Commento a un inedito

Commento a un inedito Commento a un inedito Le òpere teatrali e cinematografiche esaltanti la fedeltà alla terra (dopo il Sole di Blasetti che ci daranno, in Italia, Alvaro e Civinini?) seguitano ad ottenere fra noi assai più reputazione che fortuna. Si direbbe che alla loro nascita illustre non abbia mai da mancare, come al battesimo di certe principesse delle fiabe, la visita della strega. Sono creature elette, nobilissime, e di loro somma beltà si discorre all'intorno per miglia e miglia, con reverenza unanime : ma si sa pure che le perseguita la disdetta; che un incantesimo le condanna a dormire, o a rimanere zitelle, nel fondo della loro torre : turris eburnea, in cui non è sempre augurabile di trovarsi rinchiusi. Un pari, mestissimo caso di poca fortuna è toccato recentemente a due film, Nostro pane quotidiano e Maria Chapaelaine, l'uno americano e l'altro francese, per entrambi i quali s'era per altro gridato universalmente, e con ragione, al capolavoro. Il primo, da quanto so, ha suscitato l'approvazione del Duce, in termini tali da commuovere lo stesso regista, King Vidor, che pure nel motto scritto in fronte al suo bungalow californiano si vanta di «non temere nulla, nemmeno la lode ». Ed è, invero, mirabile rappresentazione. L'altro, d'un tessuto assai più gracile e più stinto, ma forse anche più prezioso per la finitezza e l'aristocrazia dell'ordito, ha meritato in Francia un premio d'onore, e in Germania l'onore d'un plebiscito (i tedeschi, da Sons les toits de Paris in poi, si piccano di scoprire tutte le nuove terre dell'immaginazione francese) : doppia sanzione, che parrebbe sicura garanzia di rinomanza e guadagno. Or ecco, ohimè, che Nostro pane quotidiano, non preceduto neppure da un commento, da un manifesto, da un qualunque boom pubblicitario, lascia lo schermo di prima visione dopo appena quattro giorni di permanenza, tra l'indifferenza generale; mentre Maria Chapdelaine si rassegna a rifugiarsi nei « Convegni » e in altri luoghi di proiezione privata, non trovando un ente pubblico che speri di lucrare un bajocco sulle gemmanti nevi canadesi o sui periati, divini pallori di Ma deleine Renaud. Capolavori, dunque : nati benissimo, però visitati dalla strega. E l'uno e l'altro sono celebrazioni di terra vergine, di cruda terra affrontata, fecondata, sorrisa, redenta dagli uomini. Quale richiamo più degno, quale argomento più alto? Ma la gente, al solito, e distratta dal peggio. Proviamoci a dimostrarle che ha torto : per quanto poco i mentori sperino d'essere ascoltati, con questi calori accompagnanti la chiusura delle scuole. *** La haute tenue morale che il Governo francese ha premiato in Maria Chapdelaine, al pari della potenza educativa che Benito Mussolini ha riconosciuto a Nostro pane quotidiano, sono 10 splendore della rispettiva eccellenza artistica, e spiegano come il comandamento del ritorno alla terra abbia ormai il consenso della poesia : consenso che, oggi, nei regni morali, assume il valore ch'ebbe un tempo 11 crisma dei pontefici. Questa inedita Maria, ho detto, è opera delicata, anche più di quel negletto Pane quotidiano: e quando la conobbi in vi- " sione privata, ebbi appunto a dire a chi mi richiese d'un parere che, pur ammirandola, temevo parlasse troppo sottovoce per orecchie attuali, che sono un po' tutte orecchie assordate, quando non siano disattente. E allora non nuocerà qualche lume all'attenzione difettosa. Diciamo dunque che la vicenda d'amore di Maria non dovrà apparire, nè del libro nè del film, una qualunque avventura o sventura sentimentale, variabile in un qualunque altro modo. No. Hémon con le parole, e Duvivier con le immagini, specchiano in esso, con perfetta simbologia, un'intero e grandioso destino di terra e di popolo. Il romanzo che si svolge nella solitudine canadese, sotto quella vasta e casta melanconia di cieli annuvolati, ha esattamente la sua fatalità. E chi ripensa a Maria deve senz'altro