Gran rapporto del Duce agli ufficiali delle Divisioni CC.NN. mobilitate

Gran rapporto del Duce agli ufficiali delle Divisioni CC.NN. mobilitate Gran rapporto del Duce agli ufficiali delle Divisioni CC.NN. mobilitate Vivo entusiasmo per le parole del Capo - Battaglioni di volontari partono da Napoli tra le acclamazioni della folla Gravi incidenti in Etiopia : ii Console Italiano di Barrar ingiuriato, un ascaro aggredito Nuovi conti Ll sospensione dei lavori Sella Commissione per l'incidente di Ual-Ual ha rimesso in primo piano la Società delle Nazioni; si discute della convocazione straordinaria del Consiglio, si riparla di richieste etiopiche a Ginevra, ma quanto è mutata l'atmosfera da quella di pochi giorni or sono! Tutti i battaglieri propositi di mobilitare i sacri principi ginevrini contro l'Italia sono rinfoderati: nessuno in cuor suo si augura di arrivare ad una sessione del Consiglio, primo il Segretario della Società signor Avenol, che sta trovando a Londra orecchie più compiacenti. In realtà non si sa a quale scopo verrebbe mai convocato il Consiglio ove per il 25 luglio non fosse maturata l'unica soluzione accettabile nell'ambito societario, la missione affidata all'Italia di stabilire condizioni di ordine e di civiltà in Abissinia. Le manovre del Negus e dei suoi inspiratori europei sarebbero da tempo senza alcuna eco ove non si fossero prodotte le infelici iniziative britanniche; ad ogni modo sono destinate a cadere nel vuoto. Le notizie giunte all'ultima ora di nuove provocazioni contro i nostri rappresentanti confermano il giuoco puerile del clan barbarico di Addis Abeba; nel loro furore i capi abissini sono ciechi e accumulano altri conti su quelli da regolare. E l'ora fatale si approssima inesorabilmente. Cosa avrà deciso il gabinetto britannico? Quali saranno le dichiarazioni di sir Samuel Hoare ai Comuni? Non sappiamo; ci auguriamo che esse apportino una chiarificazione e non lascino la via aperta alle manovre più tortuose, ad agguati insidiosi. Il Duce conosce il cammino da percorrere; la nostra posizione e le nostre responsabilità sono nette; che gli altri assumano posizioni é responsabilità altrettanto precise. A Palazzo Venezia ROMA, 10 notte. Alle ore 12, a Palazzo Venezia, nel salone delle Battaglie, il Duce ha tenuto un gran rapporto ai generali e agli ufficiali superiori delle Divisioni Camicie Nere attualmente mobilitate. Erano presenti 120 ufficiali, che il Sottosegretario alla Guerra, gen. Baistrocchi, ha presentato e ai quali il Duce ha rivolto parole che hanno suscitato vivo entusiasmo. II Duce ha offerto quindi agli ufficiali presenti al gran rapporto una colazione al Circolo delle Forze Armale. Il saluto di Napoli alle Camicie Nere partenti Napoli, 10 notte. A salutare i battaglioni di Camicie Nere che, concentrati nel Salernitano, ebbero sabato scorso l'ambitissimo onore di essere passati in rivista dal Duce, arrivati stamane a Napoli sono partiti per l'Africa Orientale, si trovavano sia stamane che questa sera i fascisti di Napoli e una folla imponente di popolo. I battaglioni sono arrivati al comando del Console generale Montagna, accompagnato dal suo Stato Maggiore. Alla testa dei battaglioni era la banda della 138.a Legione e le fanfare dei rispettivi battaglioni. Essi hanno attraversato le vie cittadine imbandierate e tappezzate di scritte inneggianti ai volontari, e tra entusiastiche manifestazioni hanno raggiunto i posti loro assegnati. Durante i due mesi di addestramento a Potenza e a Eboli i volontari hanno raggiunto un completo grado di efficenza bellica, tanto da indurre il generale Baìstrocchi, dopo una ispezione in Lucania, a pronunciare alte parole di compiacimento. A mezzogiorno le cinquemila Camicie Nere che costituiscono i quattro gruppi di battaglioni organici erano al loro posto. Al molo Pisacane sono affiancati il Belvedere e il Colombo sui quali si imbarcheranno. La folla acclama lungamente con schietta ammirazione. I legionari salgono a bordo delle due navi e si arrampicano sulle sartie e sulle coffe, rispondendo con alala agli applausi di chi è a terra. Alcuni forlivesi, che non avevano potuto essere accolti, hanno tentato invano di salire a bordo. Anche tre ragazzi avrebbero voluto partire, ma ne sono stati impediti. Il Balilla Nicola Albano di anni 14 ha seguito