioni dei corrispondenti più obbiettivi suscitano brividi di commiserazione ; qualora poi gli appartenenti a questa specie umanitaria siano inglesi, essi avranno la coscienza ancora meglio a posto in quanto l'Inghilterra nel '23 si oppose alla ammissione dell'Abissinia nella Società delle Nazioni. Resta l'opposizione più seria di quei circoli britannici (colonialisti e Intelligetice Service) che considerano la nostra occupazione abissina un colpo troppo grave all'impero inglese in Africa. A parte l'inammissibilità di ragionamenti cosi unilaterali e egoisti, la presunta minaccia non ha nessuna consistenza; sulla carta geografica è facile prevedere i piani più fantastici; la realtà è molto, molto diversa. Anche in Africa, come in Europa, Roma e Londra possono andare benissimo d'accordo e collaborare ; ma per collaborare bisogna essere in due e il nostro apporto di solidarietà non può essere basato sul vuoto. Il problema dell'espansione italiana, che sir Samuel Hoare ha avuto la bontà di riconoscere sia pure solo teoricamente, è insopprimibile. Non tutti gli inglesi erano convinti della necessità e dell'utilità di uno Stato unitario italiano, prima la stessa Regina Vittoria; ma di fronte all'ineluttabilità degli eventi il Governo di Londra capì che in fondo l'unità italiana giovava ai fini stessi della politica britannica. E tutti, e la stessa Regina, non ostacolarono la lungimirante diplomazia di Palmerston e di Russell. L'esempio è forse più calzante di quel che appaia a prima vista per la lontananza dei tempi ; ci riflettano sopra quegli in: glesi che sinceramente ricordi; no la tradizionale amicizia dal : Risorgimento in poi. Roma, 16 notte. Il Duce ha ricevuto, a Palaz-. zo Venezia, l'Ambasciatore di Francia. Il Duce ha in seguito ricevuto l'Ambasciatore del Giappone, il quale Gli ha dichiarato formalmente, dietro istruzioni del suo Governo, che il Giappone non ha nessuna intenzione di intervenire nel conflitto italo-etiopico e non ha alcun interesse politico in Etiopia. « L'Italia non torna indietro » si constata a Londra Londra, 16 notte. L'attività diplomatica connessa alla controversia italo-abissina si è spostata da Londra a Parigi, affermano questi giornali, i quali rilevano come il governo londinese «peri di convincere Lavai a prò lm . porre una conferenza delle tre Potenze firmatarie del trattato tripartito del 1906 allo scopo di intavolare un'ampia discussione del problema africano prima che esso venga nuovamente preso in esame a Ginevra. Ciò dovrebbe avvenire agli ultimi di luglio o al più tardi ai primi di agosto. Non si attribuiscono in generale molte prospettive di successo all'insistenza inglese in questo senso ma vi è tuttavia qualche giornale, come ad esempio il New Chronicle, che si fa telefonare dal suo corrispondente parigino che Lavai è dispostissimo a dare intero il suo appoggio all'idea britannica. Il piano, in breve, sarebbe il seguente: si farebbe conoscere al governo di Addis Abeba che quest'ultimo non può aspettarsi che la Lega delle Nazioni appoggi la sua tesi nella controversia con l'Italia dato che una delle condizioni di questo appoggio sarebbe stata l'abolizione della schiavitù, la quale invece non venne attuata sebbene dal momento della promessa all'entrata dell'Abissinia nella Lega delle Nazioni, siano trascorsi ormai molti anni. Inoltre si esaminerebbe la proposta di concedere all'Italia un mandato limitato sull'Abissini;! con aggiunte certe concessioni economiche, e tutto ciò sotto gli auspici della Lega delle Nazioni. Ove l'idea trovasse appoggio sufficiente, l'iniziativa, sempre secondo il corrispondente del New Chronicle, verrebbe lasciata alla Lega delle Nazioni. Ma non tutta la stampa continua a nutrire la illusione che l'Italia sia disposta, al punto in cui sono giunte le cose, ad accontentarsi delle briciole. Più realisticamente la Morning Post parla di un mandato vero e proprio dell'Italia in seguito al quale all'Abissinia sarebbe lasciata una sovranità soltanto nominale. Sareb be una soluzione realistica, dice il giornale conservatore, in quanto salverebbe il prestigio della Lega senza coinvolgere l'Inghilterra e la Francia in un conflitto con l'Italia. « La verità sembra però essere — aggiunge il giornale — che non è possibile conciliare la pretesa della Lega di impedire una