ripensare a quel Canada che fu francese, e che la Francia governa tuttavia, spiritualmente, con somma tenacia e dignità; chi piange il sacrificio di Maria, commisera nello stesso tempo e per ragione analoga il sacrificio di tutti gli esseri, consanguinei dei Chapdelaine. che lassù trovarono scampo al tempo delle guerre religiose e delle persecuzioni terroristiche, sperando fra quelle selve e quei ?eli assai più una pace d'anima che un benessere corporale. La nobiltà d'emigrazione francese nel Canada risale, appunto, a quelle nobiltà d'origine. Per una sfortuna storica, che doveva pni diventare una fortuna morale, la Francia ha potuto mandare in America, non già la schiuma dei suoi pezzenti, ma iixore della sua' schiatta, esulesppoppgvEpdtcelèn per la gentilezza d'un sangue o per la fermezza d'un credo. Gente che aveva una spada, o una croce, con sè, e che non tradiva lassù nè il s-uo blasone nè il suo Vangelo, restando proba anche nei bisogni, fida anche nelle sventure, legata sempre, per punto d'onore, a una terra che pure era inospite c ingrata, e ognora pronta ad ogni rinunzia per la legge, per il bene, per la patria vicina o lontana, pel Signore avverso o benigno, pel dovere compiuto o da compiere. Ed ecco come la rinunzia della piccola Maria diventi simbolica di quel grande olocausto collettivo. Contesa da tre uomini, di cui soltanto il primo è amato, e il secondo appena gradito, ella finisce per votarsi al terzo, che le spiace, allora che il primo le è portato via da una bufera di neve, e il secondo le ha offerto — di sposarla, a patto di condurla con sè in una grande città estranea, lontana dalla fattoria paterna e dal crudo, eroico isolamento in cui soffrono e s'illustrano da secoli, i buoni esiliati di Francia. Per l'ammonizione d'un rude prete della comunità — Nous sommes venus lei de France: ici nous devons rcslcr! — la giovinetta-resta al suo solco aspro, ed all'uomo che non ama. Non l'amore, dunque, e neppure il benessere. Ma soltanto il dovere. — Nous sommes venus de france! — E a chi è venuto di Francia, dietro una spada o una croce, ha da bastare il sacrificio. La natura risiile ha t'olio alla giovinetta il fidanzalo, la felicità. E poi il dovere spieiato le ha tolto anche il conforto d'uno sposo accetto, d'una sede piacevole. Resterà essa invece al tugurio, alla vgafMtdpecsndpudtvqFl vanga, al freddo, a ogni disagio. Come gli antichi coloni, che anch'essi lottarono contro le bufere di geli ; come i soldati di Malcolm, che pur essi patirono tutte le privazioni ; come i padri dei padri, che la loro sacra capanna si costrinsero con fatiche e rischi infiniti, scavandosi a colpi d'accetta la strada, e spesso la fossa nei boschi. — ...ici nous devons Tester! — Storia d'amore? No. Storia di Francia, li una delle più belle, una delle più pure: non invano scritta su una pagina bianca di neve. E il Canada, allora, ha il volto di Maria. Un volto illibato e al- terò, altero e triste. Si capisce, veggendolo, la devozione che quegli emigrati le dimostrano. Fra le rozze travi di quei casolari fu portato, e custodito, il cuore d'una nazione. E di là esso batte ancora più forte che dalla sua terra d'origine. Cosi serbano il cuore della Francia i figli che intesero, anche lontani, esserne degni. Una tanta epopea s'esprime, con rarissime parole, dal film di Maria Chapdelcine. Lo capiranno gli Italiani, se mai lo conosceranno (ma, che sperare, in tal senso, dopo il fallimento di Nostro pane quotidiano?) affissandosi alla maestà di quei cicli spenti, di quelle nuvole pesanti, di quelle chiarità in cui è già il presagio dell'Artide, di quei boschi negri in cui urlano i lupi, e in cui la piccola casa francese, umile, trepida, fragile, odorosa, benigna, è ancora (inci|a ,|ei padri, come al tempo dei padri, specchio d'una fede e segnacolo di un destino. Marco Ramperti

Persone citate: Benito Mussolini, Blasetti, Civinini, Duce, Duvivier, King Vidor, Maria Chapaelaine, Maria Chapdelaine