a piedi i battaglioni da Potenza a Eboli insieme al dodicenne Giuseppe Cotumolo. Attorno a una grande effigie del Duce sull'albero di maestro sono raccolte centinaia di Camicie Nere che scandiscono il nome del Capo. Alle 13,30 un prolungato fischio di sirena dà il segnale della prossima partenza del Belvedere, che poco dopo si stacca tra altissime acclamazioni della folla; i legionari rispondono con calorosi alala e mentre squillano le note di Giovinezza, si leva alto il grido: «Duce! Duce!», scandito da migliaia di petti. Il Colombo è salpato alle 19 tra vibranti manifestazioni di entusiasmo delle Camicie Nere partenti e della folla adunata sul molo. Offese che si ripetono ROMA, 10 notte, II mattino del 6 corrente, il Regio Console ad narrar, mentre si dirigeva in automobile a Dire-Daua, incontrava un gruppo di soldati etiopici comandati da un ufficiale, che con parole ingiuriose e atteggiamento minaccioso cercavano di fermarlo. Nel pomeriggio dello stesso giorno, sempre a Harrar, si verificava un nuovo incidente. Un ascaro del Regio Consolato, mentre si recava all'ufficio postale, veniva circondato e aggredito a colpi di pietra e di bastone da una ventina di indigeni tra cui si trovavano anche alcune guardie municipali e dei soldati in uniforme. II Regio Ministro in Addis Abeba ha già provveduto a presentare formale protesta al Governo etiopico per i due incidenti. (Stefani). II fallimento dei lavori della. Commissione pei Ual Ual Non è luogo alla nomina del quinto arbitro Roma, 10 notte. Il cosidetto incidente di Ual Ual, il quale fu una vera e propria aggressione in tempo di pace, non potè risolversi in via diplomatica perchè fin dall'inizio il Governo etiopico cercò di implicarvi la pretesa dell'appartenenza di esso territorio all'Etiopia. Il Governo etiopico infatti non poteva trovare altra scusante al suo atto di violenza se non adducendo tale pretesa. Ma è evidente che essa anche se fosse stata fondata non avrebbe mai potuto escludere la responsabilità abissina. L'aggressione avvenne infatti senza che vi fosse stata mai una previa discussione fra i due Governi sulla sovranità di Ual Ual di cui l'Italia si trova in possesso da parecchi anni senza che mai tale possesso le sia stato contestato dall'Etiopia. Il possesso pacifico, palese, non precario, trova anche nel diritto internazionale la sua tutela espressa nel divieto di turbativa. Il maggiore ammanata bene rispose al comandante delle forze etiopiche dinnanzi a Ual Ual, che la questione della appartenenza di questa località era di competenza dei due Governi e non dei due comandanti, Esaurita la via diplomatica, l'Italia consentì ad intraprendere la procedura arbitrale, ma fin dal primo momento in cui cominciarono le trattative per la stipulazione del compromesso, tenne ad escludere chiaramente ogni discussione sulla questione delle frontiere: 1» perchè come si è visto tale discussione sarebbe stata irrilevante ai fini della constatazione della responsabilità etiopica nella aggressione; ed era sollevata da parte abissina unicamente per cercare artificiose attenuazioni di tale responsabilità; 2° perchè non poteva assolutamente ammettere che fosse affidata ad una commissione arbitrale la decisione circa l'andamento del confine somalo-etiopico. L'atteggiamento italiano risulta chiaro dallo scambio delle note diplomatiche col Governo etiopico nonché dalle discussioni avvenute a Ginevra. Da tutti tali atti risulta anche chiaro come il compromesso si sia in definitiva concluso mantenendosi ferma l'esclusione di ogni discussione della questione delle frontiere. Ciò fu ripetuto chiaramente dalla delegazione italiana alla Società delle Nazioni nella seduta del 25 scorso maggio. Quando ora pertanto l'agente etiopico ha sollevato di nuovo all' Aja il diversivo della appartenenza di Ual Ual, all'agente italiano non rimaneva che opporsi alla discussione su questo punto, poiché era evidente lo scopo di cercare dei diversivi alle schiaccianti prove della responsabilità etiopica. Né la proposta di affidare al quinto arbitro una decisione in merito aveva ragione di essere perchè altrimenti il quinto arbitro avrebbe potuto sostituire la propria volontà a quella del Governo italiano più volte chiaramente espressa in sede di negoziati per il compromesso e a Ginevra. {Stefani).