guerra e la sua incapacità di far ciò; e la prontezza con cui i governi interessati si afferranno ad ogni fuscello nei loro presenti imbarazzi costituisce una prova della falsità della posizione da essi occupata La posizione delle Potenze leghiste è imbarazzante, argomenta il Manchester Guardian perchè se l'Italia invadesse l'Abissinia, la Lega dovrebbe o condannare quella invasione o approvarla, o, infine, rimanere indifferente. « Se la condannasse, l'Italia, a quel che sembra, abbandonerebbe la Lega; se, invece, l'approvasse o la ignorasse stabilirebbe un precedente che potrebbe diventare pericoloso quando diventassero acuti i problemi, come quello dell'indipendenza austriaca, che interessano da vicino la Francia ». Ma il giornale finisce con l'accennare anch'esso alla soluzione attualmente in discussione e si domanda se l'approvazione oppure l'atteggiamento di indifferenza di fronte a una invasione dell'Abissinia non potrebbe assumere una certa validità giuridica derivante dalla speciale posizione statutaria dell'Abissinia nella Lega, cosicché se non lo spirito almeno la lettera del Covenant rimarrebbe inviolata e non perderebbe la forza a causa di un precedente. « Su questo punto, dice però il Manchester Guardian, il Governo francese non ha ancora espresso un'opinione >. Le nuove misure decretate dal Governo italiano sono qui interpretate dai giornali come un segno sicuro che l'Italia non intende tornare indietro. E i sentimenti del pubblico italiano nei confronti della controversia con l'Abissinia sono descritti in una cor¬ rispondenza romana della Morning Post, si può dire per la prima volta nei loro veri colori. Il corrispondente raccomanda di non sperare che gl'italiani siano contrari alla guerra. Ogni nuovo ordine di mobilitazione, egli dice, è accolto con entusiasmo crescente. Tutte le classi vi partecipano e perciò una sistemazione diplomatica della controversia diventa di giorno in giorno meno possibile e meno probabile. Egli rileva infine come l'atteggiamento dell'Inghilterra nei riguardi dell'Abissinia abbia contribuito a questa unità nazionale degli italiani. R. P. Vivo interesse francese e riserbo nei commenti Parigi, 16 notte. I giornali seguono con vibrante interesse il notiziario italiano e britannico sul conflitto italoabissino, dedicandogli ampio spazio nelle loro colonne, ma i commenti al riguardo tendono a farsi estremamente rari. Si direbbe che, man mano che si precisano l'ampiezza dei provvedimenti militari italiani e la fredda energia con cui il Governo di Roma fron teggia tutte le incognite vicine e lontane della situazione, un certo scoraggiamento si faccia strada fra coloro che anche qui, come a Londra, non hanno voluto ancora sm.rinunciare a fare assegnamento i su un compromesso che spinga l'Italia, contro certi vantaggi politici e economici, ad abbandonare la partita. In ogni caso, di fronte alla continuità inflessibile dell'azione italiana, i fautori della soluzione transazìonale, immersi nel più crudele degli imbarazzi, esitano ad alzare la voce. Anche la decisione del Consiglio degli Ammiragli, di mettere in cantiere dicci nuovi sottomarini, viene annunciata con grossi titoli, ma senza commenti. Il Temps dà ospitalità a taluni dispacci tendenziosi dell'Agenzia Reuter sulla situazione climatica e sanitaria nei porti del Mar Rosso, ma pubblica in pari tempo dispacci lunghi e obbiettivi del proprio corrispondente romano, di guisa che sarebbe difficile muovere all'organo ufficiale altro rimprovero fuorché quello di voler essere agnostico. La Information, Paris Soir, e altri giornali, accolgono con diligenza tutti i progetti di accordo, ventilati, giorno per giorno, dalla stampa inglese; ma non è difficile capire come, dalle loro citazioni, non spiri più la fiducia di qualche giorno addietro. L'insieme delle poche osservazioni che è dato fare, perdurando il silenzio degli ambienti ufficiosi, indurrebbe insomma a concludere che la Francia sia tuttora incerta del modo migliore per risalire, senza averne l'aria, la corrente determinata dall'improvvisa reazione negativa italiana al discorso di sir Samuel Hoare. Il corrispondente romano del Temps, citando i principali articoli della stampa della Capitale, si diffonde sulla impressione fatta nel Regno dallo scritto dell'ammiraglio inglese Freemantle sul