L'opera e la vita di uno scultore torinese

L'opera e la vita di uno scultore torinese LA STATUA DELLA CONSOLATA L'opera e la vita di uno scultore torinese I recenti festeggiamenti alla Consolata hanno richiamato ancor più del consueto folle di popolo all'antico tempio tanto familiare ed amato da tutti i torinesi. Molti entrando nella chiesa con lo spirito rivolto al pensieri religiosi, od uscendone rasserenati dalla preghiera, avranno rivolto uno sguardo alla statua della Vergine Consolatrice che si eleva sopra uno snello stelo di pietra nella piazzetta, monumento costruito in ricordo della miracolosa guarigione e della salvezza del popolo torinese dovuta alla pietà della Consolata per i suoi adoranti, durante il colera che cent'anni or sono imperversò sulla città. Dei moltissimi però che contemplarono la materializzata immagine della Consolata — che è stata ripro- e dotta in centinaia di migliaia di esemplari e di copie, nel più svariati materiali dal povero gesso al ricco'oro — quasi nessuno conosce l'autore della statua consì derata dai più sotto l'aspetto del la pietà religiosa, che non sotto il giudizio di opera d'arte. L'artista che la ideò, la disegnò, la scolpi nel marmo dandole vita ed anima, seraficamente bella, ( un piemontese dimenticato o almeno mal conosciuto: Giuseppe Bogliani. Era nato il Bogliani in Torino nell'agosto del 1802 e sin dai primi anni dal padre suo, Giovanni Battista, scultore, aveva appreso i primi erudimenti dell'arte paterna, ne aveva ereditato lo spirito e l'animo appassionato. Sotto la guida del padre e dello scultore Lavy, fece i primi passi ed iniziò la sua carriera artistica. Nel 1826 vinse il concorso bandito dalla scuola di scultura di Torino e fu inviato a Roma con una pensione della città perchè nell'Urbe potesse dedicarsi, sotto la guida di valenti insegnanti, alla coltura delle discipline artistiche. Da Roma appunto il Bogliani scriveva al suo primo maestro Lavy esprimendo questi sentimenti: « Ho perduto il padre, la madre, gli amici e persin la bella, tutto ho sacrificato per amore dell'arte mia e anche la vita sarei pronto a sacrificare ai piedi della scultura ». Dieci anni egli trascorse in Roma lavorando e studiando sotto la direzione e nello studio del Thorvaldsen, dal quale ebbe schiuse le porte della rinomanza. Quando ancora era allievo a Roma, ebbe la proposta — come apprendiamo da alcuni documenti ed appunti favoritici dal nipote dello scultore, il cav. Giuseppe Bogliani — di recarsi in Russia, ove avrebbe potuto stabilirsi o, se non gli fosse piaciuto, avrebbe potuto ritornare senza costo di spesa. L'artista riiiutò anche in vista degli importanti lavori che gli erano stati ordinati, quali il busto di S.S. Pio IX e del Cardinale Consalvi. Il desiderio delle sue contrade l'amore al vecchio Piemonte lo richiamò in Torino, ove, non ancora trentenne, fu nominato pròfessore all'Accademia Albertina che frattanto era stata fondata dal magnanimo Re. La fama e la considerazione che si era procacciato coll'arte sua, gli permisero di formarsi anche finanziariamente una invidiabile posizione. In una palazzina che si era fatta costruire in via Saluzzo e precisamente di fronte alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che aveva decorato di medaglioni che ancor oggi possono essere ammirati trasportò il suo studio e quivi convennero molte personalità quali Camillo Cavour, Silvio Pellico, Massimo d'Azeglio, Vincenzo Gioberti, Paleocapa ed altri, che lo ebbero per amico. Tra i suol lavori più noti, deve essere ricor- dsfnRehczarCptugpsugvfsfdato il busto di Carlo Alberto che isi trova nell'Accademia Albertina ed un busto a Pietro Micca ch'era istato ordinato da Re Carlo Alber-1to per decorare il cortile del Re-ji Sio Arsenale di Artiglieria. Le i, opere che escirono dallo scalpello I j del Bogliani furono innumerevoli. j Busti, medaglioni, monumenti fu- nerarii, molti dèi quali sono ancor oggi nel nostro Cimitero, riman- gono ad attestare l'opera dell'ar- tista che morì in Santo StefanoJRiva Ligure il 31 ottobre 1880, e I che è sepolto nel nostro Cimitero in una tomba che egli stesso volle scolpire prima della sua morte per sè e per i suoi. Nella vita del Bogliani, oltre la' sua opera di artista, deve essere ricordata la sua amicizia con Carlotta e Teresa Marchionni. Si era allora in pieno romanticismo e la amicizia della grande artista Carlotta Marchionni col Bogliani fu delle più sinceramente romantiche. Quando l'artista giungeva a Torino lo studio e l'abitazione del Bogliani erano la sua mèta ed il soggiorno preferito. Nelle sue trionfali peregrinazioni la Marchionni fu sempre accompagnata dalla cugina Teresa detta la Gegia, spirito eletto che fu l'unico amore dello sventurato Silvio Pellico. Alla Marchionni infatti il Bogliani dedicava un busto in marmo che ne riproduceva le fattezze. Que sto busto, che fu inaugurato il 24 febbraio 1840 nel teatro D'Angennes e raffigurava la grande tragica, la pura fronte coronata di alloro, le chiome mollemente cadenti in lunghe anella sulle spalle giunoniche. Il Pellico nell'occasione scrisse questi versi che furono incisi sul basamento: « Sulle ridenti scene e sulle eccelse — che cotanto fulgesse Italia ignora; — dai trionfi pérenni ella si svelse; — quando fosse più grande è dubbio ancora ». Del busto oggi non è più dato conoscerne la fine. Questa, in breve, Ja vita e l'opera di Giuseppe Bogliani, che fu nella seconda metà del secolo scorso, uno degli artisti più noti nella nostra città. A parte qualsiasi considerazione sul valore artistico della sua scultura, rimane pur certo però che egli dando volto e forma all'ideale religioso, materializzando l'angelica espressione della Consolata, ha compiuto un'opera alla quale ha affidato il suo nome sotto il simbolo della religione e per l'amore che i torinesi hanno alla loro Divina Protettrice. Al. Vi.