Ondeggiamenti francesi

Ondeggiamenti francesi Ondeggiamenti francesi i _„ 1 s Parigi, 11, notte. ,L'impressione dominante in que- sti ambienti diplomatici è che nei corso dei colloqui svoltisi da una settimana in qua fra Lavai e l'Ambasciatore Clerk, le vedute di Parigi e di Londra sulla politica generale e sul problema abissino si siano notevolmente avvicinate. Il discorso odierno di Hoare ai Comuni conferma tale impressione e obbliga a prevedere che nei prossimi giorni i contatti franco-inglesi non mancheranno di intensificarsi. Se questa ripresa di fiducia assoluta o relativa agirà prò o contro la politica italiana in Etiopia è difficile dirlo. Ma quello che si può dire; senza tema di errore, Inghilterra, se è che Francia e ancora dissentono nei metodi, sono però d'accordo sul fine e questofine consiste nell'evitare la guerra. Benché il progetto di concilia-zione attribuito all'Ambasciatore Grandi sia stato autorevolmente smentito, la stampa ufficiosa pa- rigina insiste nel ritenerlo atten- dibile. Dobbiamo argomentarne che la voce non sia stata messa in circolazione senza fini preordi- nati? Secondo il Petit Parisien, laproposta di accordare all'Italia un controllo politico sul retroterra eritreo e somalo con il corredo di una zona di influenza sulle province immediatamente retrostanti sembra corrispondere alle aspirazioni dell'Italia nell'Africa orientale ed è probabile che qualora tutti gli altri modi di accomodamento dovessero naufragare, si tenti di cercare una soluzione in tal senso conciliabile con la sovranità etiopica ». Notizie tendenziose L'apprezzamento dell'autorevole organo ha un colore tendenzioso che può difficilmente sfuggire all'occhio esercitato. Non si capisce, infatti, come un osservatore obbiettivo e in buona fede, a giorno della mentalità abissina, quale la illustra quotidianamente ai lettori francesi un competente della forza di Henry de Monfreid, possa coltivare, anche solo per un momento, l'illusione che l'influenza italiana in , questa o quella zona dell impero etiopico possa coesistere con la sovranità del Governo di Addis Abeba. L'Italia sa ormai, per dura e antica esperienza, che l'Etiopia, maestra di bizantinismo, non si mostrerà docile alle direttive ispiratele nel comune interesse se non il giorno che queste direttive1saranno suffragate dalla presenza permanente di un'organizzazione che possa all'occorrenza imporne il rispetto. Ogni soluzione ibrida sarebbe inoperante ed esporrebbe Roma al grave pericolo di dover ricominciare una secondavolta l'operazione odierna, e ciò con ben diverse alee di successo, giacchè le operazioni di questo genere non si aggiornano impunemente prima di essere state dimostrate inutili dai fatti. Ma altri accenni su altri giornali suggeriscono anch'essi l'impressione che Parigi non sia più del tutto insensibile agli argomenti britannici. Il Temps riporta, accanto ad una carta dell'Etiopia, articoli dei redattori militari della Stornino Post e del Times intesi a mettere in grosso rilievo le difficoltà tecniche di operazioni di guerra in Abissinia. Quasi non bastasse, l'organo ufficioso fa seguire a detti stralci un lungo articolo di uno dei propri collaboratori, la cui conclusione, se non abbiamo frainteso, vorrebbe esser quella che nessun vincolo nè orografico nè idrico, nè commerciale nè d'altro genere esiste fra l'Etiopia e l'Eritrea o la Somalia, mentre tutta la logica dei monti e delle acque fa dell'Impero del Negus il retroterra naturale del sud anglo-egiziano, destinato da Dio a , seguire le sorti di questo. Lo scrit tore dell'articolo scopre, fra l'ai tro, una cosa cui non ci aspetta- a o e e una minaccia costante j . pttppflt||r_ JnrnnHllrfentP | Lcliei dllH d IMCUllOlULienie 1 Di utilità discutibile appaiono finora anche gli articoli che sul la situazione abissina pubblica nell'Intransigeant l'accademico j Pierre Benoit. L'intervista con un membro della Legazione britan :nica a Addis Abeba, comparsa j questa sera sulle colonne del po;polare giornale parigino, con le j sue allusioni a Fascioda e ad una vamo: che la geografia politica devrebbe classificare l'Eritrea e la Somalia italiana in una rubrica diversa da quella cui appartengono la Somalia francese e l'inglese: giacchè mentre la Somalia britannica, la cui funzione si limita a sorvegliare la strada delle Indie, non può arrecare il menomo danno all'Abissinia, e la Somalia francese, grazie al porto d> Gibuti, le è anzi indispensabile come transito dell'80 per cento del suo commercio estero, l'Eritrea e la Somalia italiana, inutili per se stesse all'Italia, mantengono contro il fianco dell'Abissinia lttdEa] lnldspossibile guerra per le sorgenti del Nilo Azzurro, è meglio fatta per turbare le idee del pubblico francese che non per confermarle nelle sane direttive impartitegli sin qui da Lavai. Che dire poi delVOeuvre, secondo cui « nei riguardi della morale umana », ogni .francese necessariamente riprova 1 ingiustizia di cui è attualmente i vittima l'Etiopia? Il solo contributo proficuo che la stampa parigina d'oggi arreca all'esatta conoscenza dei termini della questione, è in conclusione quello costituito da un dispaccio romano all'Information, nel quale si accorda il dovuto valore alle smentite di proposte transazionali partite da Roma, indice che per il momento il Governo italiano non! intende far proposte di sorta, e si conclude che la sola soluzione internazionale cui Roma potrebbe ormai sottoscrivere, è quella che venisse a dare avallo legale alla azione definitiva di civiltà da es- sa intrapresa nell'Africa Orien- j taie- C. P

Persone citate: Henry De Monfreid, Hoare, Negus, Pierre Benoit