Times, intorno alle difficoltà navali che la Inghilterra potrebbe incontrare nel Mediterraneo, se commettesse la follia di porsi in conflitto con l'Italia, e nota che la impostazione da parte nostra, di dieci nuovi sottomarini, non potrà non aggravare ancora tali difficoltà. Lo stesso giornale, segnalando la destinazione del generale Teruzzi al comando della nuova Divisione di Camicie Nere mobilitata per l'Africa Orientale, osserva che nessun uomo poteva essere scelto più opportunamente per tale missione, e aggiunge che « dopo le ultime decisioni militari, prese da Mussolini, decisioni che secondo Paris Soir, portano gli effettivi della spedizione a 260 mila uomini, sarebbe vano dubitare ancora della decisione di Roma di andare sino in fondo. C. P. luserbatoio del Tana è stata rinvia-, ta sine die. Il Ministro ha rispo- sto che l'accordo dell'Egitto con il 'Sudan concerne soltanto la distri- ! buzione delle acque e gli oneri fi-jnanziari tra i due Paesi c che es- ' so perciò, dovendo precedere ogni ulteriore accordo per la costru- ! zione del serbatoio, è bene che sia ! II problema del Tana L'Egitto intende creare, qualora l'Italia occupi l'Abissinia, un precedente contrattuale Alessandria (Egitto), 16 notte. Sua Beatitudine Ambas Yoannes, supremo gerarca della Chiesa copta, rientrato ad Alessandria dall'Europa a bordo del piroscafo Nil, appena sbarcato ha inviato il seguente telegramma all'Imperatore Hailé Sellassié: «In occasione del nostro ritorno dall'Europa inviamo i nostri deferenti sentimenti e le nostre preghiere a Vostra Maestà, all'Imperatrice e al principi della Famiglia reale; e io prego sempre Iddio di conservarvi e di conservare i nostri amati figli d'Etiopia in pace e felicità. - Yoannes, Patriarca ». Il Mokattam ha intervistato il Ministro dei Lavori Pubblici Me- ghid Omar Pascià e gli ha chiesto perchè il Governo egiziano abbia tanta fretta di concludere l'accor-1 do con il Sudan dal momento che. .la conferenza di Addis Abeba per. i i'accord0 con l'Abissinia circa il ' concluso una volta per sempre in modo che sarà pronto per l'avvenire. Inoltre, ha continuato il Ministro, avendosi già pronto l'accordo, nel caso che l'Italia occupasse l'Abissinia e si impadronisse della zona del Tana, la posizione dell'Egitto riguardo al serbatoio sarà più forte in quanto rita¬ lia si troverà di fronte ad un ac cordo già stipulato riguardo allejacque del lago. I giornali continuano gli attac- cht al Governo riguardo all'an-1 nunciata modifica dei dazi doga-1 nall che, si prevede con certezza, ■ andrà a favore dell'Inghilterra. IGli egiziani soprattutto si preoc- ] cupano del colpo che verrebbe por-1 tato alle importazioni dal Giap- j pone. VAhram scrive che il problema non è soltanto economico ma anche politico in quanto si conoscono l'azione e le pressioni esercitate dalla Residenza inglese. Il giornale scrive: «Il Governo ha tutto l'interesse di conoscere l'opinione degli ambienti finanzia- ri 'e"politici egiziani sul rapporto Idella delegazione economica pri- ' ma di effettuare una modifica dei j diritti doganali poiché nel caso : che essa danneggiasse l'economia ! dell'Egitto il Governo si assume- rebbe una grande responsabilità jdi fronte agli interessi della Na- ! zione continuando ad obbedire ai suggerimenti che gli vengono dalia Residenza ». A. L. La nave porta-aerei " Miraglia „ salpata da Napoli Napoli, 16 notte. E' partita stamane la regia nave-portaerei Miraglio recante a bordo due squadriglie di aeroplani destinati alle basi eritree ed alcuni idrovolanti destinati alle stazioni del Mar Rosso. 11 Sottosegretario di Stato per l'Aeronautica, generale Valle, si è recato a salutare i partenti, fra i quali regna il più grande entusiasmo ed un perfetto spirito di disciplina. Fanno parte del contingente numerosi riservisti, Perchè l'Italia può e deve conquistare l'Abissinia rWmioni di scrittori inglesi Londra, 16 notte. L'orientamento graduale ma deciso dell'opinione pubblica inglese verso una posizione non solo realistica ma spesso altresì di simpatia per l'azione italiana in Abissinia è evidente dagli articoli che vengono pubblicando sui giornali scrittori qualificati per il loro passato militare o per la loro conoscenza dell'Africa. Cosi il noto scrittore Collin nfgrdlipcdccSCpCmi zBroocs il quale durante la guerra