Il rialzo dei prezzi

Il rialzo dei prezzi LA VERDURA, DERRATA COSTOSA Il rialzo dei prezzi Le malefatte della siccità e... la filosofia del consumatore Il rialzo dei prezzi della verdura continua ad essere oggetto di vivo interessamento da parte delle massaie e conseguentemente delle loro famiglie. Nulla di più naturale. La verdura, in questa stagione, è un elemento troppo importante agli effetti dell'alimentazione perchè l'idea di mangiare un piatto di zucchìni al burro o sottaceto o di fagiolini in iyisalata, o di far precedere il pasto da un assaggio di pomodori o di peperoni all'olio, a prezzi proibitivi, possa lasciare indifferenti il capo della casa e la sua consorte. Non occorre infatti molto acume per rilevare che la cosa riguarda in partieolar modo le classi più modei.'. e e meno agia te, la gente, a dirla in breve, delle officine, dei negozi e degli uffici, per molta parte della quale, negli odierni tempi duri, sbalzi come quelli di cui ci occupiamo, se dovessero durare significherebbero rinuncia ad un genere di nutrizione, che è oltre tutto largamente consigliato dai medici. A questo punto si impone il quesito: gli aumenti verificatisi sono determinati da cause legittime o si tratta invece di una forma di speculazione più o meno larvata? Negli ambienti organizzativi dei commercianti, il fenomeno è spiegato con un doppio ordine di idee: permanente e connaturato a speciali condizioni locali, l'uno, transitorio l'altro. Rifacciamoci a quest'ultimo. La causa dell'improvviso rialzo dei prezzi è attribuita alla siccità. I violenti calori dai quali è stato caratterizzato l'inizio dell' estate, hanno isterilito le coltivazioni, che non sempre e ovunque si sono potute vivificare con mezzi irrigatorii; e la diminuzione dei raccolti ha avuto la sua diretta ripercussione sul mercato, sia per la qualità, sia per i prezzi. Alla nostra obbiezione che non solo tra taluni spacci, ma tra banchi degli stessi mercati interni si sono verificate differenze di prezzo per merce della medesima qualità, si è risposto riportando la questione a quelle condizioni locali accennate più sopra. Il nuovo grande Mercato per la frutta e verdura, a cagione della sua ubicazione, graverebbe intanto in linea generale sui prezzi con una media che si aggirerebbe sul trenta per cento, costituita dalle spese di trasporto dal mercato ai dettaglianti; ma la corsa ai rifornimenti può far sì che un rivenditore acquisti a cento una merce che un altro rivenditore ha potuto acquistare poco prima a novanta. Di qui le eventuali differenze di prezzo. Taluno dei dettaglianti ha tuttavia addossato ai grossisti la responsabilità, non di queste differenze che d'altra parte sarà sempre difficile eliminare completamente, ma degli aumenti di prezzo. Questa responsabilità è stata negata. Le annate di calura eccessiva e di deficienza di pioggie, ci si è ripetuto, hanno sempre dato luogo a fenomeni del genere di quello che oggi si constata. La funzione del grossista ?ion avrebbe più, del resto, i caratteri di un tempo, limitandosi essa pressoché a una collocazione della merce dal produttore al rivenditore. Non si afferma con ciò che il grossista altro non sia che un mediatore: se così fosse, il dieci per cento che di solito egli incassa sul prodotto, sarebbe sproporzionato alla sua assenza di attrezzatura commerciale e di spese. L'attrezzatura e le spese esistono, ma egli evita per quanto gli è possibile di immagazzinare. La sua pereen- ldctdzdaqapaprppsddtruale non eccederebbe dunque limiti di un onesto guadagno e sulla prestazione personale e della propria organizzazione mercantile, e sull'anticipo del danaro per l'acquisto dal produttore. Circa il trasporto della merce ai mercati interni e alle botteghe dal grande Mercato ortofrutticolo, esiste tuttora un problema di comunicazioni stradali, per le quali il Podestà Sartirana ha posto allo studio le analoghe soluzioni. Ciò potrebbe giovare ad una distensione dei costi elevati, il cui peso in definitiva si riversa sul consumatore e crea l'assurdo per cui la costruzione di un grande e moderno centro di raccolta quale è il Mercato di Torino, anziché un maggior consumo finirebbe per determinare una contrazione nell'acauisto del la verdura. Contraddizioni economiche, dalle quali sarebbe vano cercar di dedurre una qualsiasi filosofia. Filosofo, d'altronde, il consumatore lo è già per natura. Come tale egli ammetterà per buone, con noi, le ragioni della siccità e le altre: la demagogia, di qualsiasi natura, è scomparsa da un pezzo, grazie al Fascismo, dalla menta-lità degli italiani. — Possibile però — rimugina fra sè il consumatore, s'intendequello più modesto, quello che haminor possibilità di spendere possibile che per avvicinarsi ad un piatto di pomodori o di insn- lata si debba assumere lo stato d'animo di quél povero diavolo che, al ristorante, avendo ordinato dello stufato di merluzzo, si vi de portare con terrore una porzione di aragosta? Che se dalla immagine astratta del consumatore si volesse passare alla figura concreta della massaia, questa ricordando che nei limoni, almeno, la siccità non c'entra, vi potrebbe precisale il problema asserendo che la verdura costa più della carnè. Con dieci lire di carne essa si sentirà di provvedere alla colazione o al pranzo per l'intera famiglia anche se numerosa; con dieci lire di verdura, derrata povera, non appro-i derà a nulla. E in questo, forse, consiste ittfr-y to il problema. t. o.

Persone citate: Sartirana

Luoghi citati: Torino