lservi fra le forze britanniche al fronte italiano, guadagnandosi la « Military Cross » scrive sul Snndaii Dispatch un articolo dal titolo (L'Italia può certamente conquistare l'Abissinia ». II Broocs definisce molto ingenua la domanda di coloro che sembrano mettere in dubbio la possibilità di una rapida e completa conquista dell'Abissinia da parte dell'Italia. Un bene per il mondo « Ho combattuto — scrive Collin Broocs — con le truppe italiane durante la guerra tanto in montagna che in pianura. So ciò che quella aeronautica poteva già 17 anni or sono contro truppe bianche abili ed agguerrite. Gli effetti ottenuti dagli aeroplani italiani sulle terribili strade di Pordenone sono stati quelli di trasformare la ritirata austriaca in una completa rotta coprendo il terreno di cadaveri. Quale sarà l'effetto che queste forze aeree otterranno sulle primitive tribù abissine ? Una completa demoralizzazione. Questi uomini primitivi, malgrado ogni arma moderna che possano possedere, saranno falciati come spighe dagli italiani. Le gole, le valli e le colline etiopiche non costituiranno alcuna base per una guerriglia, ma una trappola per quelli che vi si chiuderanno ». L'articolo sostiene poi che in fatto di una Abissinìa conquistata e soggiogata costituirà un bene per il mondo. Più le Potenze occidentali stenderanno il proprio dominio fuori dell'Europa e più ciò sarà vantaggioso per l'Europa e per gli stessi territori conquistati. « Il popolo britannico — conclude Collin Broocs — non appog RpGALlFcl'Italia sentono per i barbari traf ficanti di schiavi. L'Italia può e deve conquistare l'Abissinia. Essa sarà l'agente della civiltà e della giustizia e farà la parte che l'Inghilterra si sarebbe sentita in dovere di fare in giorni meno decadenti ». Sul Sundaj Graphio, air John Foster Fraser, sotto il titolo «Che , trare in Abissinìa, in quanto tut te 'e regioni colonizzabili sono sta 'ta occupate da altri popoli. Lo ! scrittore, illustrate poi le ragioni jP"- cui l'atteggiamento di quegli ' inglesi che si oppongono alle aspi- razioni italiane sembra ipocrita al- ! l'opinione pubblica italiana, di ! chiara che « lo spirito inglese vcr- cosa la questione abissina rappre senta per noi » raccoglie alcune 1 hrevi considerazioni sul conflitto . italo-abissino, . Egli riconosce la necessità del ' l'Italia di espandersi e di peneso l'Italia è amichevole e pieno di ammirazione » ed ammette che « l'inglese medio pensa che gli italiani svilupperanno l'Abissinia molto meglio di quello che non possano faro gli abissini stessi. Sir John Fraser riconosce pure che, a fatto compiuto, la pubblica opinione vedrà, con soddisfazione, l'Italia abolire lo schiavi- jsmo, civilizzare il popolo, miglio rare l'agricoltura, ed aprire mi niere. In complesso il Fraser ri1 conosce l'opportunità e la neces1 sita che l'Italia si installi in Abis ■ sinia; ma mostra di desiderare che Icio avvenga attraverso le formule ] di Ginevra e per mezzo di un ac1 cordo con le altre Potenze Inte j ressate. In arretrato di 2000 anni Sul Daily Herald F. H. Smith, che dice di aver passato lungo tempo in Abissinìa, scrive un articolo per descrivere le condizioni fisiche del paese, la sua forza mi Ilitare ed 1 suoi costumi. Egli rico ' nosce che « l'Abissinia ò un pae j se dl 200 anni indietro con i tem : P1- E' un Paese di schiavismo e di ! servitù. Anche gli schiavi possie dono altri servi che lavorano per jessi- Vasta cinque volte ringhi! ! tor™> l'Abissinia è, og. ' a , l o nel medesimo stato in cui si trovava duemila anni or sono ». La viaggiatrice Rosina Forbes narra, sul Sunday Express, di aver incontrato, attraversando la Abissinìa, una carovana di schiavi e di aver con essi viaggiato per alcuni giorni, venendo cosi, a conoscere molte cose relative al commercio degli schiavi. « In genere — scrive la Forbes —■ gli schiavi provengono dalla zona confinante col Sudan; anzi alcuni sono nativi^ del Sudan, strappati ai loro paesi di origine dai razziatori abissini. Quando si è cosi riunito un sufficiente numero di schiavi, viene formata una carovana. I mercanti, che hanno comprato gli schiavi, li vendono poi a mercanti arabi in cambio di balle di cotone, di armi e di munizioni ». IL NEGUS durante la sua ultima visita ad Narrar attraversa fra due file di gendarmi la via principale della città.